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Regole e interpretazione


tamriel

Messaggio consigliato

Le divinità forniscono precetti generali o anche molto particolari, ma è molto diverso applicarli nella vita di tutti i giorni; certe situazioni potranno essere più chiare di altre, ma non sempre è immediato capire come ci si dovrebbe comportare. Tra l'altro esiste un oggetto sulla dmg che ti permette di sapere se una particolare azione sarebbe in linea con il tuo allineamento (o fede, non ricordo bene).

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Ovvio, il paladino, o il chierico o il veneratore della X divinità non potrà sapere con certezza assoluta, ma avere le idee abbastanza chiare sì. Ripeto, le zone di grigio possono essere anche fraintendibili (anche, pe esempio, il banale dover scegliere se sacrificare una persona per salvarne centinaia), ma un paladino dovrebbe comunque avere un'idea generale del pensiero della propria divinità.

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Onestamente a me questo genere di regole danno fastidio in due casi: quando tolgono qualsiasi utilità al pg (vedi perdita pressochè totale dei benefici della classe come nel caso del FoTF) o sono scritti talmente male che la loro interpretabilità li rende davvero poco facili da giocare (vedi il discorso dell'allineamento del paladino).

Che poi, per carità, si può ovviare a queste cose parlandone con il dm per capire in che situazioni e in quali no si perdano i poteri della classe, o rendere i contraccolpi meno pensati. Ma in un'edizione che spinge al min max mettere cose del genere mi sembra peggio che mettere le cdp specchietto per allodole tipo maglio sterminatore, perchè possono far venir meno non talto il divertimento nel giocare tirando i dadi (come upò succedere se si fa una build "scarsa" pensando invece di aver fatto delle buone scelte), quanto il divertimento nel ruolare. Almeno imho.

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Un paladino può combattere in un arena all'ultimo sangue se i suoi nemici sono dei criminali condannati a morte? sarei per il sì, ma non capisco perché dei condannati a morte siano in un'arena.

Perché sono seguaci di una religione nascente e pericolosa per lo Stato?

come se Tyr stesso fosse sceso all'inizio della campagna per consegnargli la lista delle azioni permesse.

Magari una lista di dieci punti, scritta su pietra in modo che duri.

Praticamente tutte le religioni rivelate hanno dei comandamenti chiari, e le religioni del mondo reale sono rivelate in maniera eufemistica rispetto a quelle del Faerun, dove gli dei scendono effettivamente a prenderti a mazzate se sgarri.

Oltretutto, esistono manuali come Dei e Semidei e Fedi e Pantheon che dettagliano i dogmi delle singole divinità.

Detto questo, sono pienamente d'accordo con Tam: le regole per l'interpretazione mi vanno bene a condizione che non abbiano il potere di rendere inutile un PG (come nel caso del Paladino), che non siano basate su presupposti vaghi come gli allineamenti e dunque soggette all'arbitrio più totale (come nel caso del Paladino) e che sia specificato che possono essere modificate con facilità senza impattare sull'equilibrio di gioco (come non è nel caso del Paladino).

Se le regole sull'interpretazione non rispettano questi requisiti minimi, non funzionano, e ne sono la prova le decine di thread aperti nel corso degli anni dai giocatori di Paladini che hanno perso i poteri e dai master che glieli hanno tolti.

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Se le regole sull'interpretazione non rispettano questi requisiti minimi, non funzionano, e ne sono la prova le decine di thread aperti nel corso degli anni dai giocatori di Paladini che hanno perso i poteri e dai master che glieli hanno tolti.

paralogismo.

sarebbe come dire che il regolamento di d&d non funziona, come si può vedere dalle centinaia di persone con pareri discordanti sul funzionamento delle regole.

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Magari una lista di dieci punti, scritta su pietra in modo che duri.

Praticamente tutte le religioni rivelate hanno dei comandamenti chiari, e le religioni del mondo reale sono rivelate in maniera eufemistica rispetto a quelle del Faerun, dove gli dei scendono effettivamente a prenderti a mazzate se sgarri.

Oltretutto, esistono manuali come Dei e Semidei e Fedi e Pantheon che dettagliano i dogmi delle singole divinità.

il paladino non potrà sapere se quell'azione particolare, di quel caso particolare, di quella circostanza particolare, in quel dato momento particolare, lo porterà a perdere i poteri, ma dovrebbe avere un'idea MOLTO chiara sul tipo di condotta che dovrebbe seguire e su quali azioni generalmente sono da evitare.

Giusto per precisare, non intendevo dire che il paladino non ha la più pallida idea di cosa debba fare per rispettare i dogmi della sua divinità, ma semplicemente che non possa avere in tutte le situazioni l'assoluta certezza che il suo dio sia d'accordo con lui (cosa che imho succederebbe con una lista puntata di azioni vietate). In particolare, mi riferivo proprio a quelle azioni che ithilden definisce grigie, un po' borderline (della serie "uccidere un innocente per salvarne dieci"), non a scemenze del tipo "ma al mio dio andrà bene se scendo dal letto con il piede destro?". Insomma, per me dedicare la vita a un dio e a un ideale è qualcosa di più complesso di verificare di non avere commesso le numero x azioni proibite.

Poi, certo, come sempre d&d è un gioco, e l'unica regola sempre valida deve essere il divertimento: c'è a chi piace un codice preciso e puntiglioso e chi vuole solo una traccia. Per ogni gruppo ci sarà la soluzione migliore, l'importante è parlarne prima.

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Anche nelle zone di grigio, tuttavia, ritengo che un paladino ed un chierico dovrebbero muoversi abbastanza tranquillamente. Dovrebbero conoscere bene il loro dio che, ripeto, è un'entità concreta che parla, consiglia, punisce e concede poteri, ampiamente ed attivamente presente nella vita del Faerun. Un cristiano potrà ritenere che l'eutanasia sia contraria al volere di Dio, mentre un altro potrebbe vederci pietà e quindi la Sua volontà; per un chierico di Tyr non ha senso questo dilemma, perché sa benissimo qual è la Sua posizione in merito!

Esisteranno certo casi particolari in cui il paladino si domanda "però forse in questo caso...", è normale, tuttavia quel paladino, chierico o devoto particolare, dovrebbe avere una visione abbastanza completa e chiara del pensiero della sua divinità, da qui al master che spiega con chiarezza e limpidezza come, secondo lui, dovrebbe comportarsi un paladino.

Come per il paladino stesso, anche il giocatore stesso non potrà avere tutti gli esempi possibili ed immaginabili, ma dovrebbe avere una visione abbastanza chiara da poter dire "sono abbastanza certo che in questa zona di grigio, mi dovrei comportare così"!

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http://www.d20srd.org/srd/magicItems/wondrousItems.htm#phylacteryofFaithfulness costa 1000mo e risolve molti di questi problemi con una facilità imbarazzante.

Se non esistono testi univoci per dirimere cosa una divinità pensi di un dato argomento si tira un dado (invece del solito DM decide in base al buon senso che sembra un metodo poco efficace), con 1000mo e una piccola HR si risolvono tutti i problemi.

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perchè dici che si nota meno quello del chierico?

Perché mentre per il chierico si perla di un vaghissimo "codice" della divinità, per il paladino tale codice è esplicitato. Semplicemente è esplicitato talmente male da creare più problemi di quanti non ne risolva.

In base a questo, un chierico ha anche meno limitazioni: non deve evitare di mentire sempre anche se è Legale Buono, non deve rispettare una non ben chiara "autorità", ecc.

Per quanto riguarda le zone di grigio credo che la frase

A paladin who ceases to be lawful good, who willfully commits an evil act, or who grossly violates the code of conduct loses all paladin spells and abilities

sia stata scritta per evitare che atti dubbi possano portare alla perdita dei poteri. Che poi sia scritta, come al solito, malissimo, è un altro discorso.

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Per quanto riguarda il paladino... suppongo che ogni giocatore dovrebbe buttare giù un codice comportamentale ANCHE VAGO insieme al DM, in modo da mettersi subito d'accordo.

Esempio: Se il mio ultimo paladino si vede ammonito/limitato nei poteri perché è andato a letto con una gentile donzella non avrebbe senso, visto che è il figlio bastardo di una nobile contessa e di un paladino che fu il suo amante!

Dopo l'esempio stupido... tutto dipende dalla divinità/dall'ordine dal paladino. Sinceramente, un paladino dedito a Pelor sarà ben diverso da uno dedito a St. Cuberth, tanto per citare due divinità base. Poi, come DM, io tendo a essere più stringente con i chierici, per il semplice motivo che essi devono rappresentare ciò che la divinità (con pochissime eccezioni)!

Non posso, come DM, accettare un chierico di Pelor che lascia scampare al mago del gruppo l'uso di un Animare Morti, mentre per un paladino penso che potrebbe lasciar correre SE la cosa è necessaria ad uno scopo più grande.

Fondamentalmente io richiedo che il Paladino si comporti secondo un codice che determino con il giocatore e che il chierico rispetti praticamente alla lettera i dettami della sua divinità. Tanto per fare un altro esempio, un chierico di Kord (che ama la forza ma non l'inutile spargimento di sangue) che uccide un nemico arreso non sta seguendo ciò che deve..

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