@Ghal Maraz Nathan Clark Emily si blocca di colpo, poi annuisce con decisione. Iniziate ad avanzare con cautela, passo dopo passo. Davanti a voi, Noah è ancora lì, immobile, in piedi sul ciglio del burrone. Fissa il vuoto sotto di sé, poi alza lentamente lo sguardo verso il cielo. All’improvviso, Emily pesta inavvertitamente un ramo secco. Il rumore secco dello schianto copre per un attimo il brusio del fiume in lontananza. Noah sobbalza. Vacilla appena, come se stesse per perdere l’equilibrio, poi si stabilizza e si volta di scatto verso di voi. Il suo sguardo è spaesato, impaurito. Si passa velocemente il braccio sul volto... per un attimo ti sembra di vedere delle lacrime sulle sue guance. Gli occhi, arrossati, confermano l’impressione. "Oh... siete voi..." mormora infine, riconoscendovi. La voce è bassa, fragile. "Io... mi sono solo fermato un po' troppo a guardare il panorama. È... è bello, qui." Dice quelle parole con un tono assente, come se non fosse davvero lì con voi. @SNESferatu Ana Ribero Alla tua risposta pronta, il coach ti osserva in silenzio, come se stesse cercando di leggerti dentro. Per un attimo, un istante soltanto, hai la strana sensazione che la sua mano, ancora appoggiata sulla tua spalla, voglia scivolare più in basso, verso il tuo seno. Ma quando riporti lo sguardo lì, la mano è ancora esattamente dove l’avevi vista. È solo un'impressione? Un riflesso mal interpretato? "Una malattia, dici?" ripete, inarcando un sopracciglio con apparente perplessità. "Strano... Non mi risulta nulla del genere nella tua scheda medica scolastica." Fa una pausa, poi aggiunge: "Ma... se volessi fornirmi della documentazione ufficiale, naturalmente sarei felice di prenderne visione." Il suo sguardo resta su di te ancora per qualche secondo di troppo, prima che la mano scivoli via, finalmente, dal tuo corpo. "In ogni caso, spiegazioni a parte... oggi hai raggiunto la sufficienza per un soffio. E da una come te, con quel fisico e quel potenziale, mi aspetto molto di più." Cerchi di capire. C’è davvero solo ambizione sportiva dietro le sue parole? O c’è dell’altro, qualcosa di più sottile... più scomodo? "Ora vai pure. Fatti una doccia." conclude infine, il tono che si fa improvvisamente più brusco, autoritario. Ti allontani a passo deciso, dandogli le spalle. Ma non riesci a scrollarti di dosso la sensazione sgradevole del suo sguardo, ancora puntato addosso a te. Sul tuo corpo. E quel dubbio, inquietante e persistente, ti rimane dentro.