La lezione del professor Rowe procede senza intoppi. Nonostante qualche sbadiglio qua e là e lo sguardo perso di chi, chiaramente, avrebbe preferito essere altrove, l’aria resta tutto sommato distesa. Rowe riesce a mantenere viva l’attenzione con battute fuori tempo e paragoni improbabili, facendo sorridere anche i più allergici ai numeri. Quando suona la campanella, lui si stropiccia gli occhi dietro le lenti spesse e dice con tono rassicurante: "Ragazzi, tranquilli: quello che abbiamo fatto oggi non sarà nella verifica di giovedì. Lo prometto. O almeno... lo spero." Qualcuno ride, qualcun altro sospira sollevato. Gli studenti iniziano a raccogliere le loro cose e ad avviarsi fuori dall’aula uno dopo l’altro. Tyler ed Emily sono tra i primi a scattare in piedi. Si scambiano uno sguardo complice, chiaramente più motivati dell’intera classe all’idea che ora tocchi educazione fisica. Emily si sistema la coda di cavallo, Tyler si tira su la felpa leggera con un sorriso già da “modalità sport attiva”. Ben, invece, resta indietro. Si avvicina alla cattedra con un misto di timidezza ed entusiasmo, stringendo il suo quaderno di appunti come se custodisse qualcosa di prezioso. "Prof, guardi che incantesimo figo ho inventato! L’ho chiamato Fiamme di Cerbero!" Rowe alza lo sguardo e sorride, genuinamente incuriosito. "Oh? Allora fammi vedere, Ben. Sono tutto orecchie." Nel corridoio, intanto, il resto della classe si avvia verso gli spogliatoi della palestra. @Theraimbownerd Orion Kykero Mentre percorri il corridoio che dall’aula del professor Rowe porta verso gli spogliatoi, Tyler ti raggiunge con passo deciso ma silenzioso. Lo noti passarsi una mano tra i capelli, accarezzandosi la nuca con un gesto che tradisce un certo imbarazzo. Ti lancia un mezzo sorriso. “Ehi, Orion… tutto ok?” chiede, con quella cordialità un po’ forzata tipica di due che si conoscono appena, più per orario scolastico che per reale affinità. Nonostante il lieve disagio, c’è qualcosa in lui, nel modo in cui si muove, parla, persino nello sguardo, che sprigiona un carisma naturale. Ogni parola sembra calibrata al punto giusto. “Senti… tua sorella, Juno…” riprende, gettando uno sguardo rapido in cerca della tua reazione. “È in gamba. Mi ha chiesto di uscire.” Fa una breve pausa, come a voler sottolineare che non è lì per vantarsi. “Volevo solo dirtelo prima. Non cerco casini, davvero. Solo… sapere se per te va bene.” Il tono è rispettoso, sincero. E, da come ti guarda, è chiaro che il tuo parere conta più di quanto voglia dare a vedere. @Ghal Maraz Nathan Clark Mentre percorri il corridoio in direzione degli spogliatoi della palestra, un gruppo di ragazzi del quarto anno attira la tua attenzione: stanno cambiando aula, chiacchierando tra loro senza fretta. Ma appena li inquadri meglio, senti il sangue gelarti nelle vene. Alto, massiccio e con l’aria perennemente accigliata, tra loro svetta la figura inconfondibile di Cory Edwards. Ti blocchi d’istinto, sperando che passi oltre senza notarti. Ma non sei così fortunato. Il suo sguardo ti intercetta e subito i suoi lineamenti si irrigidiscono. Digrigna i denti, lanciandoti un’occhiata carica d’ostilità. Poi, come se il destino avesse deciso di darti una tregua, da una porta poco più avanti escono suor Margaret e il professor Whitmore. Solo ora ti rendi conto di trovarti davanti al corridoio della sala professori. Cory li vede anche lui e, in un istante, abbandona qualunque intento avesse covato nella sua testolina da bullo. Si limita a lanciarti un’ultima occhiataccia, cupa come un temporale, e con un gesto lento ma inequivocabile — l’indice puntato nella tua direzione — ti lascia un chiaro messaggio: occhio a te. Proprio in quell’istante, senti due braccia stringersi attorno alle tue spalle da dietro. “Ehi, mio cavaliere delle stelle! Come va? Pronto per una bella corsetta?” La voce, vivace e allegra, ti riporta bruscamente alla realtà. Ti volti ancora col cuore che batte forte e ti ritrovi faccia a faccia con Alice, il cui sorriso aperto è quanto di più rassicurante tu potessi vedere in quel momento. Le lanci un'ultima occhiata alle spalle, ma Cory è già scomparso oltre l’angolo, inghiottito dal labirinto dei corridoi. @SNESferatu Ana Rivero Esci dalla classe del professor Rowe ancora combattuta. Non hai smesso di chiederti se sia davvero il caso di parlare a Max di quello che è successo appena due ore fa. Lo segui a distanza lungo il corridoio, ogni passo accompagnato dal peso sottile del dubbio. È davvero coraggio quello che ti serve… o forse solo un briciolo di determinazione? Ma proprio quando stai per deciderti, qualcosa, o meglio, qualcuno, interrompe il tuo slancio. Vicino ai distributori automatici, appoggiata con disinvoltura al muro, c’è Eliza. Ha le gambe incrociate con una naturalezza quasi sfacciata, lo sguardo puntato sulle merendine come se stesse scegliendo quale snack prendere. La sua figura esile, spavalda, distratta, eppure così affascinante cattura completamente la tua attenzione. In un attimo, Max scompare dal tuo orizzonte. E tu… ti fermi. Troppo vicina, troppo a lungo. Troppo diversa da come ti sei sempre concessa di guardarla. Lei alza lo sguardo, si accorge della tua presenza. Ti scruta con occhi sottili, vagamente infastiditi, quasi a voler capire se sei lì per un motivo valido. “Beh? Qualche problema?” chiede, con tono secco, sulla difensiva. Con la coda dell’occhio intravedi Max che si allontana, inconsapevole. E ora, Ana? Ritorni al tuo “posto sicuro” e corri da Max come se nulla fosse... o, per una volta, scegli di restare, di esporti, di vedere dove ti porta questo sguardo? @Voignar Darius Whitesand Appena varchi la soglia dell’aula del professor Rowe, ti incammini verso gli spogliatoi con l’entusiasmo di chi sta andando incontro a una punizione. Sei immerso nei tuoi pensieri quando, all’improvviso, senti una leggera spallata colpirti da dietro — precisa, quasi calibrata. Ti volti d’istinto, e trovi davanti a te Mei-Lin, lo sguardo severo incorniciato dai suoi occhiali impeccabili. “Spero per te che tu abbia preso appunti con attenzione,” ti dice, con quel tono tagliente e saccente che conosci fin troppo bene. “Non ho alcuna intenzione di doverti spiegarti anche gli argomenti di oggi.” Ti supera con passo rapido e composto, lasciandoti dietro il profumo appena percettibile del suo shampoo al tè verde. E mentre la osservi allontanarsi, per un istante… breve, quasi impercettibile… ti sembra che le sue labbra si incurvino in quello che potrebbe essere stato un sorriso. O forse l’hai solo immaginato. Con Mei-Lin, non si può mai dire. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Assorta nei tuoi pensieri, arrivi per prima allo spogliatoio femminile. Hai attraversato i corridoi della scuola quasi in automatico. Il rumore dei tuoi passi risuona nel silenzio dello spogliatoio vuoto, interrotto solo dal cigolio del tuo armadietto che si apre mal volentieri. Ti siedi sulla panca al centro, lasciando che lo zaino ti scivoli accanto. Pochi istanti dopo, la porta si spalanca ed entra Emily, con la solita carica da atleta che ha atteso fin troppo per potersi finalmente muovere. L’energia che si porta dietro sembra riempire in un attimo lo spazio vuoto. Sorride appena ti vede, poi si toglie la felpa con un gesto pratico e fluido, restando col top sportivo che evidenzia le sue forme sinuose e non esagerate. I muscoli delle spalle si tendono quando si china per recuperare i pantaloncini dalla borsa, e tutto in lei trasmette quella forza naturale di chi sa esattamente come muoversi nel proprio corpo. “Ehi, Scarlett,” ti dice Emily, lanciandoti uno sguardo rapido mentre si sfila con naturalezza i jeans che indossava a lezione. Il gesto è sicuro, disinvolto, privo di malizia ma carico di quella grazia inconsapevole che ti spiazza. “Sei arrivata presto oggi, eh? Ansiosa anche tu di fare un po’ di sport?” aggiunge, mentre afferra i pantaloncini da corsa. Poi ti osserva con un sorriso dolce, appena timido. “Non ti facevo proprio del team corsa campestre.”