Glauce
Durante il riposo, mentre parlava con Artyom, Glauce ebbe occasione di osservare anche Popovič, che sebbene si fosse dimostrato scettico, aveva perlomeno dimostrato interesse per ciò che aveva appena condiviso. Un sorriso guardingo le attraversò il volto: le sarebbe costato un battito di ciglia dare una dimostrazione, a lui e a tutti gli altri che mettevano in discussione la serietà dell'istruzione fornitale dalla sua famiglia, che i mostri esistevano e le follie dell'uomo antico erano ancora vive. Ma si trattava pur sempre di sconosciuti di cui sapeva poco o nulla, e nemmeno questa volta avrebbe ceduto alla voce maligna che costantemente la istigava a dare prova della sua forza. Se fosse riuscita a convincerli a parole, buon per loro; altrimenti, poteva sopportare di essere considerata una folle ed emarginata. Sempre sorridendo, inchiodò Popovič con lo sguardo e gli rispose:
"Quel disegno del tempio che ho mostrato prima è frutto di una spedizione investigativa fatta da mio nonno in gioventù. Tenne anche un diario di viaggio, che ora conserviamo nella casa della mia famiglia, in cui descrive tutto in maniera più dettagliata di come ho fatto io nel mio libro. Mio nonno è ed è sempre stato serio e morigerato, e sono certa che non fosse in uno stato mentale alterato quando disegnò le cose che vi ho mostrato. Un pazzo non sarebbe stato in grado di andare, tornare, e documentare ciò che lui ha documentato con la completezza e l'eloquenza con cui lo ha fatto nel suo diario. Se desidererai leggere, forse potremo riparlarne con calma alla fine di quest'avventura. Per ora ti basti sapere che in questo mio libro ho riassunto solo le cose più importanti che mi sarebbero servite, e non solo da quel viaggio, ma dalle esperienze di tutti i miei maestri".
"Io sono fermamente convinta di ciò che ho detto poc'anzi. Se ti spaventa, lo capisco, ma vedila così: se nella vita non incontrerai mai nessuna creatura sovrannaturale, potrai tranquillizzarti pensando che le persone come me sono pazze, e che tu sei ancorato nella realtà. Se invece le incontrerai, saprai che né io né te siamo pazzi, e che entrambi siamo ancorati nella realtà. In entrambi i casi, come vedi, sarai ancorato alla realtà".
Il sorriso non l'aveva lasciata, ma dopo tanto parlare la sua bocca era secca e il suo corpo, dopo il lavoro della mattina, bramava riposo, per cui si stese comoda nel sacco a pelo e si mise in meditazione.
Dopo il riposo, nonostante non avesse ancora recuperato tutte le proprie energie, Glauce era d'accordo con Artyom: era ora di andare ad esplorare il villaggio. L'obiettivo era di esplorare man mano tutta l'isola, fino a raggiungere i laboratori scientifici e trovare una cura per la pestilenza. Prese con sé un sacco a pelo, e invitò i compagni a fare lo stesso, in caso quella notte si fossero trovati per qualsiasi ragione a dover riposare in un altro luogo. Infine, propose di nuovo la sua Benedizione Aliena e si offrì di trainare il carretto durante la loro esplorazione.
@tutti
A seguire, aggiunse: "Il legname è faticoso da raccogliere. Se qualcuno di noi ha un'accetta, propongo di farlo qui stasera, al nostro ritorno, se avremo ancora abbastanza energie. Mentre andiamo in esplorazione – in potenziale pericolo – consiglierei invece di conservare le nostre energie per i combattimenti e il setaccio."
@tutti
Detto questo, si accodò al gruppo e seguì Popovič ed Artyom lungo la strada che avevano scelto. Il carretto la rallentava un po', quindi rimase in coda, ma si fidava del senso pratico dei compagni e si affidò a loro per la direzione da imboccare. Era Popovič che aveva trovato il villaggio abbandonato con il suo cannocchiale, ed era lui quello che più probabilmente avrebbe saputo condurci il gruppo.