Mulroht Tanner dei FiglidellaRoccia [nano mezzo demone]
Era arrivato al collegio ormai da una settimana, ed aveva capito che la vita, là dentro, non sarebbe stata 'tutta piccone e martello' come gli aveva prospettato gioviale, fiduciosa e ottimista nonna Delila. Nonno Tregoer invece era stato pragmatico e filosofico, quando gli aveva ricordato, nel salutarlo, che non aveva niente da dimostrare a nessuno, un eccesso di negativi che aveva confuso per un attimo il nipote in partenza. Il significato era chiaro, però: 'conta solo ciò che pensi di te stesso' aveva infatti esplicitato. Mulroht si considerava un mostro, pur essendo contemporaneamente anche fiero di essere un nano.
Quella mattina era stato a lezione di Anatomia comparata, dove avevano illustrato come le differenze sostanziali fra sirenidi e centauri non erano che un retaggio di millenni di evoluzione da un ancestore comune, che non era né equide né ittide, bensì rettiliforme. Il professore aveva concluso che, alla fine, ogni specie superiore ha qualcosa di drago, nel proprio sangue, per quanto irriconoscibile perché diluito nelle ere trascorse. Mulroht aveva lasciato l'aula per ultimo, abbacinato dai suoi stessi voli pindarici mentali, e l'aveva fatto solo perché un inserviente, chiudendo la finestra attraverso la quale aveva ascoltato di straforo la lezione a cui non era iscritto, gli aveva chiesto di andare a svolazzare più in là.
Mulroht avrebbe in effetti dovuto trovarsi a lezione di Strategia Militare, ma detestava l'idea di parteciparvi. Era già difficile essere sé, essere anche additato come il figlio 'strano' e raccomandato del professore sarebbe stato insopportabile. Papà aveva sicuramente già capito, d'altra parte quelle erano lezioni che aveva già appreso, e aveva comunque promesso a se stesso che non avrebbe marinato gli altri moduli di quel corso.
Si ricordò che era ora di pranzo, doveva controllare la bacheca. Corse in mensa, quanto più gli fosse concesso, e trovò la solita scena, il suo annuncio piazzato il giorno prima assente. Talvolta strappato via, altre semplicemente coperto da altri annunci. Oggi non c'era, ma nemmeno punes o resti di foglio erano al loro posto, quindi, forse, qualcuno l'aveva preso per leggerlo.
No, eccolo. Qualcuno l'aveva girato per scriverci il proprio. Mulroht lasciò le cose al loro posto, Trull era stato chiaro sui modi per evitare le risse e le faide in particolare: niente gioco al rialzo, mai!
Ne mise un'altra copia, portata all'uopo. CERCASI GIOCATORI DI SHOGI, DI SCACCHI o DI CUNICOLI E COBOLDI, ANCHE PER CORRISPONDENZA. LASCIATE RECAPITO SE INTERESSATI. Firmato da sé medesimo.
Il padre gli aveva parlato di Poldolmo, dei fiori e delle api e degli incanti con cui avrebbe volentieri conquistato Vedra se solo fosse stato legale, e gli aveva anche raccontato di quei momenti di socialità conviviale alla Torre Blue seduti attorno ad un tavolo a mangiare schifezze e cercargli moglie e tirare dadi d'osso. Per il momento, la ricerca di una comitiva era stata infruttuosa, causa anche l'ostracismo subito dai propri messaggi.
Vide l'annuncio per le selezioni, si ricordò che erano proprio quel pomeriggio. Decise che, in mancanza d'altro, poteva andare a darci una occhiata. Si mosse lesto, si guardò in giro. L'orcbowl. Si era documentario, dalla migliore enciclopedia vivente, aveva chiesto direttamente a zio Clint, usando le pietre nell'ufficio di papà. Ora conosceva tutte le regole di quel gioco, molto 'fisico', tranne che per un ruolo.
Se solo avesse saputo cos'era e a cosa serviva, si sarebbe messo in fila. Invece andò direttamente dall'allenatore dei Warrior, e gli chiese se lo volesse come Lanciatore, ”Si possono usare le ali?”