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Dragons´ Lair

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Visualizzazione dei contenuti con la reputazione più alta il 06/10/2025 in tutte le aree

  1. Facciamo un salto nel 1988. La TSR era nel pieno della sua Golden Age, sfornando supplementi di AD&D a raffica. Empires of the Sands esce proprio in quell’anno, scritto da Scott Haring e arricchito dalle illustrazioni (copertina e interni) di Jeff Easley. È il terzo modulo della serie "FR" dedicata ai Forgotten Realms, dopo Waterdeep and the North (FR1) e Moonshae (FR2). Immaginate il contesto: Advanced Dungeons & Dragons 1ª Edizione stava per lasciare il passo alla 2ª (in arrivo l'anno successivo), i Reami Dimenticati erano un’ambientazione neonata (il Grey Box è del 1987) e la fame di espansioni era palpabile tra noi nerd dell'epoca. Ai miei tempi, l’idea di esplorare regioni lontane dai cliché medievali era elettrizzante e la TSR fiutò l’interesse per l’“esotico” ancor prima di lanciare Al-Qadim o altri setting orientaleggianti. Empires of the Sands quindi arrivò sugli scaffali come una piccola rivoluzione: "Ehi avventurieri, c’è un mondo oltre le solite taverne del Cormyr!" sembrava sussurrare dalle pagine. Avere un supplemento ambientato in deserti e città ispirate a Califfi e sultani era una boccata d’aria fresca. L'Europa fantasy ce l’avevamo un po’ tutti nel DNA di gioco, ma qui si parlava di terre dal clima torrido, dove gli dei potevano avere nomi impronunciabili e dove i mostri includevano efreeti e scorpioni giganti invece dei soliti goblin del sottobosco. Empires of the Sands si presentava in formato libretto di 64 pagine con copertina esterna a cartelletta (rimovibile) e due mapponi poster a colori inclusi. La qualità di stampa e cartografia era ottima per l’epoca: Dave “Diesel” LaForce curò le mappe, garantendo che combaciassero perfettamente con quelle del set base dei Forgotten Realms. Per noi maniaci del worldbuilding, poter attaccare i nuovi pezzi di mappa a quelli già posseduti era pura gioia. Dietro le quinte, questo modulo segna anche un piccolo momento di passaggio: è il primo grande progetto di Scott Haring in TSR. Non era Ed Greenwood a scrivere, Ed stava delegando alcune parti del suo mondo ad altri autori. Haring fece talmente un buon lavoro (o sollevò abbastanza domande) che fu chiamato a rispondere alle curiosità dei fan nella rubrica Dragon Magazine poco dopo l’uscita. Un segno che Empires of the Sands fece parlare di sé. Curiosità: costava $7,95 all’uscita (un prezzo onesto per l’epoca). La tiratura fu quella tipica dei moduli TSR di fine anni ’80: oggi si trovano ancora copie in giro, segno che non è un pezzo ultra-raro (negli USA fu distribuito bene; da noi invece era quasi merce esotica essa stessa). Sul fronte artistico, c’è da dire che avere Jeff Easley sia in copertina che negli interni elevava subito il prodotto: le illustrazioni interne, tutte in bianco e nero, portano la sua firma e aggiungono atmosfera. Certo, qualche refuso nel testo c’è (normale amministrazione per i prodotti dell’epoca), e l’interno della copertina rimase incredibilmente vuoto (un spazio bianco sprecato su cui magari potevano stampare tabelle o riassunti, come notò anche una recensione dell’epoca. Ma erano peccatucci veniali in un manualetto che, nel panorama AD&D dell’88, rappresentava l’apertura ufficiale dei Forgotten Realms verso la frontiera sud dal sapore esotico. Contenuti del ManualePassiamo al sodo: cosa c’è dentro Empires of the Sands? Il manuale è strutturato come un piccolo gazetteer che dettaglia tre regioni del sud-ovest di Faerûn note collettivamente, appunto, come gli "Imperi delle Sabbie". Attenzione però: non aspettatevi intere distese stile Sahara tipo Anauroch (quello arriverà in un altro supplemento qualche anno dopo); qui parliamo di terre sì aride in parte, ma anche costiere e ricche di città. Le tre sezioni principali riguardano Amn (pagg. 3-20), Tethyr (21-47) e Calimshan (48-62), ognuna introdotta da una panoramica generale e poi suddivisa in capitoletti tematici. Ogni regione viene presentata con una struttura ordinata e quasi scolastica: Descrizione Generale, Popolazione (razze presenti), Lingua e Costumi, Mostri tipici, Storia, Governo e Politica, Religione, Geografia e Clima, Commercio, Città, Luoghi d’interesse, PNG importanti. Insomma, Haring ha seguito un vero manuale Cencelli del worldbuilding, assicurandosi di dare al DM un’infarinatura di tutto. È un approccio da primo della classe: informazioni chiare, leggibili e facili da consultare durante il gioco. La controparte è che a volte sembra di leggere un bignami: ogni città, ad esempio, riceve al massimo una colonnina di testo, spesso solo due righe su cosa produce, quanti abitanti ha e chi la governa. Roba che oggi verrebbe messa in una tabella riassuntiva, e infatti leggendo ti viene da dire: "Tutto qui? Dov’è il resto?". È evidente che coprire tre nazioni intere in 64 pagine imponeva tagli e sintesi brutali. Ma vediamo il succo di ciascun “impero”. Amn è il regno più a nord dei tre, ed è descritto come la terra dei mercanti per eccellenza. Qui tutto ha un prezzo, e la ricchezza è la misura di tutte le cose. La società amnita è quasi una caricatura (voluta) di una plutocrazia rinascimentale: nobili decaduti rimpiazzati da trade houses e gilde di commercianti. Al potere c’è il famigerato Consiglio dei Sei, un’ombra di governo composta in segreto dai capi delle sei casate mercantili più ricche. In pratica, in Amn non sai mai davvero chi tira le fila, ogni ricco mercante potrebbe essere uno dei Sei che governano dietro le quinte. Questo dettaglio all’epoca mi fece impazzire (in senso buono): in una campagna a Amn, i PG potevano accumulare fortuna e magari scoprire, dopo intrighi e colpi di scena, l’identità dei misteriosi consiglieri. C’è un vibe quasi veneziano o mediceo in questo, con cospirazioni commerciali e pugnalate alle spalle per un contratto di spezie. Haring sottolinea anche un aspetto divertente: ad Amn gli avventurieri e i maghi non sono ben visti a meno che non paghino la licenza! Ecco una chicca old school: vuoi fare l’eroe? Prima passa in dogana a compilare i moduli e a versare la tassa. Roba che oggi sembrerebbe burocratica, ma pensateci in gioco: obbligare i PG a prendere un patentino da avventuriero può creare spunti narrativi esilaranti (oltre che scontri con le guardie doganali se si scordano le scartoffie a casa). Tethyr, subito a sud di Amn, è tutt’altra musica: qui regna l’anarchia. È un regno in pezzi, un ex impero caduto in disgrazia con la famiglia reale sterminata e il trono vacante. Praticamente Tethyr è il parco giochi perfetto per avventurieri affamati di gloria: bande di briganti, signorotti locali che si proclamano re di villaggi, nobili in esilio, mostri che approfittano del caos… c’è da sbizzarrirsi. Il manuale dipinge Tethyr come un posto pericoloso ma pieno di opportunità: "dove il male cresce e i piccoli tiranni si contendono un trono vuoto" (adoro questa frase della sinossi ufficiale). Qui la chicca è la Compagnia degli Otto, un gruppo di otto avventurieri buoni che cercano di ristabilire l’ordine nel regno frammentato. Haring non si fa problemi a regalare al DM un intero party di PNG high-level belli e fatti: nel centro del booklet ci sono proprio sette schede precompilate (più un’ottava vuota) con le statistiche di questi eroi. All’epoca la cosa mi lasciò perplesso ("Chi sono 'sti tizi e perché mi occupano così tante pagine?" pensai). Effettivamente sa un po’ di riempitivo; anche Jim Bambra nella sua recensione su Dragon insinuò che fosse filler messo perché il materiale scarseggiava. Col senno di poi, però, ho imparato ad apprezzare la Compagnia degli Otto: intanto è un ottimo espediente per introdurre subito nel gioco PNG famosi di Tethyr (come possibili alleati o mentori dei PG, o magari concorrenti nella caccia al tesoro). Inoltre, è un piccolo scorcio di come si immaginava un party bilanciato nel 1988: ci troviamo il chierico, il guerriero, il mago, il ladro, ecc., ognuno con il suo background stringato. Per un DM alle prime armi poteva persino servire da esempio pratico di gruppo tipico di avventurieri. Certo, rimane il dubbio che abbiano usato quelle schede anche per tappare buchi nel layout... e spoiler: quasi certamente è così, visto che lo stesso Bambra notò che il progetto sembrava “non abbastanza grande da riempire tutte le pagine”. Infine abbiamo Calimshan, il più meridionale e, per certi versi, il più “desertico” degli imperi delle sabbie. Gran parte di Calimshan è dominata dal Deserto di Calim, e il clima rovente influenza pesantemente la vita e la cultura localee. Se Amn ricorda un po’ l’Italia dei mercanti e Tethyr la frontiera selvaggia, Calimshan è chiaramente ispirata al Medio Oriente fiabesco, versione D&D. La città capitale, Calimport, è un’immensa metropoli labirintica piena di vicoli, bazar, ladri e visir, più grande e ricca perfino di Waterdeep, dice il manuale con orgoglio. Qui il tono vira su Mille e una Notte: la ricerca della ricchezza serve per comprarsi una vita di lussi sfrenati, pochi lavorano, tutti ambiscono a fare i signori (e quasi nessuno ci riesce davvero). Interessante come la magia sia vista diversamente: a Calimshan i maghi e i gadget magici non solo sono comuni, ma addirittura rappresentano lo status symbol per eccellenza. Altro che caccia alle streghe: qui se non hai un letto che si rifà da solo o delle torce che si accendono e si spengono a comando verbale sei uno sfigato. Questo fa sì che i maghi godano di altissima considerazione sociale; sono gli inventori degli aggeggi magici che tutti vogliono per vivere in panciolle. Immaginate un’avventura a Calimport: i PG magari vengono assoldati per recuperare delle scarpe che si allacciano da sole a comando dal palazzo di un riccone, oppure per sgominare un efreeti evocato dal mago di corte che adesso sfreccia in libertà tra le dune. Già, efreeti e djinn… non potevano mancare. Uno dei retroscena affascinanti di Calimshan (anche se nel manuale FR3 forse è solo accennato) è che in tempi antichi due potenti geni, Calim e Memnon, si sono fatti la guerra, e le devastazioni hanno creato il deserto. Nel presente, il manuale dice che a furia di evocare creature planari, i maghi di Calimshan hanno riempito la regione di entità extraplanari bloccate su questo piano: un plot hook fantastico per il DM ("ragazzi, pare che in quel canyon giri un marid impazzito da secoli…"!). Politicamente, Calimshan è un impero solo di nome: sulla carta comanda il Pasha da Calimport, ma in pratica ogni città fa un po’ come le pare, e il povero Pasha deve sempre scendere a patti con decine di visir e governatori locali. Insomma, intrighi a corte non-stop. Aggiungete il fatto che tra le sabbie ci sono rovine di antiche civiltà (Calimshan vanta migliaia di anni di storia, ex imperi di geni e tutto il pacchetto) e capite perché un gruppo di avventurieri qui non rischia certo di annoiarsi. Sul fronte flora e fauna e pericoli ambientali, Empires of the Sands non delude, almeno a livello di colore. Ogni sezione elenca i mostri che infestano quell’area, prendendo a piene mani dai manuali di AD&D: in Amn e Tethyr abbiamo creature varie dalle colline e foreste (anche un drago verde quà e là, e persino beholder nei luoghi remoti), ma più ci si avvicina al Calim e alle zone aride, più spuntano bestie da deserto: dune stalker, dust digger, formian del deserto tipo ant-lion giganti, scorpioni enormi, oltre ai classici efreeti e djinn. E poi c’è la famigerata Spider Swamp al confine Tethyr-Calimshan: una palude fetida patria di ragni acquatici giganti e chissà quali altre mostruosità. Il manuale, pur non introducendo nuove creature originali, offre un bestiario implicito ricco: sfogliando l’indice trovate elencati decine di mostri nominati nel testo. Per un DM questo equivale a tante idee di incontro: “se attraversate quella zona, attenti ai basilischi e ai dune stalker”. Dal punto di vista meccanico, sorprendentemente, non ci sono regole nuove particolari. Oggi magari un supplemento del genere aggiungerebbe la sottoclasse o il background del Nomade del Deserto o almeno una tabella per il colpo di calore. Invece no: Empires of the Sands rimane sui binari tradizionali di AD&D 1E, fornendo soprattutto materiale narrativo. Questo perché nel 1988 le regole per sopravvivenza nel deserto le trovavi semmai sul Dungeoneer's Survival Guide o te le inventavi tu con un po’ di buon senso. Il manuale si concentra sul dare spunti e setting, non crunch. Ad esempio, non troverete un nuovo kit per personaggi né nuovi incantesimi specifici del sud. Troverete però tanti agganci per avventure disseminati qua e là: il villaggio infestato dai non-morti in Tethyr in assenza di un re, il tempio dimenticato nelle giungle di Chult menzionato da un mercante di Amn (magari buttato lì in una frase per colorare un dialogo), la rivalità tra due città stato calishite che potrebbe sfociare in guerra… Sta al DM leggere tra le righe e cogliere questi semi narrativi. Il testo offre PNG significativi solo in minima parte: giusto i leader noti (tipo i nomi dei membri del Consiglio dei Sei sono volutamente segreti, quindi nada; per Tethyr ci sono un paio di nobili sopravvissuti e banditi famosi; per Calimshan qualche pasha locale e i visir di Calimport). Insomma, non è un modulo pregenerato dove hai il cattivone di turno con statblock pronto. Empires of the Sands vi dà i pezzi della scacchiera, muoverli spetta a voi. Chiude il tutto un comodo indice analitico a pagina 64 (cosa rara e utile, soprattutto quando devi ritrovare in fretta quella città impronunciabile durante la sessione!). Analisi CriticaPunti di forza. Questo manuale ha diverse frecce al suo arco anche oggi. La prima è l’originalità che portò all’epoca, e mantiene tuttora, rispetto al solito fantasy occidentale. “Imperi delle Sabbie” mantiene ciò che promette: vi fa viaggiare con la mente verso terre dal sapore arabeggiante/mediterraneo, portando varietà in un mondo che altrimenti rischiava di essere tutto spada e cavalieri. Ancora oggi, leggere di Calimshan e Tethyr ha un gusto esotico che stuzzica la fantasia. Un altro punto di forza è l’approccio sandbox old school: il focus sull’ambientazione amplia gli orizzonti del DM invece di incanalarlo in una trama rigida. Empires of the Sands invita all’esplorazione: ci sono tre nazioni a disposizione, ognuna con abbastanza dettagli per partire ma abbastanza vuoti da riempire con la propria creatività. Inoltre, la letalità ambientale implicita (dai deserti agli intrighi di palazzo) risuona bene con chi apprezza le sfide toste: i PG in queste terre devono ingegnarsi a sopravvivere al caldo, ai mostri, ai veleni degli assassini calishiti… mica passeggiate /o09pznei boschi fatati! Infine, la praticità: nel suo essere stringato, il manuale è facile da consultare al volo e riassume tante info senza perdersi in fronzoli. Per un DM che vuole preparare rapidamente, avere schede già pronte (la Compagnia degli Otto), liste di mostri locali e un quadro politico chiaro di ogni regione è un aiuto concreto. Punti deboli. Dall’alto dei nostri decenni di esperienza, però, vediamo anche le magagne. Il worldbuilding soffre di superficialità in vari punti: tante città e luoghi hanno descrizioni così brevi che sembrano note di una checklist. Questo rende l’ambientazione un po’ vuota se il DM non ci mette del suo. Per esempio, Calimport è nominata come mega-metropoli, ok… ma poi non ci sono mappe cittadine, né dettagli di quartieri o fazioni (i ladri di Calimport, la rete di schiavisti, ecc., sono solo accennati). Risultato: se volete davvero giocare lì, dovete investire nel preparare materiale extra. Anche le meccaniche mancanti possono essere viste come un punto debole: zero regole per la sopravvivenza nel deserto, nessun consiglio su come gestire traversate sulle dune o carovane (cose che in un’ambientazione desertica ti aspetteresti). È tutto lasciato alla competenza del DM. Inoltre, diciamolo, la Compagnia degli Otto occupa spazio che poteva forse essere impiegato meglio con, ad esempio, tabelle di incontri nel deserto o maggiori dettagli sui dungeon locali. Confronti. Come si colloca FR3 rispetto ad altri supplementi Forgotten Realms dell’epoca? Direi abbastanza a metà del guado. Waterdeep and the North (FR1) era molto più dettagliato su un’area ristretta (la città di Waterdeep e dintorni), ovviamente un altro livello di profondità. Moonshae (FR2) aveva un’atmosfera fortissima, quasi da romanzo celtico (complice la serie di romanzi collegati): FR3 al confronto è più neutrale, meno “colorato” in termini di tono (Bambra notò che mancava un po’ del flavor vivace che aveva FR2). D’altro canto, FR3 mantiene uno standard di produzione alto come i precedenti: mappe di qualità, testo ben organizzato, insomma la TSR in quel periodo difficilmente toppava sul piano grafico/editoriale. Se lo paragoniamo a supplementi successivi che espandono quelle stesse regioni, la differenza è enorme: negli anni ‘90 uscirono il box Lands of Intrigue (che copriva Amn e Tethyr in centinaia di pagine) e Empires of the Shining Sea (Calimshan e le regioni del sud ancora più dettagliate). Quelli sì che approfondiscono lore, personaggi e pure mini-avventure, praticamente mandando in pensione il povero FR3. Però, attenzione, parliamo di prodotti per AD&D 2E quasi dieci anni dopo, con altre filosofie di design. Empires of the Sands nel 1988 faceva da apripista, e come apripista sacrifica dettaglio per coprire più terreno. Un vecchio Old School come me quasi lo preferisce: meglio tre spunti diversi e la libertà di sviluppare quello che vuoi, piuttosto che un unico librone che ti vincola a trama X o Y. Utilità ai Giorni NostriSe siete giocatori o DM di 5ª edizione (o Pathfinder, etc.), Empires of the Sands non vi servirà per le statistiche, quelle sono pochissime e ormai le trovate aggiornate altrove, ma rimane una miniera di idee e spunti. In un’era in cui i manuali ufficiali dei FR per 5e hanno toccato poco o nulla queste zone (il Sword Coast Adventurer’s Guide accenna a malapena ad Amn e Calimshan), questo vecchio supplemento può aiutarvi a esportare concetti nelle vostre campagne. Volete che i vostri giocatori 5e facciano un viaggio ad Athkatla o Calimport? FR3 vi dà l’ossatura storica e geografica di quei posti su un piatto d’argento. Certo, dovrete aggiornare qualche dettaglio di lore se seguite la timeline ufficiale (nei romanzi/giochi successivi alcune cose a Tethyr si sono evolute, ad esempio un nuovo re è salito sul trono). Ma se giocate in modo homebrew potete fregarvene e utilizzare il materiale così com’era nell’88, che è ricco di spunti grezzi. Molti concetti di design presenti qui sono ancora validi e interessanti: l’idea di un regno senza re perfetto per una campagna sandbox politica (Tethyr), una nazione mercantile che offre hook su gilde e trade-war (Amn), un impero dalle tinte arabeggianti con magia industrializzata e dungeon sotto le dune (Calimshan). Sono tutti elementi che potete tranquillamente trapiantare nel vostro gioco moderno. Chi ama i Forgotten Realms in ogni edizione apprezzerà anche dare un’occhiata a come erano descritti questi luoghi all’inizio: potreste perfino trovare chicche dimenticate mai più riprese nelle edizioni seguenti e farne il vostro asso nella manica (tipo un certo dungeon citato di sfuggita qui e poi mai esplorato altrove; materiale perfetto per scriverci sopra la vostra avventura originale!). ConclusioneTirando le somme, Empires of the Sands è un supplemento che mi sento di consigliare col cuore (vecchio) ma non senza riserve con la mente (moderna). Non è un capolavoro senza tempo, certi suoi limiti gridano anni ’80 da ogni pagina, ma è un pezzo importante del mosaico di Faerûn e un esempio genuino di design old school. Il suo fascino sta tanto in ciò che offre quanto in ciò che non offre: vi dà tre cornici di campagna e vi sfida a dipingerci sopra la vostra avventura. È un approccio genuino, onesto, che oggi può sembrare naïf ma che rappresenta un’epoca d’oro del GDR, quando ci bastava una mappa, qualche nome evocativo e la nostra fantasia per riempire serate intere. Personalmente, rileggendolo, mi sono ritrovato a sorridere ricordando perché quelle sabbie mi avevano incantato: il deserto, con i suoi silenzi e i suoi misteri, è un ottimo maestro di old school gaming. Vi insegna che nell’essenzialità, poche risorse, nessun fronzolo superfluo, può nascondersi l’avventura più grande. Forse sono io che ho ancora la sabbia del deserto Calim nelle scarpe. Chissà. Alla fine, il vero tesoro sepolto sotto le dune è sempre stato lì: basta avere voglia di scavare. Articoli della serie Alla riscoperta dei Forgotten Realms Classici Alla riscoperta dei Forgotten Realms: dal Grey Box al Campaign Setting del 1993 Alla riscoperta dei Forgotten Realms: FR1 Waterdeep and the North Alla riscoperta dei Forgotten Realms: FR2 Moonshae
  2. La copertina di Empires of the Sands cattura immediatamente l'immaginazione: un enorme djinn minaccioso incombe su un ladro intento a sgraffignare una gemma da un antico idolo, il tutto illustrato dal grande Jeff Easley. Quando ho visto quell'artwork per la prima volta ho sentito odore di spezie e sabbia rovente invece del solito muschio dei classici dungeon fantasy. Facciamo un salto nel 1988. La TSR era nel pieno della sua Golden Age, sfornando supplementi di AD&D a raffica. Empires of the Sands esce proprio in quell’anno, scritto da Scott Haring e arricchito dalle illustrazioni (copertina e interni) di Jeff Easley. È il terzo modulo della serie "FR" dedicata ai Forgotten Realms, dopo Waterdeep and the North (FR1) e Moonshae (FR2). Immaginate il contesto: Advanced Dungeons & Dragons 1ª Edizione stava per lasciare il passo alla 2ª (in arrivo l'anno successivo), i Reami Dimenticati erano un’ambientazione neonata (il Grey Box è del 1987) e la fame di espansioni era palpabile tra noi nerd dell'epoca. Ai miei tempi, l’idea di esplorare regioni lontane dai cliché medievali era elettrizzante e la TSR fiutò l’interesse per l’“esotico” ancor prima di lanciare Al-Qadim o altri setting orientaleggianti. Empires of the Sands quindi arrivò sugli scaffali come una piccola rivoluzione: "Ehi avventurieri, c’è un mondo oltre le solite taverne del Cormyr!" sembrava sussurrare dalle pagine. Avere un supplemento ambientato in deserti e città ispirate a Califfi e sultani era una boccata d’aria fresca. L'Europa fantasy ce l’avevamo un po’ tutti nel DNA di gioco, ma qui si parlava di terre dal clima torrido, dove gli dei potevano avere nomi impronunciabili e dove i mostri includevano efreeti e scorpioni giganti invece dei soliti goblin del sottobosco. Empires of the Sands si presentava in formato libretto di 64 pagine con copertina esterna a cartelletta (rimovibile) e due mapponi poster a colori inclusi. La qualità di stampa e cartografia era ottima per l’epoca: Dave “Diesel” LaForce curò le mappe, garantendo che combaciassero perfettamente con quelle del set base dei Forgotten Realms. Per noi maniaci del worldbuilding, poter attaccare i nuovi pezzi di mappa a quelli già posseduti era pura gioia. Dietro le quinte, questo modulo segna anche un piccolo momento di passaggio: è il primo grande progetto di Scott Haring in TSR. Non era Ed Greenwood a scrivere, Ed stava delegando alcune parti del suo mondo ad altri autori. Haring fece talmente un buon lavoro (o sollevò abbastanza domande) che fu chiamato a rispondere alle curiosità dei fan nella rubrica Dragon Magazine poco dopo l’uscita. Un segno che Empires of the Sands fece parlare di sé. Curiosità: costava $7,95 all’uscita (un prezzo onesto per l’epoca). La tiratura fu quella tipica dei moduli TSR di fine anni ’80: oggi si trovano ancora copie in giro, segno che non è un pezzo ultra-raro (negli USA fu distribuito bene; da noi invece era quasi merce esotica essa stessa). Sul fronte artistico, c’è da dire che avere Jeff Easley sia in copertina che negli interni elevava subito il prodotto: le illustrazioni interne, tutte in bianco e nero, portano la sua firma e aggiungono atmosfera. Certo, qualche refuso nel testo c’è (normale amministrazione per i prodotti dell’epoca), e l’interno della copertina rimase incredibilmente vuoto (un spazio bianco sprecato su cui magari potevano stampare tabelle o riassunti, come notò anche una recensione dell’epoca. Ma erano peccatucci veniali in un manualetto che, nel panorama AD&D dell’88, rappresentava l’apertura ufficiale dei Forgotten Realms verso la frontiera sud dal sapore esotico. Contenuti del ManualePassiamo al sodo: cosa c’è dentro Empires of the Sands? Il manuale è strutturato come un piccolo gazetteer che dettaglia tre regioni del sud-ovest di Faerûn note collettivamente, appunto, come gli "Imperi delle Sabbie". Attenzione però: non aspettatevi intere distese stile Sahara tipo Anauroch (quello arriverà in un altro supplemento qualche anno dopo); qui parliamo di terre sì aride in parte, ma anche costiere e ricche di città. Le tre sezioni principali riguardano Amn (pagg. 3-20), Tethyr (21-47) e Calimshan (48-62), ognuna introdotta da una panoramica generale e poi suddivisa in capitoletti tematici. Ogni regione viene presentata con una struttura ordinata e quasi scolastica: Descrizione Generale, Popolazione (razze presenti), Lingua e Costumi, Mostri tipici, Storia, Governo e Politica, Religione, Geografia e Clima, Commercio, Città, Luoghi d’interesse, PNG importanti. Insomma, Haring ha seguito un vero manuale Cencelli del worldbuilding, assicurandosi di dare al DM un’infarinatura di tutto. È un approccio da primo della classe: informazioni chiare, leggibili e facili da consultare durante il gioco. La controparte è che a volte sembra di leggere un bignami: ogni città, ad esempio, riceve al massimo una colonnina di testo, spesso solo due righe su cosa produce, quanti abitanti ha e chi la governa. Roba che oggi verrebbe messa in una tabella riassuntiva, e infatti leggendo ti viene da dire: "Tutto qui? Dov’è il resto?". È evidente che coprire tre nazioni intere in 64 pagine imponeva tagli e sintesi brutali. Ma vediamo il succo di ciascun “impero”. Amn è il regno più a nord dei tre, ed è descritto come la terra dei mercanti per eccellenza. Qui tutto ha un prezzo, e la ricchezza è la misura di tutte le cose. La società amnita è quasi una caricatura (voluta) di una plutocrazia rinascimentale: nobili decaduti rimpiazzati da trade houses e gilde di commercianti. Al potere c’è il famigerato Consiglio dei Sei, un’ombra di governo composta in segreto dai capi delle sei casate mercantili più ricche. In pratica, in Amn non sai mai davvero chi tira le fila, ogni ricco mercante potrebbe essere uno dei Sei che governano dietro le quinte. Questo dettaglio all’epoca mi fece impazzire (in senso buono): in una campagna a Amn, i PG potevano accumulare fortuna e magari scoprire, dopo intrighi e colpi di scena, l’identità dei misteriosi consiglieri. C’è un vibe quasi veneziano o mediceo in questo, con cospirazioni commerciali e pugnalate alle spalle per un contratto di spezie. Haring sottolinea anche un aspetto divertente: ad Amn gli avventurieri e i maghi non sono ben visti a meno che non paghino la licenza! Ecco una chicca old school: vuoi fare l’eroe? Prima passa in dogana a compilare i moduli e a versare la tassa. Roba che oggi sembrerebbe burocratica, ma pensateci in gioco: obbligare i PG a prendere un patentino da avventuriero può creare spunti narrativi esilaranti (oltre che scontri con le guardie doganali se si scordano le scartoffie a casa). Tethyr, subito a sud di Amn, è tutt’altra musica: qui regna l’anarchia. È un regno in pezzi, un ex impero caduto in disgrazia con la famiglia reale sterminata e il trono vacante. Praticamente Tethyr è il parco giochi perfetto per avventurieri affamati di gloria: bande di briganti, signorotti locali che si proclamano re di villaggi, nobili in esilio, mostri che approfittano del caos… c’è da sbizzarrirsi. Il manuale dipinge Tethyr come un posto pericoloso ma pieno di opportunità: "dove il male cresce e i piccoli tiranni si contendono un trono vuoto" (adoro questa frase della sinossi ufficiale). Qui la chicca è la Compagnia degli Otto, un gruppo di otto avventurieri buoni che cercano di ristabilire l’ordine nel regno frammentato. Haring non si fa problemi a regalare al DM un intero party di PNG high-level belli e fatti: nel centro del booklet ci sono proprio sette schede precompilate (più un’ottava vuota) con le statistiche di questi eroi. All’epoca la cosa mi lasciò perplesso ("Chi sono 'sti tizi e perché mi occupano così tante pagine?" pensai). Effettivamente sa un po’ di riempitivo; anche Jim Bambra nella sua recensione su Dragon insinuò che fosse filler messo perché il materiale scarseggiava. Col senno di poi, però, ho imparato ad apprezzare la Compagnia degli Otto: intanto è un ottimo espediente per introdurre subito nel gioco PNG famosi di Tethyr (come possibili alleati o mentori dei PG, o magari concorrenti nella caccia al tesoro). Inoltre, è un piccolo scorcio di come si immaginava un party bilanciato nel 1988: ci troviamo il chierico, il guerriero, il mago, il ladro, ecc., ognuno con il suo background stringato. Per un DM alle prime armi poteva persino servire da esempio pratico di gruppo tipico di avventurieri. Certo, rimane il dubbio che abbiano usato quelle schede anche per tappare buchi nel layout... e spoiler: quasi certamente è così, visto che lo stesso Bambra notò che il progetto sembrava “non abbastanza grande da riempire tutte le pagine”. Infine abbiamo Calimshan, il più meridionale e, per certi versi, il più “desertico” degli imperi delle sabbie. Gran parte di Calimshan è dominata dal Deserto di Calim, e il clima rovente influenza pesantemente la vita e la cultura localee. Se Amn ricorda un po’ l’Italia dei mercanti e Tethyr la frontiera selvaggia, Calimshan è chiaramente ispirata al Medio Oriente fiabesco, versione D&D. La città capitale, Calimport, è un’immensa metropoli labirintica piena di vicoli, bazar, ladri e visir, più grande e ricca perfino di Waterdeep, dice il manuale con orgoglio. Qui il tono vira su Mille e una Notte: la ricerca della ricchezza serve per comprarsi una vita di lussi sfrenati, pochi lavorano, tutti ambiscono a fare i signori (e quasi nessuno ci riesce davvero). Interessante come la magia sia vista diversamente: a Calimshan i maghi e i gadget magici non solo sono comuni, ma addirittura rappresentano lo status symbol per eccellenza. Altro che caccia alle streghe: qui se non hai un letto che si rifà da solo o delle torce che si accendono e si spengono a comando verbale sei uno sfigato. Questo fa sì che i maghi godano di altissima considerazione sociale; sono gli inventori degli aggeggi magici che tutti vogliono per vivere in panciolle. Immaginate un’avventura a Calimport: i PG magari vengono assoldati per recuperare delle scarpe che si allacciano da sole a comando dal palazzo di un riccone, oppure per sgominare un efreeti evocato dal mago di corte che adesso sfreccia in libertà tra le dune. Già, efreeti e djinn… non potevano mancare. Uno dei retroscena affascinanti di Calimshan (anche se nel manuale FR3 forse è solo accennato) è che in tempi antichi due potenti geni, Calim e Memnon, si sono fatti la guerra, e le devastazioni hanno creato il deserto. Nel presente, il manuale dice che a furia di evocare creature planari, i maghi di Calimshan hanno riempito la regione di entità extraplanari bloccate su questo piano: un plot hook fantastico per il DM ("ragazzi, pare che in quel canyon giri un marid impazzito da secoli…"!). Politicamente, Calimshan è un impero solo di nome: sulla carta comanda il Pasha da Calimport, ma in pratica ogni città fa un po’ come le pare, e il povero Pasha deve sempre scendere a patti con decine di visir e governatori locali. Insomma, intrighi a corte non-stop. Aggiungete il fatto che tra le sabbie ci sono rovine di antiche civiltà (Calimshan vanta migliaia di anni di storia, ex imperi di geni e tutto il pacchetto) e capite perché un gruppo di avventurieri qui non rischia certo di annoiarsi. Sul fronte flora e fauna e pericoli ambientali, Empires of the Sands non delude, almeno a livello di colore. Ogni sezione elenca i mostri che infestano quell’area, prendendo a piene mani dai manuali di AD&D: in Amn e Tethyr abbiamo creature varie dalle colline e foreste (anche un drago verde quà e là, e persino beholder nei luoghi remoti), ma più ci si avvicina al Calim e alle zone aride, più spuntano bestie da deserto: dune stalker, dust digger, formian del deserto tipo ant-lion giganti, scorpioni enormi, oltre ai classici efreeti e djinn. E poi c’è la famigerata Spider Swamp al confine Tethyr-Calimshan: una palude fetida patria di ragni acquatici giganti e chissà quali altre mostruosità. Il manuale, pur non introducendo nuove creature originali, offre un bestiario implicito ricco: sfogliando l’indice trovate elencati decine di mostri nominati nel testo. Per un DM questo equivale a tante idee di incontro: “se attraversate quella zona, attenti ai basilischi e ai dune stalker”. Dal punto di vista meccanico, sorprendentemente, non ci sono regole nuove particolari. Oggi magari un supplemento del genere aggiungerebbe la sottoclasse o il background del Nomade del Deserto o almeno una tabella per il colpo di calore. Invece no: Empires of the Sands rimane sui binari tradizionali di AD&D 1E, fornendo soprattutto materiale narrativo. Questo perché nel 1988 le regole per sopravvivenza nel deserto le trovavi semmai sul Dungeoneer's Survival Guide o te le inventavi tu con un po’ di buon senso. Il manuale si concentra sul dare spunti e setting, non crunch. Ad esempio, non troverete un nuovo kit per personaggi né nuovi incantesimi specifici del sud. Troverete però tanti agganci per avventure disseminati qua e là: il villaggio infestato dai non-morti in Tethyr in assenza di un re, il tempio dimenticato nelle giungle di Chult menzionato da un mercante di Amn (magari buttato lì in una frase per colorare un dialogo), la rivalità tra due città stato calishite che potrebbe sfociare in guerra… Sta al DM leggere tra le righe e cogliere questi semi narrativi. Il testo offre PNG significativi solo in minima parte: giusto i leader noti (tipo i nomi dei membri del Consiglio dei Sei sono volutamente segreti, quindi nada; per Tethyr ci sono un paio di nobili sopravvissuti e banditi famosi; per Calimshan qualche pasha locale e i visir di Calimport). Insomma, non è un modulo pregenerato dove hai il cattivone di turno con statblock pronto. Empires of the Sands vi dà i pezzi della scacchiera, muoverli spetta a voi. Chiude il tutto un comodo indice analitico a pagina 64 (cosa rara e utile, soprattutto quando devi ritrovare in fretta quella città impronunciabile durante la sessione!). Analisi CriticaPunti di forza. Questo manuale ha diverse frecce al suo arco anche oggi. La prima è l’originalità che portò all’epoca, e mantiene tuttora, rispetto al solito fantasy occidentale. “Imperi delle Sabbie” mantiene ciò che promette: vi fa viaggiare con la mente verso terre dal sapore arabeggiante/mediterraneo, portando varietà in un mondo che altrimenti rischiava di essere tutto spada e cavalieri. Ancora oggi, leggere di Calimshan e Tethyr ha un gusto esotico che stuzzica la fantasia. Un altro punto di forza è l’approccio sandbox old school: il focus sull’ambientazione amplia gli orizzonti del DM invece di incanalarlo in una trama rigida. Empires of the Sands invita all’esplorazione: ci sono tre nazioni a disposizione, ognuna con abbastanza dettagli per partire ma abbastanza vuoti da riempire con la propria creatività. Inoltre, la letalità ambientale implicita (dai deserti agli intrighi di palazzo) risuona bene con chi apprezza le sfide toste: i PG in queste terre devono ingegnarsi a sopravvivere al caldo, ai mostri, ai veleni degli assassini calishiti… mica passeggiate /o09pznei boschi fatati! Infine, la praticità: nel suo essere stringato, il manuale è facile da consultare al volo e riassume tante info senza perdersi in fronzoli. Per un DM che vuole preparare rapidamente, avere schede già pronte (la Compagnia degli Otto), liste di mostri locali e un quadro politico chiaro di ogni regione è un aiuto concreto. Punti deboli. Dall’alto dei nostri decenni di esperienza, però, vediamo anche le magagne. Il worldbuilding soffre di superficialità in vari punti: tante città e luoghi hanno descrizioni così brevi che sembrano note di una checklist. Questo rende l’ambientazione un po’ vuota se il DM non ci mette del suo. Per esempio, Calimport è nominata come mega-metropoli, ok… ma poi non ci sono mappe cittadine, né dettagli di quartieri o fazioni (i ladri di Calimport, la rete di schiavisti, ecc., sono solo accennati). Risultato: se volete davvero giocare lì, dovete investire nel preparare materiale extra. Anche le meccaniche mancanti possono essere viste come un punto debole: zero regole per la sopravvivenza nel deserto, nessun consiglio su come gestire traversate sulle dune o carovane (cose che in un’ambientazione desertica ti aspetteresti). È tutto lasciato alla competenza del DM. Inoltre, diciamolo, la Compagnia degli Otto occupa spazio che poteva forse essere impiegato meglio con, ad esempio, tabelle di incontri nel deserto o maggiori dettagli sui dungeon locali. Confronti. Come si colloca FR3 rispetto ad altri supplementi Forgotten Realms dell’epoca? Direi abbastanza a metà del guado. Waterdeep and the North (FR1) era molto più dettagliato su un’area ristretta (la città di Waterdeep e dintorni), ovviamente un altro livello di profondità. Moonshae (FR2) aveva un’atmosfera fortissima, quasi da romanzo celtico (complice la serie di romanzi collegati): FR3 al confronto è più neutrale, meno “colorato” in termini di tono (Bambra notò che mancava un po’ del flavor vivace che aveva FR2). D’altro canto, FR3 mantiene uno standard di produzione alto come i precedenti: mappe di qualità, testo ben organizzato, insomma la TSR in quel periodo difficilmente toppava sul piano grafico/editoriale. Se lo paragoniamo a supplementi successivi che espandono quelle stesse regioni, la differenza è enorme: negli anni ‘90 uscirono il box Lands of Intrigue (che copriva Amn e Tethyr in centinaia di pagine) e Empires of the Shining Sea (Calimshan e le regioni del sud ancora più dettagliate). Quelli sì che approfondiscono lore, personaggi e pure mini-avventure, praticamente mandando in pensione il povero FR3. Però, attenzione, parliamo di prodotti per AD&D 2E quasi dieci anni dopo, con altre filosofie di design. Empires of the Sands nel 1988 faceva da apripista, e come apripista sacrifica dettaglio per coprire più terreno. Un vecchio Old School come me quasi lo preferisce: meglio tre spunti diversi e la libertà di sviluppare quello che vuoi, piuttosto che un unico librone che ti vincola a trama X o Y. Utilità ai Giorni NostriSe siete giocatori o DM di 5ª edizione (o Pathfinder, etc.), Empires of the Sands non vi servirà per le statistiche, quelle sono pochissime e ormai le trovate aggiornate altrove, ma rimane una miniera di idee e spunti. In un’era in cui i manuali ufficiali dei FR per 5e hanno toccato poco o nulla queste zone (il Sword Coast Adventurer’s Guide accenna a malapena ad Amn e Calimshan), questo vecchio supplemento può aiutarvi a esportare concetti nelle vostre campagne. Volete che i vostri giocatori 5e facciano un viaggio ad Athkatla o Calimport? FR3 vi dà l’ossatura storica e geografica di quei posti su un piatto d’argento. Certo, dovrete aggiornare qualche dettaglio di lore se seguite la timeline ufficiale (nei romanzi/giochi successivi alcune cose a Tethyr si sono evolute, ad esempio un nuovo re è salito sul trono). Ma se giocate in modo homebrew potete fregarvene e utilizzare il materiale così com’era nell’88, che è ricco di spunti grezzi. Molti concetti di design presenti qui sono ancora validi e interessanti: l’idea di un regno senza re perfetto per una campagna sandbox politica (Tethyr), una nazione mercantile che offre hook su gilde e trade-war (Amn), un impero dalle tinte arabeggianti con magia industrializzata e dungeon sotto le dune (Calimshan). Sono tutti elementi che potete tranquillamente trapiantare nel vostro gioco moderno. Chi ama i Forgotten Realms in ogni edizione apprezzerà anche dare un’occhiata a come erano descritti questi luoghi all’inizio: potreste perfino trovare chicche dimenticate mai più riprese nelle edizioni seguenti e farne il vostro asso nella manica (tipo un certo dungeon citato di sfuggita qui e poi mai esplorato altrove; materiale perfetto per scriverci sopra la vostra avventura originale!). ConclusioneTirando le somme, Empires of the Sands è un supplemento che mi sento di consigliare col cuore (vecchio) ma non senza riserve con la mente (moderna). Non è un capolavoro senza tempo, certi suoi limiti gridano anni ’80 da ogni pagina, ma è un pezzo importante del mosaico di Faerûn e un esempio genuino di design old school. Il suo fascino sta tanto in ciò che offre quanto in ciò che non offre: vi dà tre cornici di campagna e vi sfida a dipingerci sopra la vostra avventura. È un approccio genuino, onesto, che oggi può sembrare naïf ma che rappresenta un’epoca d’oro del GDR, quando ci bastava una mappa, qualche nome evocativo e la nostra fantasia per riempire serate intere. Personalmente, rileggendolo, mi sono ritrovato a sorridere ricordando perché quelle sabbie mi avevano incantato: il deserto, con i suoi silenzi e i suoi misteri, è un ottimo maestro di old school gaming. Vi insegna che nell’essenzialità, poche risorse, nessun fronzolo superfluo, può nascondersi l’avventura più grande. Forse sono io che ho ancora la sabbia del deserto Calim nelle scarpe. Chissà. Alla fine, il vero tesoro sepolto sotto le dune è sempre stato lì: basta avere voglia di scavare. Articoli della serie Alla riscoperta dei Forgotten Realms Classici Alla riscoperta dei Forgotten Realms: dal Grey Box al Campaign Setting del 1993 Alla riscoperta dei Forgotten Realms: FR1 Waterdeep and the North Alla riscoperta dei Forgotten Realms: FR2 Moonshae Visualizza articolo completo
  3. @MattoMatteo , @Alzabuk , @CocceCore , @Fandango16 , @shadyfighter07 . . . . Sto ancora elaborando alcune cose del "Wargear Equip Extra" dei PG (sia Mondano che Magico; sia Perenne che Consumabile); se avete Suggerimenti ed Idee proponete pure. . . Anche qualcosa che possa essere anche parecchio "Fuori Scala" rispetto al Livello dei PG; posso sempre ribilanciare con le "Sinistre Affatturazioni Del Malocchio Di Ravenloft" oppure tenerlo a mente x "Loot" a Livelli piú alti (quindi diventa una "Magic Items Wishlist") o x la "Evoluzione Progressiva" delle "Reliquie Ancestrali Iconiche" dei Personaggi. . .
  4. Dipende proprio dal tipo di avventura: Hexcrawl: ogni esagono dovrebbe avere almeno un elemento di interesse, a volte visibile e a volte nascosto. L'esplorazione è granulare, anche se passi attraverso un esagono in fretta ne sei comunque influenzato. Questo tipo di mappa funziona bene se al gruppo interessa pianificare per bene il viaggio, tenere conto delle condizioni atmosferiche e della geografia, etc. Pointcrawl: le strade percorse sono un po' meno rilevanti dei punti (ma sono comunque luoghi di possibili incontri) e ci si focalizza più sulla meta da raggiungere. Il pointcrawl premette, in linea di massima, che molti dei punti siano già noti/presenti sulla mappa. A proposito della mappa, l'hexcrawl usualmente esiste solo per i giocatori e non per i personaggi, mentre il pointcrawl è diegetico. Io uso entrambe e hanno i loro pro e contro. L'hexcrawl richiede o una grande preparazione o la disposizione ad usare un sacco di generatori casuali sul momento (o poco prima della sessione, ma siamo lì); il pointcrawl è molto più streamlined e si prepara più facilmente. In effetti se hai qualche avventura già pronta o in testa puoi usare i punti di partenza come elementi del pointcrawl... puoi anche posizionare quei luoghi sulla mappa a hex, ovviamente, ma l'effetto non è lo stesso. Se il Keep of the Borderland è un esagono tra quarante può essere un punto di interesse ma può anche essere ignorato; se invece è uno dei sette punti d'interesse della mappa le cose cambiano. Il pointcrawl è più facile da "controllare" per il DM. Non hai preparato l'avventura bene come volevi? La strada è bloccata e i personaggi vanno altrove e hai tempo di tirare il fiato e ovviare al problema. Su una mappa hex è più difficile giustificare la cosa. Una mappa hex è più prona a creare situazioni inaspettate anche per il DM, effettivamente cedi quasi totalmente il controllo del viaggio.
  5. Godluin Valthorne Come temevo, le cose fuori dalla torre sono precipitate. Speriamo ci si possa mettere una pezza perchè sinceramente eviterei volentieri uno scontro "inutile". Calma, calma! Mi affianco a mio padre sia fisicamente che nel tentativo di fare da paciere. Possiamo ancora far funzionare questo accordo! Fanno parte del nostro gruppo. Sostengo Eryndor indicando la druida e Lorelai. Di certo puoi immaginare che aggirarci solamente noi tre per queste terre non rappresentasse una buona idea. Spiego (spero non troppo tardivamente) a Marcelline. Siamo un gruppo e la driade è stata appunto la nostra guida per raggiungervi e cercare di sistemare la questione senza ulteriori e inutili spargimenti di sangue. Possiamo ancora far funzionare l'accordo. Ripeto mentre con l'indice e il pollice della mano destra accarezzo il ciondolo. Ho omesso volontariamente la presenza di Arkyn. Dovesse andare bene il nostro tentativo sarò pronto ad annunciare la sua presenza. In caso contrario, almeno avremo il suo effetto sorpresa. @DM Eventualmente Persuasion +7
  6. Thorek L artigiano si penti’ di aver dato in escandescenza con la loro guida, la fame e la stanchezza avevano iniziato a fare breccia nella sua proverbiale pazienza. Nonostante l atteggiamento molto più freddo, Velo notturno li istrui su cosa fare e soprattutto non dire in presenza di quelle bizzarre creature. I derro non li attaccarono subito, quella fu gia’ una novità molto gradita, ma comunicare con loro forse richiedeva sicuramente un pizzico della loro stessa follia. “Salute, Derro dal viso affilato, noi siamo viandanti… ma con lo stomaco svuotato! Io sono Thorek, nano geniale, e questo è Schwarzy, cinghiale letale…quando non scivola su melme malsane. Abbiam camminato, sbuffato e digiunato, e ora sentite? Lo stomaco ha suonato! Cosa arranca, sbuffa e ronza, con la fame che dentro rimbomba e rimbalza? Non è mostro, né spettro invocato… è un nano affamato col suo gruppo di amici e un porco bullonato! Venite, Derro, posate il randello, che Thorek ha fame e sogna solo il fornello! Facciamo baldoria, fra pane e fiaschi, ché ridere è meglio… che riempirci di schiaffi! Concluse
  7. @MattoMatteo , @Alzabuk , @CocceCore , @shadyfighter07 , @Fandango16 . . . Per l'equipaggiamento ed attrezzatura (anche considerando che molti Reami di Ravenloft, ed in particolare Kaligopolis, hanno un Livello Tecnologico ben superiore allo "Standard Medievale" di D&D !!) stavo eventualmente vagliando se dare qualcosina di Extra rispetto a quello che gia' avevate chiesto. . .!! In particolare x i "Consumabili Monouso" (decisamente piu' semplici da equilibrare meglio) ma anche per gli Oggetti Magici Principali utilizzati dai Personaggi, e delle peculiari caratteristiche che possono ottenere nel "Semipiano Del Terrore". . . . .!!! Eventuali squilibri positivi troppo favorevoli ai PG possono essere riequilibrati facilmente con gli "Effetti Collaterali Sinistri & Macabri" tipici della Ambientazione (ma accumulando piu' "Effetti Minori" dato che quelli "Maggiori" sono spesso esageratamente deleterii). . . . .
  8. è arrivato il momento di prendere Tarik in braccio, così facendo arriveremmo in 2 turni sereni nelle mura, altrimenti ce ne mettiamo 3 e temo che 3 turni siano suffficienti agli orchi per entrare, costringere a tenere le porte delle mura aperte e far fare una strage ai compari. Se riesco più tardi rispondo, ma il tono in game sarà lo stesso di questo off topic e Tarik non avrà altra scelta :D
  9. Meccaniche Healing Word si casta con azione bonus, quindi non si perde il ritmo di 9m a round: 4pf recuperati per Amirkhan. Sei orchi si proiettano fuori dal fumo del campo, coprendo in pochi attimi quasi la metà della distanza che li separa dai fuggitivi. Brandiscono asce e giavellotti e sbraitano nella loro lingua aggressiva. Altre 6 frecce cadono innocuamente intorno agli esuli, mentre due colpiscono Tarik sopra le spalle. Le guardie uscite dalle mura sono attonite e non sanno cosa fare: non si tratta di soldati di carriera, né di esperti kuckizzeri. Probabile che siano artigiani o boscaioli costretti loro malgrado ad armarsi, viste le circostanze. Sulle mura una paio di vedette imbracciano la balestra mirando agli orchi in corsa, ma esitano: non sono ancora bene a tiro. Meccaniche Mercurio - INIZIATIVA 14, equipaggiamento completo, full HP, una mano libera. Amirkhan - INIZIATIVA 6, vesti da saltimbanco, 1 bastone, 1 borsa del guaritore a tracolla, 1 acqua santa, 1 simbolo sacro e 1 pozione di cura ferite nelle tasche delle brache, 12/17 HP, nessuna mano libera. Tarik - INIZIATIVA 4, (2 livelli di affaticamento = svantaggio alle prove di caratteristica e velocità dimezzata) - vesti da saltimbanco, clava (in mano), 1 kit da erborista, 1 fiala di acqua santa (nelle tasche delle brache). 10/20 HP. Nessuna mano libera (appoggiato ai due amici). Mappa La porta di fronte ai PG dista 27m. I 6 orchi sono veloci: corrono 36m dietro di voi.
  10. Finn'iann "Allora si vede che il peso lo sente sempre", commento. "Vediamo di gestire questa confusione, o il peso aumenterà ulteriormente".
  11. Beh però così è decisamente riduttivo rispetto a quanto pubblicato per ogni edizione e piuttosto arbitrario. Per la 5e consideri il manuale o il basic, consideri i talenti? Cioè stai dicendo "il mio modo di giocare ad AD&D è più semplice del mio modo di giocare alla 5ed" il che è molto soggettivo. Comunque il guerriero ottiene attacchi extra pure in AD&D e il modo in cui li ottiene è assolutamente caotico (armi diverse progressioni diverse) interazione con la specializzazione e quella roba oscena dei mezzi attacchi...
  12. Mercurio La situazione e’ caotica ma non ancora disperata, dopo le incertezze iniziali, la corsa verso le mura si dimostra l unica scelta possibile. Intorno a noi, i segni evidenti di un raid orchesconiniziano a manifestarsi, fumo nero inizia ad alzarsi portando con se un odore acre che fa lacrimare gli occhi. Urla e grugniti ci giungono alle orecchie assieme al sibilo di qualche freccia. La buona notizia e’ che la guardia cittadina sembra disposta a non abbandonarci al nostro destino e ad aprirci il portoncino di servizio. “Guardate li! La guardia cittadina ci ha aperto! Commento con il fiato grosso e malcelato entusiasmo
  13. Ragassuoli io ho praticamente fatto, intanto vi presento Shamash... per gli amici umani Eoldred. Sullo scudo la Luna è piena ma l'AI non vuole proprio disegnarmela.
  14. Amirkhan L'immagine della carica degli orchi è terrificante, stanno distruggendo e mettendo a ferro e fuoco ogni cosa nell'ospedale da campo. L'unica speranza è che quell'opera di distruzione li rallenti un poco, magari troveranno qualche animale in fuga che scambieranno per possibile prigioniero. Come finisco di formulare quel pensiero un dardo mi raggiunge trafiggendomi il braccio, emetto un grido di dolore... il sangue subito tinge di rosso quelle che erano le bende della precedente medicazione. Vorrei gridare di dolore ma non c'è tempo nemmeno per quello, invece mi escono delle parole in una lingua che nemmeno pensavo di conoscere. Parole morbide e calde. La ferita inizia a farmi meno male. Poi riprendo a correre come un forsennato provando a non rallentare gli altri. Poi veniamo raggiunti da alcuni incitamenti amici "Affrettiamoci!" c'è una speranza in fondo alla via. Master e tutti Uso parola guaritrice su di me 1d4+3, non vorrei morire con un'altra freccia. Questo però ci rallenta perché ci costa un'azione. Inoltre vorrei suggerire agli altri, se le cose si mettono male... Tarik lo prendiamo in braccio e corriamo a velocità halfling per almeno 3 turni. Quindi direi di farlo quando siamo in prossimità delle guardie uscite.
  15. Io prendo SEMPRE come riferimento i manuali base dell'edizione. I Kit sono opzionali e inoltre fino ai Kit dei semiumani danno ben poco di meccanico (meno dei background della 5.5e). Dire che gestire un PG in 5e è semplice, significa avere un idea di "semplice" decisamente diversa dalla mia. Prendiamo la classe più semplice del gioco: il guerriero. Mi limito al 7° livello su due piedi queste le capacità (razza + classe): Guerriero Umano 7° livelloAD&D 2° EdizioneSpecializzazione nell’arma Attacchi multipli D&D 5.5e Heroic Inspiration Feat Fighting Style Second Wind Weapon Mastery Action Surge (One Use) Tactical Mind Fighter Subclass Ability Score Improvement (feat) Extra Attack Tactical Shift Ability Score Improvement (feat) Subclass Feature Penso non serva commentare. Ovvio che poi io trovo giocatori che per decidere cosa fare in un combattimento impiegano 3-5 minuti. L'idea di avere una capacità di classe a ogni livello (cosa figlia della 4e) per me va contro il concetto di semplicità.
  16. Tarik Muoviamoci! Dico ai miei compagni, provando ad allungare il passo il più possibile Affrontare tutti quei pelleverdi è pura follia, anche se mentalmente mi preparo a prendere le armi se qualcuno dovesse avvicinarsi troppo
  17. VARKA NIVARA Ascolto le parole di Nivara, lecite ed i suoi timori sono fondanti. I suoi tratti non sono quelli di una donna del Sud e se piombasse nel campo di battaglia sarebbe trucidata prima che i suoi piedi possano muovere un passo. Dal polso mi sfilo un bracciale, è nero e sopra è incisa la lettera V rossa con una goccia di sangue che sembra colare verso il basso. "Mostra questo bracciale ad un capitano e chiedi udienza con la Leonessa! Di loro che sei la mia portavoce!"
  18. @Landar @Voignar @Pentolino Le urla si mescolano al battere dei piedi dei due "alti". Solo il mezzuomo è silenzioso, ma il suo aiuto è fondamentale. Il terzetto ha già coperto più di metà della distanza per arrivare alle mura. Alle loro spalle la scena si rivela agli sguardi che si gettano veloci per provare a mantenere cinsapevolezza della situazione. La tranquillità dell'accampamento, rifugio di profughi, ora è spezzata dai comandi e dai grugniti di una invasione orchesca. Gli orchi avanzano a piccoli gruppi, uscendo di corsa dalla selva e cercando riparo dietro alberi isolati e cespugli, oppure direttamente alle tende. Due terzi della distanza è coperta quando del fumo nero iniza a sollevarsi dall'ospedale da campo: la nuvola grigia e nera si spande velocemente sbarrando la vista e impedisce alle sentinelle sulle mura, e ai fuggiaschi, di capire l'entità dell'invasione: quanti sono gli orchi? Un altro urlo. Una freccia nera sibila vicino agli esuli, conficcandosi a terra a qualche metro da loro. L’halfling si volta appena in tempo per vedere le sagome verdi— orchi con corazze di pelle, occhi come braci. Un colpo di tamburo e un ruggito, più che un grido, precede il lancio altre frecce: una si infila nel terreno accanto al piede dell'infermo, altre cadono sparse in giro, una striscia sulla corazza dell'halfling ma una colpisce al braccio Amirkhan. Non mollate, dannazione! è l'incitamento di uomo dalle mura Ci siete quasi! La grande porta della città, due grandi battenti di legno borchiato, sono state chiuse, ma un suono metallico, profondo e liberatorio proviene da un porticina immediatamente a destra. Due soldati escono dalla cinta urlando di affrettarsi. Meccaniche Il gruppo si muove "a 6 piedi" liberamente per 4,5+4,5 metri (scatto) a round per 5 round. A partire dal round 6 (11° dall'inizio della scena) i PG possono essere attaccati dai nemici mentre continuano la fuga: dei diversi colpi, solo uno va a segno cagionando 9 danni. Mercurio - INIZIATIVA 14, equipaggiamento completo, full HP, una mano libera. Amirkhan - INIZIATIVA 6, vesti da saltimbanco, 1 bastone, 1 borsa del guaritore a tracolla, 1 acqua santa, 1 simbolo sacro e 1 pozione di cura ferite nelle tasche delle brache, 8/17 HP, nessuna mano libera. Tarik - INIZIATIVA 4, (2 livelli di affaticamento = svantaggio alle prove di caratteristica e velocità dimezzata) - vesti da saltimbanco, clava (in mano), 1 kit da erborista, 1 fiala di acqua santa (nelle tasche delle brache). Nessuna mano libera (appoggiato ai due amici). Mappa Mancano 36 metri alle mura. Ci sono almeno 54m da percorrere tra gli orchi e voi
  19. Scusate, per velocizzare un momento il tutto, durante i combattimenti potreste scrivere in spoiler CA e HP dei vostri personaggi? Così da non dover andare a controllare ogni volta nella discussione delle schede
  20. Lord Eryndor Valthorne Una deviazione si tramuta in un disastro quando un conflitto tra gli uomini di Marcelline e la driade che ci ha guidato fin lì porta Lorelai a intervenire, mandando a meretrici tutta l'alleanza forgiata con calma fino a quel momento Maledizione! esclamo, sguainando la spada (la prudenza non è mai troppa in tempi come questi) Fermi, fermi! pronuncio, rivolto a... beh, tutti Non vi è bisogno di violenza, per favore! provo a mediare La driade è colei che ci ha condotti qui, perciò se ora vi è una labile alleanza tra noi, per garantire l'uscita di Marcelline i suoi dalla foresta, è anche merito della sua presenza! spiego So che i rapporti sono pessimi tra voi e il popolo della foresta dichiaro verso Marcelline Ed è evidente che non c'è stata totale trasparenza sia da noi commento accennando a Lorelai Che sui vostri intenti dichiaro, tornando a fissare la donna del gruppo di mercenari Ma forse possiamo terminare gli spargimenti oggi, lavorando assieme. La tomba è qui vicina, ciò che vi è all'interno è l'unico obiettivo di Marcelline e i suoi. Dopo saranno lieti di andarsene dico in quell'aggiornamento al resto della squadra.
  21. Ho aggiornato la sezione con tutte le schede aggiungendo anche i PE appena guadagnati.
  22. Se ti serve solo la foresta il pointcrawl va bene. Se vuoi avere 10 diversi punti d'interesse dentro la foresta, tutti sconosciuti ai giocatori, meglio l'hexcrawl
  23. Ho provato ad implementare l’hexcrawl sull’ultima campagna ma era davvero troppo meccanico e un sacco di lavoro. Abbiamo usato quindi una specie di pointcrawl, senza sapere di usarlo. Semplicemente i punti erano le città e i punti di interesse. Molto utile, ma appunto é un mero sandbox con “strade”
  24. Certo che si può multiclassare.
  25. #53 9 Adderskrak 2516 i.c. - mezzogiorno [nubi e vento forte - inizio autunno] Era quasi mezzogiorno quando i due gruppi si ritrovarono nei pressi del fiume nel punto più vicino alla strada alla base dei tornanti. @all Da quanto ho capito dai vostri post il gruppo nord rientrava. Se non fosse così correggo
  26. Andimus Il servo osservò la donna uscire dal sacco, e provò una stranissima sensazione. Era forse... invidia? Be', dopotutto quella donna stava per terminare le sue sofferenze, mentre quelle di Andimus stavano appena per cominciare. Notò infatti gli scambi di occhiate tra i compagni, e capì che sarebbe presto intervenuti. Poi Octo li tradì tutti, e non gliene fece una colpa. Anzi, buon per lui che ci aveva pensato prima di tutti! Stava per abbassare il coltellaccio e uscire per arrendersi, ma vide gli altri pronti all'azione. Oh... È un diversivo... Si ritrovò a pensare, rassegnato. Impugnò più stretto l'arma, e si preparò all'azione. Morire fianco a fianco con i compagni era un buon modo di morire.
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