@TheBaddus Scarlett Bloomblight - nell'antro del mostro Inizi a tagliare le spesse corde che tengono Tanaka intrappolato all’altare di pietra. Il coltellino è minuscolo, la lama smussata, quasi ridicola contro l’intreccio duro delle fibre. Strappi, incidi, premi… e non ottieni praticamente nulla. Senti un gemito. Tanaka si lamenta. Non è sveglio… no. Ma almeno è vivo. «LASCIA… FARE… a me…» La voce familiare che ti martella in testa da qualche giorno ritorna nella tua mente. Ora più distante, come filtrata attraverso l’acqua, ma abbastanza presente da farti arrestare il movimento. Istintivamente, obbedisci. Il coltellino ti scivola dalle dita. Ti sfiori la base del collo, grattando quella zona che pulsa e brucia — un prurito strano, invadente. Ma non è quello che importa ora. Afferri di nuovo le corde a mani nude e tiri. Con tutta te stessa. Con una forza che non riconosci, una forza che sembra arrivare da un punto dentro di te che non hai mai toccato prima. Il mondo attorno si assottiglia, diventa un bordo nero e indistinto. Ci siete solo tu, l’altare freddo… e lui, il tuo TESORO. La corda del braccio destro inizia a sfilacciarsi, cigola, cede. «Forza… forza… ancora…» La voce è un sussurro ovattato, sempre più distante. Agendo d’istinto ti porti a cavalcioni sopra di lui... Nella stessa posizione del bosco il giorno prima. Le tue mani serrate come artigli sulla corda. Con un ultimo strappo violento la fibra si lacera. Le tue mani sanguinano, le nocche arrossate e tagliate… ma è un dettaglio insignificante, un fastidio ignorabile. Subito ti butti sulla corda che tiene bloccato l’altro braccio. E all’improvviso — «Finalmente… sei venuta da… meee…» Una voce nuova. Femminile. Antica. Opprimente come una mano gelida sul cuore. Ti blocchi all’istante. Solo ora ti accorgi che non c’è più la stanza. Solo oscurità. Oscurità totale, soffocante, infinita… E tu e Tanaka sopra questo altare sospeso nel nulla, illuminati da una luce che non ha fonte. E poi la noti. L’altra cosa illuminata. Su un piedistallo, dall’altro lato dell’altare: un pugnale. Una lama ondulata, seghettata. Il manico è una mezzaluna, l’impugnatura termina in una croce allungata. Antico. Bellissimo. Terrificante. Era lì sin dall’inizio? Non sapresti dirlo. Lo prendi senza pensare. La sua superficie è fredda. Sollevi lo sguardo sulle corde che tengono ancora Tanaka. Poi, come attratta da un impulso euforico non tuo… lo sposti sul suo petto nudo. Sul punto esatto in cui batte il suo cuore. «Fallo…» La voce è velluto e veleno... Attraente, potente, euforica. «Fallo, e lui sarà per sempre tuo.» Una pausa che ti attorciglia lo stomaco. «Fallo… ed IO farò in modo che lui non voglia diventare mai il TESORO di nessun'altro.» off game A te la scelta 😁 seguire la voce e le sue promesse allettanti e pugnalare al cuore? oppure usare il pugnale per tagliare le corde? Oppure qualcos'altro ancora?? @SNESferatu Ana Rivero - a casa di Gustav La tua rabbia esplode, incontrollabile. Ad ogni passo… ad ogni parola… qualcosa del grande tavolo da lavoro di Gustav vola a terra e si frantuma. Lui ti osserva con gli occhi spalancati, terrorizzati. Indietreggia di qualche passo, le spalle che si chiudono, il corpo che si fa piccolo, quasi a voler sparire. Non tenta nemmeno di fermarti. Almeno questo te lo concede... Il tuo sfogo... la tua rabbia... in questo momento sembrano essere per lui ben più importanti di qualsiasi sua opera o creazione che stai distruggendo in questo momento... Sai che è così... Sai che non è soltanto la paura a frenarlo. «Tu… tu non capisci, Ana…» balbetta, appena un istante prima che un piatto di ceramica cada e si frantumi in una pioggia di cocci che zittisce ogni sua parola al posto tuo. Quando ti volti, dopo aver pronunciato la tua condanna, il tuo rifiuto, la sua voce torna a sfiorarti la schiena. È fragile. Infranta. Timida come un soffio. «Tu… non sei mia. Non… non lo sei mai stata…» mormora, come se stesse cercando di convincere più sé stesso che te. «Tu non capisci…» ripete ancora, disperato. «C’è qualcosa… di molto più grande…» Si interrompe... Come se andare avanti lo spaventasse. Queste parole, solo per un battito di secondo, ti fendono il petto come un ago sottile. Ti costringono a fermarti. I tuoi occhi scivolano verso uno dei tanti libri che hai rovesciato nella furia. È aperto su una pagina qualsiasi… eppure qualcosa ti attrae con la forza di un magnete. Un piccolo disegno, non più grande di cinque centimetri. Una mezzaluna. E sotto… una croce che ha la forma di una spada. Una versione più raffinata e artistica dello stesso segno che hai visto nell’ufficio del coach… Lo stesso segno che hai visto "tatuato" sul collo di Darius.