Anno dei Creatori 1100, inizio della primavera.
Ivkovic è un grumo di civiltà che sorge tra le colline e la pianura. Nei rapporti e nella propaganda viene presentata come una piccola cittadina con servizi e qualche agio; ma anche definirla villaggio sarebbe un’esagerazione. In realtà è un avamposto popolato da civili ed ha meno comodità di una caserma.
Il vostro arrivo con la diligenza dei rifornimenti non passa inosservato, ma non sembra nemmeno risvegliare la gente del posto dalla sua apatia. Qualcuno esce di casa per squadrarvi, ma ben presto rientra al caldo. L’aria è fredda nonostante sia primavera, e le mura di legno spezzano il vento solo saltuariamente.
Il postiglione vi consiglia di riscaldarvi un po’ nella taverna, l’unica di Ivkovic. “Non è granché, ma fa caldo e potete bere qualcosa. Ma secondo me il governatore vi darà presto una casa vostra… ce ne sono tante, vuote”
In effetti per quanto piccola, Ivkovic riesce anche a dare l’idea di un posto abbandonato a sé stesso, disertato. Tra le abitazioni, in legno e ben costruite, ce ne sono alcune che sono chiaramente disabitate, gli infissi inchiodati e la sporcizia della strada accumulata contro i muri.
Valutate la proposta del postiglione con scetticismo, perché anche la taverna sembra triste e sporca nonostante abbia evidentemente solo un paio di anni di vita. Subito fuori un contadino dalla barba lunga, sporca e scarmigliata dorme poggiato contro la parete. Ha un fiasco di sidro stretto sotto un braccio e un piede scalzo che mostra il dito attraverso la calza bucata. Un cane magro e spelato sta dilaniando lo scarpone mancante lì vicino, ignorandovi totalmente.
Il vento vi graffia la pelle con i suoi artigli, minacciando di strapparvi i mantelli di dosso; rassegnati fate per entrare nella taverna... quando un uomo vi raggiunge e vi ferma. Indossa la divisa della fanteria, 58° reggimento di fucilieri koroniliani: blu e verde, con il basso cappello con visiera tenuto sulle 23. La divisa è ben tenuta, pulita anche, ma l’uomo al suo interno ha la barba di tre giorni, gli occhi arrossati ed è magro come un chiodo; la divisa gli cade malissimo come se non fosse sua.
“Signori, ‘gnora…” si tocca il cappello “Siete i dottori del magisterio, neh? Non vi aspettavamo con questa diligenza, ma con la prossima. Mmm non so, credo che il governatore vorrebbe vedervi lo stesso anche se siete in anticipo" si gratta il mento ispido e squadra di nuovo il vostro gruppo eterogeneo. Poi alza le spalle e si volta "Sono grane sue, comunque. Seguitemi, per favore"
Non c'è molto da dire, lui è già avviato verso un edificio abbastanza grande, sempre in legno. Sotto una tettoia lunga sono seduti tre soldati con la stessa divisa, intenti a giocare a carte su una cassa rovesciata a mo' di tavolo. Alzano lo sguardo su di voi, uno fischia quando vede Thalia... ma è un gesto fatto per abitudine, svogliato. Sono tutti e tre reduci da una sbornia e si vede (e si sente!) benissimo.
Il "vostro" soldato vi conduce al piano di sopra, che ha un'aria un attimo più pulita e bussa ad una porta. Senza aspettare risposta la apre e vi fa cenno di accomodarvi all'interno: è un ibrido tra studio e salotto.
All'interno c'è un uomo sulla quarantina con abiti severi e una manica cucita sulla spalla dove il braccio destro è stato amputato o strappato. I folti favoriti rossicci incorniciano un volto lungo e pallido, con occhi slavati che si voltano incattiviti verso di voi. Appena vi vede però si trattiene da quella che doveva essere una bella sfuriata.
Si volta del tutto verso di voi e viene avanti porgendovi la sinistra "Ah, non vi aspettavamo. Nevil Wolan, sono il governatore"
NOTE