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Dragons´ Lair

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Le Fantome

Circolo degli Antichi
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  1. Gli Illithid sono tra le creature più affascinanti del gioco. Sono straordinariamente intelligenti, e credo che se si rendessero conto di aver contro un gruppo di avventurieri particolarmente pericoloso tenterebbero di addescarli in una trappola, oppure di provare a dialogarci. Pondera una risoluzione "diplomatica" della missione, se i PG sono sottolivellati potrebbero seriamente tentare di evitare inutili (e rovinosi) scontri con una delle popolazioni più pericolose del phanteon di D&D. Detto ciò, gli illithid sono tristemente noti per le numerose e raccapricianti chimere che tendono a creare unendo le loro larve con razze non-umanoidi. Ora, non ricordo il nome, ma una di queste sub-razze conduce un'esistenza particolarmente infelice: sono praticamente pietre monolitiche con un ciclopico occhio, delle fauci di dimensioni ragguardevoli e alcune protuberanze tentacolari per catturare e aggredire le prende. Ricordo distintamente come abbiano la capacità di parlare, nonchè un'intelligenza elevata, non dissimile da quella degli illithid umanoidi. Tuttavia sono guardati con un certo disprezzo da quest'ultimi (alla stregua di come noi potremmo considerare le persone disabili, ma con maggior disprezzo e cinismo) e spesso, questi "Illithid-obelisco" conducono un'esistenza solitaria e alienante. Pur di rendersi utili alla loro comunità, difendono i confini dove sono posizionati e, se svolgono bene il loro lavoro di guardia, alla fine della loro vita vengono anch'essi aggiunti al Cervello antico venerato dalla propria comunità di illithid. Normalmente sono servili nei confronti dei loro fratelli normodotati, ma alcuni di loro potrebbero convare un profondo risentimento nei confronti della comunità di appartenenza. Pur odiando gli esseri della superficie, dei PG particolarmente convincenti potrebbero stringere una sorta di sodalizio con questi "Illithid-obelisco" e non solo non farsi sbranare, ma anche reperire informazioni nevralgiche per addentrarsi nella cittadella di illithid vera e propria. Ovviamente dovrebbero offrire qualcosa in cambio, forse qualche testo magico per compiacere il desiderio di conoscenza di queste sfortunate creature. Oppure, ancora meglio, un famiglio magico che gli tenga compagnia e con cui dialogare, senza che lo giudichi per la sua condizione di disabile. Spero di averti dato qualche spunto utile!
  2. Non penso che un mago debba necessariamente dominare il mondo, penso che la tua fosse un'iperbole per enfatizzare il concetto. Comunque tengo a precisare che il concetto che tentavo di esprimere e che, secondo me, un incantatore è la classe (o "professione", che dir si voglia) che più di tutte ha gli strumenti per mantenersi indipendente da eventuali potenti. Un guerriero, per quanto abile, non può creare acqua o cibo dall'etere. Un ladro, per quanto abile, non può fare un incantesimo di contingenza che lo protegga da eventuali incidenti. Un paladino non può teletrasportarsi fuori da una cella. Insomma, per quanto altre classi possano avere un "potere grezzo" analogo, il mago ha più strumenti e capacità per sopperire a tutti i propri bisogni e per "svincolarsi" dagli impedimenti dei comuni mortali. Si tratta di questo il punto focale: un mago può aver bisogno di qualcosa, il suo potere non è illimitato, ci mancherebbe. Ma tutto quello di cui può aver bisogno non è necessario: può aver bisogno di un raro artefatto magico, ma di certo può vivere più che bene anche senza. Un mago asceta potrebbe vivere come un nababbo terrestre in totale eremitismo: potrebbe costruire alcuni golem che lo servano e potrebbe creare con la magia il cibo per sfamarlo. La sera potrebbe cullarsi al suono di flauti magici animati con la sua magia e il letto stesso potrebbe rifarsi le lenzuola da solo. Insomma, meglio che un sovrano con la servitù. Il punto è che i PG incantatori, spesso, hanno bisogno di enormi quantità di denaro per diventare più potenti, non per migliorare il proprio stile di vita. Ma la conquista del potere non credo sia il punto focale dei PNG incantatori (non di tutti, spero): un incantatore medio, come la maggior parte delle persone del resto, dovrebbe ambire al proprio benessere: la magia permette proprio questo, un enorme benessere senza dover chiedere aiuto a terzi. Ovviamente se l'incantatore tal de tali vuole fare incetta di oggetti magici, reliquie o di componenti per rituali di grande potere avrà bisogno di una caterva di denaro e, necessariamente, avrà bisogno di qualcuno che lo finanzi: ma nulla di tutto ciò ha a che vedere con il suo stile di vita o con beni necessari. Ma infatti non credo che un incantatore dovrebbe preoccuparsi del potere, un po' come i filosofi nella Repubblica di Platone sono disinteressati al comando: una volta che la magia sopperisce a tutte le necessità mondane, penso che l'incantatore medio potrebbe anche disinteressarsi in toto delle paturnie dei mortali. Forse nella mia visione un incantatore è quasi una sorta di asceta, è solo che non capisco proprio perché qualcuno che padroneggi la magia debba preoccuparsi dei problemi dei comuni mortali. (Un po' come le divinità nella concezione di Epicuro: perché dovrebbero preoccuparsi dei problemi degli esseri umani? Il concetto è analogo) Comunque ti ringrazio per le tue osservazioni, hai espresso comunque delle considerazioni intelligenti e che in parte condivido. Soprattutto questa: E' un ribaltamento di prospettiva che condivido, giustamente è il mago che percepisce il riccone in una situazione di dipendenza (o "sudditanza") nei suoi confronti.
  3. Vorrei partire da questa frase per articolare il mio discorso: Innanzi tutto sappiamo che l'intelligenza media, in D&D, è di circa 10 - 11. Questo significa che le persone con un punteggio di intelligenza superiore a questo sono una minoranza di individui. Ma 13 in intelligenza penso verrebbe comunque giudicato, da chiunque, un punteggio mediocre per un incantatore. L'ideale sarebbe un 18, ma accontentiamoci anche di un 16: siamo ben 5 punti sopra la media, ergo una sparuta minoranza di individui dalle facoltà notevoli. Aggiungiamo un ulteriore collo di bottiglia: Quindi solo chi è benestante può, de facto, permettersi gli strumenti per studiare e diventare mago, compatibilmente con la propria inclinazione personale. Ovviamente non so quale sia il livello medio di benessere nella tua ambientazione, probabilmente varia da isola a isola. Ma, in uno stato prevalentemente rurale, penso che appena l'1% della popolazione avrebbe effettivamente abbastanza denaro da finanziare senza problemi l'istruzione magica della propria prole. Quindi, in quella infima minoranza di benestanti, un'ancor più misera minoranza di individui intellettualmente dotati e (si spera) interessati alla magia avrebbe effettivamente l'opportunità di diventare mago. Poi bisogna vedere chi, dopo anni di studi, effettivamente riesca a diventarlo, e con quali risultati. Poi, come affermi tu, a seconda del luogo gli ordini di maghi potrebbero tentare di mantenere il segreto sulle loro pratiche, rendendo ancor più ostico accedere alla magia per i profani. Tutto questo preambolo per spiegare che, anche in un mondo dove potenzialmente in molti potrebbero diventare incantatori, solo in molto pochi lo diventeranno effettivamente. Il problema per i PG quasi non si pone: di norma i PG sono l'eccezione, nonchè individui eccezionali e dotati di facoltà nettamente sopra la media. Ma a livello di ambientazione bisogna (secondo me) tener conto che i PG non possono essere il metro di paragone. Non vuol dirlo per forza, ma spesso è così in epoca contemporanea, sicuramente lo era ancor più spesso in passato. Lavorare per qualcuno, per certi versi, consiste nell'anteporre i suoi interessi ai propri, assecondare le sue richieste e i suoi capricci. Se il mago si limita ad accettare "commesse" allora mantiene un alto grado di indipendenza. Ma nel momento in cui dovesse mettersi al diretto servizio di una corte o di una corona non sarebbe concettualmente diverso da un suddito con un alto prestigio. Certo, potrebbe minacciare di andarsene se insoddisfatto delle sue condizioni di lavoro, ma trovo svilente l'idea che un incantatore debba ridursi a questi mezzucci per un aumento di salario. Forse si tratta solo di percezione personale su cosa significhi essere un incantatore. In effetti io non avrei mai paragonato i maghi agli ingegneri del mondo reale, per diversi motivi :'D Comunque, la figura dell'incantatore servile o comunque accomodante nei confronti del potere è un classico del Fantasy, uno di quei concetti narrativi che piace sempre. 😉
  4. Perchè un mago dovrebbe spesso lavorare per conto di terzi? Un mago, generalmente, ha la facoltà di manipolare la realtà in base ai suoi capricci. Questa è proprio una delle cose che non ho mai capito in libri come Harry Potter: come fanno a esistere maghi "ricchi" e maghi "poveri"? Nella realtà ci sono poche persone ricche e molte persone povere perchè le risorse sono limitate e alcuni individui ne hanno accumulate di più a discapito di altri. Ma i maghi possono creare nuove risorse praticamente dal nulla, con la loro sola volontà (e, a seconda del sistema magico, qualche trascurabile componente rituale). Anche nella tua ambientazione, trovo straniante pensare che qualcuno in possesso di poteri sovrannaturali debba mettersi in una condizione di servilismo o sudditanza nei confronti di qualcun'altro. Se nella tua ambientazione esistono re, i maghi dovrebbero essere re (ogni riferimento ai re-stregoni di Dark Sun è puramente intenzionale). Se nella tua ambientazione esistono ordini di maghi, dovrebbero essere loro a stabilire la legge e la morale (come fece la Chiesa nella realtà). Comunque, hai scritto un topic molto gradevole da leggere!
  5. Forse questo è l'articolo di Goblin Punch che ho apprezzato di più: ha un che di delirante (come quasi tutti i suoi articoli, dopotutto) ma al tempo stesso mi ha suscitato un che di perturbante. A partire dal vento che sembra avere una coscienza propria e che proviene da una stella aliena nel cielo, il cui solo sguardo porta all'irrefrenabile desiderio di raggiungerla. Mi ha ricordato l'ossessione per la montagna in Incontri ravvicinati del terzo tipo, immagino i fanatici di Stella Lattea che creano mappe astronomiche o dipinti sulla stella maligna in un crescendo di follia. La civiltà di mani è qualcosa che potrei davvero inserire in una mia campagna: l'idea di un essere ancestrale da cui originano le mani umane (e che se mozzate e poi "rianimate" tornano senzienti) è straniante e sarei davvero curioso di vedere come potrebbero reagire i miei giocatori: probabilmente penserebbero che siano l'incarnazione del male insito nel mondo e proverebbero a dargli fuoco, ma tant'è. Comunque, penso che questa rubrica su Goblin Punch sia attualmente la più interessante del forum, ottimo lavoro. (Ps: è possibile superare il labirinto del corvo? Perché ammetto di non esserci riuscito, guardando i vari percorsi possibili di volta in volta si creano dei loop che non conducono mai all'uscita) Risolto. :'D
  6. In giochi come D&D la presenza di casualità è parte della difficoltà stessa del gioco. Spesso però si tratta di una casualità "trasparente", mi si perdoni il termine: il giocatore sa o, quantomeno, intuisce il risultato che dovrebbe fare mediante tiro di dado per riuscire nel suo proposito (colpire un nemico, manomettere un congegno, saltare un fosso, etc...) e valuta se vale la pena tentare. Nel caso, è anche incentivato a tentare di aumentare le probabilità di successo cercando attivamente soluzioni che lo aiutino a raggiungere il suo obbiettivo. Potrebbe anche rendere la probabilità di successo praticamente del 100% giocando abbastanza bene (o avendo a disposizione abbastanza tempo): aprire la serratura di uno scrigno in un minuto potrebbe richiedere un tiro di dado notevole, ma senza limiti di tempo e con molte ore a disposizione il successo è garantito. Raggiungere una finestra a diversi metri d'altezza da soli potrebbe essere un'impresa estremamente difficile, ma con altre due persone pronte a sollevarmi sulle loro spalle sarebbe qualcosa di molto più facile da raggiungere. Insomma, in D&D la casualità, spesso, non è arbitraria: è una casualità di cui il giocatore è consapevole e che deve attivamente cercare di ridurre per riuscire nei suoi propositi. Rimuovere l'elemento aleatorio da D&D è snaturarlo a mio parere.
  7. Nessuno degli attori mi sembra assomigliare alla controparte animata, ma Zoro proprio non centra niente. Avrebbero dovuto prendere un'attore dall'aria decisamente più truce, così è quasi grottesco.
  8. Che cosa è, allora, la differenza tra fantasy e fantascienza? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so.
  9. Se rimangono quasi sempre sulla nave, e la nave è fatta di legno, si potrebbe provare a darle fuoco con una qualche miscela che prenda fuoco a contatto con l'acqua. Il fuoco greco è la prima che mi viene in mente, e se anche il pirata facesse piovere non potrebbe comunque estinguere l'incendio, anzi! E se anche dovesse sopravvivere, avergli dato fuoco alla nave, al tesoro (immagino ne abbia uno, no?) e avergli ucciso qualche sottoposto sarebbe già una vendetta soddisfacente.
  10. Personalmente, quando ho gestito la mia unica campagna hexcrawl, ho usato esagoni di dimensioni molto più modeste, di circa 100 kmq, meno di un terzo di quanto consigliato in questa guida. E comunque molte aree risultavano desolate. Ritengo che esagoni di 360 kmq siano davvero eccessivi, anche se non posso vantare molta esperienza con questo tipo di campagne.
  11. Per rendere l'indagine più stimolante, a seconda di quante e quali domande i PG dovessero fare, la Succube potrebbe prendere consapevolezza che qualcuno ha iniziato a indagare su di lei (segno che l'omicido-suicidio dei due valletti non è riuscito a depistare eventuali investigatori) e quindi potrebbe iniziare a boiccotare attivamente i PG nella risoluzione del caso, una volta giunti a Strongfort.
  12. Ma cosa centrano Watchmen o Evangelion? In che modo renderebbero meno valida l'ambientazione di GP? Mi sembra quasi tu stia farneticando...
  13. Il tuo ragionamento è perfetto, ma dall'articolo traspare una marcata arbitrarietà (nonchè brutalità) dei giudici... come il duello a sorpresa: cosa mi rappresenta esattamente il giudice che tira fuori una spada, un bastone e li butta a terra, iniziando un sanguinario duello dal nulla e senza regole? Oppure, perchè più imputati dovrebbero essere inseriti in una gabbia piena di leoni? Oppure uno trasformato in pecora e un'altro in lupo? Cosa centra l'onore, in prove del genere, dove i partecipati non hanno ne' un solo avversario, ne' il proprio stesso corpo? E vogliamo parlare della possibilità per un ricco di ingagiare un guerriero di rara abilità per combattere (o soccombere) al proprio posto? In pratica una persona abbastanza facoltosa potrà quasi sempre vincere qualsiasi processo o, al massimo, trovare qualche disperato che muoia al suo posto. Mi sembra un sistema con troppe situazioni al limite dell'assurdo.
  14. L'armata napoleonica però era immensa, oltre 1.200.000 di uomini complessivamente nel 1812. Dovremmo vedere quanto erano "diluiti" questi criminali tra i militari "normali"; ovviamente 1 criminale su 100 non potrà essere eccessivamente destabilizzante per l'efficienza della truppa, 50 su 100 potrebbero facilmente portare a una rivolta nei confronti dell'ufficiale in comando.
  15. Hai portato delle buone argomentazioni; chiaramente quando parlavo di eserciti "ben organizzati" non stavo dando un valore morale alla casta militare. Riflettevo semplicemente che troppi elementi destabilizzanti, troppe "mine vaganti" di certo non sono positive per un'armata, in un discorso di mera efficienza militare. Che i soldati possano (e siano stati) brutali assassini e indubbio. Ma sono questioni complesse e, soprattutto, non credo che negli eserciti regolari fossero visti di buon grado criminali e avanzi di galera che avessero già compiuto crimini efferati tra la popolazione dello stesso stato. Saccheggi e brutalità varie erano solitamente inflitti alla popolazione invasa, non a quella degli invasori. Ma sto dicendo delle ovvietà. Che non sia favorevole ai serial killer fino a un certo punto... un avvocato di successo a Brynth, fino a prova contraria, è proprio un assassino seriale :] Mi sembrano situazioni molto diverse... a Brinth se tu fisicamente riesci a uccidere l'accusa sei innocente, a prescindere da qualsivoglia cosa tu possa aver compiuto... insomma, è tutto molto più estremo e deviato di eventuali errori della giustizia nostrana. Forse è una questione di sensibilità personale.
  16. Su questo sono perfettamente d'accordo, c'è un'ampia letteratura che dimostra ciò, perciò non posso che condividere. Anche questo è vero; ma il fatto che nella realtà siano esistiti davvero dei sistemi di giustizia ai nostri occhi "folli" o "deviati" non rende quello creato da GP meno "folle" e "deviato" :'D Questa è la parte che reputo più grave in assoluto: a cosa serve di preciso un processo, se le prove, per quanto evidenti, posso essere invalidate? Il mio è un discorso squisitamente logico, non morale: mi domando proprio il senso di imbastire un processo con tutti i crismi, se poi alla fine si riduce tutto a un massacro. Poi, ovviamente, da un punto di vista etico mi sembra aberrante; ma quello è coerente con una cittadella ultra-militarizzata, devota alla guerra e al massacro, ultima vestigia di un impero fantasy proto-nazista. Ecco, su questo invece mi sento di dissentire. Non credo che da un punto di vista sociale funzioni: così si rischia di alimentare faide senza fine, di indebolire il (già fragile) tessuto sociale, di alimentare un clima di odio nei confronti delle istituzioni. Inoltre, un brutale assassino, per quanto fisicamente prestante, non sarà mai affidabile come soldato: che garanzia può darti un individuo del genere di non tradire e assassinare i suoi stessi compagni? O anche solo di obbedire agli ordini del suo comandante? Millenni di storia della guerra insegnano che solo una ferrea organizzazione e una lucida strategia possono condurre alla vittoria, anche in condizioni di svantaggio tecnologico e numerico (entri certi limiti, ovviamente). Un esercito composto unicamente da violenti assassini credo che verrebbe facilmente distrutto da qualsiasi armata ben organizzata.
  17. Quindi, ricapitoliamo come funziona la giustizia nella ridente Brynth: 1) Il Giudice ha una sorta di potere assoluto su come condurre il processo; in teoria deve consultare una lunga serie di codici e precedenti, ma all'atto pratico può decidere dal nulla di far combattere sul momento accusa e imputato con una spada e un bastone di legno. 2) A prescindere dal crimine che uno ha commesso, il giudice può tranquillamente dargli condizioni favorevoli non solo per evitare la pena capitale, ma anche per infierire o uccidere brutalmente l'accusa. 3) Nel caso di più imputati il processo si conclude con una carneficina in una gabbia piena di leoni...! 4) Se non si riesce a dimostrare la colpevolezza dell'accusato, comunque dovrà combattere per salvaguardare la sua vita. Potrei andare avanti, ma diventerei pedante. Questo sistema penale non ha alcun senso, è semplicemente folle, non garantisce nessuna forma di giustizia sociale e non vedo in che modo possa aiutare a non far piombare Brynth nell'anarchia o nella rivolta delle gerarchie militari inferiori.
  18. Ti ringrazio per la risposta, anche se la mia domanda non partiva dal presupposto che vi fosse un qualche essere Divino o che fossimo tutti frutto di una simulazione cosmica. Era più che altro un dubbio che nasceva dal fatto che so che esistono interpretazioni della meccanica quantica che sono rigorosamente deterministiche; oltre al fatto che la fisica è comunque un insieme di metodi che abbiamo sviluppato per studiare l'Universo, non l'Universo in quanto tale (vi è quindi "uno scarto" fra i nostri modelli e la realtà, ma quanto sia marcato non è facile stabilirlo e, non essendo un fisico, non mi azzardo certo io a tracciare la linea di demarcazione). Comunque, tornando in tema col topic, ovviamente l'esistenza della magia, razionalmente parlando, produrrebbe un universo drasticamente diverso. Anche perché la magia, da un punto di vista "scientifico", può essere interpretata come un insieme di fenomeni fisici nuovi, bizzarri, che nella realtà non esistono. In soldoni, è ovvio aspettarsi che un universo con leggi fisiche diverse produca una Terra profondamente diversa con caratteristiche estremamente diverse. Quanto diverse? Penso che ognuno dovrebbe sbizzarrirsi. Però è curiosa l'onnipresenza degli essere umani :'D
  19. Questa affermazione, benché logicamente plausibile, siamo sicuri sia vera? Mi spiego: l'Universo avrebbe davvero potuto produrre una Terra diversa da quella che osserviamo oggi? Oppure ciclicamente lo stesso scenario si ripresenta infinite volte? Quello che voglio dire è: la contingenza è reale e insita nell'universo, oppure è solo emergente e frutto della nostra ignoranza sul moto delle (pressoché) infinite particelle che compongono l'Universo?
  20. Questa volta trovo che Lewis Pulsipher abbia un po' rotto con il suo paragonare D&D a un gioco militare: non lo è, e se poteva esserlo nella prima incarnazione di Gary Gyrax, sicuramente non lo è più da almeno una trentina d'anni, quindi continuare a marcare la cosa mi sembra stucchevole. Inoltre, cosa centra tirare in ballo eventi storici come le guerre mondiali o la guerra fredda per un gioco come D&D? Ho riletto l'articolo, e ancora non capisco quale dovrebbe essere il collegamento. Tento di spiegarmi meglio: 1) Tesi di Lewis: Oggi (19 Ottobre 2018) predomina lo stile di gioco da lui autodefinito "Tutto ruota attorno a me" 2) Analisi di questo stile di gioco di ruolo. 3) Vari resoconti aneddotici sul gioco di ruolo. 4) Riferimenti a (presunte) tendenze generazionali del secondo dopo guerra o della guerra fredda. 5) Chiosa finale sul modo corretto di giocare di ruolo (con ulteriore stigmatizzazione dello stile "Tutto ruota attorno a me"). Ora, a prescindere se si è d'accordo o meno con analisi dell'autore dell'articolo... ma il punto 4 è evidente sia fuori luogo all'interno della struttura, è l'unico che sconfina dall'argomento preso in esame (il gioco di ruolo) per andare a parlare di tutt'altro, di una dimensione storica, socio-culturale, che nulla a che vedere con quello che Lewis Pulsipher faceva, o vorrebbe venisse fatto, da un gruppo di giocatori in "un corridoio con dozzine di mostri umanoidi".
  21. Ti ringrazio per la precisazione. Siccome non so quasi niente in materia religiosa, volevo evitare di dover parlare a proposito di argomenti biblici. Ero conscio che avrei finito per dire qualche castroneria, e infatti... Comunque giuro che non avevo idea che addirittura un terzo degli angeli si fosse ribellato a Dio. A questo punto mi domando con che criterio Dio abbia creato le sue cerchie angeliche e come le tratti, se sono così terribilmente propense a voltargli le spalle.
  22. Certamente, al proprio tavolo ognuno può fare ciò che desidera. Però se ci limitiamo a questa considerazione allora ogni discussione può essere troncata sul nascere. Tanto, a prescindere da come decideranno di evolvere D&D, ognuno al tavolo potrà sempre fare ciò che vuole... : ]
  23. Un paio di precisazioni: 1) Lucifero non mi sembra venga più definito "angelo" dal momento della sua caduta. Quindi il suo essere definito tale era legato in modo indissolubile al suo status di servitore divino (e quindi araldo del "bene"). Ribellatosi a Dio, al "Bene", ha perso anche lo status di angelo. 2) Lucifero è, per quanto ne sappia, un unicum. Non vi sono stati altri angeli a cadere dopo di lui, il che è emblematico di quanto sia raro per un "angelo" venire meno alla sua stessa natura. 3) Rimanendo sul GdR, secondo me è importante che angeli e demoni siano visceralmente legati al proprio allineamento, come elemento caratterizzante delle rispettive razze: se avessero il libero arbitrio tipico degli esseri umani, non vedo cosa avrebbero di così diverso da altri esterni generici molto potenti.
  24. A me andava bene rimuovere gli allineamenti, io stesso ho sempre avuto difficoltà a farne uso. Ma se hanno deciso di rimetterli (e non credo qualcuno li abbia obbligati a farlo) penso che dovrebbero fare attenzione al fatto che alcune creature non hanno il libero arbitrio degli esseri umani, e quindi in questi casi un allineamento blando e sfumato secondo me ha perfino meno senso dell'allineamento "classico".
  25. Rimango dell'idea che angeli caduti e demoni redenti dovrebbero essere trattati alla stregua di "unicum" e non di qualcosa che sarebbe sempre possibile incontrare; cosa che viene suggerita da un aggettivo come "tipicamente". Non credo che "tipicamente" gli angeli dovrebbero essere di allineamento "buono" ma che gli avventurieri debbano aspettarsi anche una minoranza "malvagia", non se mi spiego. Credo che l'allineamento di creature come angeli, demoni e diavoli dovrebbe essere qualcosa di viscerale, non solo "tipico". Ma si tratta di gusto personale, me ne rendo conto. Inoltre, quando un angelo "decade" non viene più definito tale, così come l'opposto quando un demone viene "redento"; Lucifero non venne più definito angelo nel momento in cui divenne sovrano dell'inferno, quindi la definizione stessa di queste creature è (era) legata a doppio filo con il loro allineamento.

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