Onestamente non credo vi sia una deriva di questo tipo, anzi: io vedo gruppi di ragazzini oggi che giocano in modo molto più attento e maturo (in moltissimi sensi, dal lato umano al lato del regolamento e della comprensione del gioco) di come facevo io alla loro età. Credo che la percezione sia dovuto al cambiamento di punto di vista.
A 15 anni, giocavo con i miei amici, che erano il mio mondo. In primo luogo non esisteva l'ipotesi di mancare di rispetto. Non perché fossimo persone migliori, ma semplicemente perché si giocava con persone che vedevi letteralmente tutti i giorni e occupavano il 90% della tua vita. Litigare con loro, essere escluso, sarebbe stato un dramma. In secondo luogo, cosa fosse un gioco di ruolo, cosa significasse e cosa volevamo dall'esperienza lo avevamo scoperto e definito insieme: volevamo la stessa cosa, perché la nostra idea era coevoluta.
Oggi, i gruppi di adolescenti che giocano con il loro amici giocano allo stesso modo perché hanno la stessa dinamica. Ma io (noi?) no. Per carità, gioco saltuariamente con i miei amici storici se ci troviamo nella stessa città in tre o più, ma non vivo più in Italia da anni, capita sempre meno. E, passati i trenta, il tipo di amici che si fanno a 15 anni non si fanno più. Nel caso migliore, gioco con colleghi o amici, ma il termine amico è completamente ridefinito: alla mia età, un gruppo di colleghi o amici della palestra non è sacro, non è il mio mondo. Se uno ci desse buca, la sua vita continuerebbe allo stesso modo. Altrimenti gioco online con persone appena conosciute e che possono sparire per qualsiasi motivo. E anche io sono sparito in passato senza motivo apparente per chi giocava con me: ovviamente il motivo c'era, ma non c'era la confidenza per spiegare i problemi personali che erano sopraggiunti. E soprattutto ognuna di queste persone non ha iniziato a giocare con me, ha idee completamente diverse di cosa sia accettabile e cosa no. Si può arrabbiare per quella che è per lui una mancanza di rispetto, e allo stesso tempo compiere azioni che sono mancanza di rispetto per me. Si può annoiare per un modo di masterizzare che lo annoia, che invece è perfetto per me. Non è cresciuto con me, vuole cose diverse dal giocare di ruolo.
Quindi no, non direi sia cambiata la gente, che le nuove generazioni siano peggiori: se sono diverse, la mia impressione è che siano cambiate in positivo. Direi che osserviamo spesso non l'equivalente di quello di prima -- un gruppo di amici che ha imparato a giocare insieme --, ma qualcosa di diverso -- un gruppo di persone che si trova insieme uniti solo dal voler giocare di ruolo, ognuno con una diversa idea di cosa questo voglia dire.
In tanti confronti con il passato si confonde il cambiamento generazionale con il nostro cambiamento come osservatori. Anche la scala di casa di mia madre oggi mi sembra meno ripida ma più faticosa, ma credo siano le mie ginocchia a essere cambiate e non una ristrutturazione fatta di nascosto.