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[Discussione] Cos'è un gioco di ruolo? Qual è lo scopo?


Messaggio consigliato

E poi non mi si dica che vado sempre ot :P

Cos'è un gioco di ruolo? Ma soprattutto, quale lo scopo?

Mi piace come argomento di un topic.

Domanda 1:

Cos'è un gioco di ruolo?

Risposta 1:

un gioco in cui si gioca a essere qualcun altro, come nel fanciullesco "facciamo che io sono lo sceriffo e tu gli indiani". Ma prima di tutto solo un gioco.

Domanda 2:

quale è lo scopo di un gdr?

Risposta 2:

Divertirsi. Non ha senso parlare di chissà quali menate mentali. Che sia l'interpretazione caratteriale in dnd o le sfide morali in Cani nella vigna, che sia impegnato o bambinesco, l'unica cosa di cui si deve occupare un gdr è di far divertire chi lo usa. Se ci riesce, è un buon gioco. Ovviamente, a seconda della persona ci sono preferenze diverse, per cui, se chi lo usa si diverte, il gioco di ruolo ha raggiunto il suo scopo, ossia quello di essere un gioco.

Personalmente il topic lo chiuderei anche qui, con queste due risposte. Ma non sia mai che non dia la possibilità di dire ognuno la sua...

Ah, fenna, io me la cavo molto facilmente :P

EDIT: post originario: http://www.dragonslair.it/forum/threads/49063-I-Giusti-e-Puri-Giocatori-di-Ruolo?p=969463&viewfull=1#post969463

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Ho idea di dove questa discussione sia cominciata...

Comunque, su questo sono fondamentalmente d'accordo con Blackstorm, per cui (almeno per ora) ho poco da aggiungere.

Non nego le molte sfaccettature che vari giochi di ruolo possono avere, nè gli stili personalizzanti che i giocatori possono avere, ma credo che come definizione basilare di "gioco di ruolo" quella proposta da Blackstorm sia adeguata.

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Mitico!

Iniziamo con il dire che la discussione ha un altissimo tasso di possibilità di finire a remengo, il che significa che mi toccherà fare il mastino e mastino sul serio.

Ciò significa che gli OT, anche quelli simpatici o sdrammatizzatori verranno ammazzati immediatamente, così come le diatribe e partiranno sanzioni al primo accenno di flame.

Definire il gioco di ruolo con un paio di frasi semplicistiche va benissimo e spesso è la maniera di comunicare che tipo di attività sia il giocare di ruolo.

Finita però questa funzione meramente "promozional-esemplificativa", andando a grattare poco oltre la superficie ci si accorge di un bel po' di problemi correlati nel trovare una definizione di cosa sia un gioco di ruolo e per il numero di discipline che hanno tentato di definire il gioco e per la complessità degli elementi che bisogna analizzare con occhio clinico, cosa estremamente difficile visto che l'oggetto spesso è anche una passione per l'osservatore.

Prima di iniziare mi preme specificare una cosa, io non sto tentando in alcuna maniera di dare una definizone di gioco di ruolo, la cosa mi interessa poco, è un esercizio che lascio a persone più grandi di me e che ne sanno molto più di me, quello che mi interessa fare è una minima descrizione del gioco di ruolo, nemmeno tutto, ma quello da tavolo, lasciando i live e i live teatrali ad altra dissertazione.

Fatte le debite premesse iniziamo.

per una definizione di gioco

Roger Caillois definisce il gioco come un attività:

Per quanto riguarda la prospettiva sociologica, Roger Caillois[6] definisce l'attività del gioco come:

Libera: il giocatore non può essere obbligato a partecipare;

Separata: entro limiti di spazio e di tempo;

Incerta: lo svolgimento e il risultato non possono essere decisi a priori;

Improduttiva: non crea né beni, né ricchezze, né altri elementi di novità;

Regolata: con regole che sospendono le leggi ordinarie;

Fittizia: consapevole della sua irrealtà.

Io prendo per buona questa definizione.[1]

Anche se, come faceva notare il dott. Paglieri[2], membro del CIRG (Centro Interdipartimentale per la Ricerca sul Gioco - Università degli Studi di Siena) nel suo articolo Giocatori bugiardi & interpreti sinceri, nel paragrafo Lo strano caso del role-playing game, identifica il GDR come anomalia, anomalo perché un giocatore, il Dm può di fatto cambiare le regole. Interpellato in una discussione[3] il Dott.Paglieri ha evidenziato come l'essay fosse, a tutti gli effetti un documento fatto per un esame - o un corso di studio ora non ricordo -, per quanto mi riguarda credo che l'anomalia non possa essere applicata al gdr in generale, ma tuttalpiù ad alcuni modi di giocare e a gdr usciti in periodo che va dai primi anni novanta fino al 2005-2006, ma questa è un'altra storia.

Il gdr come medium

Buona parte degli equivoci che porta con se il gdr è nel processo di fandom che vuole legarlo a valori aggiunti esterni al gioco, quasi a elevamento ad una vera e propria arte. Il problema non è unicamente del fandom gdr o del fandom di prodotti culturali contemporanei, ma ha riguardato, giusto per dirne una, il processo critico che ha portato al considerare il cinema come settima arte, che si è tradotto in ampollose autodimostrazioni di come il cinema fosse a considerarsi un'arte a tutti gli effetti, quando invece fosse importante il fatto che fosse un media autonomo e sostanzialmente con caratteristiche estremamente legate alla modernità, ma anche questa è un altra sotoria.

Quindi quale è il problema vistp che hai fatto un discorso pesante e lungo? Il problema è che per dare un tono al gdr, visto che il gioco "è solo un gioco" e non una cosa seria, si tende a portare in gioco elementi tipici di altri media, magari culturalmente più quotati, come il teatro ad esempio.

Sul teatro e sul gdr se ne possono dire molte, ma sono e riamangono media completamente differenti.

La particolarità che meglio, a mio avviso, identifica il medium gdr è che i partecipanti alla sessione di gioco sono tutti al contempo: broadcast, audience e critica.

Broadcast perché condividono spazi dove la diegesi è condivisa - delle caratteristiche di questi spazi sarebbe utile farsi un idea, ma vedremo dopo - quindi sono creatori di testi[4] - di carattere narrativo - che vengono fruiti da un audience. Sono però lo stesso audience perché coloro che sono coinvolti nella giocata sono, di fatto, oltre che riempitori dell'etere, anche fruitori di ciò che vanno a creare.

Critica, perché la funzione estetica e critica delle qualità del testo verrà esercitata solo dai membri del gruppo di gioco, per farla semplice: sono solo i partecipanti a quella sessione di gioco a poter giudicare l'esperienza del gioco.

Per un modello della partita giocata

Al di fuori di qualsiasi definizione, l'unico modello - per il gdr tabletop, non sto parlando di gdr dal vivo - che fino è stato proposto e strutturato è il big model, un modello che è utile evidenziare, è descrittivo e non prescrittivo cioé nasce dall'osservazione e dalla discussione di vari giochi ed esperienze di gioco, di giocatori e di game designer.

Per capire bene il big model bisognerebbe avere tempo e leggersi un bel po' di articoli, scremandoli anche da quella parte militante legata alla "rivolione del piccolo è bello" - che condivido perché mi ha dato giochi fantastici da provare - che rende, a volte, alcuni punti delle letture radicali.

Per risolvere il problema, per avere una base di definizione chiara c'è l'articolo Concetti Chiave nelle Teorie Sviluppate su The Forge[5], rimando a questo.

Di grande importanza è la definizione di sistema "Principio di lumplay":

Principio di Lumpley: “Il Sistema (che include “le regole” ma non è limitato a esse) è definito come l’insieme dei mezzi attraverso cui il gruppo durante il gioco giunge all’accordo sugli eventi immaginati".

Altra definizione importante è la definizione di regola:

Per “regole” si intendono tutti i metodi attraverso cui agiamo sul gioco

Infine la cosa più interessante, a mio avviso è la scelta del termine esplorazione, per definire cosa accade durante la partita.

Termine che riporta all'attività del gioco di ruolo come attività atta ad esplorare uno spazio.

Un appunto sull'autorevolezza.

Spoiler:  
io non sono nessuno per dire chi è autorevole o no, probabilmente il dott.Paglieri, essendo membro del CNR e sopratutto uno dei promotori del gruppo di ricerca sul gioco - gruppo che non ha avuto emuli nelle università italiane - un po' di più.

In questa discussione, dopo i miei dubbi sulla validità del modello visto che non c'erano riferimenti multidisciplinari tali per cui potesse poggiare su solide basi ha risposto così:

Salve a tutti, sono l'ormai famigerato Fabio (non Massimo, per pietà!) Paglieri. Intanto vi ringrazio della discussione, partita da cose che avevo scritto tanto tempo fa e poi allargatasi a temi più generali. Sarei intervenuto comunque di persona per dirvi le cose che già Daniele ha riportato, ma sono stato anticipato. Quindi mi limito a dichiarare pubblicamente la mia ignoranza sul Big Model e sui temi trattati nel sito The Forge (non solo nel 1999, anche oggi, ahimé!), però aggiungo che: (i) da una rapida occhiata dei materiali in questione, mi sembra roba validissima e che in effetti varrebbe la pena tenere ben presente in studi sul gioco di ruolo; ma (ii) non sarò io a farmi carico della cosa, perché nel frattempo i miei interessi di ricerca si sono spostati su altri temi e, banalmente, non ho proprio il tempo di riprendere in mano la faccenda. Sorry!

Ai lettori l'ardua sentenza

Che tipo di spazio?

Uno spazio reale, affettivo e condiviso.

Reale perché esiste e ha importanza per coloro che fanno parte della sessione di gioco[6] e viene vissuto in maniera immaginata attraverso il processo di diegesi.

Condiviso, proprio per la definizione di sistema, che passa da un processo di validazione del gruppo, quindi si agisce sulla fiction attraverso regole e procedure condivise e validate.

Affettivo perché, qui azzardiamo alla grande, potrebbe essere l'estesione di uno spazio transizionale[7] di Winnicot.

Uno dei primi tentativi di collegare l'affettività al contesto diegetico di un media come i telefilm è di Massimo Scaglioni[8] nel suo Tv di culto. La serialità televisiva americana e il suo fandom[9], quando, analizzando il fandom delle serie televisive oltreoceano, si ritrova a dover chiarire alcuni processi, come ad esempio degli eventi in stile "gioco di ruolo dal vivo" che avvenivano alle varie Buffycon, ma anche quei processi che rendono il prodotto seriale di culto così seguito e portano al fandom stesso, attraverso processi di affettività che fa risalire a spazi transizionali definiti da Winnicot estendendoli ben oltre al processo di formazione in età infantile.

Infine una piccola dissertazione sul termine gioco

Infine, anche se di solito nei vari testi è il primo argomento, rimando alla dissertazione sul termine play, in particolare all'introduzione di Umberto Eco a Homo Ludens di Johan Huizinga, analisi linguista come al solito impeccabile.

Qui concludo.

[edit]

Per la seconda domanda.

Dipende dal gioco, in alcuni giochi di ruolo lo scopo è chiaro ed esplicitato, per altri - come D&D ad esempio, viene lasciato libero.

Quindi dipende dal gioco a cui ci si riferisce.

[1] per un approfondimento maggiore rimando a questo articolo

[2] http://linus.media.unisi.it/cirg/fp/cv_ita_feb06.pdf

[3] http://www.gentechegioca.it/vanilla/comments.php?DiscussionID=1856

[4] si intenda per Testo la definizione semiotica testuale: Il testo è definito dal punto di vista strutturalista come una porzione di realtà avente significato per qualcuno, costituito da limiti definiti, scomponibile in unità discrete / livelli gerarchici di analisi secondo criteri oggettivabili.

[5] rintracciabile sul libro Rilfessioni appassionate scaricabile qui: http://www.internoscon.it/pdf/INC_Book_2010.pdf

[6] si potrebbe fare un parallelismo con i rituali apotropaici che legarono il teatro e sopratutto al processo di catarsi, ma è argomento che a mio avviso porterebbe il discorso pericolosamente fuori dal seminato

[7] trovate la definizione di spazio transizionale http://it.wikipedia.org/wiki/Donald_Winnicott

[8] http://docenti.unicatt.it/ita/massimo_scaglioni/

[9] Tv di culto. La serialità televisiva americana e il suo fandom2006, Vita e Pensiero, Milano

[10] Homo ludens, Huizinga Johan, Einaudi Piccola biblioteca Einaudi. Nuova serie, 2002

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Eccolo, il motivo per cui lo avevo aperto. Ora sono un po' fuso per leggermi una pappardella del genere (e fenna, per favore, se puoi sistemare i ritorni a capo te ne sarei grato, la lettura mi si fa pesante ocn questa formattazione), e non ci capirei niente. La breve scorsa che ho dato sembra però non essere niente altro che una espansione di ciò che ho detto: ossia, un gioco di ruolo è un gioco, e il suo scopo è creare divertimento, aggiungendo la nota che esistono diversi giochi di urolo per andar eincontro a diversi gusti. Appena rileggo, cercherò di capire se ho appena scritto una boiata o meno :)

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Prima di leggere il tuo post Fenna, ne avevo già iniziato uno nella mia testa... ...la cosa spaventosa è che sono andato OT da solo ed ho addirittura aperto un nuovo topic, ma magari lo farò più avanti. Ora non siete ancora pronti ^^

Innanzitutto concordo che la definizione "Il gioco di ruolo è un gioco" è una tautologia bella e semplice.

Tale affermazione mi va bene tanto quanto dire che:

La Terra è un pianeta;

La divina commedia è un opera letteraria;

Il T.A.R.D.I.S. è una figata pazzesca; (Scusate su questa non ho resisitito ^^)

Proseguendo poi nel mio ragionamento, mi sono reso conto che a differenza di tutti gli altri giochi (come eccezioni mi vengono in mente solo Jenga, Lego e Soldatini), nel gioco di ruolo non ci sono ne vincitori ne vinti. Difatti da questo punto di vista il termine gioco trae un'pò in inganno, quante volte la gente che non conosce il gioco di ruolo vi ha chiesto se avevate vinto? ;P

Alla fine delle mie considerazioni, sono giunto a quello che potrebbe essere un termine abbastanza vago con cui possa essere definito è "Forma di espressione artistica".

L'unica differenza con le usuali "forme di espressione artistica", forse sta tutta in questo:

La particolarità che meglio, a mio avviso identifica il media gdr è che i partecipanti alla sessione di gioco sono tutti al contempo: broadcast, audience e critica.

{mi ha fatto piacere vederlo scritto da qualcun'altro}

Ora attendo di vedere cosa ne pensate, inutile aggiunger altro per ora...

...che da aggiungere ce ne sarebbe molto!

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Innanzitutto concordo che la definizione "Il gioco di ruolo è un gioco" è una tautologia bella e semplice.

Non direi, dal momento che quando è stato ideato, la sua definizione era: il gioco di ruolo è una tecnica psicoterapeutica per il recupero di soggetti alienati" o qualcosa di simile. Anche il gioco del calcio è un gioco, ma potrebbe essere anche inteso come sport.

Tale affermazione mi va bene tanto quanto dire che:

La Terra è un pianeta;

La divina commedia è un opera letteraria;

Il T.A.R.D.I.S. è una figata pazzesca; (Scusate su questa non ho resisitito ^^)

Non so cosa sia questo tardis, e non mi interessa, ma si, il senso è quello. Se per te "la terra è un pianeta" è una tautologia, abbiamo definizioni diverse. Non che mi dia fastidio, sia chiaro, ma basta mettersi d'accordo.

Proseguendo poi nel mio ragionamento, mi sono reso conto che a differenza di tutti gli altri giochi (come eccezioni mi vengono in mente solo Jenga, Lego e Soldatini), nel gioco di ruolo non ci sono ne vincitori ne vinti. Difatti da questo punto di vista il termine gioco trae un'pò in inganno, quante volte la gente che non conosce il gioco di ruolo vi ha chiesto se avevate vinto? ;P

Quando giocavi a indiani e cowboy a 5 anni vincevi? La "vittoria" in un gioco non è fondamentale, e come puoi notare dalla definizione che prende buona fenna, in alcuni casi non serve nemmeno a definire cosa sia gioco e cosa no. Che ci sia chi lo pensi è irrilevante. Per me un gioco è un'attività atta a divertirsi.

Alla fine delle mie considerazioni, sono giunto a quello che potrebbe essere un termine abbastanza vago con cui possa essere definito è "Forma di espressione artistica".

L'unica differenza con le usuali "forme di espressione artistica", forse sta tutta in questo:

{mi ha fatto piacere vederlo scritto da qualcun'altro}

Ora attendo di vedere cosa ne pensate, inutile aggiunger altro per ora...

...che da aggiungere ce ne sarebbe molto!

Mah, non saprei. La differenza del gdr come "media" rispetto ad altri media è un conto. Il cosa sia un gdr è tutt'altro. Voglio dire, se ti chiedo cos'è un gdr, mi ca mi vieni a dire "è un media in cui i partecipanti sono tutti al contempo broadcast audience e critica". O si?

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@Black

No non vengo a dirti quello, ma immagino che la discussione avrebbe, se non altro, un titolo simile a "cosa dite ai vostri amici quando vi chiedono cosa è il gioco di ruolo"? Il che semplificherebbe molto il discorso, visto che prima o poi ci siamo tutti trovati a dover rispondere, chi più chi meno, a questa domanda.

Quindi il sollevare il problema dell'inadeguatezza della risposta è un media in cui i partecipanti sono tutti al contempo broadcast audience e critica, che come ho scritto non è una definizione, diventa poco utile ai fini del discorso non credi?

@Zadramas

Ci sono giochi di ruolo competitivi, Agon, 3:16 Carnage Amongst the Stars, D&D4 e anche giochi di ruolo in cui qualcuno vince Le mille e una notte, Geiger counter - gioco rintracciabile gratuitamente in italiano dall'archivio download di gdr italia -, ad esempio.

Quindi temo che il tuo assunto non possa essere presa a valore universale per il gdr.

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@Black

No non vengo a dirti quello, ma immagino che la discussione avrebbe, se non altro, un titolo simile a "cosa dite ai vostri amici quando vi chiedono cosa è il gioco di ruolo"? Il che semplificherebbe molto il discorso, visto che prima o poi ci siamo tutti trovati a dover rispondere, chi più chi meno, a questa domanda.

Quindi il sollevare il problema dell'inadeguatezza della risposta è un media in cui i partecipanti sono tutti al contempo broadcast audience e critica, che come ho scritto non è una definizione, diventa poco utile ai fini del discorso non credi?

Sicuramente. Quello che intendevo era che non capisco il senso dell'intervento di zandramas, specialmente la sottolineatura sul fatto che ci sarebbe da aggiungere molto.

Intendiamoci, so benissimo che definire cosa sia un gdr in maniera approfondita richiede tempo... Però alla fine niente mi leva dalla testa che quando gioco a un gdr, è come se tornassi un bambino di 5 anni che gioca a "facciamo che". E non c'è niente di più bello che una sensazione del genere.

PS: ADORO Geiger Counter.

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Black

per i problemi di comprensione con Zadramas siete due persone intelligenti credo che troverete una via per risolvere la questione velocemente :)

Per quanto riguarda il ritornare bambini, non a caso ho citato gli spazi transizionali di Winnicot :) del resto è una parte, credo, del divertimento di giocare di ruolo, ma è anche vero che quella è, a mio avviso, solo una parte e per molti nemmeno la più importante.

Detto questo ripeto, esistono registri comunicativi differenti, l'ultima volta che me lo hanno chiesto ho solamente detto: "i giochi di ruolo sono giochi di società"

A richiesta di ulteriori specifiche ho detto che ogni gioco è a se stante, che alcuni hanno uno scopo prefissati altri no.

Poi ho detto al barista: "ci fai altri due pirloni con il campari?" e morta li.

Non è che ho fatto una dissertazione di mezz'ora sulle tecniche, il sistema e bla bla bla.

Son cose differenti, ma credo che su questo saremo tutti daccordo.

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Io sono abbastanza d'accordo su quanto postato da Black nel primo post e dal buon vecchio Fenna nella sua ahimè prolissa disamina, ma vorrei aggiungere una nota riguardo a questo brano di quest'ultima:

Anche se, come faceva notare il dott. Paglieri[2], membro del CIRG (Centro Interdipartimentale per la Ricerca sul Gioco - Università degli Studi di Siena) nel suo articolo Giocatori bugiardi & interpreti sinceri, nel paragrafo Lo strano caso del role-playing game, identifica il GDR come anomalia, anomalo perché un giocatore, il Dm può di fatto cambiare le regole.
In realtà è anche essa una regola... Anzi... Forse è la regola che più caratterizza il gioco di ruolo, differenziandolo dagli psicodrammi infantili (che non hanno regole fisse) e dagli altri tipi di giochi di società (che hanno regole uguali per tutti o comunque fisse)...
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Dato che c'è concordanza fra la definizione iniziale avanzata da Blackstorm, e l'approfondimento (che ho trovato molto interessante) scritto da Fenna, mi pare che per far avanzare la discussione al livello successivo (passatemi il termine), salvo differenti interventi di terzi, si debba aspettare ciò che Zandramas ha intenzione di aggiungere.

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@Zadramas

ti beccherai un richiamo, perché per quanto stressante possa essere certi toni non sono corretti da tenere :)

Inoltre non è affatto detto che in una discussione non si debbano smontare gli assunti portati da altri, anzi è una delle basi della discussione, l'importante è che non si punti a vincere con le proprie argomentazioni, ma sopratutto chi si trova criticato possa prendere dalle critiche la parte migliore per vedere le cose da tutti i punti di vista, come un momento di crescita insoma.

@Black

Sinceramente, se non nei toni, devo dare ragione a Zadramas, nel senso che hai aperto un topic dove credevi di sbrigartela. Il punto è che te la sei sbrigata, probabilmente perché ai presenti nel forum l'argomento interessa poco o l'hanno studiato molto poco; andassi su altri forum le risposte avrebbero probabilmente altro tenore e altro appeal.

Però siccome noi siamo belli così e ogni scarrafone è bello a mamma soya, io vi voglio bene comunque :D.

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Ok dico la mia. (please, non litigate sempre..)

Premetto che il topic mi piace e che il post di Fenna mi è piaciuto. Premetto che dare a priori definizioni su definizioni mi sembra infruttuoso e sempre inesatto, è come definire il concetto di arte... Comunque:

Sul concetto di vittoria si potrebbe sindacare. In un boardgame in genere si dichiara vinta una partita quando si raggiungono determinati scopi/punti/obiettivi. Nel gdrC (classico alla D&D) il concetto non cambia dato che(considerando ad esempio una campagna) la vittoria la si ottiene uccidendo il boss (campagna classica, senza strane sfumature). Nel gdrc però si può anche vincere parzialmente raggiungendo scopi personali e questo spetta solo ai giocatori e non al master.

L'unica vera differenza è che a monte di una vittoria il gioco non finisce, in teoria ma si riaggiornano gli obbiettivi.

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zandramas, sei TU che sostieni che ci siano molte altre cose da aggiungere. Non puoi arrabbiarti se la maggior parte delle persone sostiene che:

cos'è un gdr: un gioco in cui si gioca a essere qualcun altro, come nel fanciullesco "facciamo che io sono lo sceriffo e tu gli indiani". Ma prima di tutto solo un gioco.

e domanda 2:

quale è lo scopo di un gdr? Divertirsi.

Non tutti amano passare le giornate o i mesi a farsi le se.ghe mentali su "cosa" sia un gioco di ruolo. Quando lo chiedono a me rispondo : è come giocare a "facciamo che tu sei la principessa da salvare ed io il coraggioso cavaliere che viene a salvarti dalle grinfie del mago cattivo" ma senza sudare, seduti attorno ad un tavolo con degli amici in cui ognuno interpreta, come un attore, un certo ruolo e con alcune regole codificate per tutti e tanta libertà nell'immaginare ed inventarsi il resto. Nel corso degli anni sono stati elaborati vari tipi di regolamenti e di ambientazioni ed ogni gruppo decide quale seguire, a seconda dei gusti

Tu potrai non essere d'accordo, ma potrai non essere d'accordo sul fatto che IO non ho nessuna necessità né voglia di approfondire come tu o il fenna certe tematiche, ma non puoi assolutamente affermare che quello che ho scritto non sia vero. PEr te non sarà sufficiente, mentre per me lo è, ma questo è tutto.

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@Black

Sinceramente, se non nei toni, devo dare ragione a Zadramas, nel senso che hai aperto un topic dove credevi di sbrigartela.

La mia era solo una battuta... Non credevo veramente di sbrigasrmela. In realtà ero interessato a sapere cosa volevi dire tu (dal momento che hai detto tu che ci voleva un topic apposta). Non sono così presuntuoso da pensare di potermela cavare facilmente, specialmente se ci sei tu e su un argomento del genere. Fortunatamente non ho letto i toni di zandramas, rimane il fatto che è lui a dover aggiunger emolte cose.

@Zandramas: sei pregato di astenerti dal presumere ciò in cui credo veramente o meno.

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Beh credo che non molti hanno qualcosa da dire su questo topic per il semplice motivo che quando uno gioca ad un gioco di ruolo non si chiede cosa è. Ci gioca. Punto.

Se si diverte continua a giocarci se no cambia gioco. Voglio dire che definire cosa è un gioco di ruolo è una attività puramente di concentto nel senso che all'attro pratico, dal punto di vista pragmatico, ben pochi si chiedono cosa sia un gioco di ruolo e quale sia la giusta definizione di gioco di ruolo. Ci giochi e se ti piace continui a giocarci.

Questo per dire la mia sul perchè gli interventi in questo topic sono stati pochi.

Detto ciò, la discussione è molto interessante e personalmente me la sono letta tutta :)

Non rispondo nello specifico perchè non conosco la letteratura e i diversi autori che hanno dato una definizione di gdr. Ho letto qualcosa ma non abbastanza per potere sostenere una discussione :)

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