Bellissimo thread, @Topolino88.
Ho fatto delle chiacchierate davvero stupende sul tema "D&D e moralità" con una serie di persone per il mio terzo speciale. È un tema davvero ricco.
Veniamo ai tuoi dubbi.
È vero, una scelta morale può portare a un conflitto all'interno del gruppo. Ma tecnicamente vale per qualsiasi scelta, anche non morale. Apriamo prima questa porta o quell'altra? Accettiamo la quest oppure no? Vendiamo il bottino in questo villaggio o aspettiamo un'occasione più proficua? Ci approcciamo al losco figuro con le buone o scateniamo una rissa devastando la taverna? Diversi PG (e diversi giocatori) possono avere opinioni fortemente diverse.
Come si evita che una divergenza su una scelta porti a spaccare il gruppo? Non credo che ci sia una risposta univoca. Posso dare solo due consigli generali.
Primo, assicurare che i PG abbiano un chiaro obiettivo comune che dia un senso al gruppo stesso. Se non siamo d'accordo su una mossa specifica (es. rissa o diplomazia?) ma abbiamo il medesimo scopo finale (es. sconfiggere Lord Casco) è facile che riusciamo a ricomporre la divergenza e continuiamo a lavorare insieme, perché siamo alleati e l'unione fa la forza. Se invece abbiamo proprio obiettivi diversi (es. tu vuoi sconfiggere Lord Casco, io allearmi con lui) è inevitabile che prima o poi il conflitto esploda e il gruppo si spacchi.
Secondo, mantenere aperto un dialogo off-game con i giocatori, per capire quanto sono aperti a tollerare (addirittura ad apprezzare) le divergenze e quanto invece generano in loro frustrazione o noia. Se tutti si divertono, va tutto bene. Se il divertimento viene meno, potete cercare insieme una soluzione; tenete presente che (essendo un gioco, roba di fantasia) si può perfino fare un ret-con, cancellare un'intera scena, o ridefinire le inclinazioni di un personaggio, se si dimostrano problematici.
Io ho avuto più volte situazioni di tensione in gioco, proprio per divergenze su decisioni da prendere (non per forza morali, anche strategiche). Una cosa che mi ha aiutato molto è stato parlare coi giocatori proprio di come volevamo gestire il dissenso. Si va a maggioranza? Si decide a rotazione? Si va ognuno per conto proprio? Accettiamo che il gruppo si divida? Accettiamo che ci sia proprio uno scontro tra PG? (Io quest'ultimo ad esempio non lo ammetto.) Non c'è una risposta univoca, ogni tavolo ha la sua.
Fine della parte pratica. Inizio della parte opzionale in cui sproloquio un po' e che puoi ignorare.
Come mai questo problema è particolarmente sentito per le scelte morali, rispetto a tutte le altre scelte?
Secondo me per due motivi. Primo, perché si trasformano più facilmente in divergenze sugli obiettivi (vedi sopra), quindi inconciliabili. Secondo, perché tendono a portarsi dietro una connotazione di giudizio che può rendere il dissidio particolarmente aspro e pesante: se Jerry vuole entrare furtivamente e Tom vuole lanciarsi alla carica, Jerry può pensare che Tom sia un impulsivo e Tom può pensare che Jerry sia un fifone; ma se Jerry vuole allearsi con Lord Casco e Tom vuole deporlo, ognuno dei due penserà che l'altro sia una brutta persona.
Questo secondo punto è una potenziale mina esplosiva. Semplificando: dal punto di vista dei personaggi, ovviamente, ognuno vede l'altro come una brutta persona e la situazione è simmetrica, ma dal punto di vista del tavolo, della "storia" che si sta creando, chi è tra i due la brutta persona? E chi lo decide?
Nello speciale, ho scalfito un po' la superficie di questa faccenda, con l'aiuto di altre persone molto più esperte di me, ma è davvero complesso. Ci sono punti di vista diversi. Molti ritengono che, a causa di questo problema, D&D sia intrinsecamente inadatto a presentare scelte morali e dilemmi morali. Io non la vedo così, e infatti li includo molto spesso nelle mie avventure, ma penso che sia fondamentale un chiarimento con i giocatori riguardo a questo punto. (Tra parentesi, penso che i bistrattati allineamenti abbiano in realtà, tra i loro vantaggi, quello di poter fissare una "bussola morale" comune dal punto di vista del tavolo, anche se i personaggi poi andranno, com'è giusto, per la loro strada.)