Trull
Il nano era davanti all'orco quando gli giunsero le disposizioni di Clint in merito al da farsi. Il guerriero in effetti si era interessato del primo ferito su cui gli erano caduti gli occhi, nonché colui che, sopravvissuto allo scontro, sarebbe stato ora suo compito scortare secondo i voleri di Beregar. Il problema era stabilire se i voleri di un nano ridotto in cenere avessero ancora valore legale, della qual cosa Trull dubitava alquanto. Probabilmente gente più addentro ai meandri tentacolari della giurisprudenza avrebbe saputo indicargli cosa fare... e pertanto, se Clint dall'alto della sua onniscienza aveva detto di occuparsi di spalancare le porte della torre e non già di trarre in arresto Kaahan, così andava fatto. Attese solo di vedere se l'orco avrebbe preso la boccetta dalle sue mani, mentre gli rivolgeva una frase che l'aveva aiutato molte volte in situazioni analoghe. L'aveva sentita e imparata da un viaggiatore, un esploratore con le orecchie a punta ma dal sangue misto, avvezzo a giungere la' dove nessuno era mai giunto prima: "Il dolore proviene dalla mente, e la mente si può controllare.".
Si allontanò senza dire altro direttamente al pelle verde, ma nella testa gli girava un'altra delle frasi di quello stesso saggio: 'Sa solo che ha bisogno, ma come molti di noi, non sa di che cosa.'. Fin dal principio aveva cercato una breccia per dimostrare all'orco che erano simili, che meritava la sua amicizia, senza riuscirci. D'altra parte, non sarebbe stato il solitario, illibato nano che era stato fino a poco tempo prima se avesse saputo scegliersi le amicizie, e le femmine, più facili da conquistare. Ma era testardo, come un ariete. Avrebbe sbattuto le corna contro questo muro almeno fino a rompersele del tutto, come sempre.
La sensazione che non avrebbe ritrovato l'orco, dopo aver adempiuto all'incarico assegnatogli da Clint, non lo sfiorava nemmeno. Rotto a simili esperienze, difficilmente avrebbe rimpianto di aver detto arrivederci nell'ora in cui avrebbe dovuto dire addio. Ma avrebbe serbato per sempre l'impressione di avere un gemello fra gli orchi.
Si diresse alla Torre, dove l'altro nano del gruppo stava martellando la roccia. Gettò un'occhiata alla ninfa salvata da Ariabel, e fece cenno a Thorlum di fermarsi un attimo. "Grandi come siamo, per effetto dell'incantesimo, in due potremmo spostare facilmente la roccia, facendola rotolare. Tuttavia..." si rivolse allora a Clint "Ehi, siamo sicuri di voler aprire questo ingresso? Forse è meglio entrare dalla terrazza, così qualunque cosa non volante ci sia qua dentro prigioniera insieme alla principessa non potrà sfuggire all'esterno." Ora che era vicino alla torre l'efferatezza del trattamento riservato alle povere prigioniere gli sembrava davvero impressionante, e lo induceva a ritenerlo opera di chi disponeva di due mani per torturare piuttosto che della mole di un drago dalle zampe artigliate.