Funestati da presentimenti nefasti vi rimettete in marcia. Il viaggio non è certo breve, e vi dovete accampare ancora una notte. La lanterna resta vicina a voi spandendo una luce tenue ma indefessa. Forse per la sua presenza, o forse per caso, niente e nessuno vi aggredisce nella notte.
Il mattino dopo incontrate per la prima volta degli esseri viventi, nei pressi di quella che sembra una specie di piccola tendopoli. Non ha l'ordine di un accampamento nomade, ma la struttura informe di un luogo creatosi per caso, dalla somma di tanti gruppi.
Sorge ai lati della strada che state attraversando, e ai piedi di una sorta di collinetta che pare la vostra destinazione. La collina stessa, una volta vicini, risulta essere un edificio monumentale ancora in parte sepolto da terra arida e sabbia. Le persone che si trovano qui paiono intente a completare lo scavo.
Sono wasi, per lo più, non diversi da quelli già incontrati al primo villaggio. Indossano piume di avvoltoio, anelli appuntiti e portano alla cintura lame adunche. La loro pelle, pur abbronzata dal sole, è pallida: molti wasi hanno questa caratteristica peculiare, assieme ai capelli chiari e alla dicromia. Quasi due wasi su tre hanno gli occhi diversi... dopo tutto è da qui che deriva la parola malocchio, si dice.
Non sono solo wasi. Ci sono anche diversi samudhi vestiti da viaggiatori o mercanti. E persino degli heesl dalla pelle scurissima e le esotiche armi di legno nero. Nel gruppo vedete anche dei tean scottati dal sole. In totale ci saranno un centinaio o più di persone.
Assieme ad esse grossi sciacalli dal pelo dorato, avvoltoi che volano in circolo sopra l'accampamento, e cammelli e cavalli dall'aria patita.
Il vostro arrivo non passa inosservato, però nessuno sembra interessato particolarmente a voi.