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Dragons´ Lair

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Visualizzazione dei contenuti con la reputazione più alta il 07/04/2016 in tutte le aree

  1. Chiedo gentilmente di far riprendere un tono civile alla discussione, se vogliamo discutere sull'incantesimo e le meccaniche di recupero degli incantesimi bene, le beghe personali e del gruppo teniamole gentilmente fuori, altrimenti chiudo la discussione.
  2. In realtà se ci arrivano preparati con la giusta quantità di buff dovrebbe essere uno scontro abbastanza abbordabile, resistenze energetiche, buff alla ca (alter self, dragonskin, armatura magica, barkskin, recitation), miss chance (sfocatura, distorsione, immagine speculare), buff ai ts (mass conviction, recitation) rendono il tutto molto più semplice. Il mago potrebbe andare di debuff (contro un nemico singolo sono molto forti), specie raggio di indebolimento, ray of exhaustion, ray of clumsiness, kelgore's grave mist, ray of dizziness, ray of weakness, così evitano anche la questione ts. Con ray of dizziness il drago dice ciao al completo, esausto è -6 a forza e destrezza e non può correre o caricare, ray of weakness -2 a colpire, raggio di indebolimento è in media a quel livello -7 alla forza, per un totale di -8 a colpire e -6 ai danni, oltre a -3m di movimento. Con questa routine di debuff il mago da solo riesce a lockare il drago che diventa praticamente un gattino cresciuto. A quel punto diventa simpatico anche sticky floor per bloccarlo e potrebbero andare di escalating enfeeblement invece di raggio di indebolimento, se tirano alto col dado la penalità alla forza diventa davvero enorme. Se il problema fosse la ca, tra esausto e ray of clumsiness lo manderebbero ad 1 di destrezza, poi ci si può aggiungere scale weakening e curse of impending blades. Il nemico singolo (specie un drago) non dovrebbe essere un grosso problema. Se poi ci metti qualche debitazione la cosa diventa ancora più divertente.
  3. Il drago è un incontro superiore alla capacità dei personaggi, penso ci sia anche scritto da qualche parte. L'idea di insegnare i giocatori che non tutte le sfide sono fatte su misura per loro, e se lo affrontano le possibilità di morire sono assicurate. In modo migliore di gestirlo probabilmente è con un incontro diverso da uno di combattimento. Fai capire i tuoi giocatori che il drago è troppo forte per loro e non partire con tattiche assassine tipo soffio, fai parlare il drago, fallo giocare al gatto col topo, ea seconda dicendo di sì qualsiasi proposta di trattativa o fuga dei giocatori, naturalmente facendogliela sudare. Il comportamento del drago, più che seguire qualche stereotipo proposto dai manuali o da noi, dovrebbe essere funzionale a questo tipo di incontro. Qualsiasi carattere che non lo rende uno schizofrenico pazzo omicida va bene, dal sadico crudele che gioca con le vittime dominatore dotato di astuzia tattica e volontà di dominio. Allo stesso modo, il comportamento del drago non dovrebbe seguire le indicazioni dell'avventura ma la strada dove l'avventura ti porta. Se i giocatori vogliono averci a che fare, ignora il fatto che l'avventura dice che non lascia mai la torre e fagli fare quello che sarebbe più divertente, ovviamente evitando di approfittarne per punire i giocatori. Quanto alle Cronache di Dragonlance, piuttosto prendi l'ebola.
  4. Invece del solito tread "chi gioca a rolemaster?" ho deciso di proporre questo che mi pare più simpatico e raggiunge lo stesso obienttivo. In Rolemaster i tiri aperti fanno spesso accadere cose folli. Quali sono accadute al vostro tavolo da gioco? A voi. ( Avendo poca esperienza con Rolemaster non posso contribuire più di tanto: ricordo però un guerriero che riusci a nascondersi in un cespuglio con tutto il cavallo (restando proprio in sella) ).
  5. Il fatto che tu non sia mai affaticato non significa niente e non ha niente a che fare con il recupero degli incantesimi. Ti stai aggrappando al significato lato delle parole, ignorando completamente il fatto che esiste un regolamento e che i termini di gioco hanno un significato specifico a seconda del contesto in cui vengono impiegati. Tu stai parlando della condizione fatigued. L'incantesimo untiring form ti rende immune a questa condizione. Tuttavia, l'immunità alla condizione fatigued non implica il fatto che nulla possa distrarre o impegnare il personaggio. La regola non è "il personaggio non deve essere fatigued per 8 ore per recuperare gli incantesimi", bensì "il personaggio deve riposare, ovvero non fare nulla che possa distrarlo o affaticarlo, per 8 ore". Partecipare ad uno scontro non ti rende fatigued, eppure partecipare ad uno scontro spezza il riposo di 8 ore necessario per recuperare gli incantesimi. Un personaggio forgiato è immune alla condizione fatigued, eppure ha bisogno di riposare 8 ore per recuperare gli incantesimi. Mi sembra una dimostrazione sufficiente del fatto che l'immunità alla condizione fatigued non sia sufficiente per poter recuperare gli incantesimi come se niente fosse. Non capisco come si possano tirare fuori interpretazioni diverse quando il regolamento è chiaro come il sole: Qualsiasi capacità il tuo personaggio posa avere (immunità alla fatica, non dover dormire, un famiglio corvo) non modifica questa regola. Sono disposto a convincermi del contrario, ma ho bisogno di argomentazioni pertinenti, non di prese di posizione prive di fondamenta (presenti nel regolamento). Se le fondamenta (nel regolamento) ci sono, quali sono?
  6. Guardando il forum sembrerebbe che noi siamo i più attivi nel PbF.. ma potrei sbagliarmi! Comunque mi piace questo ritmo! master sei un grande!
  7. Ci può stare. Ma se vuoi rendere lo scontro qualcosa da ricordare nei secoli futuri, credo che i pg apprezzerebbero maggiormente cavarsela da soli. A questo punto abbassa il gs del drago descrivendolo comunque come un drago enorme.
  8. Mi perdonerà @Drimos se rispondo io per lui, ma... Sul serio!?!?!? Per cominciare, quello che hai fatto è proprio un salto logico: come @Nathaniel Joseph Claw ha spiegato accuratamente in questo post, leggere l'incantesimo come lo hai fatto tu non è interpretare diversamente, è sbagliare a interpretarlo! Questo perché hai ignorato bellamente la spiegazione del manuale. Infatti, per esempio, @comma84 che ti aveva dato ragione inizialmente ha scritto: perché ha letto il manuale e ha capito! Effettivamente, inizialmente si può sostenere che l'incantesimo sia dubbio (personalmente non lo vedo, ma capisco che possa succedere, siamo tutti diversi), però alla luce dei fatti, dovresti ammettere il problema con la tua interpretazione (che per altro si basa su una assunzione del tutto arbitraria, ovvero che "non necessità di dormire" sia uguale a "non necessità di riposare", assunzione che non è supportata da nulla al mondo e che implicherebbe che gli elfi diventino improvvisamente la razza più forte del gioco, perché non dormono, ma devono "solo" andare in trance per 4h). Infine, per favore, non scaldare i toni! Non sono un mod, ma personalmente leggere cose del genere: Mi da molto fastidio, mi sembra infantile e soprattutto... Se avete problemi in privato, risolveteli in privato (soprattutto visto che giocate insieme una volta a settimana!!): è una novità, ma D'L non è Forum, anche se è un forum! EDIT: ninjato da @social che è anche dannatamente più sintetico
  9. Punto primo: evitate di portare le vostre questioni private sul forum, non interessano agli utenti e sono anche piuttosto fastidiose da leggere. Punto secondo: non esiste nulla di interpretabile. Gli incantesimi di preparano una volta al giorno dopo 8 ore di riposo, l'incantesimo non permette di eludere questo limite, semplicemente permette di non dormire. Se il tuo personaggio non si affatica non fa testo, quella è la regola e anche se passi il giorno in panciolle prepari gli incantesimi solo una volta al giorno.
  10. No, Invisibility è un incantesimo di secondo livello, tra i prerequisiti viene chiesto di essere in grado di lanciare incantesimi di primo livello. A differenza di punteggi di caratteristica, BAB, punti abilità, la capacità di lanciare incantesimi di livello più alto non implica essere in grado di lanciare incantesimi di livello più basso. Inoltre una capacità magica non può essere usata per soddisfare dei prerequisiti, tranne nei casi in cui replica l'incantesimo che viene richiesto come prerequisito, fonte
  11. (Questo post è tratto dal mio blog su wordpress 1 Hit Point Left. Ho aperto il blog su wordpress in modo da poter essere libero di parlare di argomenti diversi dai giochi di ruolo, ma riposterò quello che scrivo sui giochi di ruolo anche qui.) Link al post originale Ultimamente mi sono ritrovato a scrivere, in contesti diversi, di alcuni argomenti in apparenza disparati, ma che in realtà sono piuttosto legati l’uno all’altro. Questo potrebbe essere successo per caso, ma anche perché involontariamente tendevo a portare questi argomenti nelle discussioni. Sia come sia, ho deciso di scrivere un unico post coerente i miei pensieri su questa roba – riutilizzando in parte cose che ho già scritto (per fare prima). Warning: è LUNGO. Sommario La storia che non c’era Arriva la storia nei GdR Ma insomma, questa storia di cui parli… che roba è alla fine? Avere la storia già scritta Il railroading Barare L’altro approccio I giochi non tradizionali e il motivo per cui hanno tutte quelle regole bislacche The Forge oggi, e perché un sacco di gente ce l’ha ancora con quel dannato sito TL; DR La storia che non c’era Verso la metà degli anni ’70, due tizi chiamati Gary Gygax e Dave Arnesonmisero assieme le loro idee e crearono Dungeons & Dragons, il primo gioco di ruolo. Gygax contribuì attraverso le regole di Chainmail, un wargame medioevale con elementi fantasy (piuttosto inusuale per l’epoca) creato traendo ispirazione da idee che circolavano all’epoca tra gli appassionati di wargaming. Arneson fu quello che innestò il concetto di roleplaying vero e proprio sulle regole di Gygax, trasformando Chainmail nel primo gioco di ruolo in assoluto. Il successo di questo strano gioco innovativo fu enorme, e D&D si diffuse rapidamente negli USA attraverso il passaparola. In questi primi anni, il gioco di ruolo era in fase embrionale, e abbastanza diverso da come siamo abituati a pensarlo oggi. (Notare che io non ero nemmeno nato allora – queste note storiche sono una mia ricostruzione basata su fonti, non un resoconto della mia esperienza) Tanto per cominciare, era probabilmente giocato in modo simile a come oggi giocheremmo un boardgame. Il focus del gioco era il dungeon crawl o l’esplorazione di un’area: i personaggi tipicamente esploravano un dungeon con lo scopo di recuperare il tesoro, ammazzando o meno dei mostri nel processo. Poi c’erano parecchi più giocatori. Un documento affascinante è contenuto in questo PDF di 80 pagine, che dettaglia una campagna di D&D nei primi anni ’70, Rythlondar. Si può vedere che ciascuna spedizione nel dungeon aveva 7-12 giocatori, con tassi di mortalità altissimi per gli standard odierni. Inoltre il gioco aveva aspetti competitivi: c’erano ad esempio tornei di D&D, con vere e proprie condizioni di vittoria. C’era anche un rapporto diverso tra GM e giocatori, fatto più di antagonismo che di collaborazione. Questo rapporto era parzialmente basato sull’idea che il GM fosse una sorta di signore assoluto del gioco, e fosse quasi in competizione con i giocatori: All’epoca non c’era nemmeno l’idea che i personaggi fossero “eroi”/”protagonisti” di una storia, o che i combattimenti dovessero essere “bilanciati”, o altra roba che oggi è data abbastanza per scontata: i combattimenti erano brutali, mentre i personaggi erano spazzatura, non contavano niente, e morivano come mosche. (disclaimer: a me piace abbastanza questo stile di gioco) Venti anni più tardi sarebbe partito un movimento di player empowerment che avrebbe riequilibrato il rapporto GM-giocatori, promuovendo l’idea che i personaggi dei giocatori sono eroi/special snowflake/protagonisti di una storia. In certi casi questo riequilibrio si sarebbe spinto fino a strappare il controllo narrativo dalle mani del DM, per conferirlo ai giocatori. Le avventure del D&D degli anni ’70 seguivano questo modello di gioco. Partivano tutte da premesse simili (i personaggi sono avventurieri alla ricerca di fama e ricchezze/c’è un oggetto o una persona da recuperare/etc), e consistevano in luoghi da esplorare – dungeon o zone selvagge. Il concetto di una storia o una trama era sostanzialmente sconosciuto, e lo sarebbe stato fino alla fine degli anni ’70. Per esempio, la prima avventura vera e propria per D&D, Palace of the Vampire Queen (1976) era un megadungeon. Idem per molte avventure storiche di quegli anni: In Search of the Unknown (1978), Expedition to the Barrier Peaks(pubblicata nel 1980 ma concepita nel 1976), o The Lost Caverns of Tsojconth(concepita nel 1976 e poi pubblicata, in versione espansa, nel 1982). L’idea che in una avventura ci potesse essere una trama si è sviluppata gradualmente. Uno dei primi esempi è stato il ciclo di avventure iniziate con la serie G1: Steading of the Hill Giant Chief, G2: Glacial Rift of the Frost Giant Jarl, e G3: Hall of the Fire Giant King (1978), ripubblicate poi come G1-2-3: Against the Giants.In questi moduli ancora non c’era una storia: i singoli moduli erano sempre i soliti dungeon da esplorare, lo standard per i moduli dell’epoca; però c’era una sorta di trama di fondo che collegava i tre moduli tra loro e faceva da (esile) filo conduttore. Queste tre avventure furono poi ripubblicate, insieme ad altre, in un unico “supermodulo” (oggi diremmo: adventure path) col nome di GDQ1-7: Queen of the Spiders. Questo supermodulo univa la serie G1-2-3, la serie D (D1 Descent into the Depths of the Earth; D2: Shrine of the Kuo-Toa; D3 Vault of the Drow) e Q1: Queen of the Demonweb Pits. Questo ciclo di avventure comunque non era niente di rivoluzionario: c’era sì una trama rudimentale che collegava le varie avventure tra loro in modo che la loro successione avesse un senso, ma le avventure in sé erano sempre i soliti dungeon crawl. Notare che questo focus sul dungeon crawl non rendeva automaticamente le avventure brutte o noiose – GDQ1-7 è stata votata nel 2004 come la più bella avventura di D&D mai pubblicata. A breve, questo non sarebbe più stato vero. Arriva la storia nei GdR Entrano in scena Tracy e Laura Hickman. Tracy e Laura Hickman sono una coppia (Tracy è un uomo) famosa per i romanzi di Dragonlance e per alcune avventure, tra le quali la celeberrima I6: Ravenloft. I coniugi Hickman hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella storia dei giochi di ruolo: sono gli autori dei moduli originali di Dragonlance, il primo dei quali fu DL1: Dragons of Despair. Era il 1984, e da allora niente fu più la stessa cosa. L’elemento rivoluzionario che i moduli di Dragonlance introdussero, cambiando per sempre il modo in cui i giochi di ruolo erano visti, era in realtà molto semplice, e probabilmente sapete già di che si tratta. I moduli di Dragonlance avevano una storia. Intendo una trama vera e propria, come quella di un libro o un film. Questo elemento oggi non sembra niente di speciale, ma per l’epoca fu una rivoluzione. Immaginate giocatori di D&D per i quali “avventura” era stato fino a quel momento sinonimo di “dungeon crawl” – e immaginare di dare a questi giocatori un modulo che non riproponeva il solito dungeon, ma una storia emozionante, come quella di un libro. La gente rimase folgorata. I moduli di Dragonlance furono uno dei grossi punti di rottura nella storia di D&D e più in generale dei gdr: introdussero l’idea che ci potesse essere una trama in un gioco di ruolo. La seconda edizione di AD&D (1989) abbracciò completamente questa nuova prospettiva: le regole erano rimaste molto simili a quelle di AD&D 1e, ma nei manuali c’era una nuova enfasi sulla storia. Ci fu uno stacco molto forte tra le avventure pubblicate nell’era pre-AD&D 2e e quelle del periodo post-AD&D 2e, ricordate per le loro ricche trame, così come per l’imbarazzante railroading che promuovevano (ci torneremo dopo). Badate che questa non è archeologia – questo è un trend che continua tutt’ora. Devo dire che effettivamente, nella mia esperienza, i giocatori che tendono più facilmente a liquidare il dungeon crawl come un tipo di gioco “meno nobile” o “inferiore” sono proprio i giocatori figli degli anni ’80 e di AD&D 2e – che, allo stesso tempo, sono quelli che più frequentemente tendono a ritenere il railroading un metodo accettabile di fare il GM. Questo ovviamente è solo un aneddoto, e non pretendo di dimostrare niente. Tuttavia, non posso fare a meno di notare che in Italia D&D arriva nel 1985, quando Editrice Giochi pubblicò la prima traduzione italiana del Basic, a cura di Giovanni Ingellis. Sarò onesto: a dire il vero non fu tutta colpa di Dragonlance. C’era comunque aria di cambiamento in quegli anni. Per esempio, qualche anno prima di Dragonlance, nel 1981, fu pubblicato Call of Cthulhu, che contribuì a cambiare il modo in cui i giochi di ruolo erano visti. Non solo adattò il gdr ad un nuovo genere, quello dell’horror, ma fu anche un gioco che cambiava il classico concetto di avventura dall’esplorazione di un dungeon alla risoluzione di un mistero. Tra il 1980 ed il 1982 fu rilasciata la trilogia di Zork, uno dei primi giochi per computer con qualcosa che assomigliasse ad una storia (sebbene abbastanza rudimentale). Nel 1985 venne pubblicato Pendragon, un altro gioco di ruolo piuttosto story-focused per l’epoca. Insomma, le cose stavano cambiando, e probabilmente sarebbero cambiate lo stesso anche senza quei fatidici moduli dei coniugi Hickman. Vorrei anche sottolineare che questo cambiamento non è stato improvviso, come può forse sembrare leggendo questo post; l’introduzione della storia è stata un processo graduale. Il modulo I6: Ravenloft (1983) era sì un enorme dungeon, ma anche lì c’era una specie di storia che faceva da sfondo. Tuttavia, oggi ricordiamo i moduli di Dragonlance come lo spartiacque tra il vecchio modo di concepire il gdr, ed un nuovo modo, in cui la storia era in primo piano. A questo proposito, ci sono due gruppi di persone che arriveranno ad odiare questo nuovo modo di concepire il gdr, per ragioni opposte. Uno di questi due gruppi lo incontreremo più avanti, tra una quindicina d’anni (siamo sempre a metà degli anni ’80) – ma l’altro possiamo presentarlo adesso. Sto parlando dei fan del D&D delle origini, il D&D dei dungeon crawl senza storia. Questi fan vissero la nuova attenzione alla storia come un tradimento dello spirito originario di D&D, guardando i moduli di Dragonlance, il focus sulla storia, e le nuove edizioni di D&D con sospetto o aperto disprezzo. Questi giocatori talvolta si autodefinisconogrognard. Alcuni sono vecchi wargamer, mentre altri sono semplicemente giocatori appartenenti alla “vecchia guardia”: giocatori che continuano a ritenere le vecchie edizioni, e lo spirito originario del gioco che le contraddistingue, come l’epoca d’oro di D&D. Sono giocatori che rifiutano l’idea che si giochi di ruolo per raccontare una storia, in contrapposizione ai giocatori “new school”, e che spesso guardano con disprezzo certi elementi del fenomeno del player empowerment. Negli ultimi anni (soprattutto a partire dal 2008/2009) c’è stato un rinnovato interesse per il modo di giocare della “vecchia guardia”, che si è consolidato in un movimento/scuola di pensiero noto come OSR. L’acronimo è definito in maniera imprecisa, ma la maggior parte delle persone legate all’OSR vi diranno che sta per Old School Revival, oppure Old School Renaissance. In pratica, il termine è oggi utilizzato per indicare un gruppo abbastanza eterogeneo di gdr e la ‘scuola di pensiero’ ad essi collegata, il cui comune denominatore è il rifarsi, sia come regolamenti che come filosofia di gioco, alle vecchie edizioni di D&D. Ecco: nell’ambito dell’OSR, i moduli di Dragonlance sono visti come una disgrazia. Grognardia (fino al 2012 uno dei blog più influenti del movimento OSR),ricorda Dragonlance “as one of the key moments when D&D lost its soul“; in un altro post, James scrive: RPGPundit, un blogger abbastanza controverso e legato al movimento OSR,racconta di quando l’autore di un modulo OSR reagì piuttosto aspramente ad una sua recensione negativa: Ma insomma, questa “storia” di cui parli… che roba è alla fine? Questo è un momento buono come un altro per parlare un attimo di questa famosa “storia” che sarebbe entrata a far parte della cultura del gdr a partire dalla metà degli anni ’80. In effetti uno dei problemi nel parlare di questa roba è che “storia” è un termine impreciso, e persone diverse intendono cose diverse. Certo, certo, è vero – la storia, in senso lato, c’è sempre. È tutto ciò che succede in gioco. In senso lato, anche un dungeon crawl finisce in qualche modo per avere una storia. In un dungeon crawl succedono delle cose, e alla fine è possibile ricostruire una sequenza di eventi coerente. “Siamo scesi al secondo livello del dungeon, abbiamo ammazzato tre goblin, e Bob il Guerriero è stato fritto da una trappola”. Però in questo post, con storia, intendo qualcosa di più di una sequenza di eventi coerente – intendo una storia appassionante, cioè una storia in grado di appagare dal punto di vista drammatico; una sequenza di eventi in game in grado di essere appassionante e interessante, come le trame che si sviluppano nei libri, nei film o nei fumetti. Una storia di questo tipo solitamente ha una struttura o comunque un arco narrativo: un inizio (un problema, un conflitto, un dramma), uno svolgimento, e una conclusione. Probabilmente ha anche elementi in grado di farti venire voglia di vedere come va a finire (non so – colpi di scena, misteri che vengono svelati pian piano…). Ovviamente voi potreste intendere un’altra cosa ancora per “storia”, e va benissimo. Però in questo post quando parlo di storia, parlo di quella roba lì sopra. Quindi se per voi la storia è un’altra cosa, potreste non essere d’accordo con le mie considerazioni. Va benissimo. Ora, in un gioco di ruolo tradizionale, ci sono due modi fondamentali per avere una storia appassionante. Uno è avere la storia appassionante già scritta, e l’altro è improvvisarla. A prescindere dall’approccio che si preferisce, nei giochi tradizionali è tipicamente possibile un gioco di tipo immersivo, in cui il giocatore può vivere una storia in prima persona, esercitando una influenza sullo sviluppo della stessa paragonabile a quella che potrebbe esercitare una persona reale nello sviluppo della propria vita. In pratica, il giocatore ha controllo esclusivamente sulle azioni del proprio personaggio, ma non, ad esempio, sull’ambiente o su i PNG. Dopo vedremo quali sono i gdr “non tradizionali”, il cui approccio è molto diverso. Avere la storia già scritta L’approccio “storia appassionante già scritta” è quella che adottano molti moduli pubblicati a partire dall’era di AD&D 2e fino ad oggi (es. molti Adventure Path per Pathfinder). Il processo è più o meno lo stesso, sia che la storia appassionante venga tratta da un’avventura pubblicata, sia che la scriva il DM di sua mano: c’è una serie di eventi che si verificano in successione, in modo più o meno lineare. La storia è appassionante perché gli eventi prestabiliti fanno sì che lo sia. Esempio banale: un vecchio misterioso si avvicina ai personaggi e chiede loro di recuperare la Spada Infuocata dalla Tomba del Guerriero Misterioso prima che se ne impadronisca Lord Morte, il Necromante Oscuro. I personaggi accettano. I personaggi recuperano la Spada e tornano dal vecchio misterioso. Ma, attenzione! C’è un colpo di scena! Il vecchio misterioso è in realtà Lord Morte sotto mentite spoglie! Dopo un monologo ad effetto, Lord Morte fugge con la Spada. Nella prossima avventura i personaggi dovranno inseguirlo! Zan zan zan! Questa trama nella sua semplicità è interessante – c’è un colpo di scena. Mi immagino il DM che si sfrega le mani tutto soddisfatto, gongolando al pensiero della faccia che faranno i giocatori quando giocheranno alla sua fantastica storia. C’è però un grosso, grossissimo problema con questo approccio. In un libro, lo scrittore è in grado di produrre una storia interessante perché controlla contemporaneamente protagonisti, antagonisti, personaggi secondari e tutto quello che succede. In un gdr non funziona così. Non dovrebbe funzionare così. In un gdr, se il DM vuole produrre la storia interessante, ha un grosso ostacolo davanti a sé. Si ritrova a essere uno scrittore con le mani legate, che non controlla i protagonisti della sua storia. La storia di cui sopra è fragile, come quasi tutte le storie prestabilite a tavolino. Cosa succede se i personaggi decidono di tenersi la Spada Infuocata, o di venderla, invece di riportarla al vecchio misterioso? Cosa succede se uno dei giocatori in qualche modo scopre, per esempio, che il vecchio misterioso ha un allineamento malvagio e si insospettisce? Ve lo dico io: la storia salta. Tutta la bellissima storia concepita dal DM a casa sua, dopo ore di faticosa preparazione, crolla come un castello di carte. C’è un modo di dire nella comunità dei gdr che più o meno recita: “no plan survives first contact with the players“. Allude al fatto che qualunque trama predisposta a tavolino dal DM finirà per crollare rovinosamente una volta arrivata al tavolo, perché i giocatori faranno qualcosa al di fuori dei suoi piani. Il povero DM quindi si trova ad avere un problema. Vuole inserire la sua storia appassionante nella campagna; ma la sua storia, essendo predeterminata, non reggerà mai al tavolo di gioco, a causa dell’imprevedibilità legata alla libertà d’azione dei giocatori. (Notare che questo problema è direttamente o indirettamente la conseguenza di idee che risalgono alla metà-fine degli anni ’80, quando Dragonlance ha messo in testa alla gente l’idea sciagurata che per fare bene il DM uno deve raccontare una storia interessante come quella di un film o un libro.) Come rispondere a questo problema? Ci sono diverse reazioni possibili. Alcune di queste reazioni sono sane, altre sono patologiche. Le risposte patologiche più comuni sono barare e railroadare i giocatori. Il Railroading Il railroading (da railroads, che letteralmente sono i binari del treno) è un fenomeno che avviene quando un evento del gioco ha un outcome predeterminato – cioè un esito stabilito a priori, a prescindere delle azioni dei giocatori. Il DM annulla la libertà d’azione dei giocatori, forzando quello che succede nel gioco, al fine di far andare le cose come vuole lui. Che vuol dire in pratica? Diciamo che in gioco si verifica una situazione X. Per esempio: i personaggi sono nella principale cittadina del regno, e per andare avanti con la storia, devono parlare con il Re che si trova nel palazzo reale. Questa di per sé è una situazione aperta: la storia preparata dal DM prevede che i giocatori parlino col Re, ma i giocatori potrebbero fare potenzialmente qualunque cosa, incluso non parlarci affatto. Il railroading avviene quando il DM ha stabilito come questa situazione andrà a finire, e impone l’esito da lui deciso a prescindere da cosa fanno o non fanno i giocatori. Qualcuno potrebbe dire “eh vabbé, ma questo DM è un pivellino! Un bravo DM asseconda il giocatore e trova il modo di farlo parlare lo stesso con il re.” Per esempio: Ecco: qui c’è un equivoco. Non c’è molta differenza tra il railroading spudorato del primo esempio e il railroading occulto del secondo esempio (talvolta chiamatoillusionismo). Non è che quello del secondo esempio è un DM più bravo, o un DM più esperto. Il DM qui ha solo riaggiustato la sua trama lineare (evento A -> evento B -> evento C) in modo da dare l’impressione che l’avventura non sia sui binari, ma è un cambiamento cosmetico. In realtà è più o meno la stessa cosa: il DM ha deciso che le cose devono andare in un certo modo, e qualunque cosa voglia fare il giocatore, il DM trova il modo di far succedere le cose che voleva. L’unica differenza è che che se va tutto bene il giocatore non se ne accorge. E i giocatori si accorgono di questi trucchetti molto più spesso di quanto il DM pensi. Diciamo che ci sono tre percorsi che conducono dal Luogo A al Luogo B. Se i tre percorsi sono esattamente uguali, ed i personaggi subiscono la stessa imboscata indipendentemente dal percorso preso, con gli stessi mostri, etc. etc… beh, non è molto diverso dalla situazione in cui c’è un solo percorso obbligato. Dai l’illusione della scelta, ma è solo una finzione. Il railroading (spudorato od occulto) è in genere malvisto perché annulla la libertà d’azione e di scelta dei giocatori, visto che quello che fanno o non fanno non ha più alcuna conseguenza né alcun impatto su quello che succede. Se rimuovi la libertà d’azione togli una delle cose fondamentali che distinguono il gdr da altre forme passive di intrattenimento (cinema, teatro, libri, fumetto, etc): la capacità di influenzare ciò che succede. Il gioco di ruolo diventa un’esperienza passiva, dove il fruitore esperisce una storia predeterminata da altri. A quel punto, tanto vale rimettere i dadi nello zaino e stare a sentire il GM che ti legge un racconto scritto da lui, no? Tuttavia, se è vero che il railroading è generalmente malvisto, ci sono dei casi in cui può funzionare e può essere desiderabile – cioè quando è funzionale al divertimento del gruppo. In generale, quando si gioca di ruolo la priorità è divertirsi – finché uno si diverte, sta giocando bene. Se uno gioca di ruolo senza divertirsi, fategli i complimenti: è riuscito a scoprire l’unico vero modo per farlo male! Ecco, alcuni giocatori preferiscono avere una storia da cui farsi guidare. Magari vogliono esperire una storia appassionante predeterminata in modo semi-passivo, senza dover fare troppe scelte. Si aspettano una storia, e fanno del loro meglio per seguirla; quando non la seguono, si aspettano che il DM li rimetta sulla strada. Questo è talvolta chiamato partecipazionismo, nel senso che i giocatori partecipano volontariamente alla storia creata dal DM (anziché subirla). C’è partecipazionismo, se vogliamo usare questo termine, quando i giocatori: a) sono consapevoli che c’è una storia prestabilita da seguire; sono d’accordo che ci sia questa storia; c) riconoscono che gestire la storia è responsabilità del DM; e infine d) sono d’accordo che il DM faccia il necessario per far sì che la storia vada avanti. Questo, se ci pensate, è quello che succede, per esempio, quando i personaggi accettano il lavoro proposto loro dallo straniero misterioso alla locanda. Non c’è alcun motivo sensato per cui delle persone sane di mente debbano accettare un incarico da un tizio mai visto e conosciuto – però in genere i personaggi accettano il lavoro senza tante storie, perché sanno che l’avventura “è da quella parte”. Ora, questa situazione va bene. La situazione che viene criticata è quando il DM pensa di sapere cos’è meglio per il divertimento del gruppo senza consultarsi prima con i giocatori, per cui decide autonomamente di scrivere la storia predeterminata senza che nessuno glielo abbia chiesto. Se invece i giocatori esprimono il desiderio di avere la storia predeterminata, è un altro paio di maniche. In certi gruppi storici, che giocano insieme da anni e anni, questo consenso può essere implicito: il DM ormai conosce i giocatori e sa cosa li diverte, mentre i giocatori conoscono il DM e sono d’accordo con il suo stile. Tuttavia, a meno che non rientriate in questo caso, è meglio se questi aspetti vengono decisi dall’intero gruppo prima dell’inizio della campagna (“ragazzi, avevo in mente una campagna con una storia ambientata in X che sarà così e cosà, vi va bene?”). Barare Barare non ha bisogno di molta discussione: stai barando quando ignori arbitrariamente una regola, o il risultato di un dado, perché non ti piace la situazione a cui quella regola o quel tiro di dado ti porterebbero. La maggior parte dei DM che barano lo fanno con buone intenzioni: salvare personaggi che morirebbero per tiri sfortunati, non penalizzare serate sfortunate con i dadi, ignorare tiri non utili alla storia o al divertimento, far sì che il combattimento con il boss non finisca in un solo round, e così via. In generale, nella maggior parte dei casi i DM che barano lo fanno per esigenze di storia. Ma questo non vuol dire che sia una buona abitudine. Se hai bisogno di barare per ottenere quello che vuoi da un sistema, c’è qualche problema di fondo – evidentemente vuoi fare qualcosa, ma le regole ti remano contro e portano a risultati che non ti piacciono. E se non ti piace un risultato, perché usare delle regole che ti portano a quel risultato? Le risposte sane a questa situazione sono a) adattare le tue aspettative al sistema; modificare il sistema in modo che venga incontro alle tue aspettative (= house rules); c) se il compito precedente è troppo laborioso, al limite cambiare sistema. Barare è una risposta al problema forse più semplice, ma è patologica perché implica ingannare gli altri giocatori (sì, se tiri dei dadi e poi ignori il risultato, li stai ingannando). Se ignori i tiri di dado quando ti fa comodo, non capisco come mai stai tirando dei dadi. “Se faccio >10 col dado accetto il risultato, se faccio meno non è funzionale alla storia per cui facciamo finta di aver fatto >10 lo stesso.” Il dado diventa una cosa cosmetica – tanto se le cose non vanno come avevi pianificato, lo ignori. In generale, secondo me non dovresti tirare se non sei pronto ad accettare il risultato del dado. Fare diversamente mi sembra un comportamento un po’ schizofrenico. Come il railroading, anche il barare è generalmente malvisto, però ci sono situazioni in cui barare è ok. Più o meno sono le stesse situazioni in cui il railroading è ok: cioè quando i giocatori sono consapevoli che il barare rientra tra le cose che il DM potrebbe fare, e sono d’accordo. In questo caso nessuno viene ingannato, dunque non c’è nessun problema. Questo consenso dovrebbe sempre essere esplicito, con l’eccezione dei gruppi molto rodati che giocano insieme con soddisfazione da parecchi anni, in cui questo consenso può essere implicito. Di nuovo, ciò che viene generalmente criticato è il DM che si arroga il diritto di decidere per conto suo cosa è meglio per il divertimento del gruppo, perché è un atteggiamento paternalistico. Alcuni giocatori potrebbero non apprezzare l’idea che il DM bari per salvarli o per mandare avanti la storia in una certa direzione (io per esempio mi opporrei a una cosa del genere), quindi hanno il diritto di essere informati se questa è una cosa che può succedere. L’altro approccio L’altro approccio per avere la storia appassionante in un gioco tradizionale èrinunciare a raccontare la storia appagante, e lasciare che una qualche storia si crei da sola come fenomeno emergente. I sistemi tradizionali hanno regole strutturate in modo più o meno esplicitamente simulativo. Con questo intendo dire che le regole, piuttosto che cercare di riprodurre una certa struttura narrativa, si prefiggono solo di rappresentare in modo coerente la realtà del gioco – una realtà di gioco che può essere anche molto diversa dalla nostra. Per esempio, in un gioco tradizionale in cui i personaggi possono volare, le regole potrebbero limitarsi a dirti quanto veloce un personaggio può volare, quanto a lungo, quanto in alto, e così via. Non so se mi spiego. Ecco, in questi giochi l’approccio più naturale è usare le regole per lo scopo per cui sono state create – simulare una certa realtà fittizia – e fermarsi lì. Il DMabbandona l’idea di intervenire sulla storia, spingendola in una direzione piuttosto che in un’altra, e lascia che questa emerga naturalmente dalla realtà fittizia creata dalle regole e dalle azioni dei giocatori. Come funziona in pratica? In questo tipo di gioco, il GM delinea un’ambiente o una situazione, magari offrendo alcuni spunti per avventure e/o luoghi da esplorare; i giocatori poi possono fare quello che vogliono e decidere le proprie avventure. Sono i giocatori il motore di quello che succede – il GM ha un ruolo passivo, e si limita a reagire alle scelte dei giocatori; il suo compito è semplicemente quello di realizzare in gioco le conseguenze delle loro azioni (di solito improvvisando). Questo tipo di gioco è noto anche come sandbox. L’esempio più antico di questo tipo di gioco è l’hexcrawl, un tipo di campagna di esplorazione pura molto popolare negli anni ’70 e primi anni ’80, e ritornata di recente in voga grazie all’OSR. Qualcosa di simile, molto di moda qualche anno fa, sono le West Marches (diretta ispirazione per una campagna omonima nell’ambito dello show online RollPlay). Un tipo di campagna più “story-oriented” potrebbe essere creato elaborando situazioni in cui ci sono fazioni, forze e/o png con motivazioni, obiettivi e interessi in conflitto tra loro e con quelli dei personaggi, di modo da creare una rete più o meno complessa di relazioni. I personaggi, con le loro azioni, andranno ad influenzare una o più di queste relazioni, provocando delle reazioni. Il resto si evolverà naturalmente. Chi è interessato alle campagne sandbox probabilmente vorrà dare un’occhiataai giochi della Sine Nomine Publishing, specialmente Stars Without Number che è gratuito. Contengono ottimi suggerimenti e strumenti per creare campagne di questo tipo, che sono un po’ il marchio di fabbrica della SNP. Qual è lo svantaggio della campagna sandbox? Sicuramente che è pesante per il GM, che deve passare un certo tempo a prepararsi prima delle sessioni, e soprattutto essere bravo a improvvisare; e poi che richiede ovviamente giocatori proattivi. Dal punto di vista dell’ottenimento di una storia drammaticamente appagante, lo svantaggio della campagna sandbox con il gioco tradizionale è che è inaffidabile. Sicuramente si verrà a creare una qualche storia, ma non è detto sia appassionante – e lo dico per esperienza. Se lasciate veramente libertà ai giocatori, è possibilissimo che emerga naturalmente una storia appassionante (nata dall’improvvisazione), ma questa sarà il risultato di uno o tutti questi fattori 1) un bravo GM; 2) bravi giocatori 3) il caso. In una sandbox autentica può venire fuori la storia emozionante, ma può anche venire fuori una storia mediocre dal punto di vista drammatico, o addirittura una storia che si interrompe in modo anticlimatico (esempio: total party kill intempestivo ad opera di mostri insignificanti). Inoltre, la storia emergerà a posteriori – dopo la sessione, ci guarderemo indietro e ricostruiremo una trama. Naturalmente, una campagna sandbox può essere comunque divertente anche senza la storia emozionante – dipende da quali elementi i vostri giocatori traggono il loro divertimento. Le sopracitate West Marches sembrano divertentissime, eppure non c’è alcun tentativo di creare una storia. E, dal mio punto di vista, uno dei take home messages di questo articolo è un po’ questo: non avete necessariamente bisogno della storia appassionante per divertirvi. C’è stata, negli anni, una tendenza a far credere ai giocatori che il buon gdr produce necessariamente la bella storia, ma non è così. Il gdr può essere divertente e ben riuscito anche quando la storia è di per sé deludente. E come sempre, finché la gente si diverte, va tutto bene. Una cosa che vorrei chiarire è che la stragrande maggioranza delle campagne adottano in realtà un approccio ibrido tra i due che ho presentato. Cioè, pochissime campagne sono o del tutto sandbox, o del tutto composte da una storia completamente pianificata. Le campagne che la gente gioca nella vita reale spesso presentano elementi di entrambi gli approcci, anche se solitamente uno dei due prevale sull’altro. Vale a dire: alcune campagne sono tendenzialmente sandbox, altre tendenzialmente storia-predeterminata. Molte campagne possono oscillare tra questi due poli nel corso del gioco; per esempio, nel corso degli anni diverse mie campagne sono partite con un abbozzo di storia predeterminata (in pratica, un aggancio per l’avventura, seguito da quello che, a grandi linee, mi aspettavo che sarebbe successo); ma quando i giocatori si sono allontanati da ciò che mi aspettavo, o comunque quando hanno cambiato le carte in tavola con le loro azioni, queste campagne sono ben presto deviate verso il sanbox: a quel punto ho iniziato ad improvvisare e far reagire PNG/fazioni/mostri/l’ambientazione in maniera coerente rispetto alle azioni dei giocatori, abbandonando qualunque idea avessi circa lo sviluppo della campagna. I giochi non tradizionali e il motivo per cui hanno tutte quelle regole bislacche Abbiamo visto che in un gioco di ruolo tradizionale ci sono due modi fondamentali per avere una storia appassionante. Uno è avere la storia appassionante già scritta, che per definizione è un sistema molto affidabile (è già scritta!). Tuttavia, questo approccio ha dei grossi problemi, e di fatto può essere mantenuto solo utilizzando strategie spesso non desiderate dai giocatori. Più raramente (almeno nella mia esperienza) i giocatori richiedono la presenza di una storia già scritta, ed accettano che il DM faccia il possibile per mantenerla: in quest’ultimo caso, finché tutti si divertono e sono d’accordo, va tutto bene. L’approccio concettualmente opposto è dare completa libertà d’azione ai giocatori, e lasciare che la storia si crei da sola in modo naturale. Questo approccio mantiene la libertà dei giocatori e tende a risultare più accettabile. Tuttavia, non funziona molto bene con giocatori passivi ed ha, tra le altre cose, il grosso svantaggio di non essere in grado di produrre affidabilmente una storia appassionante. A volte si creerà, a volte no. So it goes. Proseguiamo adesso con la nostra storia. La nuova enfasi sulla storia si diffuse rapidamente anche al di là di D&D: nel 1991, due anni dopo AD&D 2e, sarebbe stato pubblicato Vampire: The Masquerade, forse il gioco più iconico degli anni ’90. Vampire, almeno in teoria, era un gioco che si compiaceva del proprio focus sulla storia, sulla narrazione, sull’intrigo, e sull’introspezione personale – autodefinendosi “a game of personal horror” (in it. “un gioco di intimo orrore“). Gli anni ’90 passano. Vampire: the Masquerade è giocatissimo. AD&D 2e sforna degli storici Campaign Settings piuttosto focalizzati sull’elemento storia (vedi Planescape). I videogame di Final Fantasy, caratterizzati da storie complesse e coinvolgenti, si diffondono rapidamente in occidente. Insomma, tutti vogliono storia, storia, storia. Negli anni ’90 si inizia anche a sperimentare – per esempio, nel 1991 esce Amber Diceless, il primo gioco di ruolo a non utilizzare dadi; nel 1999 uscirà Nobilis, altro gioco diceless piuttosto, uh, cerebrale (i giocatori interpretano concetti astratti personificati. No, davvero. …WTF?!). Gli anni ’90 sono però anche un periodo di profonda crisi per il gdr cartaceo, minacciato dal diffondersi dei giochi per computer, sempre più elaborati, e dal successo dei giochi di carte collezionabili (come Magic: The Gathering). C’è un’aria tesa nell’industria dei gdr, costretta ad assecondare i capricci del mercato e inventarsele di tutte pur di rimanere a galla: gli anni ’90 sono anche il decennio degli splatbooks. Arriviamo quindi alla fine degli anni ’90, e facciamo la conoscenza di Ron Edwards, PhD. Edwards era un insegnante di biologia e dottorando all’Università della Florida, e nel tempo libero scriveva giochi di ruolo. L’intero movimento legato ai giochi “indie” (indipendenti) come lo conosciamo oggi nacque perché Edwards divenne disilluso nei confronti dell’industria editoriale commerciale per diverse ragioni. I contratti tra autori e case editrici tendevano a dare molto controllo sul prodotto alla casa editrice – per esempio, la casa editrice poteva decidere unilateralmente di produrre una nuova edizione di un gioco, che l’autore fosse d’accordo o no. Tanto per parlare di un gioco che tutti conosciamo, D&D è ora alla sua quinta edizione. Ecco, se domani la WotC decidesse di pubblicare la sesta edizione di D&D, e Mike Mearls non fosse d’accordo, non sarebbe certo lui ad avere l’ultima parola. “Indie”, quindi, significa solo questo: giochi che sono autopubblicati, in modo tale che l’autore mantenga il controllo sul proprio prodotto. Spinto dalla propria insoddisfazione, più o meno nel 1999 Edwards avviò un sito dedicato ai giochi pubblicati da autori indipendenti, che allora non erano molti. Quel sito qualche tempo dopo (nel 2001) sarebbe stato ribattezzato The Forge. Su quel sito poteva discutere chi era interessato ai giochi indie (autori o meno), e tra le altre cose si parlava anche di teoria e game design. È in questo contesto che Edwards avrebbe sviluppato la Teoria GNS, che più tardi sarebbe stata incorporata in un framwork teorico più ampio, il Big Model. A partire dal 1999, Edwards iniziò a pubblicare alcuni articoli di teoria: questo è uno dei più importanti. Io sinceramente dell’impianto teorico di cui si discuteva su The Forge ne so il giusto. A causa del gergo astruso non mi sono mai veramente addentrato nei suoi meandri. Ammetto che molte cose le ho imparate nelle ultime due settimane, quando facevo ricerche per questo articolo, in modo da non scrivere baggianate; per questo motivo eviterò di parlare in dettaglio di questa roba. Per chi fosse interessato ad una analisi più approfondita su The Forge, le sue teorie, e quello che ha rappresentato per la scena dei giochi di ruolo, consiglio fortementequesto post, che è una delle retrospettive più complete ed equilibrate che abbia trovato sull’argomento, e si allinea abbastanza alla mia visione della cosa. L’articolo di Edwards comunque è comprensibile anche senza sapere niente di teoria GNS. In pratica, il nocciolo della sua argomentazione (spiegato con parole mie) è che la gente, in un gdr, trae il proprio divertimento attraverso la soddisfazione di “appetiti” diversi, che non sempre sono compatibili tra loro. Un gioco di ruolo progettato per assecondare un appetito specifico è meglio di un gioco che tenta di soddisfarli tutti, o che è progettato senza una chiara idea di quale appetito stia cercando di soddisfare. Questo perché il gioco che tenta di soddisfarli tutti non ne soddisferà pienamente nessuno: ogni tipo di giocatore troverà qualcosa del sistema che gli piace, ma anche qualcosa che lo disturba. Invece, il gioco che tenta di soddisfare un tipo specifico di appetito soddisferà una sola tipologia di giocatore, ma almeno la soddisferà pienamente. Edwards nell’articolo individua tre forme principali di appetito autoescludentisi, o “creative agendas” (intenti creativi) nel gergo forgita: gamista (= il gdr visto come esperienza di gioco, in cui il divertimento consiste nel superare delle sfide), simulazionista (= il gdr visto come strumento per esplorare una particolare realtà o un genere), e narrativista (= il gdr visto come occasione per raccontare una storia, anche se in realtà questa definizione è imprecisa). Si può essere o meno d’accordo con questa visione delle cose; comunque l’articolo è ben argomentato ed è molto interessante, per cui consiglio di leggerlo con una mentalità aperta, a prescindere dalle proprie idee. Per quanto riguarda me, sono d’accordo in linea generale su alcune argomentazioni (es. che il sistema è importante per favorire una certa esperienza di gioco), ma meno su altre (es. che questi intenti si escludano tra loro). Sia come sia, Edwards non ha mai fatto mistero di essere uno che giocava per raccontare una storia, e di essere insoddisfatto dei giochi che promettevano ai giocatori la capacità di raccontare grandi storie, senza che il regolamento facilitasse questo compito. Ecco perché molte persone che hanno abbracciato la visione forgita odiano Vampire: The Masquerade e, in minor misura, AD&D 2e. Erano due giochi molto popolari che promettevano grandi storie, ma non mantenevano le loro promesse. Ed ecco perché i designer associati a The Forge tentarono di rimediare a questa mancanza con giochi dalle regole non convenzionali, concepite per facilitare la creazione di specifiche storie, strutturate in modo preciso. Gli individui collegati a vario titolo a The Forge furono quindi il secondo gruppo di persone che giunse ad odiare la nuova attenzione alla storia dei gdr tradizionali, poiché vissero il tutto come una menzogna o una promessa non mantenuta. (Il primo, ricordiamolo, sono i grognard old school, che hanno visto questa attenzione alla storia come un tradimento dello spirito originale del gioco.) (tra parentesi: notare che Edwards e compagnia bella non sostenevano che fosse impossibile raccontare una storia con i giochi tradizionali, tutt’altro – si lamentavano però che il regolamento non facilitasse od ostacolasse questo compito) (altra parentesi: dovrei precisare che la storia come la intende Edwards è diversa dalla storia come l’ho definita io un po’ di righe fa – Edwards ha una sua definizione particolare di cosa costituisce una storia nell’ambito di un gioco narrativista, che è molto più restrittiva della mia definizione). Dicevamo. I frequentatori della Forgia furono molto influenzati dalle idee di Edwards, e iniziarono a progettare giochi seguendo la stessa logica. Dato che la stragrande degli utenti del forum giocavano per raccontare storie, i giochi che vennero prodotti erano story-focused, e vennero associati a quello stile. Con il tempo, gioco indie divenne (impropriamente) sinonimo di “gioco non tradizionale fatto per raccontare storie”. In realtà gioco indie vuol dire semplicemente gioco di ruolo autopubblicato in cui l’autore mantiene il controllo della propria creazione. Stop. I giochi sfornati dalla forgia erano anche indie, ma non tutti i giochi indie sono forgiti o narrativisti. Per esempio, molti giochi OSR sono indie, ma assolutamente tradizionali e per niente narrativisti. Inoltre, c’è anche da fare chiarezza su un equivoco di fondo che circonda questi giochi: in realtà solo *pochi gdr* furono progettati seguendo strettamente le teorie forgite; la maggior parte dei giochi non tradizionali prodotti negli anni sono stati progettati senza seguire alcuna teoria particolare. Per esempio, Dungeon World o Apocalypse World sono indie, e possono essere considerati story-focused (nel senso che hanno meccaniche che manipolano direttamente la storia), ma hanno molto poco a che fare con the Forge, e sono giochi tutto sommato abbastanza tradizionali. Ad ogni modo, la definizione probabilmente più corretta per questi giochi è “non-tradizionali”, il che li contrappone ai giochi “tradizionali”. Si caratterizzano infatti per meccaniche non convenzionali, più o meno sperimentali, che scardinano alcuni degli assunti dei giochi tradizionali – es. dando maggiore controllo narrativo ai giocatori, progettando meccaniche senza logiche simulative, eliminando parti del gioco considerate fondamentali nel gdr tradizionale (come la presenza di un GM), etc. etc. In altre parole, il motivo per cui i giochi non tradizionali hanno tutte quelle regole bislacche è perché sono giochi progettati seguendo una logica del tutto diversa rispetto ai giochi tradizionali: le regole non sono concepite per simulare una realtà, bensì manipolano direttamente la storia; in alcuni casi, possono essere concepite in modo da facilitare la produzione affidabile di storie particolari, specifiche, e strutturate in un certo modo (per es. con un inizio, uno svolgimento e una fine), spesso in un contesto tematico ben preciso (esempio tipico: Polaris). Le storie prodotte da questi giochi sono prodotte “live” (story now), mentre si gioca, e non decise a priori o ricostruite retrospettivamente quando si esamina cos’è successo durante la sessione di gioco. Un altro esempio tipico è My Life with Master, tradotto come La Mia Vita col Padrone, uno dei primi giochi indie a diffondersi apprezzabilmente in Italia (almeno, che mi ricordi – era il 2008 o il 2009). Un esempio di gioco forse più abbordabile è Dogs in the Vineyard (Cani nella Vigna), anche questo divenuto un classico. Alcuni (tra cui me!) tendono a non amare molto questo tipo di meccaniche, perché possono spezzare l’immersione nel gioco (parlo soprattutto delle meccaniche che forniscono controllo narrativo al giocatore). C’è qualcuno che vorrebbe farvi credere che se non vi piacciono questi giochi siete delle brutte persone. Ovviamente non è vero. È solo questione di preferenze personali. Potrebbero esserci molte ragioni per cui non vi piacciono. Potrebbe essere perché magari per voi la storia non è così importante come credevate. Per voi potrebbe essere più importante l’immersione, che è una cosa diversa, o la simulazione (di un mondo fittizio o di un particolare genere di fiction). Oppure potrebbe essere perché preferite giocare seguendo una storia predeterminata e scritta da qualcun altro. O magari vedete il gioco di ruolo principalmente come un’esperienza di gioco, e della storia non ve ne può fregare di meno. The Forge oggi, e perché un sacco di gente ce l’ha ancora con quel dannato sito Il sito The Forge è stato chiuso da Edwards, perché riteneva che avesse esaurito il suo scopo (in pratica, dimostrare che era possibile l’autopubblicazione di un gdr così come l’autore lo intendeva, senza dover obbedire a esigenze di mercato, mode, o altri principi che non fossero il suo gusto). Una sezione del forum venne chiusa nel 2005, e poi il resto del sito fu chiuso definitivamente nel 2012; esiste ancora, ma solo come archivio. Oggi, nel 2016, il Big Model e le teorie forgite sono pressoché irrilevanti per chiunque, nel senso che ormai non se ne discute praticamente più. L’unico che forse continua a prenderle sul serio è Ron Edwards – personaggio caduto un po’ nel dimenticatoio. Neppure a Vincent Baker frega più una mazza del big model e della teoria GNS. C’è ancora qualcuno che ne parla, ma sinceramente fa molto 2008 (o 2010 se vivi in Italia, da noi arriva tutto dopo). Se il Big Model ed in generale The Forge sono ormai storia, molti giochi nati nel contesto della forgia hanno avuto una grossa influenza nell’industria dei giochi di ruolo. Alcune idee sviluppate in quel contesto sono entrate a far parte del bagaglio culturale generale, ed incorporate in giochi per altri versi tradizionali (vedi per esempio 13th Age, e lo stesso D&D 5E con l’Ispirazione). Direi che la distinzione giochi tradizionali/giochi non tradizionali è un po’ sfumata negli ultimi anni, e probabilmente non è più molto utile. Fate è tradizionale o non tradizionale? I pbta (giochi derivati da Apocalypse World) sono tradizionali o non tradizionali? Personalmente non saprei rispondere: sì, sono giochi non tradizionali per alcuni aspetti, ma allo stesso tempo vicini come impostazione ai giochi tradizionali. Quello che è importante capire è che le varie teorie forgite erano teorie concepite per analizzare il gdr secondo l’ottica di una persona insoddisfatta e infelice del proprio gioco, che non riusciva a ottenere quello che voleva dal gioco, e non capiva bene né perché, né come risolvere i suoi problemi. Oggi questo non è più vero – The Forge ha vinto la sua battaglia; ha cambiato la cultura del gdr. Oggi esistono centinaia o forse migliaia di giochi diversi, per tutti i gusti; giochi tradizionali, giochi non tradizionali, giochi con il GM, giochi senza il GM, giochi con i dadi, giochi senza dadi, giochi con i tarocchi, giochi così sperimentali che esiterei a definirli giochi di ruolo. C’è anche, in generale, più consapevolezza sul fatto che le persone che giocano di ruolo possono avere motivazioni diverse per giocare, e dunque esigenze diverse; che non tutti i giocatori traggono il proprio divertimento dalle stesse fonti; e c’è più consapevolezza circa i problemi (sociali e non) che possono far sì che il gioco vada storto e la gente non si diverta. Nonostante abbia ormai fatto il suo tempo, a distanza di anni dalla sua scomparsa ci sono ancora tantissimi forum dove anche solo nominare The Forge fa subito scaldare gli animi. Il fatto è che c’è un sacco di gente a cui The Forge ha dato molto fastidio. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo è dipeso non tanto da The Forge in sé, ma dai suoi fanboy, che all’epoca di massima popolarità della forgia, andavano in giro per i forum a promuovere, anche molto aggressivamente, i giochi e le teorie forgite. Questo veniva spesso fatto criticando con una certa acredine i giocatori ed i giochi tradizioanli – scatenando regolarmente flame e polemiche. Quello che dava fastidio (almeno, a me) era 1) il fervore quasi religioso con cui certi concetti venivano spinti;2) l’atteggiamento spocchioso/elitario/snob, per cui pareva che ci fossero gdr giusti e gdr sbagliati, così come modi giusti di divertirsi e modi sbagliati; 3) la tendenza a criticare aggressivamente i giochi tradizionali e i giocatori tradizionali,trattati talora come deficienti solo per il fatto di apprezzare un certo tipo di gioco. A questo bisogna aggiungere il gergo forgita, composto anche di espressioni francamente offensive, che non è che facessero molto per nascondere il disprezzo verso chi giocava ai giochi tradizionali: vedi il termine brain damage, o il nostranoparpuzio (coniato da un utente di cui non faccio il nome, ma che incorpora perfettamente le caratteristiche di cui sopra). Purtroppo raramente si vedevano le persone più moderate prendere le distanze da questi eccessi vergognosi (“no aspetta, ma che c*zzo stai dicendo?”). Per come la vedo io, la diffidenza e l’astio nei confronti della Forgia è soprattutto frutto di questo tono da missionario-inquisitore e dall’integralismo di certi utenti che ancora oggi bazzicano in, uhm, certi forum. Che ne penso io della Forgia e dei giochi non tradizionali? In generale, non tollero il fanboy forgita prepotente – quello aggressivo, invadente, polemico, che non riesce a parlare dei giochi che gli piacciono senza parlare male dei giochi che piacciono agli altri. E non dovreste tollerarlo neanche voi, a prescindere dalle vostre preferenze. Riguardo The Forge ed i giochi non tradizionali in sé: alcune parti delle teorie della forgia sono interessanti e anche condivisibili, altre non mi trovano d’accordo. Penso tuttavia che l’esistenza di The Forge sia stata utile perché: 1) ha catalizzato la creazione di un sacco di giochi innovativi. Alcuni mi piacciono, altri no, altri mi lasciano indifferente. Ma va bene: non sono giochi che magari sono interessato a giocare personalmente, ma sono contento che esistano. Sono contento se rispondono agli appetiti di qualcuno. E comunque alcune idee nate da questi giochi hanno contribuito ad innovare anche nell’ambito dei giochi tradizionali. 2) hanno promosso la creazione di giochi che servivano un tipo di giocatore fino a quel momento bistrattato dall’industria – il giocatore che giocava per la storia. Sono dell’opinione che ci siano giochi adatti e giochi meno adatti alle preferenze delle singole persone. Sono contento di vedere giocatori soddisfatti con i giochi non tradizionali, piuttosto che vederli lamentarsi sui forum perché non riescono a ottenere quello che vogliono con D&D o PF o che ne so. Ognuno fa i suoi giochi in pace, e tutti siamo felici. Win-win. 3) ha spinto all’autoriflessione e all’autocritica su un sacco di temi (l’autorità del DM, rapporti disfunzionali tra giocatori, la necessità di riconoscere le motivazioni delle persone, etc), e penso che da questa riflessione e autocritica ne abbia tratto beneficio anche il gioco tradizionale. TL; DR A partire dalla metà degli anni ’80, il gioco di ruolo si allontana dalle proprie radici introducendo l’idea di giocare per raccontare una storia. Dal punto di vista della storia, le campagne giocate con giochi tradizionali sono tipicamente comprese all’interno di uno spettro: ad un estremo dello spettro troviamo la campagna con la storia predeterminata che sarà seguita durante il gioco effettivo; all’altro estremo troviamo la campagna priva di qualunque storia predeterminata, che invece emerge naturalmente, sul momento, durante il gioco. Entrambi questi approcci hanno pro e contro, e in linea di massima nessuno dei due è intrinsecamente sbagliato, purché i giocatori diano il proprio consenso informato e si divertano; tuttavia, l’approccio “storia predeterminata” è spesso imposto a giocatori che non lo desiderano, e come tale è generalmente malvisto. Alla fine degli anni ’90 iniziano ad emergere giochi non-tradizionali, che adottano un approccio nuovo: le loro meccaniche facilitano in vario modo la creazione di storie. Questi giochi esplodono anche grazie a The Forge, una community ora defunta che fece da punto di raccolta per autori e giocatori insoddisfatti del proprio gioco. Parecchie idee nate nel contesto della Forgia hanno influenzato lo sviluppo di molti giochi recenti, per altri versi tradizionali, e hanno cambiato la cultura dei gdr in generale. Qual è il take-home message? Non tutti i giocatori hanno necessariamente bisogno di una storia appassionante per divertirsi, che è un’idea che non è sempre stata intrinseca al gioco di ruolo (vedi il sandbox play, che generalmente è divertente pur essendo incapace di produrre affidabilmente storie degne di nota). Ai vostri giocatori potrebbe andare bene di giocare una storia predeterminata, e potrebbero anche accettare un po’ di railroading pur di rimanere sui binari; però non datelo per scontato! Prima di farlo, parlate con loro e chiarite le vostre aspettative reciproche. In caso di dubbio, l’approccio più safe è rinunciare alla propria storia predeterminata per non annullare la libertà d’azione dei vostri giocatori, e far reagire l’ambientazione alle loro scelte. Più o meno è la stessa roba per barare – ai vostri giocatori potrebbe andare bene che il DM modifichi i tiri di nascosto per esigenze di storia, ma potrebbero anche non gradire l’idea. Prima di farlo, parlatene con loro. Se non vogliono, trovate un’altra soluzione. Se siete insoddisfatti del vostro gioco, prendete in considerazione l’idea che forse state usando il sistema di gioco per scopi diversi da quelli per cui è stato concepito. Forse le vostre aspettative non si allineano bene a quelle del gioco. Tenete presente che ci sono tanti giochi di ruolo a vostra disposizione, e magari uno di questi potrebbe esservi più congeniale. Se per voi la storia è davvero importante, e ritenete che D&D o Pathfinder non vi soddisfino, ci sono molti giochi che sono stati progettati per produrre storie. Se è la vostra idea di divertimento, funzionano.
  12. Come i fan della quinta edizione di D&D sapranno bene la Green Ronin ha lavorato con la Wizards of The Coast l'anno scorso per creare due manuali della linea ufficiale del gioco: la grande avventura Fuori dall'Abisso (Out of the Abyss) e il manuale Guida all'Avventuriero della Costa della Spada (Sword Coast Adventurer's Guide). Questa è stata una grande opportunità per la Green Ronin e ci ha fornito un'importante esperienza con le regole della 5E. Quando fu annunciato la nostra collaborazione con la Wizards of the Coast molti si chiesero se avremmo prodotti altro materiale per la 5E in proprio. Dopotutto la Green Ronin è salita alla ribalta pubblicando materiale per la 3E in quanto una tra le prime compagnie d20 nel 2000. E la mia storia personale di sviluppatore affonda le radici nella seconda edizione, con libri come Guida all'Inferno (Guide to Hell) e Schiavisti (Slavers). Abbiamo tuttavia deciso di aspettare finché la WotC non avesse annunciato i dettagli per le licenze, cosa che hanno fatto giusto un paio di mesi fa. Sono quindi ora felice di annunciare che stiamo in effetti producendo materiale per la 5E e che cominceremo rivisitando uno dei manuali più apprezzati che pubblicammo durante l'era del d20: Il Libro dei Giusti di Aaron Loeb. Aaron mi ha contattato qualche mese fa e mi ha chiesto “Perché non esiste una versione 5E del Libro dei Giusti?” Gli ho risposto che ero deciso a crearne una non appena la situazione delle licenze fosse stata chiarita. Lo è stato e ora eccoci qua! Più avanti nel mese lanceremo un Kickstarter per una riedizione di questo manuale ormai classico. Le meccaniche saranno completamente riadattate alle regole per la 5E. Potreste aver sentito nominare la persona responsabile dello sviluppo delle nuove regole: un certo Robert J. Schwalb. Rob non solo ha lavorato come nostro sviluppatore d20 per molti anni, ma è poi andato a lavorare per la Wizards of the Coast ed è stato tra gli sviluppatori della 5E di D&D. Direi che siamo tranquilli nel lasciare le meccaniche nelle capaci mani di Rob e che siamo entusiasti che sia tornato di nuovo a lavorare con noi. Ma cos'è il Libro dei Giusti? Per farle breve uno dei pantheon più estesi mai visti nei giochi di ruolo. Esso presenta più di 20 culti dettagliati e pronti per essere giocati, che corrispondono a divinità presenti in molte campagne fantasy (il dio della guerra, il dio della giustizia, ecc). Ogni chiesa è illustrata in meticoloso dettaglio, comprese informazioni su chierici, gli ordini sacri, i dogma, le preghiere e i rituali. Queste chiese possono essere usate in ogni campagna per aggiungere spessore ai personaggi religiosi. Inoltre per coloro che non hanno una cosmologia completa nel loro gioco il Libro dei Giusti fornisce una mitologia comprensiva che unifica tutti le divinità del libro. Quella mitologia e la relativa cosmologia non sono legate ad alcuna ambientazione, rendendola facilmente trasportabile e utile come parte della nostra serie Freeport. Se volete delle religioni approfondite per le vostre campagne il Libro dei Giusti è quello che fa per voi. Sono molto contento di poter riportare alla vita il Libro dei Giusti. Tra il materiale che abbiamo pubblicato è uno dei miei manuali preferiti e l'originale è ormai fuori produzione da molto tempo. Spero che i fan della 5E lo abbraccino come fecero i fan della 3E. Sarò anche chiaro nel dirvi che questo Kickstarter è un banco di prova per la 5E per noi. Se il Libro dei Giusti andrà bene questo ci farà capire come vi sia una richiesta di materiale per la 5E per la Green Ronin. Se volete vederne altro, donate! Chris Pramas Sull'autore Chris Pramas è uno scrittore e sviluppatore di giochi con vari premi al suo attivo, oltre ad essere il fondatore e presidente della Green Ronin Publishing. É celebre per essere stato lo sviluppatore dei giochi di ruolo Fantasy AGE, Dragon Age e la Seconda Edizione di Warhammer Fantasy Roleplay. É stato un direttore creativo alla Wizards of the Coast e alla Flying Lab Software e uno scrittore alla Vigil Games. Più di recente ha lavorato con Wil Wheaton sulla webseries Titansgrave della Geek&Sundry. La Green Ronin continua a prosperare sotto la sua guida, pubblicando giochi di ruolo come Blue Rose, Mutants & Mastermind e A Song of Ice and Fire Roleplaying. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Qui l'articolo originale
  13. Salve, utenti! Con questa micro-inserzione volevo presentare la seconda rubrica a scadenza randomica, ovvero Il Cannocchiale. Lo scopo di questa rubrica è quello di stilare delle "mini-guide" su aspetti specifici delle build e simili in pathfinder. Non saranno certo dei compendi come le guide di N. Jolly, Treantmonk o Dragonmedrake, ma spero che si rivelino utili. E poi mi diverto a buildare, quindi #chissene. Alla prossima!
  14. Se il tuo BaB è +8 aumenti tutti i TxC di 2 3 attacchi di colpo senz'armi perchè ho considerato la raffica, che te ne da uno extra oltre ai 2 che avresti per il BaB (+8/+3) ps: gli attacchi in tutto sono 8 tra colpo senz'armi e armi naturali.
  15. Il tuo attacco completo sarebbe composto da Colpo Senz'Armi seguito dagli attacchi naturali dovuti alla trasformazione. Per il TxC devi fare riferimento sempre al tuo BaB a cui poi sommi tutti i modificatori del caso, considerando quindi il nuovo punteggio di forza. Supponendo un BaB +6/+1(quindi monaco di 8°) e usando la raffica il tuo completo sarebbe: Colpo Senz'Armi +11/+11/+6, 4 Artigli +6(+6BaB +6For -5arma secondaria -1raffica) e morso +6.
  16. Più che altro, è Accordo tra giocatori vs Illusionismo. Non c'è niente di male nel giocare una trama, c'è del male nel far credere di non farlo e poi mascherare la cosa.
  17. Non volevo usare questa regola, reputo che le regole vadano interpretate correttamente, ci sono stati diversi casi in cui io ho sbagliato ad interpretare e mi sono ricreduto (cioè mi hanno fatto riscredere) e scusato. Inoltre, ho fatto questo post perchè eravamo 2v2 nell'interpretazione ed ho preferito sentire da terze parti per dare ad un incantesimo potenzialmente potente il giusto valore. E se l'interpretazione generale sarebbe stata contro di me, di certo non mi sarei astenuto dal farlo. Ma questo non l'ha capito e pensa che lo abbia fatto solo per ripicca, vabè fa nulla, stanotte dormo lo stesso xD @Nathaniel Joseph Claw Non si tratta di sentirsela o non sentirsela, ho espresso questo parere per via dei magazines e delle cose trovate su internet, e nel caso non ho problemi a farlo. Inoltre, qualche riga sopra ho spiegato il perchè della scelta di chiedere qui e di non dare un veto dritto per dritto, cosa che ieri avevo dato ma che poi per correttezza ho preferito chiedere anche ad altre persone (magari che giocano a d&d da più tempo di me, o magari no).
  18. Io, con il mio gruppo di gioco attuale, sto gestendo una situazione abbastanza complessa (non perché i giocatori sono infami, semplicemente perché abbiamo deciso di provare personaggi al limite). Per la natura stessa dei personaggi (eccelsi particolarmente ottimizzati), mi ritrovo a dover gestire una serie di elementi e situazioni che, in un gruppo di gioco normale, farebbero saltare per aria la campagna. In questo contesto, concedo praticamente qualsiasi cosa, ma "praticamente qualsiasi cosa" non significa "qualsiasi cosa". Se, per qualunque motivo, non mi sentissi a mio agio con una combinazione o con un incantesimo in particolare, mi limiterei a dire "ho concesso tutto, ma questo proprio non ce la faccio" e fine. Il vostro non mi sembra un gruppo di gioco standard (nel senso: mi sembrate giocatori particolarmente esperti rispetto alla media), quindi non credo che porre il veto su un singolo incantesimo distrugga per i giocatori la possibilità di realizzare il proprio personaggio. Di conseguenza, impuntarsi su un singolo elemento in questo modo mi sembra eccessivo e scorretto nei tuoi confronti. Avrai pure il diritto di imporre la tua interpretazione su un singolo incantesimo all'interno di 30 manuali. A maggior ragione se questo incantesimo viene da un manuale non ufficiale: qualsiasi cosa volesse dire chi ha scritto quell'incantesimo ha sicuramente meno valore delle regole ufficiali del gioco, che, per definizione, sono scritte nei manuali ufficiali. Ti chiedo scusa, non volevo suonare "duro" o cose del genere. Cerco di chiarire in privato per non intasare il topic.
  19. Caspar Incocco l'ennesima freccia, guadagnando sempre qualche metro. Presa la mira, lancio valutando che la creatura è decisamente più coriacea di quanto il suo esile corpicino da bambola non dimostri. @Master e Eluf
  20. L'incantesimo dice che un incantatore non ha bisogno di dormire per preparare gli incantesimi. Un incantatore, però, non ha bisogno di dormire, ha bisogno di riposare (ovvero di non compiere attività faticose o che richiedano impegno) per 8 ore. Un elfo non ha bisogno di dormire per recuperare gli incantesimi, ma ha comunque bisogno di riposare per 8 ore. Un personaggio con l'anello del sostentamento non ha bisogno di dormire per recuperare gli incantesimi, ma ha comunque bisogno di riposare per 8 ore. Stando alle FAQ: Se un incantatore non ha bisogno di dormire, ha comunque bisogno di 8 ore di riposo per recuperare gli incantesimi. Per modificare questa regola, è necessario che l'incantesimo specifichi "l'incantatore non ha bisogno di riposare per 8 ore per recuperare gli incantesimi" e l'incantesimo in questione non lo fa. Cosa specifica l'incantesimo in questione? E come preparano normalmente gli incantesimi le creature che non hanno bisogno di dormire?
  21. Per quanto io ti abbia spesso visto consigliare alla gente di cambiare sistema (spulciando qualche topic, s'intende), sono felice di sapere che c'è qualcuno che non infanga un certa visione del gioco. Abbastanza spesso ho assistito a scenate del tipo "se il DM prepara qualcosa è per forza railroading". La cosa che mi fa ancor più piacere è vedere qualcuno che, pur non condividendo un certo stile di gioco, conosce le varie facce della medaglia e non condanna la gente che si diverte in un modo diverso dal suo. Quando hai accennato ai "problemi sociali e non", ho subito pensato a questo... Secondo me il vero "cancro" del divertimento in un gdr è pensare che ci sia il modo giusto e il modo sbagliato. Non avevo idea di cosa fosse The Forge, nemmeno sentito nominare in realtà, ma credo che quel fenomeno si sia solo spostato. Una volta erano gli "indie", ora succede anche nei giochi tradizionali. E credo che la questione OSR e Dragonlance si sia anch'essa spostata... Ora c'è la "guerra" Sandbox vs Trama. P.S: volevo chiarire che quello che ho detto nelle prime righe non fosse una critica personale, solo che non conoscevo del tutto la tua idea di GdR
  22. scusate ma devo dissentire. l'incantesimo è studiato per incantatori che devono pregare prima di poter ricaricare gli incantesimi e lo fanno solo una volta al giorno e solo in un determinato momento (alba o tramonto generalmente). in più specifica che come di consueto gli incantesimi usati nelle 8 ore precedenti si possono ripreparare. ci sono una cinquantina di incantesimi che tolgono il bisogno di dormire ma nessuno specifica questa cosa della possibilità di riprepararli mentre quest o è forse l'unico in cui viene specificato. allora mi domando il perchè? questo mi porta alla conclusione che quel "normally" sia considerato il normale tempo che necessita a quei caster per ripreparare i loro incantesimi (1 ora per druidi e chierici per le preghiere che normally devono fare prima di poter castare; 1 ora per maghi e archivisti per studiarsele, 15' minuti per bardi e stregoni per la concentrazione che devono ritrovare). questa è la mia personale interpretazione e per quanto riguarda il fatto che l'anello del sostentamento sia op a quel costo se facesse quell'effetto (2 ore poi ripreparo gli incantesimi quindi in media 3 ore) ricordo a tutti che c'è la bedroll (1 ora di dormita e posso ripreparare subito gli incantesimi) che costa 3000-3500. vero che la posso usare una volta ogni due giorni ma quante volte capita di esaurire gli incantesimi in due giorni??! soprattutto se come dici tu giocate agli epici e possono essere castati incantesimi che atomizzano la terra in 6 secondi. pensiamo al costo che questo incantesimo avrebbe a livello di oggetto che te lo fornisce solo a te perchè lo indossi: 3*5*2000= 30.000 mo!! secondo me è un prezzo più che proporzionale ai prezzi che hanno bedroll e anello del sostentamento. passiamo al punto di vista logico (non d&dese del mio punto di vista): il nostro fisico non ha bisogno di dormire... assolutamente! se fosse solo lo sforzo fisico fatto a generare il bisogno di dormire come mai dormono le persone che hanno passato la giornata davanti ad un computer in ugual modo e tempo a quelle che sono state 9 ore in fabbrica?! semplice perchè dormire è il riposo della mente ma dato che siamo fermi riposano anche i muscoli... ovviamente!!! se non avessimo la stanchezza mentale basterebbe stare 7-9 ore fermi immobili e poi saremmo di nuovo freschi come delle rose. e su questo non ci piove. e poi se uno non è affaticato è per definizione riposato (sempre inteso logicamente). ho espresso il mio parere e adesso siete liberi di commentare dicendo che le cose che ho detto non sono sbagliate ma non si possono applicare (quelle di logica) a d&d oppure che visto così l'incantesimo sarebbe troppo forte per quel livello (vi ho pero dimostrato che indossato un oggetto magico con quel incantesimo persistente su di noi costerebbe abbastanza e, a mio avviso, più che proporzionato agli oggetti che fanno effetti più deboli però simili, anche se molto meno costosi) e ve lo dico tranquillamente che avete ragione però quanti incantesimi altrettanto forti di 3° livello ci sono: shivering touch(semplicemente sbroccato... "avete davanti un drago mastodontico di grado sfida .. " e si vede il chierico che lo ha castato e ha azzoppato il drago), dissolvi magie(non mi esprimo), altri pocci, fireball, anyspell, altri pocci più pocci.. e poi lo ricordo a tutti è un'incantesimo.. se te lo dissolvo lo perdi mentre l'anello te lo devo distruggere e la bedroll manco te la vedo, vai in un campo antimagia ricominci a sentire la fatica normalmente il master ha millemila soluzioni per quell'incantesimo. concordo comunque anche io sul fatto che i manuali sono scritti alla cavolo senza un briciolo di logica (soprattutto quelli tradotti dove si leggono delle porcate delle volte) e il fatto di essere fatti da autori diversi crea solo complicazioni sotto tutti i punti di vista (per combo porcate, classi troppo più sbroccate che unita a quell'altra e partendo dall'altra ancora danno delle semi divinità, ecc ecc).
  23. direi che questo chiarisce ogni dubbio. Silly me, non avevo mai pensato di andare a guardare le faq.
  24. Sì, come d'altronde succede di base con ogni effetto che infligga livelli negativi (salvo specifiche del contrario nell'effetto stesso).
  25. Di base cercherei di aumentare il più possibile il danno del colpo senz'armi tramite la taglia. Fanged Ring e Ectoplasmic fist shard (deve essere un talasha-qualcosa[vedi eberron ]) ti aumentano i danni di due taglie. Che non è poco.
  26. Beh, inoltre se i pg stanno entrando nella sua tana, almeno un minimo preparati dovrebbero esserlo! Ho fatto un conto veloce, supponendo per il tank CA 27 e multiattacco per il drago i danni medi di un attacco completo sono 76,55. Se gli togli multiattacco scendono a 66,8 (questo può essere un buon fixing facile ed immediato). Supponendo che possa fare l'attacco completo, che vuol dire che deve sapere dov'è e dev'essere a portata. Se il mago fa buon uso di Dimensional Shuffle (che è della 5 cerchia) e dei suoi buff (come Velocità o Invisibilità), Barbaro e Ladro possono fare un bel po' di attacchi senza subire completi di risposta. Per esempio, una strategia potrebbe essere che il barbaro carica (prende un AdO), poi il mago lo teletrasporta fuori portata, il druido in forma selvatica carica, poi il mago lo teletrasporta fuori portata, il ladro si avvicina sneaky sneaky da invisibile e comincia a fargli attacchi completi furtivi, secondo me più di 2-3 round e il drago scoppia. Se prima si sono lanciati un Resistere all'energia di massa riescono a dimezzare i danni del soffio (che medi sono 55)... E questo senza usare incantesimi ultra powa come shivering touch o venomfire. L'unico incantesimo utile in questo caso è Dimensional Shuffle dallo SpC. Naturalmente, questo se i giocatori sono poco ottimizzati. Perché sennò raggio di stupidità potenziato splittato e massimizzato lo manda in coma in 2 round. 1 utilizzando celerity!
  27. un monaco/combattente psichico con tashacoso? ...si insomma quello che ti fa progredire il monaco.
  28. Uno swordsage con la variante del colpo senz'armi?
  29. Nessun problema! Se mai aveste un posto vacante mandatemi un PM! buona campagna ragazzi!
  30. Oltre ai draghi di taglia Enorme e con un GS più o meno adeguato, solo sul MM1 ho trovato i seguenti. Bebilith GS10 Glabrezu GS13 Recuperatore GS11 Elementale dell'Acqua/Aria/Fuoco/Terra Anziano GS11 Gigante delle Nuvole GS11 Gigante delle Tempeste GS13 Idra (normale,crio o piro) nove teste GS8/10, dieci teste GS9/11, undici teste GS10/12 Incubo Cauchemar GS11 Verme del Gelo GS12 Di opzioni, alcune anche abbastanza "classiche" ce ne sono, ma capisco il fascino dei draghi. Se vuoi rimanere sui draghi un Drago Bianco Adulto Maturo ha GS 12 è forse l'unica opzione di taglia enorme con un GS un filo più basso al Drago Rosso.
  31. Ciò che non è scritto è a discrezione del Master, che ha potere sull'ambientazione. Tutto ciò che non è specificato te lo puoi bellamente inventare. Non prendere come oro colato quello che dice il manuale: il drago della tua campagna può anche essere stupido e non saper parlare, per dire. Per quanto riguarda le tattiche, non saprei... Ricorda che hai potere descrittivo sulle sue mosse, quindi con un po' di impegno puoi rendere particolare (e spaventosa) ogni sua azione. Non che ci sia bisogno di fare granché, direi che un morso da 15 danni (e un soffio da 42) parlino da soli. E così veniamo al prossimo punto: sì, il drago è molto forte, se noti il suo GS è di gran lunga superiore alla media dei mostri dell'avventura. Se li becca tutti con il soffio, be', è stato bello... Insomma i pg devono giocarsela bene (tipo stando separati e facendo aggrare il nano, se riescono, e se c'è un nano), e la probabilità che ci scappi il morto è tutt'altro che nulla. Ma è normale: nell'intenzione dei creatori, i giocatori dovrebbero cercare di immedesimarsi nei pg, e vedere il mondo intorno come un mondo, appunto, e non come uno spazio creato ad hoc per la propria avventura. Se si buttano addosso al drago pensando che ogni sfida sia alla loro portata, allora c'è qualcosa che non va nel vostro stile di gioco. Non perché sia sbagliato a propri (ci sono tanti modi di divertirsi e ci vorrebbe una discussione a parte per parlare di questo, anzi ce ne sono già, e fin troppe), ma perché non è lo stile presupposto dai creatori dell'avventura. I pg hanno tanti modi per capire che il drago è pericoloso, se ricordo bene uno di loro lo sa da background, addirittura; possono tranquillamente scegliere di non averci nulla a che fare (possono farlo con qualunque cosa in realtà, a meno di railroad, ma si torna al discorso dello stile di gioco). Per concludere, siccome non avevo capito che fosse la tua prima esperienza con il gioco, ti consiglio l'ottimo blog di Stroy, leggendo il quale potrai migliorare le tue skillz di Master
  32. Sarei felice di conoscerci almeni ci si puo organizzare con qualcosa di piu di "se...", ma non so con certezza se il weekend lavoro o meno devono farmi sapere, in caso non succeda io andro sicuro al pescara comics , pero sono concorde con gpr che se manca un master sarebbe meglio aspettare magari pero intanto conoscerci non è una cattiva idea.
  33. 1 punto
    La scelta dei tuoi talenti mi sembra molto buona, a parte skin of the conatructor che personalmente devo dire non mi fa impazzire. È requisito per la cdp? L'ordine può andare bene, anche se psionic Meditation cercherei di metterlo il prima possibile. Anche sovraccaricare, messo prima non è male: offre spunti interessanti con metamorfosis. Per lo psicocristallo dipende da quanto talenti ha a disposizione, io al mio ho dato: Mindsight, un qualsiasi talento Host che trovi sul complet psionic affinché possa anche lui avere un ML, che è un preRequisito fondamentale per Metamorphic Transfer (credo anche l'unico). Mage Slayer e Pierce Magic Armor o anche qualche Martial Study / Stance sono tutte valide alternative, secondo me.
  34. Facciamo un attimo chiarezza su un punto: non ci sono risposte assolute, semplicemente perché i draghi, così come qualunque elemento di gioco, dipendono dall'ambientazione, e ogni Master può crearsi la propria. Un Master esperto potrà dirti come lui farebbe agire un drago, ma non c'è una vera risposta giusta. Se vuoi sapere come si comportano i draghi da manuale, ti serve, appunto, il manuale... Al limite possiamo leggerlo noi per te e farti un riassunto, eventualmente aggiungendo un po' di pareri personali. Ora, stando a quanto riporta il manuale, ti dico la mia. Quel drago è parecchio più forte dei pg, quindi se lo vanno a disturbare potrebbe divertirsi nel terrorizzarli e farli scappare. Se sono recidivi nel rompere i cosiddetti, un bel soffio in faccia e passa la paura. Tattiche particolari in combattimento non dovrebbe averne, e se anche le avesse, non le userebbe contro 4 miseri insetti. Se nel gruppo c'è un elfo, potrebbe attaccare subito e mangiarselo, essendone ghiotto, magari sotto gli occhi degli altri, sfruttando l'occasione per spaventarli. In ogni caso non vorrebbe ucciderli tutti, li lascerebbe scappare per diffondere il più possibile la paura. Se i pg danno l'impressione di essere forti, o comunque persone di una qualche rilevanza sociale, il drago potrebbe prendere in considerazione l'idea di assoggettarli al proprio volere tramite il terrore, per poi usarli come schiavi per i suoi malvagi scopi, o anche solo per il piacere di farlo. In generale i draghi verdi sono astuti e infidi, abili ingannatori, ma non vale la pena perdere tempo con gente debole. In effetti più che un sogno sembra un incubo. Be' emozionante è emozionante, no?
  35. Dovrei odiarti per aver linkato Rythlondar (pure in ciclostile, per mantenere il flavour anni '70), che mi ha rapito alla terza riga e si ruberà qualche ora di sonno.
  36. Più che un singolo incantesimo o effetto, potresti pensare una qualche tipo di effetto complesso che richieda l'interazione dell'intero gruppo o solo di una parte, e ti consiglio di attivarlo durante il combattimento. Potrebbe richiedere delle prove congiunte di un ladro che opera fisicamente sul totem ruotandone i pezzi, di un mago che manipola l'energia arcana e del chierico che manipola l'energia divina. Se svolto durante il combattimento potrebbe richiedere delle prove abilità ogni tot turni, impegnando periodicamente i personaggi. Faccio un esempio con qualcosa che ho usato io: Congegno: una sorta di lastra (larga un metro e mezzo, alta tre, profonda mezzo metro) composta da parti meccaniche, parti magiche, iscrizioni, rune e un cadavere affisso e iscritto in un pentacolo. Intorno a questo congegno vagavano degli zombie, facilmente sconfitti. I PG si rendono presto conto che gli zombie si rialzano. Dopo alcuni round il rumore del congegno inizia ad attirare dei Carrion Crawler che si aggiungono alla lotta. Dopo altri round il congegno inizia ad emettere scariche di energia necrotica che colpiscono a caso i PG. I PG capiscono ad un certo punto che il congegno deve essere fermato. Durante il combattimento iniziano ad interagire con esso e con qualche prova capiscono che ci vuole uno sforzo congiunto. Il congegno era disattivabile con qualcosa come 2 successi su DES+attrezzi da scasso, 1 successo su Arcano e 1 successo su Religione, in quest'ordine. Un fallimento implicava il dover ricominciare. Unire il combattimento e la "trappola" rende molto di più che fare prima il combattimento e poi i tiri per la trappola. Quelli che sono semplici tiri abilità assumono tutto un altro sapore se effettuati nella foga del combattimento, rinunciando ad un attacco o ad altre azioni, con la paura di sbagliare, con l'ansia che la situazione peggiora sempre di più ed un combattimento semplice si sta tramutando in qualcosa di mortale. Se presa da sola la parte di "trappola" sarebbe stata giocata semplicemente con qualche incantesimo o tiro di dado. Nel tuo caso potresti iniziare con lo scontro con un paio di licantropi, facilmente uccisi, poi provano a colpire il totem e si accorgono che il colpo non ha il minimo effetto. Poi i licantropi iniziano a rialzarsi, se ne aggiungono altri, magari più potenti, man mano la situazione diventa senza speranza, i PG capiscono che il Totem è al centro di tutto, poi decidi una serie di azioni da compiere e gli fai capire solo quella necessaria in questo momento. "Il Totem ha varie sezioni ruotabili" (disattivare trappole? des? int?) Quando viene sbloccato "Ecco, ora il Mago sente che il Totem è vulnerabile, non spostarlo, deve incanalare i flussi corretti" (arcano? un incantesimo specifico?) Poi puoi aggiungere una prova su Religione ed infine un colpo con l'arma nel punto reso vulnerabile. Vedrai che diventerà uno scontro epico!
  37. Gente, secondo me l'errore è parlare dell'argomento come se ci fosse un uso unico, standard e doveroso di giocare il GDR. @fenna ha ragione quando sottolinea che non bisogna confondere il GDR con il teatro, ma ciò non toglie che fra i giocatori ci sono e ci sono sempre state esigenze diverse. Ci sono giocatori a cui va bene interpretare considerando solo la coerenza delle azioni dei PG con gli eventi di gioco. Ci sono altri giocatori che considerano interpretazione anche il gestire il PG come se fosse un ruolo d'attore (studiandone il tono di voce, la gestualità, i modi di fare, ecc.). Quello che @Hicks ha posto ha senso perchè, non solo è un argomento trattato a volte proprio nei manuali di GDR, ma corrisponde anche a una vera necessità di alcuni giocatori. Non tutti giocano nello stesso modo e non c'é una definizione di GDR in grado di riassumere alla perfezione il modo in cui il GDR è stato ed ancora vissuto dai giocatori. A prescindere dalle definizioni, ciò che conta è fornire ai giocatori quello che risponde alle loro esigenze.
  38. Secondo me dovresti darti una letta alle descrizioni degli allineamenti, e poi decidere da solo come il tuo personaggio deve comportarsi. Sicuramente gli allineamenti vanno presi come linee guida, senza lasciar "decidere loro" come comportarsi, ma vanno almeno consultati. Non credo che sia per compiacere il master ed ottenere la medaglia di Interpretatore Supremo del Tuo Allineamento, ma per avere una base su cui basarsi per creare il tuo PG. Comunque abbiamo scritto centinaia di righe anche su questo forum, senza arrivare ad una conclusione (chi pensava che gli allineamenti non servono a nulla e non funzionano lo pensa tutt'ora, idem per chi pensava l'opposto). Ergo fate voi, accordatevi e trovate una linea comune; tanto se funziona nel vostro gruppo pace per tutti.
  39. Consiglio serio: fregatene dell'allineamento. Stabilì sci un carattere per il pg e segui quello, non un'annotazione sulla scheda. Così sì che dai spessore al personaggio, invece di trasformarlo nella macchietta che il tuo master dice essere l'LM perfetto (e che per un altro potrebbe essere un CB, perché gli allineamenti non funzionano).
  40. Che ne dici di un Necromante del terrore di 20°? CL pieno , template lich gratis , gli metti al 12°esimo il talento Riserva di energia dei non morti (pag.209 Era dei mortali) Carisma 18 + 5(incrementi) + 5(tomo influenza e comando) +6(mantello carisma) +2(razziale) +3(invecchiamento)= 39 (mod : +14) Accumuli energia pari a ben +34 .... Puoi metamagizzare ben 34 livelli incantesimi gratuitamente finchè hai le gemme di onice nera.... per giunta non devi manco per forza poterlo castare modificato metamagicamente... qualcuno ha detto risucchio di energia con [Incantesimi massimizzati + Incantesimi Potenziati + Dividere raggio + Incantesimi raddoppiati ]? 32+4d4 livelli negativi senza TS ...
  41. Credo che la questione sia da guardare dal punto di vista dello "scopo". Se si vuole introdurre un indovinello probabilmente lo si fa perché lo si reputa divertente. Ma un indovinello lo posso porre anche ai miei amici mentre non giochiamo una sessione. Qual è la differenza in una sessione di gioco GdR? Se ci pensiamo un attimo, credo che potremmo tutti concordare che il valore aggiunto che può dare una sessione di GdR all'indovinello (e viceversa) sta nel "simulazionismo": un conto è che io, Simone, risolvo l'indovinello; Un altro è che il mio personaggio inizia a ragionare a voce alta, chiedendo conferma ai compagni, si instaura un dialogo e magari nel frattempo si sentono dei rumori avvicinarsi alla sala in cui ci troviamo, casualmente troviamo a terra un pezzo di carta con gli appunti di qualcun altro, il cui scheletro decomposto giace poco distante, e alla fine ci arriviamo. Gestire questa cosa è facilissmo, si tratta di interpretare il proprio personaggio e ogni tanto il master darà dei suggerimenti e fornirà dettagli sulla base dello svolgimento della scena e di eventuali punteggi. Se c'è un po' di interesse per l'immersione nel gioco, la cosa ha delle grandi potenzialità. Altrimenti, se si gioca in maniera per lo più narrativa o EUMATE, lo si può inserire come espediente senza dargli troppo peso (risolvendolo con i dadi oppure no) perché come è stato fatto giustamente notare c'è un problema di discrepanza tra metagioco e gioco.
  42. Se i tuoi giocatori si divertono a risolverli ignora bellamente il problema del metagioco. Lo scopo è divertirsi, se alla soluzione ci arrivano in gruppo o se l'intuizione l'ha avuta il mezzorco che parla a malapena e non il mago con 20 di intelligenza amen. A ben vedere anche in real life a volte spuntano delle idee brillanti da menti non propriamente geniali.
  43. Ah ma quindi non sono l'unico a ritenere delle schifezze quei vlog, meno male... Io ho smesso di guardarli quando lui ha consigliato ad un master "se non vuoi che i tuoi giocatori saltino pezzi della tua trama riducendo i viaggi con teletrasporto banna l'incantesimo"
  44. Ci sta disegnato un drago, ecco a cosa serve
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