@Ghal Maraz Nathan Clark All’inizio la professoressa abbozza un sorriso gentile, quello che fa ogni volta che cerca di essere cortese anche quando vorrebbe solo dire “no grazie”. «Non ti preoccupare, Nathan, non voglio farti arrivare tardi in classe per colpa mia.» Lo dice abbassando lo sguardo mentre tenta, invano, di sollevarsi con quella pila disordinata di libri e fogli tra le braccia. Due volumi scivolano giù di nuovo e uno dei fascicoli si apre a ventaglio sul pavimento, spargendo fogli come petali strappati. Lei sbuffa piano, soffia via una ciocca di capelli che le cade sugli occhi e ti guarda con un mezzo sorriso rassegnato, accennando con il mento verso i libri: «Va bene, mi arrendo. Una mano, in effetti, mi farebbe comodo.» Hai il cuore che tamburella nel petto come se stessi per affrontare un’interrogazione a sorpresa su un libro che non hai letto. Ti chini, afferri i libri con più sicurezza di quanto non ti senta dentro, e inizi a camminare al suo fianco. Lei è lì. Vicinissima. A pochi centimetri. Il suo profumo ti arriva dritto in testa, facendo saltare ogni pensiero razionale. Mentre attraversate i corridoi, non puoi fare a meno di notare gli sguardi degli studenti che incrociate. Occhi che ti seguono. Ragazzi che si scambiano occhiate, alcuni si lasciano andare a risatine soffocate, altri digitano già furiosamente sui loro telefoni. “Nathan scorta la prof Lane come fosse la sua bodyguard personale.” “Il preferito dei prof adesso fa pure il maggiordomo.” “Lo spione ora è anche un lecchino.” Li immagini già i commenti anche se non li senti. E in più una risatina divertita, subdola… Molto più vicina… molto più intima… la avverti chiaramente nella tua mente. Lei, per fortuna o per distrazione, non sembra fare caso a nulla di tutto questo. Ti guarda un momento, mentre apri la porta dell’aula per farla passare per prima, e ti fa un piccolo sorriso. Quello vero, non quello educato. Entrate. L’aula è ancora vuota. I banchi allineati, la luce del mattino che filtra tiepida dalle finestre alte, disegnando geometrie dorate sulle piastrelle lucide. Lei si dirige verso la cattedra, appoggia parte dei libri… poi, mentre cerca di recuperare un raccoglitore che le è scivolato giù proprio accanto alla scrivania, si piega di lato. Senza volerlo, quasi guidato da qualcuno che non sei tu, il tuo sguardo si abbassa. Il maglione si solleva appena sul fianco, lasciando intravedere un lembo di pelle chiara, liscia, tesa. Il jeans le fascia i fianchi in modo quasi perfetto. Il gesto è del tutto innocente… ma su di te ha l’effetto di un fulmine secco. E all’improvviso, come soffiata da una brezza che non esiste, una voce ti fruscia nella testa. Una voce sottile, quasi fatata, ma con una nota di malizia tagliente. Una risatina lontana, come di un’eco da un’altra stanza. “Guarda com’è china per te… tutta distratta… basterebbe un passo… una parola più audace… che succederebbe, eh, Nathan?” Ti si gela il sangue. Non è la prima volta che quella voce appare, ma stavolta è diversa… più viva. Più interessata. “Dille qualcosa. Fallo. Solo per vedere che succede. Hai visto com’è arrossita prima? Magari le piaci. Magari si diverte.” Tu deglutisci. Fissi un punto tra i piedi, incerto se voltarti, se scappare, o se cedere. Poi lei si rialza e si gira verso di te, ignara del delirio che ti esplode dentro. Ha un foglio tra le dita e quel solito sguardo acceso. «Oh, quasi dimenticavo... Hai mai pensato di scrivere qualcosa, Nathan? Racconti, magari un breve romanzo. Hai lo sguardo di chi ha storie dentro.» @TheBaddus Scarlett Bloomblight Quando intensifichi lo sguardo su Harper, cercando di avvolgerla con quella sensazione di forza che oggi senti scorrere sotto la pelle, per un attimo sembra funzionare: vedi le sue spalle flettersi leggermente all’indietro, il corpo fare un piccolo movimento di ritirata, come se stesse cercando inconsciamente di sfuggirti. Ti viene quasi da sorridere. È una reazione sottile, ma c’è. E per un istante pensi davvero che la tua presenza, oggi più tagliente, più concentrata, possa schiacciare chi ti sta intorno. Ma l’illusione dura poco. Harper alza un sopracciglio, lentamente, e ti guarda con un’espressione che ti manda il sangue al cervello. Come se avesse appena assistito a qualcosa di vagamente ridicolo. Come se volesse chiederti: “Ma che diamine stai facendo?” Poi, con quella calma tutta sua… quella calma che a volte rasenta l’arroganza… risponde: «Mh. Trenta e settanta mi sembra più onesto, in effetti. Sei parecchio in forma stamattina… solare, quasi. Gli affari stanno andando particolarmente bene?» Non c’è curiosità sincera nella sua voce. Lo percepisci… La sua é più una stoccata travestita da interesse. Sai che Harper non é il tipo da approvare i tuoi giochi di potere. Nella sua arroganza moralista probabilmente li riterrà infantili, superflui. Il suo sguardo ora non è intimidito, ma quasi ironico. Non si lascia prendere. Non si lascia trascinare. E questo la rende infinitamente più fastidiosa di quanto tu abbia voglia di tollerare a quest’ora del mattino. Noti l’ombra di un sorrisetto scettico sulle sue labbra. Poi lancia un’occhiata all’orologio. «Comunque… se non vogliamo arrivare tardi alla lezione del prof Rowe, è meglio sbrigarci.» Il tono è neutro, ma sai leggere tra le righe: fine del teatrino, si va in aula. Vi avviate insieme nel corridoio, dirette verso matematica, e per quanto ti scivoli accanto con la sua solita aria superiore, sei certa che, anche se non lo dà a vedere, qualcosa della tua energia le è arrivato addosso. Forse… E questo, tutto sommato, ti basta. Per ora. @Voignar Darius Whitesand Stai per rispondere a Ben, magari con un’altra battuta su Liam e le sue “trappole autoinnescate”, quando qualcosa ti cattura con la coda dell’occhio. Orion. È appoggiato poco più in là, mezzo girato verso di voi. Ti sta fissando, solo per un istante appena. Poi abbassa lo sguardo sul telefono e comincia a scrivere, o forse a smanettare. Ma quel mezzo sorrisetto… troppo stretto, troppo compiaciuto, con quella punta velenosa che lo rende inconfondibile… ti resta impresso per più di quanto dovrebbe. Ti pizzica qualcosa dentro, ma fai uno sforzo cosciente per ignorarlo. Non è oggi il giorno per farti risucchiare anche da quel genere di energia. Ben intanto continua a parlare, entusiasta come sempre, e tu ti lasci di nuovo trascinare dal suo tono. Vi dirigete in classe assieme, camminando tra gli ultimi scampoli di silenzio prima della campanella. Appena mettete piede in aula, però, una serie di notifiche rompe l’aria tranquilla. È il classico suono di messaggi condivisi: uno dopo l’altro, i cellulari iniziano a vibrare. Lo noti con un certo fastidio, mentre vedi Sasha tirar fuori il telefono e dare un’occhiata allo schermo. La vedi sorridere. Poi si volta verso di voi con una specie di entusiasmo contenuto negli occhi. «Ehi, maghetto!» dice rivolta a Ben, con un tono che non è sprezzante. Ben si irrigidisce subito, e tu lo senti nel modo in cui smette di camminare. Non risponde, ma lo sguardo gli si spegne per un attimo. Sasha si accorge subito del cambiamento. Fa un mezzo passo verso di voi e gira il telefono. E lì la vedi: una foto, scattata evidentemente poco fa. Voi due in corridoio, intenti a parlare. Qualcuno ha aggiunto filtri colorati: a Ben una specie di cappello da mago e una bacchetta; a te un’espressione forzatamente meravigliata con occhi e bocca esageratamente grandi. Sotto, una scritta che tenta di essere ironica: "Starà provando a evocare una ragazza che se li fili? " Ben la guarda un secondo, poi abbassa lo sguardo. Sai che quella frase gli ha fatto male, più del necessario. Ma prima che tu possa dire o fare qualcosa, Sasha si affretta a parlare: «Ehi no, aspetta, non prenderla così. Fregatene della frase! Considera solo la foto! Io la trovo carinissima, davvero! Cioè… è simpatica, e poi… é bello che tu abbia queste passioni. Seriamente, non lasciarti toccare da questa roba. Sai quanti vorrebbero avere qualcosa che li appassioni così tanto?» Il tono non è quello di chi prende in giro. Sembra sincera. Sta cercando di rimediare. Tu rimani in silenzio per un istante, guardando Ben. Poi guardi il telefono ancora nelle mani di Sasha. E ti chiedi chi, esattamente, l’abbia fatta girare. @SNESferatu Ana Rivero Alle tue parole, Eliza torna a seguire il tuo sguardo in direzione di Darius e Scarlett… poi fa un mezzo sospiro e scrolla le spalle. «Eh. Sì, effettivamente… Ma francamente, manco mi interessa granché.» Il tono non è tagliente, ma neppure morbido: è il suo solito modo, diretto, asciutto. Lo dice come chi ha già imparato a tenere certe cose fuori dalla propria orbita. Poi ti guarda di nuovo, stavolta più attenta. «Comunque tu, tutto ok? Cioè… passati i capogiri, nausea o robe strane, vero?» Quando annuisci piano, lei ti osserva ancora per un secondo, poi riprende a camminare accanto a te, diretta verso l’entrata della scuola. Passi silenziosi, il rumore sordo delle scarpe sulla ghiaia e il vociare in lontananza degli ultimi gruppetti rimasti nel cortile. «Oggi pomeriggio… Tu non lo frequenti il corso di teatro, vero?» Una domanda retorica, di cui probabilmente sa benissimo la risposta. Non ti guarda in faccia mentre lo dice. Finge di controllare la suola della scarpa, si aggiusta una manica, lo dice come se le parole non fossero importanti. Ma lo sono. Le senti. Tu non rispondi subito, forse perché, distratta, hai appena voltato di nuovo lo sguardo alle tue spalle. Scarlett si è allontanata fumando, lo sguardo perso e la postura da chi non ha bisogno di nessuno. Darius, invece, ha iniziato a camminare anche lui nella vostra stessa direzione, anche se tenendosi a distanza. Il suo sguardo è basso, ma vigile. Tu ed Eliza continuate ad avanzare. Una volta dentro la scuola, noti Darius che intercetta Ben, e subito si scambiano qualche parola. Ma tu non rallenti, e neppure Eliza lo fa. «Comunque…» dice lei, lanciandoti un’occhiata di lato, di nuovo neutra, ma con una sfumatura che potresti definire quasi… speranzosa. «Per caso avevi già qualche piano per passare quelle due ore buche?» @Theraimbownerd Orion Kykero Schiacci invio e guardi lo schermo brillare, illuminandoti il viso con quel riflesso freddo e soddisfacente. La caption è perfetta. Il filtro è ridicolo al punto giusto. L’effetto? Dovrebbe essere micidiale. Ti senti meglio. Non bene, ma… anestetizzato. Come se l’aver scaricato un po’ del peso su qualcun altro ti avesse alleggerito, almeno per adesso. Quel fuoco umido e stagnante che ti brucia sotto pelle sembra per un attimo ritirarsi. Cammini con passo più sicuro verso l’aula, lo sguardo freddo, il sorriso beffardo ancora stampato sul volto. Ti immagini già il suono delle prime risatine, qualcuno che passa la foto con il gomito appoggiato al banco, un “l’hai vista?” sussurrato a metà. Alice nel mentre ti raggiunge e ti saluta con un “Ehi Orion, come stai? Ho visto Juno con Tyler in cortile… I due si sono finalmente decisi?” Il suo tono é leggermente più smorto del solito, ma a malapena te ne accorgi. I tuoi problemi del momento sono ben più importanti. Entri in classe insieme a lei e vedi che molti dei vostri compagni hanno i cellulari in mano. Noti il movimento tipico di chi ha appena ricevuto una notifica, il pollice che scorre veloce, la foto che si apre. Ma le reazioni sono… sbagliate. Sasha non sta ridendo di Ben, sta ridendo con Ben. La senti mormorare qualcosa sul fatto che la foto sia molto bella ed è bello che lui abbia una passione così forte. stupidaggini. La frustrazione torna a salire, ma non come un’ondata. No. È più come una pressione costante che cresce dietro gli occhi e ti schiaccia il petto. Perché non ha funzionato. Peggio: gli ha fatto guadagnare consensi. Attenzione. Simpatia. E c’è di più… Ti rendi conto che, anche se avesse funzionato, l’aver fatto la cosa in anonimo avrebbe tolto gusto alla cosa. Nessuno avrebbe saputo che eri stato tu. Che sei tu quello da temere e rispettare! Quello che ha il potere di decidere chi è cool e chi no nella scuola. Non te la perdoni. Non puoi. La tua stessa presenza nella stanza ora ti sembra più leggera, più trasparente. Invisibile. Avverti chiara dentro di te quella voglia irrefrenabile di mettere alla berlina e di schiacciare tutti questi miseri moscerini che non valgono nulla… che hanno guardato un co***one farsi beffe di te senza fare nulla… senza prendere le difese della loro “regina”! Anzi… alcuni deridendoti pure! La lezione di matematica sta per iniziare. Ma tu non stai pensando ai numeri. X TUTTI Off game Prossimo post procederei con la lezione di matematica.. quindi magari concludiamo le scene che la precedono (ad esclusione di Nathan che, in base alle sue scelte potrebbe arrivare tardi).