Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia
Il fuoco bruciava lento, consumando la legna secca e lasciando dietro di sé solo spire di fumo sottile che si perdevano nel velo notturno. Sotto la cupola magica, i volti attorno al bivacco erano rischiarati dalla luce tremolante, ognuno perso nei propri pensieri. Enarion ascoltò senza interrompere. Valutò. Pesò ogni parola.
Lainadan aveva confermato che si trovavano nella valle giusta, o almeno in quella più probabile. Questo significava che la loro strada era già tracciata. Ma significava anche che non erano soli. Un drago rosso.Le parole gli lasciarono un sapore amaro sulla lingua. Gli esploratori elfici non affrontavano i draghi. Li evitavano. Si aggiravano nelle loro ombre, studiavano le loro abitudini, ne carpivano i movimenti senza mai osare provocare la loro furia. I draghi non erano solo bestie. Erano intelligenze antiche, predatori perfetti, entità capaci di trasformare un esercito in cenere nel tempo di un respiro.
Ma se davvero quel portale si trovava nella tomba custodita da un drago, allora la sfida non era più solo trovare la via. Era arrivare vivi.
Gromnir propose di attraversare il bosco, il che aveva senso. La foresta era copertura. Era ombra. Era anonimato. Ma era anche un rischio. Se il drago era attivo nella zona, cacciava. E se cacciava, i suoi sensi erano acuiti, la sua attenzione sveglia. Muoversi tra gli alberi avrebbe garantito protezione da occhi mortali, ma non da quelli di un antico essere che dominava i cieli.
Enarion non parlò subito. Lasciò che il silenzio si allungasse un attimo oltre il necessario. Poi, con calma misurata, prese un piccolo pezzo di carbone dalla cenere e tracciò una linea accanto a quella già segnata da Gromnir.
«Attraversare il bosco è la scelta più sicura… se il drago è addormentato o distante.»
Spostò il carbone di qualche centimetro.
«Se invece è attivo, se la sua tana è vicina, muoverci tra gli alberi potrebbe esporci più di quanto immaginiamo. Soprattutto se ha marcato il territorio. Se c’è qualcosa che vive in quelle fronde, lo sapremo presto. O lo saprà lui.»
Lasciò cadere il carbone e si voltò verso Seldanna, il volto privo di espressione.
«Preparazione, dici?» Fece un cenno vago con il capo. «Dimmi, quanti incantesimi conosci in grado di annullare il soffio infuocato di un drago antico?»
Non c’era sarcasmo nella sua voce. Solo pragmatismo.
«Possiamo prepararci quanto vogliamo, ma la conoscenza è l’unica arma reale che abbiamo. Dobbiamo sapere dove si trova, quali sono le sue abitudini, se caccia di notte o all’alba. Solo allora potremo scegliere la via migliore.»
Il primo passo verso la morte è l’arroganza. Il secondo è l’ignoranza. Non commettiamo nessuno dei due. Penso.
Fece un respiro profondo, come se stesse valutando la decisione che stava per prendere.
«Userò la mia magia per cercarlo. Domani. Se i tuoi metodi divinatori possono aiutare fai lo stesse mastro nano.»
Si voltò verso Seldanna, prendendo dal suo fianco un libro avvolto in una custodia di pelle rinforzata. Lo sfilò con un gesto fluido e lo porse all’elfa.
«Visto che hai sete di conoscenza, puoi dare un’occhiata mentre io mi preparo per il primo turno di guardia.»
Il tomo non era un libro qualsiasi.
La copertina era di cuoio scuro, quasi nero, ma la superficie sembrava mutare sotto la luce, come se vene d’argento liquido scorressero sotto lo strato superficiale, scrivendo rune e parole elfiche. Non un semplice grimorio, ma un artefatto forgiato per la guerra.
Il sigillo del casato Amar era impresso al centro: un corvo nero su uno sfondo bianco argenteo. Non più un simbolo di potere nobiliare, ma un monito. Una reliquia di un nome che non aveva più un regno da proteggere.
Le pagine non erano di semplice pergamena. Sottili come seta, resistenti come ferro. Impermeabili all’acqua e al tempo. Erano state scritte in condizioni estreme: sotto la pioggia battente, alla luce di un fuoco morente, con la spada ancora insanguinata appoggiata accanto.
Questo non era un libro di studio. Era un libro di battaglia.
Ogni formula era annotata con strategie, con considerazioni tattiche, con possibili applicazioni in guerra. Era un grimorio da esploratore, da assassino, da veggente della notte.
Una reliquia della Torre Bianca, adattata a chi aveva imparato a combattere nel fango e nella cenere.
«Non è solo inchiostro e carta.»
Seldanna, la prima bibliotecaria di Tor Leah, avrebbe capito. Non era un libro da esporre in una teca. Era un’arma, forgiata con parole invece che con il ferro.