Mulroht Tanner
Poter giocare senza remore con cosi' tanti tra amici e compagni di viaggio, senza alcun timore di far loro del male, lo faceva sentire in paradiso. Proprio lui che invece aveva origini in tutt'altro luogo! La grande adesione che aveva appena riscontrato alla sua idea di giocare a Cunicoli & Coboldi, addirittura l'offerta di Eolion di fare da conduttore del gioco, contribuivano a rendere la giornata, almeno fino a quel momento, una rarissima gemma: la giornata perfetta.
Appena cominciata la partita tutti gli schemi proposti saltarono come mais poggiato troppo vicino alle fiamme, ma la sensazione che pervadeva il suo corpo, l'euforia e l'eccitazione, lo trasformarono, per fortuna di tutti soltanto in un giocatore provetto! Pareva non riuscire a sbagliarne una neanche volendo. Perfino nel 'placcaggio', il peculiare sistema che privava della coda il possessore di palla ovale, era stato perfetto. Se solo si fosse potuta applicare la stessa regola sul campo del campionato, avrebbe avuto la vittoria in tasca per tutta la squadra. Se solo fosse riuscito a saltare un po' di piu'...
Mulroht tento', preso dalla voglia di strafare, di intercettare Ragnar con un salto. Qualcosa fu certo di aver preso... ma non con le mani e non la palla. Si trattava invece del naso di Ragnar, la parte di corpo 'afferrante' le proprie natiche. Si sollevo' estremamente turbato, ringraziando il fato di non aver emesso peti in quel frangente, non tanto perche' aveva mangiato cipolla, ma perche' avrebbe dissacrato l'intera area e soprattutto il povero avversario. Una risata attiro' in particolare il suo sguardo... la spesso troppo seria e spenta Iris stava ridendo di gusto. La cosa, anzicche' turbarlo negativamente, gli fece oltremodo piacere, tanto che sorrise a distanza all'indirizzo della ragazza tirando la testa in mezzo alle spalle e alzando i palmi al cielo.
Con un uomo in meno in una delle squadre, la partita fu rapidamente consegnata agli annali della storia. La vittoria era stata raggiunta e conquistata.
Fu lieto di tutti i complimenti che sentiva tributargli e della felicita' e serenita' con cui era stato accolto il risultato anche dagli avversari. Cominciava perfino a comprendere ed apprezzare la schietta irruenza di Efraym... quando rivolta agli altri, quindi non cosi' tanto da consentirgli di andare oltre la calorosa e callosa stretta di mano fra avversari che si apprezzano per il reciproco bel gioco. Anche Malik era un tipo apposto, strinse la mano anche a lui con piacere ed un sorriso sincero. Considerando che erano i due compagni di viaggio che meno avesse avuto modo di conoscere o di venire a sapere tramite il padre, si trattava di una vera e propria 'incoronazione' dei due compagni, almeno nella mente di Mulroht stesso.
Quando Shaun si avvicino' per fare palmo contro palmo con tutti i giocatori, il mezzo demone lo vide alzare la mano e fermarsi a mezz'aria quando giunse il suo turno. Sorrise, e completo' il gesto schiantando il proprio palmo con tutta la forza che aveva contro quello del Draconis, uno dei pochi amici a cui era concesso ben piu' di quello ma che conservava la delicatezza di chiedere il permesso ogni volta che capitava di stare cosi' vicini da occupare la stessa casella. "Non avrei mai fatto nemmeno un punto con i miei lanci, caro Shaun, se non avessi avuto te come ricevitore. Hai le mani piu' adesive che a spalmarle di ragnatele!"
Poco dopo, l'esultanza divento' allegria, e quest'ultima divenne musica. Mulroht riguadagno' la posizione sul menhir, gli piaceva osservare gli altri e le loro interazioni, agitate e frenetiche come biglie scosse in una scatola di scarpe. Fu cosi' che si accorse di un paio di ballerini che si dimenavano in disparte. Arrossi', senza tuttavia riuscire a distogliere lo sguardo. Un misto di invidia, sensi di colpa, e urgenza di parlare a chi di dovere di quanto stava avvendendo... e rischiava di avvenire di li' a poco. Per fortuna, Efraym si comporto' da galant-rettile, Vassilixia non fu insidiata, Shaun continuo' a godersi la serata senza annoverare corna alla dotazione da drago di cui era gia' fornito.
Tranquillizzato dagli eventi, si mise ad ascoltare la musica e le conversazioni altrui aspettando la ripartenza, appollaiato lassu'. Ogni tanto sgranchiva le ali, divertendosi a vederne il disegno al suolo. Il padre gli aveva insegnato un linguaggio fatto di punti e linee, e compose un labile poema d'ombra solo per se stesso, usando gli steli d'erba come lavagna ed il sole come cassino.