Haisendok -> Locanda “Ventre del Kraken” -> Sala principale
Mororga
L’oste tormenta il suo strofinaccio mentre ripassa mentalmente la tua comanda.
È troppo preso dal come e quando ripulire il massacro. O forse dal se eri serio riguardo il servire del volgarissimo latte. Volgarissimo si fa per dire. Ormai, di questi tempi, è merce rara.
Ad ogni modo vi serve qualcosa più che soddisfacente. Meglio non indispettirvi, questo è chiaro.
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John
Lunetta ci pensa un attimo. È tutta accigliata.
Un tempo la locanda aveva le sue uscite secondarie. Al pian terreno ovviamente. Adesso è tutto sbarrato e sommerso.
«Beh, non sarebbe proprio un’uscita» trasale «ma dalle cucine c’è un montacarichi che dà sull’esterno... Oppure anche dalle stanze di sopra, ora che ci penso. Non so… forse è troppo pericoloso…» aggiunge premurosa per te. Ce l’hai in pugno la ragazza.
Ad ogni modo, per ogni evenienza, ti mostra la chiave che porta al collo. È il passe-partout che usa per dare una spazzata e rifare i letti di sopra (puoi prenderlo se vuoi, o farti accompagnare da lei).
Hai ben presente il finestrone sul lato ovest della locanda. Dalla sommità sporge un sostegno di legno, con annessa carrucola e corda.
Viene usato dai magazzinieri quando passa la chiatta degli approvvigionamenti, per tirare su casse e barili.
Quando non passa una qualche imbarcazione però, di sotto c’è il canale. O meglio, il corso d’acqua dove un tempo c’era la strada.
Chissà, forse oscillando con la corda, si potrebbe atterrare su qualcosa di solido.
Di sopra invece, dalle stanze dei clienti, si potrebbe uscire dalle finestre, accedere ai cornicioni, aiutarsi con qualche appiglio e raggiungere il tetto.
L’idea sarebbe di svignarsela alla maniera dei gatti, cioè saltando da edificio ad edificio.
Lunetta pensa che sia pericoloso. Ma nella peggiore delle ipotesi si rischierebbe un buco in acqua.
Mentre valuti il da farsi, nelle tasche del “capitano” trovi un sacchetto sonante di monete (6d4 monete = 19), un astuccio di latta con dell’erba pipa, un pugnale di buona fattura, una fiaschetta di alcol cesellata, puzzolente e quasi vacante.
Seminascoste nella fodera del doppiopetto trovi delle immagini di donnine e una missiva umidiccia e stropicciata (che più o meno risponde a tutte e tre le domande del prec. Discernere).
Quest’ultima recita in bella grafia:
Illustrissimo Capitano Yorsenghen,
nutriamo grandi aspettative nelle sue competenze, nonché per la Santa Missione che è chiamato a compiere.
Tuttavia, in base ad indiscrezioni giunteci da fonti attendibili, siamo rammaricati di apprendere riguardo alcuni episodi incresciosi, verificatisi recentemente, nella comunità ospitante lei ed il suo equipaggio.
Soprassedendo sui dettagli, di cui sicuramente sarà a conoscenza, le chiediamo di impartire maggior disciplina ai suoi sottoposti. La invitiamo altresì a non macchiare la reputazione vostra e del collegio che vi ha eletti, nonché ad attirare con il buon esempio la benevolenza degli dei, indispensabile per il buon esito della sua, nostra, Missione.
Nel rinnovarle la stima, sicuri che prenderà a cuore le nostre richieste, le impetriamo la solenne benedizione.
Circolo Superiore degli Avventisti
La missiva spiegherebbe il senso di impunità di questi fenomeni.
Il “capitano” e i suoi non erano affatto nuovi a qualche marachella.
Gli avventisti mal digerivano la cosa. Tuttavia hanno ingoiato il rospo, costretti ad affidarsi agli unici disposti ad andare sull’Isola Proibita.
I fenomeni lo sapevano bene e ci hanno marciato… Almeno finché non hanno incrociato sulla loro strada uno come te.
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@TUTTI
Intanto arriva un bel vociferare da là fuori. Le guardie, gli avventisti, o forse entrambi, stanno per arrivare in pompa magna.
Se volete evitare il loro incontro dovrete agire alla svelta.
Cosa fate?