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Capitolo II: Questione di Fiducia


Bellerofonte

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Sandrine Alamaire

Guardo Gomez. Guardo Kron. Sospiro, meditabonda, poi faccio un cenno col capo.

"Bene. Non vedo perché no, in fondo. Ci saranno le guardie con voi".

Mi avvio alla porta, fermandomi presso le guardie ivi stazionate: "Il prigioniero, finché è ospitato all'interno della Loggia, non ha il diritto di restare da solo con nessuno. Quando parla con qualcuno, cosa che potrà avvenire sempre e solo dietro mia autorizzazione, dovrà essere presidiato da almeno due guardie. Preferibilmente tre. 

Non scambiate parola con lui al momento dei pasti, che verranno consegnati e ritirati da almeno due addetti.

Domani vi farò avere indicazioni più dettagliate. Qualsiasi variazione rispetto alle mie disposizioni verrà riferito a messer Kerberos Fuinur stesso.

Ed ora andiamo", concludo, facendo cenno all'halfling di accompagnarmi. 

 

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Kaleb Kron

Guardo verso la contessa, abbozzando un lieve sorriso.
Bene, vi ringrazio.
Quindi mi limito ad un cenno verso la donna, osservandola andare via e restano in silenzio finchè non è completamente uscita dalle segrete.
Mi volto dunque verso Nero, osservando poi le guardie che lo controllano, restando impassibile.
Questo è il momento che finalmente aspettavo...  

@Dm

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Le guardie a che distanza sono da me e Nero. Nel caso che parliamo sussurrando sono vicine da poterci sentire o abbiamo la possibilità di non farci sentire? Grazie 


 

Modificato da Claudyu1994
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Giorno -363, ore 12:30

Segrete di Capo Ventura

Le due guardie sulle scale sono i fratelli gemelli Gavin e Gilbert Uriel, vestiti in alta armatura e immobili da stamattina - sembra quasi che ce li abbiano scolpiti, lì! Entrambi ascoltano le parole della contessa rivolgendole poi il saluto militare. "Sìssignora!" rispondono all'unisono. L'attimo dopo, sia Sandrine che l'hin sono spariti oltre la porta di legno rinforzata. 

@Kaleb:

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La cima delle scale dista in linea d'area circa nove metri dalla cella di Nero; il problema sono Gordon Uriel suo figlio Greg, il terzo gemello, che stanno a presidiare la zona passeggiando nei pressi della cella del pirata. Non stanno mai un attimo fermi, pattugliando un'area delle celle che va da dove sei tu adesso fino in fondo al corridoio - d'altronde, Nero non è l'unico prigioniero. A debita distanza da lui - circa venti metri - altri malfattori di poco conto sono tenuti lì in attesa che qualcuno riscuota la loro taglia. Niente di cui preoccuparsi, comunque.

Parlare con Nero in segreto è problematico: sai che, a meno di un colpo di genio, è difficile che in un luogo sommariamente silenzioso come le celle le parole sussurrate vengano ignorate dalle guardie lì presenti. In più non sei sicuro che loro siano le uniche: dal fondo del corridoio vedi ogni tanto qualche ombra che passeggia nell'ala adiacente, che però non hai mai visitato. In compenso, Nero si è dimostrato piuttosto intelligente e piuttosto bravo con le metafore.

 

@Sandrine:

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Tu e Len proseguite nell'atrio verso le scale, ma appena vi ritrovate sotto la tromba della chiocciola, vi guardate disperati: otto piani a piedi?! L'Halfling ti sussurra: "Tagliamo dal laboratorio di Naesala, ti va?" avviandosi verso l'esterno e raggiungendo in breve una seconda entrata al torrione, più piccola e laterale. Appena entrate, vi ritrovate in una torre senza scale, con solo un pentacolo luminescente al centro della stanza e varie balaustre piazzate a mezz'aria. L'Halfling si piazza sul pozzo e una gravità invertita lo fa salire in alto, su verso l'ottavo piano, mentre si lascia scappare una risatina. "Mi hanno vietato di venire qui dopo che l'ho usato per un pomeriggio intero" commenta "però è troppo divertente!" raggiunta la piazzola più in alto, trovate sulla destra una porta sormontata da un arco gotico e candele dalla fiamma viola a illuminarne perennemente l'entrata, ma sorpassato il laboratorio, si estende un lungo corridoio che porta infine alla porta di mogano massiccia sulla cui architrave campeggia una frase scolpita nella pietra: Omnia Fert Aeatas, "il tempo porta via tutto". Un motto alquanto autoironico, quello della famiglia Fuinur. "Eccoci qui." dice l'hin. "Vuoi che ti annunci? Fate così voi nobili, no?" 

 

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Kaleb Kron

@Dm

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Finalmente soli ! 
Mi volto quindi verso Nero abbozzando un vago sorrisetto dopo essermi guardato un paio di volte intorno, parlando a bassa voce.
Ti racconterò una storia. C'erano una volta quattro avventurieri: un cuoco, un ladro, una donna e un mercenario. Questi ricevettero un importante incarico: si sarebbero dovuto imbarcare su una nave per una missione molto importante. Il capitano della nave era stato loro imposto e non tutti avevano bene digerito la cosa, uno di loro nella fattispecie non era affatto contento. Della nuova ciurma avrebbe fatto parte anche un esperto uomo di mare..
Mi fermo abbozzando un lieve sorrisetto.
Ma questo uomo non piaceva a nessuno dei quattro avventurieri tranne che che ad uno. Infondo gli altri erano troppo sciocchi o buoni d'animo per capirne il valore.
Ma il quarto avventuriero sapeva riconoscere le capacità di un uomo e lo avrebbe voluto al suo fianco in quell'impresa. Nel frattempo che i ruoli si stavano delineando e le prime posizioni di quei avventurieri diventavano chiare, una domanda sorgeva. Quell'esperto uomo di mare avrebbe collaborato con l'unico uomo che si era veramente schierato dalla sua parte? Perchè in quel caso, tante possibilità sarebbero potute nascere e la guida di quella nave sarebbe potuta cambiare velocemente, se i due avessero lavorato assieme al meglio delle loro capacità. Ma il tempo passava velocemente e le scelte sarebbero dovute essere fatte prima della partenza. Tanti rischi e pericoli aspettavano quegli avventurieri, tutto doveva essere preparato al meglio... 

Quindi mi fermo, osservando la reazione di Nero per qualche istante e poi riprendo.
La prossima volta ti racconterò come è finita questa storia, spero che ti possa piacere. Mi chiedo però tu che avresti fatto in quel caso al posto di quell'uomo di mare ?

 

Modificato da Claudyu1994
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Giorno -363, ore 12:35

Segrete di Capo Ventura || Ufficio di Kerberos

@Kaleb

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Nero ride. Non con una risata di gusto, ma nemmeno una malvagia. Le risate del pirata sembrano tutte uguali, come registrate e messe in play ogniqualvolta che ce n'è bisogno.

"Una storia già sentita" ti risponde, osservando le guardie alle tue spalle, che sembrano farsi gli affari loro. "Sai, Kaleb, tu mi piaci." dice, mentre inizia ad camminare avanti e indietro per la cella con le mani giunte. "So di poter contare sul tuo appoggio perché, come me, tu fai ciò che è necessario anche quando gli altri ti danno contro. E lo apprezzo, davvero. Ma è tutta un'altra cosa se mi chiedi di affidare la mia vita e interamente nelle tue mani. Per quello ci vuole stima e rispetto, cose che nutro verso Kiltus nonostante il mio desiderio di omicidio perenne nei suoi confronti. Ma tu..." - incrocia le braccia - "Tu finora hai dimostrato di saper parlare e basta. Voglio vederti in azione, vedere quanto sei capace. Hai già la mia fiducia, guadagnati il mio rispetto e ti appoggerò come capitano."

@Sandrine

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Len fa spallucce, quindi fa per bussare ma non bussa. O forse sì? Deve, in questi casi? O è Sandrine a dover bussare per lui? "Bah" l'Halfling entra senza pensarci - e senza bussare - spalancando la porta e declamando a voce esageratamente alta titoli per lui altisonanti. 

"Da Chateux-Blanc con furore, un metro e settanta per cinquantacinque chili di peso, signora dei corsetti, regina dei cuori degli impavidi cavalieri dell'Est, Pioniere di Capo Ventura, contessa di Zefiro, signora dei tulipani e dei fiori innocui, la nostra invincibile, canterina, unicaaa…conteeeeeessaaaaa... Sandrineeeee! Yeeeeeeee!" e ne segue un imbarazzantissimo - ma sentito applauso da parte sua. Tralaltro, l'unico appaluso all'interno della stanza. 

Dentro, Kerberos ed il governatore von Trier sono stati appena interrotti nel bel mezzo di una conversazione che pareva molto accesa, e su cui adesso è calato un silenzio di orrore e stupore. 

 

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Sandrine Alamaire

Altrove

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Per una volta nella mia loquace esistenza, rischio di restare senza parole. 

La presentazione dell'halfling è collocata talmente tanto in quella zona grigia di confine tra il ridicolo, ľinfantile, ľoffensivo, il grottesco ed il surreale, che farebbe vergognare un nano ubriaco. Ed io non sono un nano ubriaco. 

Cerco qualcosa di intelligente, o anche solo vagamente sensato, da dire. Due secondi scorrono lunghissimi nella mia testa. "La Contessa di Zefiro sarebbe bastato, hin" è il risultato tutto sommato onesto di questo mio sforzo. 

Non è soltanto la maleducazione e la follia della boutade dell'halfling a preoccuparmi, ma è soprattutto, in questo contesto, la presenza del povero Von Trier, fresco di un lutto senza precedenti o paragoni, a colpirmi come un maglio: quell'uomo merita rispetto, non mancanza di tatto o cortesia. 

 

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Kaleb Kron

Osservo l'altro per qualche istante prima di rivolgermi di nuovo a lui.
Bene. Avremo modo di conoscerci. Vedrò di scegliere la miglior ciurma possibile. Ho già qualche elemento valido che mi è fedele da inserire nella squadra.
Per adesso è tutto, ma ci rivedremo presto. Riparleremo di nuovo a quattr'occhi, infondo come hai visto, la cosa non è affatto difficile. 

Abbozzo un leggero sorrisetto. 
Nero e Len, per ora ho due potenziali alleati con me sulla nave. Devo trovarne assolutamente degli altri prima di partire. 

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Giorno -363, ore 12:40

Segrete di Capo Ventura || Ufficio di Kerberos

@Sandrine:

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I presenti in sala reagiscono nella tua stessa identica maniera: facendo finta che l'oscenità di Len non sia mai accaduta. L'hin si guarda attorno conscio di avere come al solito un sacco di occhiatacce puntate contro; il suo dovere l'ha fatto, perciò si sfrega le mani e indica la porta, andandoci camminando all'indietro senza aggiungere niente che la sua espressione abbia già trasmesso.

"Evitatemi gli Halfling e rispondete, ora, contessa" nessun saluto verso di te da parte del governatore, solo astio gratuito e sguardo minaccioso. "L'avete permesso voi?" Kerberos si intromette: "Ulrich, lei non c'entra nulla. Le regole della Loggia sono chiare, non deve sentirsi responsabile di-" "Non mi importa delle tue regole! Sei nella MIA città! Se proteggi un assassino, meriti anche tu la morte, queste sono le leggi!" 

D'altronde, di chi altro si poteva parlare se non di Nero? Sapevi che sarebbe venuto a galla questo discorso, ma non ti aspettavi che il  governatore si facesse vivo così presto dopo il fattaccio. "Sei su suolo indipendente della Loggia" lo corregge il capogilda "Qui vale solo lo statuto della Loggia." Von Trier si agita ancora, ma prima che possa alzare il suo dito accusatorio contro qualcuno all'interno della stanza, Kerberos lo interrompe con voce marziale: "Ho conosciuto quattro generazioni di von Trier, Ulrich, e non è la prima volta che abbiamo delle divergenze. Ma se vuoi venire a capo della situazione, metterti a minacciare me o qualcuno dei miei sottoposti è la cosa più sbagliata del mondo. Non costringermi a farti accompagnare fuori."

E' strano che un governatore si senta così...impotente. Eppure glielo leggi in faccia, che avrebbe voglia di dar fuoco a tutto il resto della città, se ne avesse la possibilità. 

@Kaleb:

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Nero allarga le mani, facendo un mezzo inchino. "Arrivederci, Kaleb. E' sempre un piacere averti con me nelle segrete." e detto questo torna a leggere il suo giornale, seduto sullo sgabello.

 

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Sandrine Alamaire

Una situazione delicata 

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Guardo i due uomini presenti in sala: per la prima volta negli ultimi sei anni, ne sono sicura, nessuno dei miei interlocutori sta facendo pensieri lascivi nei miei confronti. 

Fuinur ha sempre ben altro per la testa - e poi, un immortale plurisecolare come potrebbe essere attratto da una ventenne -, mentre Von Trier... Von Trier è cambiato. È distrutto. 

Le sue legittime, comprensibili parole di rabbia mi scivolano addosso. Ho già vissuto tutto questo. Solo che lui ancora non lo sa. 

Stringo i pugni e penso a quell'animale di Gomez, otto piani più in basso. Le unghie scavano la pelle e la carne, bagnandosi di sangue caldo. 

"Lasciate che parli, Lord Fuinur. Lasciate che si sfoghi. Che dica ciò che gli sta avvelenando i giorni. 

Che dica pure quanto gli batte in petto: che la Contessa è una traditrice ed una complice. Che urli, insulti, maledica e bestemmi. Che punti il dito e minacci. Che mi accusi e mi condanni. 

Che lasci la sua ira tracimare; che questa lo faccia parlare. Che sia uomo, come può e come deve, vittima e carnefice, poiché ad egli non è permesso il dono concesso alle donne: quello del pianto, del petto battuto coi pugni, delle grida disperate. 

Io lo capisco e lo accetto. Se deve condurmi al patibolo, che faccia. Non troverà sul mio volto condanna. 

Ma nemmeno troverà colpa, né rimorso. Perché dopo aver sfogato la sua più che lecita frustrazione e la sua rabbia, egli si ricorderà che Lady de Vaudemont è colei che - unica - ha sfidato le fiamme e gli ha riportato sua figlia. 

Ed egli allora rammenterà che sarà propro lei la carceriera del suo nemico. E comprenderà, ne sono ben certa, che la morte è un tormento passeggero. Ma la vita... ah, la vita può diventare il più infinito dei supplizi".

DM

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Diplomazia +14, Intrattenere (Oratoria) +11.

 

Modificato da Ghal Maraz
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Giorno -363, ore 12:45

Ufficio di Kerberos

@Claudyu1994 per te miss italia finisce qui (?). Se hai altro da fare, dimmelo in Presentazione o pvt, altrimenti puoi prenderti un po' di pausa che forse c'è un lavoretto per te tra poco…

Ah, le parole! Nessuna arma, armatura, oggetto di potenza inimmaginabile, ha mai condizionato l'umanità come le parole. A disposizione di tutti eppure più potenti di ogni altra cosa. E quando c'è da ammaliare tu sei maestra in questo, è cosa ben nota a coloro i quali frequentano in genere quella stanza; eppure pochi hanno visto la tua ars oratoria in vesti meno formali e più vicine al cuore - Kerberos e Ulrich, oggi testimoni, si potrebbero definire perfino fortunati ad assistere a questo sublime spettacolo - certo, se le circostanze non fossero così tragiche.

Ti sei accorta che da quando è iniziata questa storia della Settima Spedizione, le cose stanno andando a rotoli; la tua vita di superficialità tutto sommato non era poi così male, ma continua di giorno in giorno, di ora in ora, ad essere irreversibilmente sconvolta. A chi dare la colpa? Troppo potere nelle mani di pochi individui generano caos e responsabilità. O forse l'essere invischiati in così tante vicende, implica statisticamente essere coinvolti in qualche sventura. O magari il tuo master è solo un grandissimo strònzo (?). Troppe domande, nessuna vera risposta. 

Von Trier resta inizialmente sulle sue, mordendosi le labbra e guardando prima Kerberos e poi il pavimento. Le tue parole l'hanno sferzato nell'anima, hanno fatto vacillare sia la sua rabbia che il motivo per il quale si trovava in questa stanza. Kerberos si affloscia nella sua sedia, anch'egli colpito da un'improvvisa ondata di malinconia con te come epicentro.

Dopo qualche sospiro e un consistente numero di battaglie interne, il governatore di Capo Ventura decide di parlare. "La mia discendenza non si è estinta grazie a voi, contessa, e non esiste modo di ripagarvi per questo, se non con la mia eterna gratitudine. Ma non posso tollerare che l'assassino resti impunito, anzi, premiato, con una vacanza nel Nuovo Mondo. E mi ferisce ancora più che anche voi siate coinvolta in questo orrore, contessa. Proprio voi che avete visto…" ...mia moglie morire. E' troppo, le parole gli restano in gola. Kerberos ha lo sguardo perso nel remoto passato, assente da tutto questo.

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Sandrine Alamaire

"Mio signore... Lord Von Trier... gli dei stessi mi sono testimoni. 

Lord Fuinur, che può disporre del mio attuale destino più e meglio di chiunque altro, è qui e sa che non discorro a vanvera. E sa anche che ad ogni mia parola, in questo momento più che mai, rischio di inciampare irreversibilmente. 

Ma non oso... non posso in alcun modo tacere", le parole sono deflagrate fuori dalle mie labbra come un corso d'acqua in piena. Muovo un passo e mi ritrovo ad osservarmi. Ripenso ai minuti spesi nel vestirmi, nello scegliere gli accessori: la ricerca della perfezione terrena col solo scopo di umiliare. 

Mi domando se questa mia mise non possa risultare offensiva per il Governatore, ma poi ricordo che sono stati loro a convocarmi d'urgenza. 

Infine, mi accorgo del rosso che macchia i miei palmi; del dolore che si allarga dalla mia pelle perforata e sfaldata; del pungente, acre odore di ferro. 

Appena una manciata di ore fa stavo giocando, apparentemente effimera e vacua, con le debolezze di un potente che sembrava, pur nella sua inadeguatezza, assiso su di uno scranno di invincibilità; ora, troppi lutti dopo, devo soltanto una cosa ad un altro uomo, che porta lo stesso nome del primo ma di cui è solo una diafana ombra.

Gli devo tutta la sincerità e l'onestà che posso mettere sul piatto. 

"Lord Governatore... il pirata, criminale, assassino, malversatore, aguzzino e piromane Nero Gomez non  trascorrerà alcuna vacanza! Di questo possiate esserne certo!

Finché la Contessa di Zefiro avrà vita, il figlio di Bolero Jack non riceverà né perdono, né espiazione, né grazia. 

Le leggi della Loggia mi vincolano a certe decisioni, ma la legge non scritta che ci sovrasta tutti mi lega a qualcosa di superiore. 

Lord Fuinur, non tremate, perché non intendo danneggiare né la vostra organizzazione, né l'impresa cui ho accettato di partecipare. 

Ma una cosa posso promettere: Nero Gomez un giorno pagherà per tutto, per ogni singola stilla di dolore, il suo debito verso il mondo amplificato con gli interessi del tempo che trascorrerà da qui a tale momento!".

Sollevo il braccio, ponendolo parallelo al suolo; poi strizzo il pugno già chiuso ed il sangue zampilla nuovamente, consacrando il significato delle mie parole: "Così giura Lady Sandrine Enide Rosalie ďAntoine Alamaire, contessa di Vaudemont e principessa di Chateaux-Blanc, in presenza degli uomini ed al giudizio degli dei".

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Giorno -363, ore 12:50

Ufficio di Kerberos

Lord Kiltus.

Hai concesso al mezzelfo una sola notte eppure ti è già entrato in testa come un chiodo; dovrai stare un anno senza la sua presenza, il suo carisma, il suo...beh, hai capito. Ma nemmeno quattro ore dopo, in un momento del genere l'eco della sua voce sferzante riecheggia dietro la tua nuca. Kerberos ti fulmina con lo sguardo, qualcosa si accende nei suoi occhi. Che abbia capito tutto? No, calma Sandrine: è solo paranoia. Avrà anche i suoi qualcosa-cento anni, ma come può un uomo capire tutto in un solo battito di ciglia? Eppure, se ha vissuto tanto, potrebbe aver sviluppato una conoscenza dell'animo umano superiore a-FERMA. Più ci si arrovella, più ci si dimostra inevitabilmente insicure.

D'altra parte è difficile dare in pasto una promessa del genere ad un uomo affranto, per quanto piena di buona volontà; il governatore continua a guardarti con diffidenza mista a delusione, esponendoti nuovamente i suoi dubbi in proposito al modo in cui avete intenzione di gestire il prigioniero. "Le vostre promesse saranno anche di buon cuore, non potrei dubitare il contrario; ma non è così che doveva andare. Quell'uomo va giustiziato come si fa per gli assassini, e aver commutato la sua pena ai lavori forzati su una nave non alleggerisce il mio cuore, né la mia sete di giustizia." chiamiamola col suo vero nome: vendetta. "Sono oltraggiato e non intendo stare qui un momento di più. Considerate finita la nostra amicizia, Kerberos. E voi, contessa…" ti si avvicina pericolosamente con gli occhi carichi d'odio, tanto che Kerberos si alza minacciosamente dalla sua sedia pronto a intervenire qualsiasi mossa stia per fare il governatore. Ma egli, raggiunto un palmo da te, non ha più l'aria di voler fare del male a nessuno. La sua tristezza sconfinata e inconsolabile gli riempie l'anima nel profondo, e quello sguardo...è incredibilmente più forte e doloroso per te di ogni schiaffo, dardo o sciabolata. Ti entra dentro come una mano gelida, ti afferra il cuore e te lo stringe fino a farti perdere il fiato. "Fareste bene a mantenere la vostra promessa." e detto questo infila una mano nel suo soprabito, e Kerberos scatta in avanti come un felino bloccandogli la mano. Ma con lentezza e senza distogliere lo sguardo da te, Ulrich tira fuori una pergamena laccata del simbolo dei von Trier. La mano di Kerberos si stacca dal suo avambraccio e l'uomo te la mette in mano senza ulteriori complimenti. E altrettanto in silenzio, attraversa la porta e si allontana senza più voltarsi indietro.

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Sandrine Alamaire 

Lascio infine che il mio cuore gonfio faccia esplodere il mio petto e sgorgare il mio dolore e la mia compassione.

'Sciocca, debole, emotiva ragazzina! Celata dietro titoli altisonanti, ma incapace di proteggere te stessa dalla sofferenza altrui... cosa farai mai? Un anno a gestire dei pazzi irrequieti, lontana dalla donna e dall'uomo della tua vita... e poi, spersa nel grande oceano senza confini?'.

Guardo Kerberos, cercando di fermarmi... di arrestare il mio battito, di rintuzzare le lacrime... ma non sono, di nuovo, abbastanza forte.

Appoggio la mano libera al muro, mentre i primi singulti esplodono da dentro. Poi sento il calore umido e salato che erompe dai miei occhi e smetto di vedere, il mio sguardo appannato da una coltre di disperazione.

Von Trier non c'é più ed io posso smettere di giocare alla intoccabile Vergine di Ferro, almeno con lui... e Kerberos? Che cambi idea, se deve! È stato lui a trascinarmi in questa orrenda farsa della sofferenza! Magari me ne liberasse.

Cado a terra, senza forze, stringendo ancora, quasi inebetita, la pergamena arrotolata.

Cado e piango. E mi abbandono all'unica forza che non mi ha mai abbandonato. O deluso.

Canto.

Io canto.

Come se fossi appena nata, io canto.

Come se stessi per morire, ancora, nuovamente, io canto.

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Giorno -363, ore 13:00

Ufficio di Kerberos

Senza più la sete di vendetta di Von Trier, l'ottavo piano diventa improvvisamente silenzioso. L'uomo che hai davanti non emette suono, né anima alcuna sembra abitare l'ultimo livello del torrione, così i tuoi singhiozzi riempiono interamente di tristezza le arcate di pietra. 

Kerberos ti guarda dall'alto in basso. Non c'è niente nei suoi occhi. Non c'è compassione, ma non c'è nemmeno disprezzo. Non c'è amore, ma non c'è nemmeno odio, o rabbia. Quell'uomo ha vissuto troppe vite, e la sua anima esausta lo ha abbandonato insieme alla sua prima moglie e a metà dei suoi figli. "Alzati, Pioniere." è forse un ordine?

Passi rapidi e veloci, rumore di tacchi bassi e un vestito blu notte che strascica per terra. Naesala si affaccia dall'ufficio preoccupata per i singhiozzi, e si mette una mano sulle labbra quando ti vede in quelle condizioni. "Kerberos, cosa…?" rabbia e disappunto nei confronti del suo superiore, incapace di esserti in qualche modo d'aiuto. Poi si abbassa vicino a te tenendosi la gonna con due dita e ti appoggia una mano sulla schiena accarezzandoti dolcemente nel tentativo di raccoglierti da terra con affetto quasi materno. "Vieni Sandrine, andiamo al laboratorio. Ci diamo una sistemata e prendiamo una tisana alla rosa severina, ti va?" Il dolore offusca ogni cosa, ora. Eppure non puoi fare a meno di notare i piccoli dettagli attraverso il quale stemperi per qualche attimo la morsa allo stomaco; le mani di Naesala, che ti aiutano a riportarti su, hanno più di un accenno di rughe ma sono smaltate di un viola perlato. L'accostamento con il vestito scuro e i capelli bianchi ti ricorda un angelo della notte che sognasti quando eri poco più di una bambina.

Il pensiero svanisce, e ti ritrovi con lei che ti prende sottobraccio per portarti via da quell'ufficio. Kerberos vi avrebbe guardato entrambe dalla porta aperta del suo ufficio. I suoi occhi, vuoti come sempre.

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Sandrine Alamaire

Inerme, lascio che Naesala mi porti via, i miei pensieri nient'altro che dolore e compassione. Come se avessi assorbito ogni oncia di quella umanità che Kerberos ha negletto. Come se fossi l'unica persona al mondo capace di provare emozioni. 

Arranco per il corridoio, il mio pianto un fiume inarrestabile. Non ho ancora versato una lacrima, dopo quella notte terribile, intenta ad affogare ogni dolore ed ogni ricordo nella furia degli attimi, nella pienezza dei momenti, nella concitazione di mille impegni creati ad hoc. 

Canticchio ancora un motivetto, che, abbandonata nell'abbraccio di Naesala, si trasforma inconsapevolmente in un nenia degli Elfi. La ninna nanna di un popolo tanto antico da avere scoperto come il sonno non sia poi così necessario. Le contraddizioni della mia vita confusa, evidenziate dalla mia fragile e perennemente celata empatia. 

Annuso  profondamente ľafrore delicato della mia soccorritrice, confortante e misterioso, mentre ancora arranco confusa, e ripenso a quel sogno, che mi confonde e mi sostiene: "Madre? Madre, sei tu? 

Sei tornata finalmente da me, madre? Che cosa ha fatto? Perché te ne sei andata? Perché?".

Modificato da Ghal Maraz
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11 ore fa, Bellerofonte ha scritto:

Giorno -363, ore 13:15

Laboratorio di Naesala

E' tutto molto confuso, tu in primis, e Naesala sembra saperlo. Le porte del laboratorio si aprono dinnanzi a voi senza che nessuno vi si appoggi, richiudendosi una volta varcata la soglia. In brevissimo tempo ti ritrovi seduta su un divano di velluto porpora con in mano una tazza di liquido caldo dall'aroma floreale. Dinnanzi a te, l'anziana elfa segue la tua nenia canticchiandola come un eco che viene dal passato.

Ha in mano un pennello, una matita e una serie di piccoli contenitori che le levitano accanto prestandosi non appena se ne presenta il bisogno; una spennellata di pesca sulle guance, un po' di cotone sotto agli occhi per eliminare i residui, matita nera sull'eremo delle palpebre per ridare spessore a quella sfumatura di viola nei tuoi occhi. Naesala canticchia, e con fare sapiente e mano delicata, ti rimette in sesto in poco più di dieci minuti.

A opera compiuta, ti dà un ultimo sguardo per verificare il suo operato. Ti sorride: "Parfait."

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Sandrine Alamaire

"Io... io vi devo domandare scusa, Lady Naesala... mi dispiace, ho perso il controllo... non... non avrei dovuto portarmi così. Sono stata inqualificabile...", cerco di scusarmi, il mio dolore che scema, sfumando tra i vapori della tisana. 

"Vi ringrazio, mia signora. Grazie della vostra... presenza". Il suo odore dolce ed esotico mi riempie ancora le narici e contribuisce a rincuorarmi, mentre il ricordo dei suoi gesti delicati e della sua sussurrata gentilezza mi culla. 

'È così difficile e così semplice, allo stesso tempo, essere amata', ragiono, la mia mente che si appiglia ad ogni frammento di serenità. 

Avrei voluto così tanto che fosse stata realmente mamma... il conforto, il sostegno, le parole morbide, la capacità di restare in silenzio, il prendersi cura di me. 

"Lady Naesala, vi sto anche facendo perdere altro tempo... io non so come sdebitarmi... sono solo una povera sciocca emotiva", sento la mia voce pronunciare, la mia voce che dicevano capace di ammaliare le onde del mare e gli alberi della foresta impegnata in scuse senza riserva. 

Cosa avrà capito, questa donna di antica, proverbiale saggezza? Quanto sa a sufficienza di Kerberos e Kiltus, da permetterle di immaginare ciò che non ha personalmente visto od udito?

La guardo in quegli occhi secolari, alla ricerca ingenua e disperata di risposte a domande che non saprei nemmeno come porre. Vorrei confessarle tutto, consapevole di quanto ciò mi sia impossibile. 

Modificato da Ghal Maraz
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44 minuti fa, Bellerofonte ha scritto:

Giorno -363, ore 13:20

Laboratorio di Naesala

"Non hai bisogno di scuse, ragazza mia" - i trucchi volanti con un gesto della mano tornano in perfetto ordine all'interno di un cofanetto sistemato su una mensola vuota della libreria. "E' dura essere donne in questo mondo di uomini. Dobbiamo sostenerci a vicenda." sono sicuro che non tutti gli uomini abbiano una sfera emotiva d'adamantio come Kerberos, ma forse quello che voleva dire Naesala, è che mentre gli uomini catalizzano la sofferenza con la rabbia e l'odio (colpa del testosterone, immagino), le donne hanno un'intrinseca fragilità che non possono permettersi di mostrare al mondo, soprattutto quando si trovano in posizioni di potere. Ed a proposito di Kerberos: "Sono io a dovermi scusare per il Gran Maestro. E' stato oltremodo indelicato, ma ti assicuro che non era sua intenzione ferirti. E' solo...incapace di questo genere di cose."

 

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Sandrine Alamaire

"Non dovete scusarvi per l'atteggiamento del Gran Maestro, mia signora. Non spettava a lui confortarmi: spettava a me non abbandonarmi alla mia emotività. Avrei dovuto trattenermi fino a quando non fossi giunta ai miei alloggi. Ma... tutto questo dolore... io non posso fare a meno di viverlo, anche quando non mi appartiene direttamente", spiego.

"Ebbene... non è ancora finita, a quanto pare. I giochi non si sono esauriti. 

Ora vi chiedo il permesso di congedarmi, mia magnifica signora. Non è mio desiderio tediarvi ulteriormente con le mie scuse ed i miei lamenti. 

Grazie, milady, per esserci stata quando nessun altro ha saputo farlo", concludo, appoggiando la tazza ormai vuota sul tavolino. 

Il mio sguardo è apertamente e sinceramente riconoscente. 

Modificato da Ghal Maraz
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