Alzabuk (Stregone della Luna, Invocatore) Arrivato nella sala grigia, ma viva, che ha quasi un sentore di "casa", rallento il passo e mi fermo. Solo con lo sguardo seguo Iskra che scompare dietro la porta della cucina. Mi rendo conto che la sala si è riempita: i fratelli mezzelfi e Vaelther prendono posto a tavola, ma non ci sono sedute per me. Non è "casa" mia. La malonconia non riesce a farsi strada nel cuore perché Sbotto in una considerazione paradossale, al solito: "Porta da Mangiare a noi mortali: e lei cos'è? Una dea!?" E mentre accatasto materiale per costruire un seggiolone inizio a chiedere ai mezzelfi come si sono trovati con le attrezzature che gli fornito l'ultima volta. Parlando e lavorando insieme, però, non aspetto neanche la risposta (non me ne rendo conto) e sono un continuo blaterare spiegando il funzionamento, la particolarità e la storia sia encoclopedica che aneddotica di ciascun tool che ho consigliato/fornito: "Buon Raven, hai apprezzato la corda che ti avevo preparato per la scorsa missione? La juta della Taladas ah, come mi manca! offre un 2% in più di coefficiente di flessibilità pesando però un'ottavo d'oncia in meno ogni 7 tese rispetto alle corda di canapa comune di medesimo diametro. Certo, non deve prendere umidità, che, come sulla canapa comune, impatta negativamente sulla portata massima degli spaghi in generale..." dicendo questo, afferro calibro da corda che spunta da una borsa di pelle, probabilmente un kit da cordaio, e mi misuro il diametro del mignolo sinistro, osservando la rilevazione attraverso il monocolo. Ma i morsi della fame mi riportano a quanto stavo facendo e getto il calibro dietro di me rimettendomi a costruire il mio trono per il pranzo. Continuo incessantemente a parlare interrompendomi solo per castrare, una volta seduto in cima, un incanto che mi permette, dalla comoda seduta, di riprendere il calibro e infilarlo al suo posto. Che fame! ma ancora non c'è tempo di fermarsi su una sensazione negativa: quel macchinario incompleto nell'angolo è un rompicapo troppo affascinante! Mi eclisso nei pensieri tecnici senza rendermi conto dei dialoghi tra le persone che ho intorno e senza rendermi conto neanche di pensare ad alta voce, o meglio, a bassa voce, sul prossimo esperimento che proverò a fare con quel marchingegno per farlo funzionare. Il boato di un tuono esploso vicino accompagna il gesto di chi posa la scodella di fronte a me e questo, insieme all'appetito, mi riporta ancora al presente. L'invito al brindisi è ben accolto, e mentre mi avvicino la coppa alle labbra lascio che le parole di Iskra mi stuzzichino. Dopo aver bagnato la gola, le chiedo: allora sei davvero una dea? @shadyfighter07