Flurio Pascolari (umano cavaliere)
La scena al Lago Cristallo aveva del surreale, se non persino del sospetta. A Flurio non era affatto chiaro perché delle ninfe dovessero sporcare la propria discendenza fatata con del sangue umano, o peggio ancora orchesco, quando potevano semplicemente sfruttare i membri maschili del loro stesso popolo invece di sconosciuti. Invece quella di mettere figli adesso, prima ancora che il vincitore possa sposare e metter su famiglia con la principessa sembra il perfetto piano a lungo termine per rivendicare diritti dinastici od ereditari fra qualche decennio. Per non parlare della cattiva pratica di affaticarsi a così breve distanza dal momento dello scontro più impegnativo di tutta la vita. Lo sanno tutti, a parte dagli atleti, che il giorno prima di una competizione o di una battaglia, non ci ai deve affaticare sotto le lenzuola.
A Flurio parve pure una tattica subdola da parte del drago, che magari aveva costretto il popolo fatato a sottoporsi a tale macchinazione per non vedersi completamente eradicato dalle fiamme implacabili del mostro, per guadagnare tempo, far affaticare il gruppo e magari anche altro che nemmeno poteva immaginarsi.
In tutta franchezza sperava che il Ciambellano si sarebbe imposto un po' di più e prendesse un po' in mano la situazione intimando agli avventurieri di non perdere tempo e tantomeno affaticarsi, ma l'idea si stringere un'alleanza e quindi ulteriori aiuti, ancora indefiniti, contro il drago lo avevano reso troppo accondiscendente alle richieste del popolo fatato.
Flurio scocciato e preoccupato allo stesso tempo, si guardò bene in torno, volendosi accertare che nessuno fosse pronto in agguato ad attaccarli non appena ignudi, disarmati e distratti. Accettato poi che nessuno li stava circondando od osservando minacciosamente, smontò da cavallo e si preoccupò solamente di accudire Saltapicchio se stesso in vista dello scontro imminente. Avrebbe voluto farsi un bagno e rinfrescarsi ma così facendo si sarebbe dovuto spogliare e sapeva che le ninfe subito si sarebbe dirette anche verso di lui per assillarlo per avere anche il suo "nettare".
Flurio era ligio ai propri doveri e dettami come uomo, guerriero, soldato e soprattutto Eroe senza macchia, non avrebbe mai giaciuto per il solo piacere della carne e non lo avrebbe fatto prima di una battaglia, soprattutto una cosa fondamentale ed impegnativa. Nonostante tutto il ben di dio di fronte a sè egli non voleva in alcun modo macchiarsi di lussuria nonostante tutto il suo corpo esprimesse ben altri impulsi iniziando a sentire una insopportabile compressione nella zona pelvica a causa dele brache e della rigida conchiglia metallica che faceva da integrazione alla sua armatura completa di piastre. Due ninfe sembravano averlo puntato e come previsto, nonostante non si fosse nemmeno spogliato, iniziarono a tormentarlo accarezzandolo, abbracciandolo, cercando si slacciargli armatura e spogliatoi riuscendovi pian piano senza che Flurio posso fare alcunché senza dover alzare le mani su quegli esseri. Nel giro di poco tempo mentre cercava di scappare fra le felci della radura e gli alberi circostanti si ritrovo praticamente nudo con solo l'elmo e le brache addosso che ormai poco potevano fare per celare il gonfiore vigoroso che se era formato al loro interno. Fu in quel momento che le due ninfe si pronunciato nelle più seducenti ed anche sboccate proposte e promesse ponendo Flurio di fronte alla più difficile decisione della sua vita. Il desiderio era tanto, le due ninfe bellissime, e le licenziose prospettive davvero lussuriose ed indecenti le quali comprendevano anche una boccetta dalla forma oblunga, che una delle ninfe stringeva e muoveva fra le mani con fare malizioso spiegandone le proprietà afrodisiache capaci di aumentare la dimensione del "pacco" del cavaliere ben oltre i limiti umani. Fu in quel momento che però Flurio dimostrò di che fibra fosse fatto, di che coraggio avesse nel apporre un rifiuto, del fatto che ormai si era elevato ben oltre i grezzo istinti dell'uomo per abbracciare valori ben più alti e nobili così dicendo con le mani sul proprio "pacco" con atteggiamento ludico e protettivo: "Signor Notaio, la ringrazio per l'offerta, ma rifiuto e vado avanti!"
Lì per lì nè Flurio nè le ninfe capirono perché il cavaliere avesse rivolto la parola ad un fantomatico Notaio che in quel momento chiaramente non c'era, ma nonostante ciò il cavaliere approfittò di quel momento di confusione per darsi alla ritirata strategica favorito dalla mancanza dall'usuale ingombro dovuto alla pesante armatura. Al cavaliere non restò che recuperare qua e là i pezzi d'armatura che gli erano stati tolti man mano e mettersi in un luogo un po' più appartato a lucidarla e controllare che tutto fosse in ottime condizioni, in particolare le stringhe e gli agganci. Non poteva permettersi che l'armatura si smontasse durante il violento combattimento con il drago. Dopo l'armatura passò al vaglio i finimenti e l'armatura di Saltapicchio, ferri agli zoccoli compresi. Infine si godette un meritato riposo stando ad una certa distanza dalla radura affinché i gemiti e voci durante l'orgia bucolica fatata non venissero a disturbarlo.