Come regola generale trovo sia una pessima idea confrontare due opere quando passano ad un media diverso, anche confronti molto approssimativi*. Trovo i film di LOTR ottimi film fantasy, ma certo che se vado a fare il confronto con i libri trovo mille motivi per arrabbiarmi. Glorfindel e Faramir sono i personaggi chiave dei libri, e scompaiono/cambiano nei film. Ma è una buona idea, perché non sono i personaggi chiave dei film, che trattano una storia diversa. Aragorn nei libri è una figura lontana, senza alcun approfondimento caratteriale, sullo sfondo: perché è un Re, e LOTR non parla di re come persone, parla di Frodo e Sam. Nei film diventa necessariamente il protagonista, e giustamente viene anche caratterizzato e approfondito e reso più personale, dotato di interessi romantici. Media diversi, tematiche diverse: la stessa storia, ma narrata da angoli diversi, sono a tutti gli effetti storie diverse, con archi di trasformazione dei personaggi diversi. C'è anche ovviamente una parte soggettiva: c'è chi all'uscita del film di LOTR sperava di rivivere le stesse emozioni che ha vissuto quando ha letto il libro. Io, se voglio rivivere quelle stesse emozioni, rileggo il libro. Non mi interessa molto la fedeltà al materiale originale del franchise, non ho problemi con "LOTR ambientato nello spazio" se ha un senso e se crea una buona opera, figuriamoci se mi faccio problemi se tolgono Bombadil "perché nel libro c'è".
Nella discussione viene trattato marginalmente anche un altro tema, cioè le modifiche fatte in particolare per favorire la diversità. Mentre è un tema importante per la società, non ho mai trovato sia un tema particolarmente interessante per chi crea opere, nel senso che modifiche per venire incontro a interessi sociali o di marketing, esterne alla volontà specifica dell'autore, sono sempre esistite. A volte con buone ragioni, a volte meno. Chiunque abbia bazzicato case editrici o abbia amici scrittori ha sentito storie di editor che dicevano allo scrittore, a draft concluso, che erano interessati alla pubblicazione se veniva aggiunta una storia d'amore. O se ambientava la storia in Afghanistan. O se aggiungeva un gatto domestico per la protagonista, perché le ultime indagini di marketing... Il fatto che il marketing entri nei media non è né qualcosa di nuovo né particolarmente funesto. Se avviene in modo organico alla creazione dell'opera (scrivo una storia d'amore perché le storie d'amore vendono con il pubblico teen), nessun problema, è un'idea e una motivazione come un'altra: "perché vende" non è meglio o peggio di "perché mi va di farlo". Se avviene in modo posticcio, a opera finita ("Ops, non abbiamo una storia d'amore, aggiungiamo due scene a caso", allo stesso modo di "Ops, abbiamo dimenticato un omosessuale, aggiungiamo due scene a caso"), è un problema come qualsiasi parte non organica all'opera.
Essendo il film a tutti gli effetti una nuova opera, qualsiasi modifica venga aggiunta in modo organico dall'inizio del processo di trasposizione cinematografica, e se la modifica funziona quindi con i temi della storia, può essere un non-problema. Molto difficile quindi valutare nel vuoto se, nel caso ci siano elfi di colore, o un personaggio cambia da uomo a donna, sia un bene o un male per se. Posso immaginare mille storie molto interessanti, con una terra di mezzo alternativa e atmosfere diverse che si distacchino completamente dalle opere di Tolkien come toni, e molte storie che sembrino assurde toppe.
* Questo non vuol dire che non mi possa arrabbiare quando un significato è stravolto dal cambio di opera, fino alla sua inversione, come per i film dello Hobbit e, ancora più grave, Scooby-Doo! Che rabbia! Ma è più questione di rispetto per l'autore che per l'opera: se questo con la sua opera voleva dire ai bambini di essere scettici sul soprannaturale, usare il suo franchise per dire di stare attenti al Voodoo è di cattivo gusto.