DM
Sala del trono di Krug
Il combattimento raggiunge il culmine. Il respiro affannoso dei goblin, il clangore del metallo e l’odore ferroso del sangue riempiono l’aria della caverna. Krug, ferito e furioso, stringe ancora lo scettro tra le mani, pronto a dare il colpo di grazia a Duark, che giace a terra con il fiato spezzato.
Skunk, con le mani ferme e lo sguardo fisso sul bersaglio, scocca una freccia. Il dardo sfreccia nell’aria con un sibilo mortale e si pianta nel fianco di Krug, facendolo barcollare di lato con un ringhio di dolore. Il tiranno stringe i denti, il suo occhio febbricitante si sposta alla ricerca del goblin che lo ha colpito.
Ma non ha tempo di reagire.
Mahrh, che un tempo aveva sofferto sotto il giogo di Krug, si erge con le mani tremanti e cariche di potere oscuro. I suoi occhi brillano di un bagliore innaturale mentre invoca il nome del suo vero padrone.
Con un gesto deciso, afferra Krug con le sue mani scheletriche e l’energia necrotica si riversa nel corpo del tiranno. La carne di Krug si contorce e annerisce, le vene pulsano come se qualcosa lo stesse svuotando dall’interno. Un urlo straziato esplode dalla sua gola mentre il dolore lo consuma. Barcolla, piegandosi sulle ginocchia, la sua mano tremante cerca di stringere il petto, ma le forze lo stanno abbandonando.
Ed è allora che Donkey emerge dall’ombra come un predatore.
Con uno scatto veloce, balza alle spalle di Krug, la spada stretta tra le mani. Un solo colpo netto alla gola.
Il filo d’acciaio squarcia la carne, e Krug spalanca gli occhi, un ultimo rantolo strozzato gli esce dalla bocca spalancata in un muto grido di incredulità.
Il corpo massiccio del tiranno vacilla per un istante. Poi crolla pesantemente a terra, il sangue si spande sulla pietra nera del pavimento, formando una macchia scura che si allarga lentamente.
Poi il silenzio.
Il grande Krug, il despota di Boggerton, il traditore del Senza Nome, è morto.
La sua presa di potere si spezza in un solo istante. Il suo scettro, ormai privo di significato, rotola via con un suono sordo.
Dietro la statua, Schnitz osserva la scena con occhi sgranati, il respiro corto e il corpo ancora tremante.