A conti fatti, che fosse davvero stata onesta o che quello fosse solo un altro dei suoi spettacoli, poco importava; Sandrine aveva influenzato il suo pubblico ancora una volta, ribaltando il risultato alla Alessandro Borghese. Kiltus si frappone tra lei e l'uscita, e vede la sua posizione sbriciolarsi come i biscottini di Vuldo quando sente uno dopo l'altro i Pionieri passare dalla parte di Sandrine. Che fosse solo perché da lei dipendeva l'intera spedizione? No, non era questo. O meglio, non solo questo. Quella ragazza ci sapeva proprio fare con le parole, addirittura più di lui. Perfino la sua spalla Halfling cambia idea, e in tutta risposta si becca una delle peggiori occhiate di cui è capace il mezzelfo; ma d'altronde, perché sprecarsi tanto per far salire a bordo un criminale che lui stesso ha catturato? Perché tutta questa dedizione?
Nero nel frattempo storce il naso, e si rivolge a Randal: "Non salire a bordo sarebbe proprio un bel peccato..." e dal suo tono non si poteva non evincere un implicito riferimento al loro accordo. Il capocantiere Isaac, in silenzio per tutto il tempo, improvvisamente prende parola, rispondendo a tono alle parole di Kaleb: "Ovviamente lo vuoi con te. Tra criminali si va d'accordo." e Naesala, incredula, gli risponde a sua volta: "Isaac! E' un Pioniere, ed è di inestimabile importanza che riesca ad arrivare nel nuovo mondo. Come ti permetti di offenderlo gratuitamente?" e il mezzogigante: "E' dall'inizio di questa storia che lo dico, e finalmente c'è qualcuno che lo dice ad alta voce! Sandrine ha ragione, siamo Pionieri, non mercenari o...pirati! Kaleb Kron vuole solo arrichirsi e diventare più potente, a lui non importa niente della conoscenza, o di cosa c'è oltre la cintura d'onice! E' stato uno sbaglio inserirlo nella spedizione. E alcune voci" -sguardo su Kilash - "dicono perfino voglia diventare capitano! Siamo davvero al limite!"
Kilash si sente chiamato in causa: "Naesala, sbaglio o hai detto che è di inestimabile importanza...? Ma certo, lo sapevo! E' il suo marchio, giusto? Lo hai messo nella spedizione solo per scoprirne di più. Tu non credi in lui, no: è solo un altro dei tuoi soggetti di studio!" e il nano Floim: "Kilash sta' un po' zitto e smettila di dare aria al cervello, o finisce che spari cavolate come al solito. Abbiamo una sola spedizione, è ovvio che facciamo partire chi è più utile allo scopo! E' vero, non siamo pirati o mercenari, ma non siamo nemmeno chierici di Pelor, per il pene di Roknar!" e Isaac: "Niente bestemmie, nano!" e di nuovo Floim: "Io bestemmio quanto mi pare e piace!"
"SILENZIO!"
Kerberos ha parlato. Kiltus si vede scivolare via la contessa indignata, che lo supera mentre lui, immobile, constata una grande verità: tutti usano tutti. La benevolenza ha dei limiti, la fiducia anche. Uno dopo l'altro, il suo sguardo si posa sui Pionieri, a partire da Kaleb. Lui era lì perché il marchio sul suo volto era di una magia sconosciuta che Naesala sospettava provenire da oltre l'oceano d'oriente, e perciò pensava di inviarlo lì nonostante i suoi precedenti da mercenario insieme ai Figli della Sventura per la sua insaziabile sete di conoscenza. Poi Sandrine, alle sue spalle: una contessa di un luogo lontano, benvenuta per le sue doti carismatiche e la sua amicizia con i lord di Capo Ventura. Vuldo, lì perché lo stesso Kiltus sapeva di non potercela fare da solo oltre la cintura d'onice; quell'Halfling, anche se bistrattato da tutti, era in realtà una delle persone di cui innatamente il mezzelfo si fidava di più - una spalla di cui necessitava, insomma - e che ora come ora, anche se giustificatamente, non stava svolgendo al meglio il compito che implicitamente Kiltus stesso gli aveva affidato, cioè di supportarlo incondizionatamente. E poi Randal: lì quasi non per scelta, ma per saldare un debito di famiglia.
Tutti, in una maniera o nell'altra, erano stati indotti ad affrontare la spedizione. Alcuni più di altri avevano messo del loro, ma su una cosa Nero aveva ragione: non era l'unico che provava a far fare agli altri ciò che voleva, ed anzi finora era quello che ci era riuscito con meno successo.
Dei Pionieri in realtà ne mancava ancora uno; Kiltus guarda in ultimo sé stesso, in particolare le sue mani. Le Dionisie sulle sue spalle vibrano inquiete avvertendolo del fatto che Sandrine presto lascerà quell'aula, e sottovoce il mezzelfo risponde loro: "Lo so. Dobbiamo dirglielo."
Kiltus si volta, dando le spalle a tutti, e si piazza un dito sulla tempia destra. Nella mente di Sandrine una voce molto familiare gli sussurra come se a farlo fossero i suoi stessi pensieri. "Contessa, avete ragione. Anzi, avete più ragione di quanto credete. Nero ci sta manipolando. Ma quello che lui non sa è che io sto manipolando lui. E' difficile, ma dovete fidarvi di me. C'è un motivo del perché lui è indispensabile sulla Eurus..."
Un attimo: è solo una mia impressione o Kiltus sapeva fin dall'inizio che Nero si sarebbe unito alla ciurma? "Kilagas." è l'ultima parola che Sandrine sente prima che il contatto telepatico venga interrotto. Se si fosse voltata, avrebbe visto il mezzelfo fare un rapido cenno di silenzio con lo stesso dito che prima aveva alle tempie, e poi voltarsi verso gli altri. L'ultimogenito dei Fuinur non era solo un paio di belle spade e una parlantina sciolta; quella era forse la sua maschera, per celare un'astuzia fuori dal comune.
Kilash, ripresosi dalla cazziata del padre, si rivolge a Kaleb "Len è stato già tenuto in considerazione, ma per la formazione dell'equipaggio potrete venire da me. Sto preparando una lista di nomi, e lui è già incluso. L'arruolamento, così come tutto il resto, lo vedremo quando sarà finita la proclamazione. Per ora conviene discutere solo dei punti in sospeso..."
Tralasciando l'ordine di star zitti, Kerberos non ha espresso parola. L'unica cosa che ha fatto finora è stata ascoltare le vostre proposte mantenendo la neutralità e prendendo alla lettera lo statuto della Loggia: "La spedizione è di totale responsabilità dei Pionieri." e lui non voleva (o non poteva?) influire in alcun modo sulle decisioni. Consigliare, forse, se ne fosse stato espresso il bisogno, ma nulla di più.