Lasciate Rurgosh e Cain nella chiesa, poi seguite il barcaiolo vi fa strada fino al molo, o meglio quello che rimane di esso, dopo che l'alluvione lo ha devastato e raggiungete l'imbarcazione attraccata su uno dei pontili ancora funzionanti. Vi trovate davanti la caratteristica barca costruita partendo dal guscio di una tartaruga gigante, messo sottosopra a costituire uno scafo molto più solido e resistente di uno fatto di legno, e che non necessita di impermeabilizzazione. Su di esso sono state poi costruite tutte le strutture necessarie per la navigazione, in legno.
Salite sulla bizzarra barca, che da il nome alla cittadina di Cala Tortuga, e prendete il largo sul lago Piedargilla, il cui livello è molto alto a causa dell'apertura delle chiuse. La barca fila comunque rapida e sicura, grazie anche a Emerald e Arkteus che si mettono ai remi. In meno di mezz'ora avete attraversato il lago e arrivate su una spiaggetta, poco distante dalla palude Biancosalice, che potete vedere bene da dove siete.
Anche senza entrare, confermate subito quello che Yap vi ha detto: la palude ha un aspetto spettrale anche vista da fuori, con piante morte e una strana nebbia che avvolge tutto.
Vi addentrate nella foresta guidati da Yap, che si guarda nervosamente attorno, evidentemente spaventato a morte, mentre avvolto in un lenzuolo, Jakardoros e Vale trasportano il cadavere di Lamatar. Dentro la palude la pallida luce della sera sembra non arrivare, tutto è tetro e spettrale; le piante sembrano volervi afferrare con i loro rami spogli e risecchiti, che somigliano troppo a mani scheletriche, mentre la nebbia attorno a voi sembra assumere di tanto in tanto forme di volti blasfemi e innominabili.
Spesso vedete con la coda dell'occhi degli strani e furtivi movimenti, ma quando vi voltate per guardare, non vi è nulla, solo l'immobilità della morte che vi circonda. Non riuscite a capire se tutte queste visioni siano il frutto della vostra mente stanca per gli sforzi della giornata, cui il posto spettrale gioca strani scherzi, o vi sia qualcosa in agguato nell'oscurità e nella nebbia.
Di certo è reale la morte che vi circonda: oltre alle piante, sembra che ogni creatura vivente sia morta, e lo dimostrano i cadaveri pallidi e putrescenti di scoiattoli, rane, uccelli acquatici, persino libellule e farfalle, mentre continuano a vivere e prosperare solo creature viscide e striscianti, pallidi millediepi dall'aspetto malato e bulbose sanguisughe rigonfie di sangue.
Yap, nonostante sia un abitante di questa palude da oltre cento anni, fatica a trovare la strada, a causa dei drastici cambiamenti che il luogo ha subito, ma infine arrivate al centro della palude. Uno spiazzo che contiene un laghetto di acque innaturalmente calme, contornato da alberi di salice morti. Il vento soffia, ma i rami degli alberi non si muovono, come se la terra stessa fosse morta.
"E...ecco. Qui è dove viveva la mia signora, e dove il suo spirito irrequieto dimora tuttora."
Balbetta Yap