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Lingue


MattoMatteo

Avete mai usato le regole per le lingue?  

36 voti

  1. 1. Avete mai usato le regole per le lingue?

    • Mai, o quasi mai
      5
    • Alle volte si, alle volte no
      16
    • Sempre, o quasi sempre
      15


Messaggio consigliato

Giusto per curiosità... ma il fatto di conoscere o meno una lingua (lingue di gioco, naturalmente: elfico, nanico, ecc.), è mai stato un problema per i vostri pg?

Lo chiedo perchè, con i gruppi con cui ho giocato, le lingue non sono mai state usate... in pratica tutte le creature capaci di parlare usavano il Comune!

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molto triste come cosa

apparte che molte regole di gioco sono precluse/inutili se tutti parlano il comune

mi riferisco agli incatesimi di comunicazione, alla capacità di parlare linguaggi di alcune classi etc. etc.

ma poi è bello da gdr cercare di comunicare con png che non ti capiscono, vi perdete un bel po del bello di d&d in questo modo

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Io sto giocando una campagna PbC in cui ci sono tra lingue e rispettivi dialetti una 70 di idiomi...per cui ci è già successo di dover fare delle prove per capirci con gente che parla altri dialetti della stessa lingua..

In una campagna in real invece ci siamo io e un altro che essendo elfi ogni tanto escludiamo il resto del gruppo per farci due chiacchiere senza che gli altri capiscano

quindi sì...viva i linguaggi!

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Io utilizzo le lingue più nella scrittura che nelle fasi di dialogo ma solo perchè è più semplice da gestire e i giocatori vedo che si divertono di più.

Nelle scene parlate semmai quando qualcuno parla una lingua diversa provo a descriverla ma di più non si fa.

Purtroppo per me il voto è quasi mai :(

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Io utilizzo le lingue più nella scrittura che nelle fasi di dialogo ma solo perchè è più semplice da gestire e i giocatori vedo che si divertono di più.

Nelle scene parlate semmai quando qualcuno parla una lingua diversa provo a descriverla ma di più non si fa.

Purtroppo per me il voto è quasi mai :(

ma è ovvio scusa... che vuoi fare? mica vuoi parlare veramente l'infernale?

semplicemente dici: questo lo dico in nanico... e poi parli...

o tu non hai capito la domanda, o io non ho capito te... eheh

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Io utilizzo le lingue più nella scrittura che nelle fasi di dialogo ma solo perchè è più semplice da gestire e i giocatori vedo che si divertono di più.

Credo che la semplicità di gestione sia il motivo principale per cui le lingue vengono usate poco, e non solo in D&D...

Nelle scene parlate semmai quando qualcuno parla una lingua diversa provo a descriverla ma di più non si fa.

A meno di non essere un patito all'ultimo stadio, che ha imparato il Quenya o il Klingon, direi non si può fare di più. :lol:

Ed molta abilita sia dei game designer che dei giocatori ha non fare metagame sulla questione.

Poco ma sicuro.

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si lo so avete ragione!

Il fatto che sarebbe per quanto assurdo e decisamente troppo impegnativo, creare un qualche senso gutturale (?!) o linguaggio anche non comprensibile ma plausibile.

Ho sempre pensato che se avessi avuto due giocatori di qualche paese diverso rispetto agli altri giocatori e semmai della stessa razza di farli parlare in dialetto tra loro ma non mi è mai capitato.

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Succede spesso. Dalle volte in cui alcuni PG confabulano in lingue sconosciute al resto del gruppo per tramare alle loro spalle, alla volt i cui abbiamo dovuto insegnare all'orco a parlare il comune e c'è mancato poco che invece fosse il guerriero a disimparare, a quella in cui il barbaro faceva da interprete tra il gruppo ed il minotauro, a quella in cui se non ci fosse stato uno che conosceva lo gnomico sarebbe saltata mezza campagna e così via.

È divertente usare i linguaggi!

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Io nelle mie storie uso spessissimo i linguaggi, soprattutto nei dungeon su porte segrete o su libri antichi. Secondo me sono utili per dare più spessore all' ambientazione. I miei Pg sono felici di usare altre lingue e si applicano quando le devono decifrare, di solito lo fa il mago e quando trovano qulcosa che non riescono a leggere lo segnano su pergamene per poi svolgere ricerche in citta e trovare qualcuno che lo traduca. Si divertono anche a besstemmiare contro le guardi in linguaggi incomprensibbili per loro.

Quando vogliono comunicare tra di loro in linguen conosciuto solo da alcuni membri del gruppo, o quache creatura parla il draconico( lingua che conosce solo il mago) uso dwei fogliettini per comunicare coi pg o farli comunicare tra di loro per evitare il metagame.

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Io non uso il comune né i linguaggi razziali.

Attualmente ci sono tre personaggi che non hanno un singolo linguaggio comune a tutti. Uno parla A, B e Z, un altro A e C, un terzo B e C. Quando i personaggi fanno una discussione insieme, c'è sempre qualcuno che deve farsi tradurre qualcosa.

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Io non uso il comune né i linguaggi razziali.

Attualmente ci sono tre personaggi che non hanno un singolo linguaggio comune a tutti. Uno parla A, B e Z, un altro A e C, un terzo B e C. Quando i personaggi fanno una discussione insieme, c'è sempre qualcuno che deve farsi tradurre qualcosa.

bella sta cosa!

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  • Amministratore

Personalmente uso pochissimo le lingue perché, come per l'equipaggiamento o le componenti degli incantesimi, sono una di quelle cose per cui esiste una soluzione accessibilissima e infinitamente più comoda rispetto al doversi tenere tutto presente, per cui alla fine il gioco non vale la candela. Il discorso è un po' diverso se parliamo di lingue antiche, per le quali potrebbe ad esempio servire un qualche tipo di prova o di trovata per decifrare, che so, un'antica pergamena; di base, però, non mi sembra che gli occasionali spunti che si possono tirar fuori (facilmente aggirabili) giustifichino lo sbattimento.

In pratica ci sono solo lingue "regionali" (un pò come in europa, dove ogni nazione ha la sua lingua)?

Realistico, mi piace. :-)

Eh, relativamente. Se volessimo usare un sistema realistico, per prima cosa dovrebbe sparire l'idea di lingua come skill binaria (o la sai o non la sai senza sfumature) e facilmente accessibile; inoltre, bisognerebbe tenere conto delle decine e decine di varianti che possono esistere su un territorio. In Italia ci sono 12 minoranze linguistiche tutelate da legge nazionale, più altre 5 o 6 coperte da leggi regionali e chissà quante ancora non riconosciute, e questo senza parlare dei dialetti. Da un punto di vista (pseudo)storico, ci sta sia che comunità insulari (come potrebbe essere una razza) abbiano un linguaggio proprio diverso da quello del territorio in cui si trovano, sia che si sviluppi una sorta di lingua franca come potrebbe essere il Comune, magari con capacità espressive e/o usi limitati ma comunque funzionale per la vita quotidiana di un avventuriero. Capisci però che a quel punto le cose diventano forse troppo complicate, e allora si preferisce una soluzione molto più schematica.

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Nel mio gruppo a un certo punto abbiamo deciso di passare da D&D a GURPS continuando con la stessa campagna, gli stessi PG eccetera. Ho dovuto fare un po' di lavoro di conversione ma ne è valsa la pena, visto il nostro stile di gioco. Tra le altre cose possiamo amministrare la conoscenza delle lingue in modo più sfumato.

La gestione delle lingue comunque era nata ancora con D&D, alla nascita dell'ambientazione. Ovviamente esistevano solo due livelli, conosci la lingua oppure non la conosci. Le lingue imparentate le gestivamo con tiri di intelligenza, con modificatori a seconda della situazione; un PG che conosceva la lingua A ma non la B (imparentate pressappoco come italiano e spagnolo) poteva capire qualcosa dell'altra con una prova di int -x (non ricordo i modificatori); se il parlante cercava di venirgli incontro, costruendo frasi semplici, scandendo bene le parole, il malus poteva essere inferiore, così come era inferiore dopo tot mesi a stretto contatto con quella lingua. avevo anche fatto qualche semplice HR sull'apprendimento delle lingue quando si viveva in un ambiente dove esse erano parlate spesso, un po' come quando vai in Inghilterra e impari per prossimità, ma purtroppo non le ricordo, non usandole più.

A me piace molto costruire mondi. Dopo aver fatto la mappa, ho fatto alcuni schemi sulla progressiva distribuzione dei gruppi etnici nei millenni, sulle contaminazioni eccetera; poi ho derivato i pantheon (che non intervengono direttamente nel mondo come nelle ambientazioni ufficiali), le lingue, i costumi sociali, l'aspetto fisico e così via. L'idea di base era quella di due gruppi principali, equivalenti a indoeuropei e semiti, che via via si differenziavano in diverse lingue più o meno imparentate (come latino, greco, celtico, germanico da una parte, ebraico, fenicio, arabo dall'altro) e dialetti. Così avevo anche la scusa per fare un po' di pantheon che partivano da alcuni gruppi di base e via vi si differenziavano e dettagliavano. Per le creature non umane, piuttosto che fare linguaggi razziali ho seguito la stessa logica delle diverse lingue. Poi andando avanti con la campagna ho dovuto dettagliare gli altri popoli finché il tutto è diventato incasinatissimo, ma alla fin fine se ti diverti con queste cose non c'è problema.

Uno dei vantaggi è che i toponimi, i nomi propri e questo genere di cose diventano più coerenti. Una lingua per esempio è ispirata al longobardo, quindi la terra di quel popolo ha nomi di città, fiumi e monti che sono in linea con il resto della lingua. Nella stessa zona però viveva fino a mille anni prima un popolo non umano, decimato poi come successe con i nativi americani, quindi ci sono numerosi toponimi nella lingua precedente che sono rimasti tali e quali, come succede oggi negli USA.

Ai miei giocatori la cosa piace, quindi ricevo anche delle soddisfazioni a fare questo tipo di lavoro. Secondo loro rende tutto più realistico e permette di immergersi meglio nella storia.

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Personalmente uso pochissimo le lingue perché, come per l'equipaggiamento o le componenti degli incantesimi, sono una di quelle cose per cui esiste una soluzione accessibilissima e infinitamente più comoda rispetto al doversi tenere tutto presente, per cui alla fine il gioco non vale la candela. Il discorso è un po' diverso se parliamo di lingue antiche, per le quali potrebbe ad esempio servire un qualche tipo di prova o di trovata per decifrare, che so, un'antica pergamena; di base, però, non mi sembra che gli occasionali spunti che si possono tirar fuori (facilmente aggirabili) giustifichino lo sbattimento.

Probabilmente il motivo per cui nei miei gruppi le lingue (così come le componenti) si usavano poco.

Eh, relativamente. Se volessimo usare un sistema realistico, per prima cosa dovrebbe sparire l'idea di lingua come skill binaria (o la sai o non la sai senza sfumature) e facilmente accessibile; inoltre, bisognerebbe tenere conto delle decine e decine di varianti che possono esistere su un territorio. In Italia ci sono 12 minoranze linguistiche tutelate da legge nazionale, più altre 5 o 6 coperte da leggi regionali e chissà quante ancora non riconosciute, e questo senza parlare dei dialetti. Da un punto di vista (pseudo)storico, ci sta sia che comunità insulari (come potrebbe essere una razza) abbiano un linguaggio proprio diverso da quello del territorio in cui si trovano, sia che si sviluppi una sorta di lingua franca come potrebbe essere il Comune, magari con capacità espressive e/o usi limitati ma comunque funzionale per la vita quotidiana di un avventuriero. Capisci però che a quel punto le cose diventano forse troppo complicate, e allora si preferisce una soluzione molto più schematica.

Un sistema carino, sepur non troppo complicato, era quello di Girsa (il "gioco di ruolo del signore degli anelli" della Stratelibri, derivato da una semplificazione di Rolemaster); per ogni lingua c'era una scala di conoscenza che andava da 0 a 5:

0 = nessuna conoscenza della lingua.

1 = conoscenza solo di alcune parole e frasi basilari ("the book is on the table").

2 =

3 =

4 =

5 = conoscenza da madrelingua, sia scritto che parlato; si conoscono anche vari dialetti.

Se qualcuno ricorda i 5 gradi, mi farebbe il piacere di postarli?

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