Khalya, paladina di Yvet Lorne
‘Hai eluso per la seconda volta la mia domanda, signor “magnanimo”. Adesso basta.’*
Compiaciuto del suo sorrisetto arrogante, il marchese imbocca le scale dabbasso, fluttuando femmineo nelle sue vesti vellutate.
Quando il mio “ruggito” lo raggiunge, vedo drizzarsi di scatto le schiene di tutti i presenti.
«Signor Adrien Mellario! Non le ho dato nessun permesso di congedarsi!»
Sgomento, sdegno e incertezza aleggia in quel covo di serpi.
«Nell’Impero del magnifico Markus Alein Tohir, nessuno è superiore alla Legge», tuono ancora in direzione del marchese, di cui adesso non vedo il volto, ma che immagino sia rigido e tramante una qualche risposta irritante delle sue.
Ma non gliene darò il tempo:
«Nessuno! Né lei, né i suoi “egregi” ospiti.»
Faccio il giro dei loro sguardi, sfidandoli uno ad uno. In particolare quello del comandante della milizia, la cui indecorosa “intrattenitrice” ancora si strofina sulla sua divisa di ordinanza.
«E tu non ti azzarderai a muovere un solo dito contro un servo della Legge e della Divinità», ordino alla montagna “umana” che si impone minacciosa su di me, usando la mia autorità divina.
Sento il mio destino in bilico su una corda tesa al punto di rottura.
E così sia. Se è questo il volere degli dei, sono pronta a versare il sangue.
O forse questi “gentiluomini” faranno buon viso a cattivo gioco. Non è ciò che sono abituati a fare, dietro le loro maschere di fango e sterco?
Gli converrebbe in questo momento scontrarsi, non solo con un pubblico ufficiale, ma con un rappresentante scelto dagli dei stessi?
O forse lo farebbero nel nascondimento, aspettando il momento propizio?
‘Maledetto “fumo” che assedi la mia mente e offuschi il mio giudizio’
E Poi c’è il Magister al mio fianco… Il marchese lo lusinga con la sua viscida lingua.
Incrocio anche lo sguardo di Daleor. Non dimentico ciò che ha fatto al porto, ma in lui vedo solo un uomo tormentato, che ha diritto alla sua libertà… e alla sua redenzione.
‘Resta con me, non immischiarti con questa feccia, Magister…’
«In nome della Legge, Marchese Adrien Mellario, le ordino di seguirci immediatamente alla sede del mio Capitolo. Lì sarà interrogato come qualsiasi cittadino dell’Impero, nel rispetto di ogni suo sacrosanto diritto. Ma prima che dia ulteriormente fiato a quella bocca, sappia che qualsivoglia opposizione le costerà l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e intralcio alle indagini… E si levi quel sorrisetto insensato dalla faccia, almeno in rispetto dei morti coinvolti in questa storia.»
Mentre ancora riecheggiano le mie provocazioni, sento il veleno insinuarsi dentro di me. Riconosco quel pizzicore. Sin da bambina sono stata addestrata a tirare di scherma con le Sorelle, nei roseti del Tempio d’Alabastro. Non un petalo doveva cadere, né un graffio di spina sfiorarci. Come brezza della notte dovevamo essere leggere ma letali. Ma anni ci vollero per imparare, e graffi su graffi mi resero via via più immune al tetano e agli effetti paralizzanti.
Sono grata a quel duro allenamento, che probabilmente adesso mi salverà la vita.
Ripongo la coppa in un sacco. Una volta analizzata forse “Signor Magnanimo” avrà qualche capo di imputazione ben più grave che penderà sulla sua testa…