Capitolo 0: Il freddo inverno del 23
E’ una tarda mattinata nella prima decade di novembre a Biadagialla. Il cielo è grigio, sebbene le nubi non così dense da far presagire un’altra pioggia. Il terreno è ancora leggermente umido e l’aria abbastanza fredda da richiedere uno scialle attorno al collo e, magari, un buon sorso di birra per scaldare le membra. Più cupo del cielo è però l’umore degli abitanti di quel piccolo villaggio, mentre sotto il loro sguardo una mezza dozzina di uomini accatastano gran parte dei raccolti, del bestiame e dei liquori all’interno di un paio di carri Bene! Quello è l’ultimo vaso di miele! Molto bene! commenta l’untuoso esattore delle tasse, spuntando l’ultima riga e lisciandosi uno dei baffi neri a manubrio, le labbra strette in una forma che molti a Biadagialla chiamano “a c**o di gallina”. L’uomo si aggiusta il parrucchino elaborato sulla testa e si aggiusta lo stretto e aderente vestitino con merletti e maniche a sbuffo, prima di sbattere le ciglia in direzione dei presenti E anche quest anno è andata! Non ci si sente meglio ad aver fatto la propria parte per il feudo del vostro Lord? domanda, battendo le mani ed esibendo un largo sorriso. Un paio di guardie tarchiate, i giachi di maglia tirati sui ventri grassi, trattengono a stento una risatina. L’esattore quindi lascia che un’altra guardia prenda le briglie, del cavallo Lord Pigri di certo non si dimenticherà di un villaggio così puntuale nei pagamenti e di certo non mancherà di farvi avere la sua protezione, come sempre stato l’uomo estrae quindi un fazzoletto per salutare i presenti, mentre il carro riparte Al prossimo anno! E passate un buon inverno al caldo! li saluta, prima di portarsi lo stesso fazzoletto al naso Avanti, portami via da questo villaggio di luridi poveracci… sibila a mezza bocca, lasciandovi ad osservarlo mentre si allontana per la dissestata strada maestra.
La raccolta delle tasse di quest anno è stata più simile a un dissanguamento, al punto che vi siete domandati più volte se a un certo punto sarebbe spuntato un cerusico per estrarvi un rene o due o se Lord Pigri e i suoi esattori fossero entrati tra le folte schiere di non morti sotto forma di vampiri. Impensabile anche solo l’idea di ribellarsi: oltre al rischio di una gabella, i grassi soldati erano armati abbastanza bene da potervi infilare una spada in pancia nel peggiore dei casi. Meglio averla vuota, ma sperare ancora di poterla riempire con altro che non fosse il ferro della capitale. Non vi è dunque restato altro che osservare gli uomini prelevare gran parte dei beni, degli animali e dei raccolti. Abbastanza da non lasciarvi senza un soldo, ma troppo poco per sperare di superare l’inverno.
Non c’è quindi da stupirsi se all’Asino Bagnato, all’ora di pranzo, diversi membri del villaggio espongono tutto il loro dissenso, mentre l’oste e la sua famiglia cercano di venire a capo del servizio, reso più difficile da quel momento Tesorinomio chiama Primursula verso il figlio Marcolfo Annacqua un altro po’ la birra, da bravo sospira. Ben meno sportivo è l’oste Ortello Muoviti Sprecodispazio! tuona, per poi cercare Frate! Frataccio! A Crispì! chiama, richiamando l’attenzione del birraio I soldati hanno bevuto più di un tarrasque (chissà che cos’è), non ho più niente qua. Chauntea non ti può far fare qualche abracadabra per riempirmi i barili? domanda, mentre la più ligia figlia Patrigna passa tra i tavoli per il servizio. Quel giorno, ai braccianti dei campi e a chi non ha fatto in tempo a prepararsi il pranzo, vi è pasta e fagioli con cipolle Ecco a te, Cornelia! Spero che la giornata migliori cerca di sdrammatizzare, facendo un cenno del capo a Giambecco. Ma Cornelia, sebbene non più in grado di procreare da tempo, sembra ancora ricordare i giorni più inflessibili del mese di una donna Non migliorerà un bel niente! Metà delle capre! META’! E Giambecco fermo lì come uno stoccafisso! Ah, se ci fosse stato tuo padre gliene avrebbe cantate quattro a quei soldati! Ma te no, vero? Un salame di figlio, ecco cos’ho! bercia. Una voce anziana si leva però a difesa del giovane pastore Ma stai zitta, vecchia cornacchia! esclama Ezioccio Forconi, vecchio amico del padre di Giambecco e in buoni rapporti anche con il figlio Sono soldati! Noi contadini! La matematica non è un’opinione. Credo. Io non ho studiato quelle cose da contabili come Ciccio Panzone spiega Ma nessuno versa sangue a Biadagialla, a meno che non ne dipenda la vita, te lo dico io! Piuttosto, mi servirebbero un paio di buone mani per sistemare il tetto. Non dimentichiamoci che tra non molto arriva l’inverno! a fianco a lui, la giovane figlia Latrella si guarda intorno, dardeggiando con lo sguardo tra i giovani presenti mentre si sistema una ciocca dei capelli biondo cenere. Suo nonno, nel mentre, prosegue Come vedete abbiamo tutti dei problemi: mancano latte e carne, birra e idromele scarseggiano, i granai sono sotto il livello di guardia, ci sono cose da riparare… ma io ve lo dico, così come quando ci furono le peggiori tasse quando ci fu quella guerra non tanto chiara di tempo fa con gli elfi… fa un gesto vago con la mano Sapete, quelle cose che ama ripetere Flurio che dice di avervi partecipato spiega E’ in questi momenti che dobbiamo dimostrare la nostra unione e forza di gruppo batte una mano sul tavolo, mentre alcuni contadini, tra cui i Foraggi e i Zappati, annuiscono Io dico che è ora di rimboccarsi le maniche e prepararci all’inverno, lavorando sodo e cogliendo ogni occasione! Lamentarci non serve a nulla, ecco!
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