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Dragons´ Lair

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Cosa c'è di nuovo in questa gilda

  1. Orion Kykero Il risveglio mattutino La notte passa agitata, in preda agli incubi. O forse sono messaggi. Tutto quello che so è che quando mi sveglio mi sento ancora stanco, ma la sveglia sul mio cellulare continua a trillare impietosa. Si prospetta una pessima giornata. Vado al bagno per prepararmi, e oggi decido di andare per un look decisamente più leggero. Niente barba, capelli ordinati, camicia bianca. Il perfetto look da bravo ragazzo. Mi manca solo una vecchietta da aiutare ad attraversare la strada. Cavalco con abilità la linea tra il formale e il casual, in modo da non essere troppo eccessivo per la scuola, ma comunque appropriato se la sacerdotessa di Chicago dovesse arrivare prima di darmi il tempo di cambiarmi. Non voglio dare nè a lei nè a mia madre motivi per attaccarmi sul mio aspetto. Non in aggiunta a quello più ovvio almeno. Faccio rapidamente colazione, salutando Consuela e le mie sorelle, per poi accendere finalmente il cellulare. La prima cosa che noto su Blabber è ovviamente la foto di Nathan insanguinato, e la mia mente scaccia via tutta la stanchezza, iniziando ad andare a 100 all' ora. Nathan è stato aggredito. Al 99% è stato Cory. Il che vuol dire che Tyler non lo ha saputo tenere sotto controllo. Quindi la sua reputazione prenderà un colpo, il che avrà ricadute anche sulla sua nuova fidanzata, Juno. E questo non posso permetterlo. E' il momento di fare il fratello maggiore. Dopo tutto il supporto che Juno mi ha dato le devo questo ed altro. Le mie dita si muovono rapide sulla tastiera per lasciare un messaggio si supporto, col mio profilo, visibile a tutti. Poi, in macchina chiedo subito a Juno. "Ehi, hai visto quello che è successo a Nathan? Pare lo abbiano picchiato in 4 contro 1. Che codardi... Master Allora, i miei obiettivi nella giornata scolastica due -Parlare con Tyler e convincerlo a tenere fede alla sua promessa di cacciare Cory. Orion vuole effettivamente supportarlo, visto che adesso Juno tiene a lui, anche se lo mangerà dentro. -Usare questa situazione anche per farsi bello agli occhi di Alice. In un certo senso sta aiutando Nathan in questo modo e mostrando il suo lato migliore, quindi è anche un po' un modo di farsi perdonare.
  2. Darius Baretto-casa-scuola Osservo Ana scappare, letteralmente; non ho idea di cosa sia successo davvero, ma c’è stata una “crepa” Non so bene di cosa, non so bene dove, e non so bene in che modo, ma qualcosa di è incrinato; non rotto, non spezzato, non infranto in mille pezzi, ma solo crepato, come se la mia magia, un rimpallo, una qualche reazione strana, fosse stata un sasso lanciato con poca forza contro qualcosa. So di non averla rotta, quella cosa, ma di sicuro c’è un qualche tipo di graffio Questo mi da davvero pochi indizi, e certo la fuga della mia “complice” non aiuta molto; non sono nemmeno sicuro se sia Ana stessa ad essersi crepata, una ipotesi stupida, una persona in carne e ossa non può avere crepe come un vaso, oppure un qualche strato di magia che la avvolge, cosa che avrebbe molto più senso Una volta a casa, vista l’esperienza della volta scorsa, non tento nemmeno di condividere i miei problemi con mia madre o mio zio; se la strana creatura non voleva farsi descrivere, di certo non vorrà che gli descriva dell’aggressione e del patto Sai… sarebbe tutto molto più semplice se mi spiegassi qualcosa: cosa è l’Alba? Cosa vuoi fare con queste persone? Non credo questa entità risponderà, ma tentar non nuoce Al riparo della mia camera, prendo la mia solita risma di carta da incantesimo, e traccio due semplici rune, “sì” e “no”, metto una matita al centro, la punta rivolta verso l’alto, e faccio la domanda Ana è del tutto umana? Diciamo che avere una mezza conferma non farebbe male Master Tiro per guardare nell’Abisso: 5+2: 7 La mattina successiva, mi dirigo a scuola il più in fretta possibile, cercando di evitare parenti o altri incontri strani; decisamente ho bisogno di parlare con Ana, non fosse altro che perché è l’unica che mi crederà di sicuro dopo quello che è successo ieri Ma la priorità è parlare con Ben; non so cosa abbia sentito, non so cosa abbia visto, ma il trovare un dado mi fa pensare subito che lui potesse essere nel corridoio, anche se non ho idea del perché
  3. Ana Rivero Hallow Mall e risveglio Ancora con Darius @Voignar Il rumore mi attraversa come un colpo di frusta. Crack. Per un istante non capisco se l’ho immaginato io o se l’ha sentito anche Darius. La voce mi muore in gola e mi blocco, con il braccio ancora mezzo sollevato. Sento Darius che mi guarda, lo percepisco più che vederlo. Io invece guardo il mio braccio come se non fosse il mio. "…io…" balbetto, e le parole mi escono sbagliate. Non ho il controllo. La pelle non brucia. Non sento niente, niente come uno schiaffo o una botta. È… diverso. È come se il mio corpo fosse ceduto, letteralmente. Deglutisco, sgranando gli occhi mentre sfioro piano la manica, la stoffa che non dovrebbe avere niente di strano sotto. Devo dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Qualcosa di normale. Qualcosa che spieghi perché sto diventando improvvisamente bianca come un cencio bagnato. "Scusa, io… credo che mi abbiano chiamata da casa. Sì, cioè… mi hanno scritto adesso." Non guardo nemmeno il telefono. Se lo guardassi, crollerei. "Devo… devo proprio andare. Subito." Non gli do il tempo di fare domande. Non gli do il tempo di fare niente. Mi volto e praticamente scappo fuori dal locale, con un’ultima occhiata di quel barista che probabilmente pensa solo che siamo tutti matti. Il tragitto fino a casa non lo ricordo. Ricordo il battito delle scarpe sul marciapiede e il braccio che pulsa, e la paura che mi morde tra le costole. Anche tutte queste sensazioni sono false? Appena entro, saluto i miei genitori con un mezzo sorriso tirato, qualcosa tipo: "Tutto bene! Serata tranquilla!". Di corsa, senza spazio per risposte. Non mi ascoltano davvero, o non fanno in tempo, o forse semplicemente non si accorgono che sto tremando. Mi chiudo in camera quasi di corsa. La serratura scatta, e finalmente posso respirare più forte, lasciarmi andare contro il letto. Tolgo la manica. La crepa è ancora lì. La pelle spaccata come ceramica. Mi viene da vomitare, ma anche quella sensazione non esiste davvero. Non so cosa fare, quindi faccio la cosa più stupida e istintiva del mondo: ci metto sopra un cerottone. Uno enorme, di quelli che dovrebbero andare sulle ginocchia sbucciate dei bambini. Non serve a niente. Lo so. Ma lo faccio lo stesso. E mentre lo premo contro la pelle, mi ripeto che domani sarà tutto normale. La sera scivola via così, in una nebbia confusa. Rispondo ai miei genitori senza ascoltare, rido quando ridono loro, annuisco quando parlano. Nessuno nota niente. O fanno finta. E poi finalmente, il letto. Mi addormento tesa, con il braccio rigido, attaccato stretto al corpo. Quando mi sveglio, la prima cosa che faccio è portarmi la mano al cerottone. Le dita tremano. Lo premo piano. Spero. Spero con una stupidità disperata che una notte sia bastata a rimettere insieme i miei cocci.
  4. Nathan Clark E fu mattina Mi sembra di stare affondando nel letto, le lenzuola, appena profumate, che pungono con le loro pieghe ruvide nei punti in cui non sono madide di sudore. Sento ancora male e vorrei ritornare alľabbraccio del sonno, ma mi obbligo ad alzarmi in piedi e scivolare fuori dalla stanza. La doccia di ieri sera è solo un ricordo, ormai, e mi serve una scossa per ottenebrare il dolore, nascondere ľindolenzimento e affogare il ricordo. Il ricordo dell'orrore e il ricordo del sogno. Sento un brivido gelido e lo scaglio nella pioggia bollente della doccia, poi striglio le sensazioni nella sensazione soffice del telo. Scendo le scale, cercando di percepire segni o suoni dalla camera dei miei genitori. Nulla. Mangio senza gusto, la solita colazione di ogni giorno, oggi adombrata dai miei ricordi e dai miei pensieri. La Presenza nel Bosco diventa la mia Sidhe indimenticata, che però si confonde con Scarlett, Noah, Cory, Alice, Kathlyn... Chiudo gli occhi. Respiro. Mi alzo in piedi. Lascio un biglietto a mamma. Lo faccio senza tanto pensarci, o nemmeno capire il perché. Ma il perché, in fondo, lo so. Ieri, per la prima volta da almeno due anni, ha provato davvero a capirmi e, persino, ad accettarmi. Si è preoccupata con sincerità per me e non di me. Ha superato le sue abitudini e ostinazioni per essere al mio fianco, nonostante la sua stessa angoscia. Nonostante fosse realmente spaventata. Il biglietto dice solo "grazie, mamma", ma è qualcosa che non dicevi con convinzione da parecchio tempo. Faccio un altro respiro profondo. Esco. Non ho la forza per guardare il cellulare. In parte, spero che nessuno abbia visto il mio post o che nessuno l'abbia compreso. E in parte spero l'esatto contrario. Tempo di andare a scuola. Scarlett avrà davvero vista quella creatura? Azioni e intenzioni Nathan non ha le idee molto chiare. Vorrebbe sopravvivere, certo. Magari. E poi non vorrebbe casini. Impossibile, è ovvio. Vorrebberi chiarire la propria situazione sentimentale. E magari parlare o almeno chattare con Noah. E di certo vorrebbe comprendere cos'è che minaccia il Bosco, anche se è ancora spaventato. Forse dovrebbe pure indagare con Scarlett e Darius, ma ha delle resistenze.
  5. Scarlett Bloomblight A casa, appena sveglia Nel momento in cui riapro gli occhi grazie al suono della sveglia mi accorgo che Tanaka ieri sera non mi ha risposto, e che mi sono addormentata prima di poter uscire per cercarlo di nuovo. "TANAKA!" Grido praticamente senza accorgermene, mentre mi alzo in piedi di scatto ribaltando la sedia. Ma che... Non sento più dolore: la testa non pulsa, i polsi e le caviglie non bruciano al contatto con l'aria. Sto... bene? Mi guardo le mani, le braccia, le gambe e i piedi, incredula di quello che vedo e di come mi sento: oltre i dolori mancanti mi sento in piena forza. A parte un po' i segni... beh, senza questi potrei dire che mi sono immaginata tutto, ma... Ripercorrere gli avvenimenti di ieri pomeriggio mi fa pensare in primis al sesso con Tanaka, anche se ogni possibile forma di "pensiero impuro" muore quando ricordo cosa è accaduto dopo. In un qualche modo il mio corpo sembra ricordarselo più di me, perché l'immagine di quella creatura è vivida se ci penso, e mi fa tremare per la paura. Osservo lo schifo sulla tavola: tutti i rimasugli della mia cena all'abbuffo di ieri sera, il vasetto di maionese ancora aperto, zucchero un po' ovunque, e soprattutto il ghiaccio che si è sciolto ha bagnato più o meno tutto, formando anche una bella pozza a terra. Dio che schifo... Complici le nuove energie do una ripulita, asciugando l'acqua e buttando via tutti i rimasugli. Non avrò la colazione ma almeno posso farmi un caffè dopo... Quando la cucina sembra di nuovo presentabile salgo in camera per andare in bagno. "Mi serve una doccia, perché comunque faccio schifo." Dico in riferimento ai vestiti sporchi. Arrivo in bagno e praticamente lancio tutto per aria, quasi gettandomi sotto la doccia per la voglia che ho di pulirmi; l'acqua è calda bollente, piacevole come lo è sempre stata. Mi insapono per bene strofinando accuratamente ogni punto, mentre mi godo quel tepore che quasi come un abbraccio mi tiene distaccata dal mondo, in un momento in cui forse ne ho davvero bisogno. Al solito esco, metto l'accappatoio e mi lego un asciugamano attorno ai capelli, andando al lavandino per lavarmi i denti. Ma non appena incrocio il mio riflesso nello specchio vedo subito un'anomalia: alla base del collo c'è quello che sembra un tatuaggio o un marchio, decisamente simile a quello che Darius aveva ieri, nella stessa posizione. Le mie dita ci passano sopra istintivamente, avanti e indietro, tastando, cercando di cancellarlo oppure di capire cosa sia davvero. "Ma che?! Merd@..." Realizzo che qualsiasi cosa sia e in qualsiasi modo sia apparso sembra essere vero. "No, mi serve qualcosa da fumare!" Esclamo prima che altri pensieri possano prendere il sopravvento; devo calmarmi. Ho il carico di erba che ho comprato ieri da Orion, quindi lo recupero dallo zaino e mi siedo alla scrivania ancora in accappatoio, rollo una canna caricandola particolarmente di erba e poi l'accendo, dando alcune piccole boccate per far prendere bene e poi mi godo un lungo tiro, trattenendo il fumo in bocca e in gola prima di lasciarlo passare ai polmoni e poi espirare. Il calore del fumo è quasi vivo e le braci sulla punta della canna sembrano quasi danzare mentre riesco finalmente a distendere i nervi per la prima volta da ieri sera, non tanto per l'erba quanto per una situazione più familiare, più tipica, un'abitudine che mi aiuta a rilassarmi e a stare meglio. Mentre continuo a fumare mi cade l'occhio sul piccolo bauletto dove tengo i gioielli più preziosi di mio padre. Di solito anche questo aiuta a rilassarmi... E così lo apro, tirando fuori il contenuto assieme ai prodotti per lucidarli e prendermene cura e, fra un tiro e l'altro, cerco il contatto con mio padre, il suo abbraccio caldo in un momento in cui mi servirebbe averlo al mio fianco. @Loki86 offgame Vorrei Guardare nell'Abisso e le priorità di Scarlett sono queste, in ordine: Scoprire cos'è successo a Tanaka e dov'è lui adesso Capire cos'è successo ieri sera nel bosco con la creatura Capire cos'è questo tatuaggio/marchio Ho tirato e ho fatto (3+6)+1 = 10 quindi tecnicamente l'Abisso mi mostra visione chiare e ho 1 Prossimo per affrontarle. Decidi pure tu a quale delle domande rispondere o se rispondere a tutte o se rispondere poco a tutte e tre, in modo da non rivelare proprio tutto e lasciare più mistero sulla questione. Dopo questo Scarlett si preparerà, berrà un altro caffè fatto col caffè e poi andrà a scuola (quindi se dopo la risposta vuoi già portare la narrazione alla prima ora di lezione per me non c'è problema); se non ha scoperto niente di Tanaka lo chiamerà di nuovo. Gli obiettivi della giornata sono questi: Scoprire cosa è successo a Tanaka (e se è a scuola vederlo per sapere come sta) Farsi vedere dalla signorina Morris giusto per tenere fede alla promessa con Nathan Andare a parlare con Valentine Lane siccome la sua pista per sputt@nare Jeremy Smith (Wade) è fallita il giorno precedente (Non ho idea se cercare un contatto con Emily sia in priorità al momento, Scarlett è piuttosto confusa anche se i suoi sentimenti sono ancora lì) (Farsi una sorta di esame interno per capire cosa sia quella voce che sente da due giorni nella testa e quelle emozioni forti fuori da lei che prova. Questa è l'ultima perché è più una cosa inconscia, nel senso che è un mio obiettivo come player ma Scarlett ne è inconsapevole, quindi a meno che la narrazione non spinga su certe cose dubito accadrà) Non so dirti se sia poca roba oppure troppa, ma comunque non è ovviamente necessario fare tutto oggi, dipende da dove porta la narrazione.
  6. Secondo me non c'è una regola precisa che spiega meccanicamente come funziona la mossa.. va molto a interpretazione... Pe4 quanto riguardo il caso specifico... Nathan non ha un radar interiore per rilevare le bugie degli altri o una spia luminosa che gli segnale che qualcuno non ha mantenuto una promessa... deve accorgersene attivamente. Scarlett potrebbe benissimo dirti che si è fatta vedere da qualcuno e sta a te decidere se Nathan, per sua natura ci crede o no.. certo.. per come ha visto ieri scarlett può sembrargli strano che si sia ripresa completamente... Scatlett potrebbe benissimo dirgli la verità e che si sarebbe voluta far vedere in mattinata.. che so.. dall'infermiera morris.. ma che, sentendosi molto meglio crede che non ce ne sia piu bisogno.. e lì sta sempre a Nathan decidere se la cosa la trova ragionevole e quindi non dare piu importanza a quella promessa oppure se avverte come moralmente sbagliato non farsi controllare lo stesso perché aveva promesso... Quindi ti direi che va molto importante base a come vuoi interpretare e ruolare Nathan.
  7. Ho un po'di dubbi sulle Mosse "Esca" e "Contratto Fatato" e, più in generale, sul discorso PROMESSE: Scarlett è magicamente guarita, da quanto ho capito, ma non si è fatta vedere da nessuno (e nemmeno ne aveva l'intenzione, mi pare). Tecnicamente, ha rotto il giuramento rivolto a Nathan, ma Nathan questo non lo può sapere né razionalmente, né istintivamente (o forse istintivamente sì?). Come la devo interpretare? Sono Mosse specifiche della Pelle: si attivano comunque oppure no? Riporto i testi: ● CONTRATTO FATATO ° Se qualcuno rompe una PROMESSA o un contratto fatti con te, ottieni un FILO su di lui. ° Quando spendi un FILO per pareggiare i conti e ottenere giustizia per una PROMESSA infranta (da aggiungere alla MOSSA “TIRARE LE FILA”): - sbagliano qualcosa di semplice in un momento cruciale, subendo 1 DANNO se appropriato; - aggiungi 2 al tuo tiro per un atto di vendetta. ● ESCA ° Ogni qual volta qualcuno ti fa una PROMESSA, loro segnano ESPERIENZA. ° Ogni qual volta qualcuno rompe una PROMESSA che ti ha fatto, segni ESPERIENZA.
  8. @SNESferatu, visto come viene narrata la cosa, ti direi che Darius ha capito che la sua magia ha avuto un effetto imprevisto, che il tuo corpo sia avvolto da un qualche incantesimo (almeno lui la penserà così), ma non ha elementi per capire cosa di preciso sia successo Insomma, si è accorto che la tua maschera si è crepata, ma non ha capito come e in che modo Al massimo direi che si è reso conto di aver sentito come un rumore di porcellana infranta, ma da lì a capire cosa comporti ne passa troppo per lui
  9. Lascio a @Voignar la scelta
  10. Domanda rapida: Darius si accorge del mio crack? In entrambi i casi, Ana potrebbe scappare via di corsa e mi sa che ci scappa una mossa. Ma il contesto sarebbe molto diverso.
  11. Ecco.. post chilometrico fatto.. Vi direi.. riallacciandomi al discorso fatto prima sul giocarci solo scene rilevanti e non tutta la giornata.. nel vostro post di risposta col risveglia mattutino magari fate in modo di sottolineare le cose importanti che vorrete/dovrete fare nella giornata.. così poi vediamo di giocare solo quelle cose + altre proposte da me che potrebbero sconvolgervi i piani ovviamente.
  12. @Theraimbownerd Orion Kykero - cambio giorno Ti congedi con calma, ancora con addosso quel sorriso di circostanza che nasconde un turbine che solo tu puoi percepire. Scambi un ultimo sguardo con le tue sorelle — Diana, che cerca di infonderti un po’ di forza con un cenno quasi impercettibile, e Juno, che ti guarda come se volesse dirti qualcosa ma non osa — poi saluti anche tua madre e ti ritiri nella tua stanza. Appena chiudi la porta alle tue spalle, il peso della giornata ti cade addosso tutto insieme. Le spalle si abbassano, i muscoli si detendono, e finalmente puoi lasciarti andare. Ti siedi alla scrivania per completare distrattamente due compiti, più per automatismo che per convinzione, finché la stanchezza non ti costringe a fermarti. Ti spogli lentamente, liberandoti di ogni strato, fino a sentire soltanto la pelle nuda contro l’aria tiepida della stanza. È in quell’attimo che riesci a respirare davvero: libero, autentico, finalmente te stesso… Anche se in un corpo che non senti tuo. Ti infili nel letto e ti lasci sprofondare tra le lenzuola, cercando un po’ di pace, ma la mente non vuole tacere. Rivivi la giornata come un sogno febbricitante. La vendetta verso Jeremy è completamente passata in secondo piano… La Dea, con la sua voce maestosa e terribile, ti ha lasciato un segno dentro: non ti negherà di essere ciò che sei, ma la libertà avrà un prezzo. Essere te stesso significherà rinunciare a tutto ciò che hai sempre creduto di dover diventare. Un sacrificio inevitabile. Domani, con la venuta della Somma Sacerdotessa, tutto verrà alla luce. E poi… quella presenza. Oscura, femminile, magnetica. Il suo sussurro ti ha attraversato come una promessa e una minaccia allo stesso tempo. Non la ricordi chiaramente, eppure qualcosa in te anela a sentirla di nuovo. Il sonno arriva a ondate, confondendo pensieri razionali a sogni irrazionali finché non riesci più a distinguere dove finiscono gli uni e iniziano gli altri. Nel buio della stanza, la tua mente si riempie di un’immagine nitida e spaventosa: due occhi scuri come la notte, fissi nei tuoi, che sembrano scrutarti dentro — e in quello sguardo, per un istante, non c’è condanna né pietà. Solo riconoscimento. Ti svegli di colpo al suono della sveglia. Il corpo madido di sudore, il respiro corto, la luce dell’alba che filtra dalla finestra. E ancora impressa nella mente, quell’immagine indelebile: gli occhi dell’Oscura Alba che ti osservano. @TheBaddus Scarlett Bloomblight - cambio giorno Il cibo ti placa appena la fame, quel vuoto nello stomaco che ti accompagnava sin dal bosco. Almeno per un momento smetti di tremare. Il ghiaccio, invece, non ti dà alcun sollievo: il freddo ti punge la pelle e ti provoca un brivido di fastidio, come se qualcosa dentro di te lo rifiutasse, lo rigettasse con violenza. Finisci per scostarlo quasi subito, lasciandolo sciogliere sul tavolo. Solo il caffè ti consola. Il suo aroma bruciacchiato, il calore che ti risale in gola e si diffonde nel petto, la sensazione di calore vivo nelle viscere. Lo bevi in fretta, bollente, come se volessi tenerti in vita con quel fuoco amaro. Ti senti ancora stremata, ma almeno un po’ più lucida. Con un gesto lento, prendi il telefono. Lo schermo ti ferisce gli occhi già stanchi, eppure non riesci a distogliere lo sguardo. Scorri i contatti, trovi il nome di Tanaka e premi il tasto di chiamata. Il cuore ti batte più forte, quasi dolorosamente, mentre attendi. Il segnale parte. Squilla. Una volta. Due. Tre. Nessuna risposta. Richiami. Ancora silenzio. Ogni squillo che cade nel vuoto è un piccolo colpo al petto. Alla fine, la stanchezza vince. Ti abbandoni dove sei, con la testa poggiata sul braccio sul tavolo, il respiro lento, la fronte che sfiora la superficie fredda. Ti addormenti così, senza nemmeno accorgertene. Il sonno che ti avvolge non è dolce. Si susseguono sogni disturbanti.. confusi, che svaniscono subito uno dopo l’altro non lasciandoti nessun ricordo se non la sensazione spiacevole che li accompagna… Quando riapri gli occhi, la luce dell’alba filtra timida dalle persiane. La sveglia del tuo telefono vibra e suona piano accanto a te, annunciando l’inizio di un nuovo giorno. Ti stacchi dal tavolo con fatica, la guancia ancora segnata dalla superficie ruvida del legno. Ti senti stordita, confusa. Non ricordi nulla di preciso di ciò che hai sognato, ma ti rimane addosso un misto di sensazioni: paura, incertezza, un lieve terrore… eppure, sopra ogni altra cosa, un’euforia inspiegabile. Un fremito di energia che non ti appartiene, che non è tuo. Mentre cerchi di mettere a fuoco i pensieri, i ricordi del giorno prima ti travolgono all’improvviso. Tu e Tanaka nel bosco, la creatura che vi ha assalito, il dolore, il terrore. Poi Nathan — il suo volto teso, le ferite, la fatica del ritorno. Tutto riaffiora come un’eco distorta, come un sogno da cui ti sei appena svegliata. Ti sollevi di scatto, facendo cadere la sedia dietro di te. Ti guardi i polsi istintivamente, incredula. I segni, quelli lasciati dalle corde, sono appena visibili, quasi scomparsi. Le fitte nel corpo se ne sono andate. La testa non pulsa più. Ti senti… bene. Fin troppo bene. Ti dirigi verso il bagno, cercando di scacciare la confusione. Ti chini sul lavandino, fai scorrere l’acqua e ti sciacqui il viso. L’acqua è tiepida, quasi piacevole. Ma quando alzi lo sguardo e incroci il tuo riflesso nello specchio, il respiro ti si blocca in gola. Alla base del collo, appena sotto la gola, c’è qualcosa che non c’era prima: un segno sottile e scuro, inciso nella pelle come un tatuaggio. Una mezzaluna nera, e sotto di essa, una lunga croce. Off game Guarisci tutte le tue ferite e torni a 4/4 di vita. @Ghal Maraz Nathan Clark - cambio giorno Rimani immobile per qualche istante dopo averle parlato, con il cuore che ti martella nel petto. Le parole che hai appena pronunciato rimbombano nella stanza, e il silenzio che segue sembra quasi tangibile. Tua madre ti osserva — gli occhi spalancati, lucidi, la mano ancora sollevata a mezz’aria come se volesse toccarti ma non trovasse il coraggio. «Oh, Nathaniel… mio Dio…» sussurra infine, portandosi una mano alla bocca. Il tono è spezzato, incerto, una preghiera più che una risposta. Ti si avvicina piano, con cautela, come se temesse di farti male solo sfiorandoti. Le sue dita si posano lievi sul tuo braccio, tremanti. «Hai delle ferite… ma… il bosco? Da solo…? Perché non mi hai detto nulla?» La sua voce è un susseguirsi di domande senza vera attesa di risposta. Il suo sguardo corre verso il telefono sul mobiletto, esitante, combattuto. Sai perfettamente cosa le passa per la testa: chiamare qualcuno, chiedere aiuto, fare ciò che ritiene giusto. Ma alla fine si ferma. Ti guarda ancora — nei tuoi occhi legge qualcosa di diverso, una fermezza che non le è familiare, e per un attimo capisce che insistere peggiorerebbe solo le cose. «Va bene, Nathaniel…» mormora infine, con un filo di voce. «Non chiamerò nessuno. Ma… ti prego, promettimi che starai attento. Che… non farai sciocchezze. Il Signore… il Signore non vuole la vendetta, solo la giustizia…» La frase le si spegne in gola, come se nemmeno lei ci credesse fino in fondo. Ti lascia andare, e resta lì per un momento, in silenzio. Poi, quasi con automatismo, inizia a preparare la cena. Il suono dei piatti e delle posate rompe la quiete solo a tratti, accompagnato dal crepitio sommesso del gas acceso. Ti siedi a tavola con lei senza dire una parola. Mangiate entrambi lentamente, meccanicamente. Ogni tanto la senti sospirare piano, o noti il suo sguardo posarsi su di te — uno sguardo pieno di pena e di paura. Quando il piatto è vuoto, non resta più nulla da dire. Ti alzi, le rivolgi un cenno lieve, e sali le scale verso la tua stanza. Il corpo ti pesa, ma è la mente a farti più male. Chiudi la porta dietro di te, lasciando tua madre da sola nella cucina silenziosa, le mani giunte e lo sguardo perso nel vuoto, mentre sussurra una preghiera per te. Ti siedi sul letto, fissando per qualche secondo il buio fuori dalla finestra. Hai ancora addosso la rabbia, il dolore e quella sensazione di ingiustizia che ti divora dentro. Ti alzi e ti trascini in bagno. Ti spogli piano, restando in intimo davanti allo specchio. L’immagine che ti rimanda indietro è cruda: il corpo martoriato, i lividi scuri che si estendono sul costato e sulle cosce, i graffi sparsi sulle braccia e sul viso. Ti muovi lentamente, tastandoti qua e là con cautela. Fortunatamente niente sembra rotto, ma ogni movimento ti ricorda la violenza del pomeriggio. Poi, quasi senza pensarci, afferri il telefono. Lo sblocchi e attivi la fotocamera frontale. Per un istante esiti — la luce fredda dello schermo illumina i lividi sul tuo viso, le occhiaie profonde, i graffi sulle guance. Ti sembri diverso, ma non debole. Ti sembri vero. Ti scatti alcune foto, catturando senza filtri quello che ti hanno fatto. Poi apri Blabber, il social della scuola. Scrivi un post rapido, deciso, lasciando che la rabbia ti guidi le dita: #SpioneAChi #In4contro1 #Bulletti #NonHoPaura Lo rileggi una volta, e ti rendi conto che non vuoi aggiungere altro. Premi “pubblica”, poi blocchi lo schermo e spegni il telefono. Non vuoi vedere i commenti, le reazioni, gli sguardi digitali di chi giudicherà o fingerà di capire. Non ora. Apri l’acqua calda e resti immobile per un momento, lasciando che il vapore avvolga la stanza. Poi ti infili sotto il getto, chiudendo gli occhi mentre il calore ti punge la pelle e ti brucia sulle ferite. È un dolore che, in qualche modo, ti purifica. Ti senti stanco, svuotato, ma più lucido. Quando finisci, ti asciughi con lentezza e torni in camera. Ti lasci cadere sul letto, cercando una posizione che non ti faccia male. Ma il dolore è ovunque: sulle costole, sulle spalle, persino nel respiro. Ti rigiri più volte, cercando conforto, senza trovarlo. Solo dopo un tempo indefinito, il sonno arriva — agitato, irregolare, un rifugio precario. E nel sonno ritorna leo. L’enorme figura d’ombra che si stagliava nel cielo sopra il Bosco. Il ricordo della visione ti assale con forza: quel buio che non era solo oscurità, ma presenza. Qualcosa di antico, immenso, che ti osservava. Ti risvegli di soprassalto, madido di sudore, il cuore in gola. Nella stanza filtra una luce fioca, pallida, che annuncia l’alba. La radiosveglia sul comodino segna pochi minuti prima dell’ora prestabilita per la sveglia. Resti a fissarla, immobile, mentre il ricordo del sogno si dissolve lentamente — ma la sensazione di essere stato visto non se ne va. Off game Con la notte di riposo guarisci un danno. Resti a 3/4 vita. @Voignar @SNESferatu Darius e Ana - al centro commerciale Il tono della vostra conversazione ondeggia come una marea irrequieta — passa da momenti in cui vi sforzate di parlare a bassa voce, quasi in un sussurro, a improvvisi scatti in cui l’enfasi e la tensione prendono il sopravvento, costringendovi a sollevare la voce fino quasi a gridare. Poi, come due colpevoli improvvisamente consapevoli, tornate ad abbassarla, ricordandovi che le cose di cui state parlando non dovrebbero mai, mai, essere udite da orecchie estranee. Il proprietario del piccolo bar dove vi siete rifugiati, un uomo sulla cinquantina dall’aria svogliata e la barba non rasata, vi lancia qualche occhiata di tanto in tanto. Ma più che curioso, sembra solo infastidito dal vostro chiacchiericcio nervoso. Continua a fissare la sua piccola televisione sul bancone, dove un telegiornale locale scorre in sottofondo, come se preferisse fingere che non esistiate piuttosto che cercare di capire di cosa stiate parlando. Quando Darius decide di mettere fine alle discussioni con una dimostrazione pratica, la tensione cambia tono. Si raddrizza, assume quell’aria concentrata e cerimoniosa che assume sempre quando si prepara a evocare qualcosa di più grande di lui. Con voce ferma inizia a salmodiare frasi arcaiche, sillabe che non appartengono più a nessuna lingua vivente. Le sue dita stringono con decisione il foglio su cui ha tracciato rune sumeriche, mentre lo sguardo resta fisso su Ana. È una fattura che conosce bene — un incanto di difesa che ha usato più volte in passato. Ma stavolta qualcosa non va come previsto. Forse è l’agitazione, o forse quell’inquietudine che non lo abbandona da ore. Avverte chiaramente l’energia risvegliarsi dentro di lui, un flusso di mana che vibra, sale, e poi si sprigiona in una ventata invisibile diretta verso Ana. Nel medesimo istante, un dolore acuto lo attraversa. Sotto la mano, dove poggia sulle rune, sente bruciare — un calore violento, reale, come se le parole sul foglio stessero davvero prendendo fuoco. Stringe i denti, resiste, e quando solleva finalmente la mano nota con orrore che sul palmo gli sono rimasti impressi segni rossastri, simili a piccole ustioni. Nonostante tutto, la magia sembra aver funzionato. Darius, con un sorriso soddisfatto, apre le braccia, il petto esposto, invitando Ana a colpirlo. Lei esita un solo istante, poi la sua naturale sicurezza — e la forte irritazione che sta provando in questo momento verso il ragazzo — prendono il sopravvento. Si carica e scaglia un pugno deciso alla spalla del ragazzo. L’impatto è... strano. Il suo pugno incontra una resistenza morbida, come se avesse colpito un cuscino d’aria densa. Nessun dolore, nessuna spinta, nessun suono secco d’urto. Ana sbarra gli occhi, incredula. Darius, invece, sorride soddisfatto. Per un istante, il silenzio tra voi è denso quanto la magia che lo ha generato. Poi lui si concentra di nuovo, pronto a dissolvere l’incantesimo. Mormora la contro-formula, scandendo le parole con più cautela, il ricordo del bruciore ancora vivido sotto la pelle. Ma qualcosa si muove in lui, un fremito sottile che non riesce a ignorare — il simbolo tatuato alla base del collo pizzica, come se stesse reagendo da solo, impaziente. L’energia fluisce ancora, più ruvida, più selvaggia, e si riversa su Ana. L’incanto si infrange. Crack. Un rumore secco, netto, come di ceramica che si spezza. Ana sobbalza. Un bruciore improvviso le attraversa il braccio, poco sopra il gomito. L’istinto la porta a grattarsi, ma quando solleva la manica sente un gelo percorrerle la schiena. Proprio lì, dove ha sentito il dolore, la sua pelle è... spaccata. Non ferita, non sanguinante: una crepa pulita, sottile, come se la sua carne fosse porcellana e si fosse incrinata dall’interno. Il respiro le si blocca in gola. Darius la osserva, confuso, mentre il silenzio cala di nuovo tra voi. Solo il ticchettio distante dell’orologio sopra il bancone ricorda che il mondo, fuori da quella piccola bolla di realtà deformata, continua ancora a scorrere. Off game Darius subisce 1 Danno come avevamo già detto. La fattura poi viene sciolta e Ana ora può ferire di nuovo chi vuole. Però qualcosa è andato storto.. qualcosa che ha rivelato una verità sull’identità di Ana. Ho chiuso qui perché sicuramente la cosa vi lascerà spazio per ruolare ancora e, visto che non so bene come andrà a finire, non ho scritto nulla delle vostre serate/nottate e risvegli. Vi dirò.. continuate pure sotto spoiler questa scena e riprendete poi nello stesso post con la scena del vostro risveglio mattutino come se la notte fosse trascorsa abbastanza tranquilla.. così non rimanete indietro rispetto agli altri.
  13. Sia messo agli atti che stavolta è stato tutto calcolato e il cretin... idiot... ragazzo non aveva molte alternative valide
  14. Anche Mei Lin aveva una discreta voglia di picchiarlo qualche volta effettivamente! Chissà.. prima o poi magari sarà accontentato 🤣🤣 Per il momento si è dovuto accontentare di averle prese solo dalla Bestia Cervo
  15. Posso dire che tra Ana e Sasha Darius si mette spesso in situazioni in cui le ragazze vogliono picchiarlo? A questo punto inizio a sospettare che la cosa gli piaccia...
  16. Personalmente con “non può danneggiare fisicamente gli altri” io lo interpreto come “gli altri che non siano Ana”.. ergo può solo fare del male a se stessa, ma non alle altre persone, strega/stregone compreso. Per quanto riguarda la scelta del “ha un effetto strano” muahahahahah.. ora ci penso!!
  17. Diciamo che la seconda è un filino faziosa e davvero s*ronza come interpretazione xd @Loki86, tirato: 7+2, 9 totale Scagliarla ha qualche effetto strano, che prendere due danni per lanciarle e un terzo dal cazzotto di Ana non mi pare proprio il caso
  18. @Voignar occhio a provocare Ana, perché Legaccio dice "Non può danneggiare fisicamente gli altri", ma in base ad interpretazione del master (spoiler: mi è successo) "gli altri" può essere sia chiunque tranne il bersaglio oppure chiunque tranne il bersaglio e la Strega che ha scagliato la fattura. Giusto per avvisarti che potrebbe lo stesso esserci il rischio del pugno in faccia 😂😂😂
  19. @Voignar quando vuoi tira pure su oscuro per provare a revocare la fattura.. sempre che sia quello il tuo intento
  20. E chi te la leva più questa fattura xd Anzi, nuovo piano: lanciarla addosso a tutti a scuola, così da risolvere in un colpo solo bullismo e tanti altri guai xd
  21. Darius Amando il rischio Annuisco alla spiegazione, alquanto blanda se devo davvero essere sincero, di Ana Non ho intenzione di forzarla o altro, e capisco la sua riluttanza ad aprirsi con un perfetto sconosciuto, ma speravo davvero che il capire di essere nel mirino di uno strano spirito fatato, o qualsiasi cosa sia quell’affare, le avrebbe sciolto un minimo la lingua E, da un certo punto di vista, comprendo anche la sua reazione, piuttosto pacata in realtà, al sapere che le ho fatto una fattura specifica. Mi asciugo il sangue che cola dal naso, sorridendo mefistofelico Beh, per essere una così cauta adesso mi hai spiattellato tutti i tuoi sospetti molto apertamente; cosa avresti fatto se io fossi stato davvero un demone? O qualcuno che davvero voleva farti del male? Questo non è il solo incantesimo che conosco, pensa un po’ se per convincerti ti avrei dato fuoco o costretto a ballare la Macarena in mezzo alla piazza… in realtà non saprei nemmeno da che parte iniziare con incantesimi di quel tipo, ma non vedo perché Ana dovrebbe saperlo Se lei vuole nascondermi delle cose, tanto vale che lo faccia anche io, almeno per quelle informazioni che non le sono essenziali per sopravvivere. D’altronde, non c’è modo di far rivelare cosa non si sa Isteria a parte, la fattura è perfettamente revocabile. Facciamo così, prova a tirarmi un pugno, così ti rendi conto che non dico scemenze, poi la revoco. Così, sarai anche sicura di poterti fidare di me allargo le braccia e sorrido Sulla carta, devo solo capovolgere la formula usata, per revocare la fattura; certo, poi farlo sul serio potrebbe essere un poco più difficile @Loki86 Per me ottimo continuare in flashback, e andare avanti, non credo di avere moltissimo da aggiungere
  22. Sì, sono d'accordo, l'episodio pilota lo abbiamo ampiamente superato! Ora devo picchiare Darius. Anche in flashback.
  23. Ana Rivero Seduta con Darius @Voignar Devo ammettere la verità a Darius. Ma non tutta tutta. "Ok, ok, potrebbero esserci delle "circostanze particolari" riguardo la mia nascita. Ma non le verrò a dire certo a te. Nulla di quanto successo oggi mi aiuta a pensare che ti dovrei rivelare tutto subito. Ti basterà sapere che potrebbe esserci un buon motivo per mettermi sulla lista della Bestia, ma non quale." Vorrei arrabbiarmi , ma non ne ho motivo. Mi sembra sincero, ma non riesco a fidarmi. "Non ho poteri strani, davvero. Non posso dimostrarti niente di particolare, e non cercare altre informazioni su di me." Perché poi arriverebbe a mio padre, e i soldi di mio padre sono più forti di qualsiasi superpotere. "Per favore", è l'unica concessione che posso fargli. Poi fa un grande errore. Lo vedo che scribacchia qualcosa, come per dimostrarmi che è effettivamente un mago. Fa qualcosa, evidentemente. Ma non sento nessun effetto su di me. Lo vedo su di lui, con ferite nuove. Poi mi racconta cosa mi ha davvero fatto. Non posso fare male a nessuno? Benone! Mi alzo in piedi, sbatto con forza le mani sul tavolo. Non mi interessa se ci possono sentire. "Ma sei scemo? Mi hai appena detto che sono in pericolo e mi fai una maledizione per non farmi difendere? Ti senti quando ti parli?!" Mi giro indietro, per vedere se c'è qualcuno che può conoscermi in zona. Faccio un respiro profondo, cerco di recuperare il controllo. "Però non ho sentito nulla su di me. Dovrei testare questo malocchio. Se non è vero, ti prendi un pugno. Se è vero, non ti prenderai un pugno ora. Ma mi ricorderò di questo." Offgame Scusami @Voignar per il momento PvP, ma qui c'è paranoia galoppante, e Ana non può sapere che l'altra magia che potevi farle addosso era anche peggiore. Le passerà, ma Darius non la sta aiutando. Per non bloccare troppo gli altri possiamo anche andare avanti con la narrazione, ovviamente.
  24. Guarda, visto che adesso tutti quanti hanno le loro storyline da seguire per me va bene se ci focalizziamo più sui momenti narrativamente importanti, poi magari se a qualcuno di noi viene in mente qualcosa di carino da fare in un'ora specifica possiamo sempre dirtelo
  25. Sì è una buona idea, dopo due giorni di scuola dove comunque ci ha presentato gli insegnanti con le loro lezioni direi che siamo a posto, ovviamente a meno che durante l'ora non succedano cose rilevanti per la trama, o che il master non voglia presentare a dovere un professore che non abbiamo ancora incontrato. Alla fine anche nelle serie TV scolastiche dopo X tempo le lezioni vengono tagliate e ci sono i momenti nei corridoi o comunque dove i protagonisti fanno cose

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