Mentre Evans borbotta un Sono troppo vecchio per queste cose... a voce troppo bassa per essere udito da qualcuno - a parte forse Sitark, date le sue superiori capacità percettive - l'intera nave inizia a fremere come un alveare in piena attività.
Seguendo la propria intuizione, Vila torna rapidamente in Sala Macchine lasciando Thob a combattere con l'apparecchiatura Borg e - coordinandosi con Reix in Plancia - inizia a deviare parte del sovraccarico energetico accumulatosi sul deflettore di navigazione principale lungo gli scudi, che immediatamente iniziano a brillare facendo concorrenza al gigantesco sole che incombe sulla Nova.
L'energia che l'ingegnere Orioniano tenta di imbrigliare è tanta, troppa, ora che i motori a curvatura la erogano come se la nave viaggiasse a Curvatura 8.3, ma la ragazza dalla pelle verde è troppo testarda per cedere. E' probabilmente per questo che - mentre il piccolo vascello federale arranca tra tremiti e scossoni verso la metà del pianeta esposta al buco nero - i sistemi intorno a lei iniziano a cedere esplodendo in cascate di scintille, ma il piano riesce.
Malconcia, con molte bruciature e un quantitativo indefinito di condotti e componenti bruciati, la Nova giunge infine in vista del buco nero, pronta ad eseguire il suo folle (o disperato) piano. In Plancia Helin è efficiente nel calcolare un punto in cui l'esplosione subspaziale condurrebbe qualsiasi vascello Borg in uscita dalla Transcurvatura ad una precoce dipartita, ma Britt fatica assai di più ad eseguire la sua parte.
Nell'ultima fase dell'orbita, infatti, gli scudi infine collassano e sono i motori ad impulso a doversi far carico di assorbire parte del feedback energetico, cedendo infine ai sovraccarichi di potenza ed il timoniere si trova a dover lottare - con i soli reattori di manovra - contro l'attrazione combinata del pianeta, della stella e del buco nero.
Il giovane umano si china sulla sua consolle ed i suoi muscoli sono tesi allo spasimo, come se stesse fisicamente cercando di spostare le 127.000 tonnellate dello scafo della Nova.
Rendendosi conto che in una condizione simile il ragazzo rischia di commettere un errore anche solo per l'eccessiva contrattura dei muscoli, Sitark abbandona la propria postazione accanto a Reix, ove ha stazionato fino a quel momento per controllare la commozione cerebrale del tattico e si reca silenziosamente alle sue spalle, agendo con precisione e rapidità su alcuni gangli con una semplice tecnica di neuropressione vulcaniana e decontratturandolo.
Quando infine la nave è allineata alle coordinate definite da Helin, Vila smette di torturarne i sistemi e lascia che il programma Borg faccia quello per il quale la Collettività lo aveva scritto. Rapidamente l'energia di curvatura fluisce attraverso il deflettore principale della Nova, generando un fascio energetico non dissimile da quello un tempo utilizzato invano dalla U.S.S. Enterprise 1701 D contro un altro cubo Borg. La massa energetica apre scomparire nel subspazio nei pressi del buco nero ma - un istante dopo - una potente esplosione pare eruttare dallo stesso, generando nuove onde d'urto che investono il vascello federale facendolo roteare come un giocattolo scagliato da un bambino.
Il contraccolpo energetico è troppo forte per i malconci sistemi della nave e, mentre tutte le luci si spengono e solo poche di quelle di emergenza entrano in funzione subito dopo, l'attrazione gravitazionale del pianeta stabilisce la propria supremazia rispetto alle altre forze del settore, catturandola ed attirandola a sé.