Cercate ancora un poco, ma non c'è altro in questo luogo.
Recuperate il corpo di Kadi, e tornate indietro. Quando raggiungete Majida la donna si alza in piedi sentendovi arrivare... poi si precipita in avanti zoppicando. Crolla in ginocchio ignorando la ferita, gridando di dolore e disperazione.
Le lasciate del tempo per sfogarsi e per restare sola con il corpo della donna. Dimal, del resto, si trascina verso i resti della moglie e lì si lascia cadere in atteggiamento molto simile.
Decidete che la cosa migliore è riposare ancora un po' prima intraprendere il viaggio fino a Stila. Controllando il prigioniero scoprite che è morto anche lui, come se fosse bruciato dall'interno.
In quattro (Majida vorrebbe ma non può) portate i cadaveri su due lettighe e così facendo raggiungete il villaggio verso sera. Temete un'aggressione ma invece vedete che per le strade ci sono persone agitate, c'è movimento.
Quando siete abbastanza vicini scorgete Memnon. L'eremita vi viene incontro, il volto turbato "Ahimé! Sapevo della vostra vittoria, ma speravo che non fosse avvenuta a tale prezzo. Due giovani donne hanno pagato con la vita... e non sono le sole" e detto questo vi prende da parte e vi spiega cosa è successo a Stila.
Qualche ora fa, all'improvviso, diverse persone sono morte. Belit, Glend Rusen, la moglie del sacerdote, alcuni altri per un totale di un'altra mezza dozzina. Tutti stecchiti contemporaneamente con il volto bruciato, occhi e bocca carbonizzati.
Capite che è successo alla distruzione del khefreet, e che il cultista catturato non è stato l'unico a morire con il mostro. Almeno siete certi che Stila sia totalmente priva di cultisti, ora.
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Sono passati tre giorni dal vostro ritorno dalla miniera, e le cose al villaggio si sono un po' sistemate. La gente, grazie anche a Memnon, sa che siete stati voi a salvarli dall'insidiosa minaccia (scoprite che molti sospettavano naturalmente di strani eventi in moto, ma pochissimo avevano un'idea di cosa stesse succedendo). Sono tutti molto grati, naturalmente.
Dimal seppellisce qui la moglie, nel boschetto dell'eremita, e il secondo giorno vi saluta:
"Siete stati validi compagni, e ho ammirato il vostro coraggio e la vostra pietà. Mi spiace abbandonarvi così, ma devo tornare in patria e informare la mia gente. Se ciò che abbiamo visto nella miniera è vero, il futuro è fosco per tutti noi".
Majida resta, per ora, al villaggio. Fa cremare il corpo di Kadi secondo la maniera teanica, immaginando che fosse quello che la donna avrebbe voluto. Prende poi per sé le ceneri "Non so perché Kadi sia morta, laggiù. Chiaramente non la conoscevo affatto, e anche l'idea che fosse una codarda era sbagliata. Per me non resta nulla qui a Stila. Tornerò a casa appena potrò, e..." non aggiunge altro. Il suo sguardo è un po' vuoto. Non temete che voglia raggiungere la sua amata, vedete anzi una certa determinazione che però non sembra ancora avere un fine. La sua permanenza a Stila, comunque, non sarà breve. Alla fine nonostante tutte le attenzioni avete dovuto aiutare Memnon ad amputarle la gamba ferita, e la donna mercante dovrà impiegare del tempo per riprendersi.
Memnon è sicuramente il più preoccupato da ciò che avete scoperto. Consulta gli astri in merito a questo "Sar Ubhar" e ottiene riscontri discordanti ma tutti nefasti "Temo che ciò che è cominciato qui a Stila sia solo un inizio. Una forza che si stira e si smuove prima di svegliarsi del tutto. E temo che non sia accaduto solo qui... il vostro eroico intervento è certamente stato vitale per salvare tutti noi, ma forse non abbiamo che rallentato questo nemico. Sar Ubhar... non ho scoperto molto su di lui. Sembra un nome antico, il nome di un re o un sacerdote dei tempi che furono, prima dell'Anno senza sole, prima dei disastri che spazzarono via gli imperi del profondo nord. Un nome da leggenda, eppure non conosco storia che ne parli. Se volete affrontare questa minaccia vi suggerisco di cercare prima di capirne di più"