Finalmente ci siete. Le campagne iniziano a farsi sempre più affollate lungo la strada che porta a Ovest. Il terreno di avvalla di qualche metro più avanti, e ciò vi permette di poter ammirare per intero l'appezzamento di terra allestito coi controfiocchi per ospitare un evento che è ormai consuetudine per l'alta nobiltà tanto quanto per il popolino.
La Giostra di Platino, il fiore all'occhiello delle tre casate di Capo Ventura. E' già passata l'ora di pranzo e buon senso vuole che ci siano almeno due ore di silenzio prima di reiniziare il baccano cittadino; questo se fossimo ancora in città. Mancano ancora cinquecento metri all'ingresso che già sentite una baraonda di urla, musica a tutto volume e clangore di strumenti ed armi. Sembra che tutti i villaggi limitrofi si siano svuotati per radunarsi alla fiera, che oltre ad ospitare bardi e cavalieri, è madre di una quantità incredibile di tende allestite dai contadini e dai mercanti che approfittano di questo momento dell'anno per riunirsi e vendere l'improbabile ai visitatori. Le guardie private della casata passeggiano insieme ai visitatori, egualmente attratte dalle meraviglie in esposizione, non attente alle combriccole di hin e mezzelfi che approfittano del caos per sgraffignare qualcosa dalle bancarelle.
I colori più sgargianti li vedete immediatamente di fronte a voi; una tenda molto più grande delle altre, colorata all'inverosimile, con le bandiere sgargianti di colori altrettanto improbabili; non vi serve notare il simbolo di Yondalla stampato sugli stendardi in cima per capire che l'Accademia Bardica è già arrivata. In fondo, dopo gli alberi, riuscite a scorgere un palco in legno coperto da una tenda parasole a strisce bianche, celesti e verdi; la nobiltà si divide dal resto del baccano isolandosi sulla struttura di legno di fronte ai settantadue metri di sabbia che sanciranno il nuovo marito di Barbara Kennon. I combattimenti non sembrano essere ancora iniziati, ma dalle tende in fondo, quelle di fronte al campo di Marte, vedete agglomerarsi un bel po' di gente. Non manca molto allo spettacolo.
Mentre i vostri cavalli al passo si avvicinano sempre più all'ingresso della fiera, Josephine inizia a rallentare. Solo ora che è così vicina inizia a percorrerle la schiena un brivido di paura: se le cose non fossero andate bene, non sarebbe uscita viva da lì. Fuori da Capo Ventura, il suo titolo altisonante non era nulla.
Una brezza improvvisa odorosa di carne alla brace le smuove i capelli, e i pensieri. Tira un sospiro pesante, e continua a proseguire con addosso una finta fierezza di chi si sente andare al patibolo.
"Vuldo, tu vai a cercare Kiltus. Se lo conosco abbastanza bene, sarà appollaiato in qualche luogo alto a fumare erba pipa. Kaleb, tu vai alla tenda dell'Accademia Bardica e cerca di raccogliere informazioni sul programma della fiera e se possiamo intrufolarci a rubare qualche vestito di scena. Randy, tu la cosa più importante: raggiungi i pressi del palco e dimmi se mia madre è lì."
Ed eccola, tornata a dare ordini. Kaleb, sei sicuro di voler fare tu il capitano? Ti fai rubare la scena da una ragazzina di diciassette anni! Oh, scherzo mio caro: avrai tempo di deflagrare i tuoi avversari e dimostrare ancora una volta chi ce l'ha più grosso. Il diritto dico, il diritto più grosso a diventare capitano.
"Io mi intrufolo nella prima tenda che trovo e mi nascondo lì dentro. Lascio lo scudo sul retro, così potrete capire dove sono."
Vi guarda, speranzosa, uno per uno.
"Grazie ragazzi."
E dà uno scossone al cavallo, circumnavigando da destra l'ingresso per evitare le guardie sulla strada. La vedete sparire quando ormai la strada è di nuovo in pianura, e l'orizzonte si fa più vicino.
Per tutti: