Mzolu Talro'a
Per qualche istante, mentre parla, osservo lo Yuan-ti che dice di chiamarsi Talshiyi. I miei occhi seguono, affascinati, il riflettersi dei raggi del sole sulle squame cremisi che ricoprono il suo corpo, rifrangendola in una miriade di sfumature di rosso.
Il motivo per cui mi trovo in questa città è lo stesso che vi ha portati qui dalle vostre lontane terre natie - rispondo - e la mia strada è stata forse meno lunga e contorta ma non meno difficile.
Faccio una pausa per raccogliere le idee e le memorie prima di riprendere, raccontando gli eventi delle ultime settimane.
Siamo partiti credo otto, se non nove, settimane fa da Port Nyanzaru. Eravamo in quattro: io, una guida, un guerriero, e un'archeologa, con lo scopo di trovare Omu, la città perduta. A guidarci era la speranza che nelle pieghe del passato del mio popolo si celasse qualche brandello di conoscenza che potesse aiutarci a scacciare la maledizione. Gli anziani della tribù, dopo lunghi giorni di discussione e alla luce del dolore che attraversava la nostra e tutte le altre comunità di Port Nyanzaru, avevano dato il loro assenso e ci avevano scelti uno ad uno per questa missione.
Attraversare la giungla è stato difficile ma, a parte Caleb, il guerriero straniero, eravamo tutti nativi: i pericoli, le insidie, ma anche i doni che si celano all’ombra degli alberi ci sono ben noti. Con un pezzo di carta del Pugno Fiammante - una smorfia di derisione e disgusto si dipinge sul mio volto quando menziono la banda di mercenari - ci siamo addentrati nell’entroterra. Abbiamo seguito il fiume Soshenstar, e virato ad est verso il Cuore di Ubtao una volta giunti nel Bacino Aldani, girando alla larga da Mbala e dall’oscuro terrore che risiede tra le sue rovine. Avevamo una vaga idea che Omu si trovasse a Sud, molto addentro alla giungla e verso i Picchi delle Fiamme. I non morti e altre creature ci hanno dato qualche fastidio durante il cammino, ma siamo riusciti ad evitarli spesso. Ad un giorno dal Cuore, abbiamo virato decisamente a Sud, verso i Picchi. Erano passate circa cinque settimane a quel punto, ed arrivare fin qui ad Omu ha richiesto altri quattordici giorni.
La mia voce prende un tono triste e malinconico. È circa una settimana che vago fra le rovine. L’eccitazione della scoperta di Omu ha presto lasciato spazio, fra i miei compagni e me, all’urgenza di trovare risposte. Siamo diventati incauti ed Amal, l’archeologa, ne ha pagato le conseguenze per prima, cadendo vittima di un’antica trappola. Farouk, la guida, e Caleb, sono morti ieri sera, mentre tentavamo di sfuggire ad un grosso branco di deinonici… non ho neanche potuto seppellirli…
Mi fermo, chiudendo gli occhi e innalzando una silenziosa preghiera per le anime perdute dei miei compagni, verso qualunque divinità stia ascoltando.
E questa mattina ho incontrato voi. Concludo, rivolgendomi nuovamente verso Talshiyi. Non sapevo cosa aspettarmi quando vi ho intravisti in questo cortile. Cosa vi ha spinti a viaggiare fino al Chult? Cosa vi ha portato a pensare che qui avreste potuto trovare risposte? E cosa intendete fare, se le troverete?
DM