DM
Se Celeste Borealis si era fregiata del titolo di eroina non era a caso. Durante un’intervista avvenuta pochi anni prima, alla domanda come ella avesse potuto raggiungere tale fama, il padre ormai anziano aveva fermamente ribadito come ella, pur potendo essere goffa, lesbica, incapace di cucinare o di badare a dei bambini non era assolutamente una pornostar. Come fu poi in grado di chiarire la ben più lucida madre (talmente lucida da sembrare ancora una trentenne), Celeste aveva ormai superato i limiti imposti dalla mente umana, trascendendo i concetti stessi di forza e fisica che, radicati fin dalla nascita nei bambini, fungevano da limitatori naturali per preservare l’integrità fisica in quello che era il basilare istinto di sopravvivenza.
Vi fu ben poco limite quando lo spadone dell’elocatrice si abbattè sul carapace del tarrasque, i fendenti talmente forti da incrinare leggermente la struttura in un rimbombare di colpi supportato da Gunnar, in una cacofonia di morte dal volume talmente alto da rischiare di assordare chiunque nel raggio di svariate miglia. Il combattente orso, per quanto forse meno incisivo, si presentò con una forma senza precedenti, come un re della giungla che reclamava il proprio trono all’invasore.
Pur non uscendo sangue dalle ferite del mostro, la preparazione che Maxillium stava apportando per unirsi allo scontro lasciava però presagire un rinforzo in tempi molto brevi, coadiuvati da un supporto magico che sembrava il vero centro nevralgico della strategia di assalto, con Sophia, Osymannoch e Bainzu in veste di coordinatori per quella battaglia unica nel suo genere.
Fu allora che il tarrasque lanciò un ruggito di dolore, lasciando uno spiraglio a Pisittu per un’ultima disperata lotta per la sopravvivenza. Ma la Bestia della Savana non perdonò e con uno scatto del proprio collo inghiottì il compagno animale di Bainzu, prima di allontanarsi dagli eroi che avevano osato ferirla. La terra tremò quando i passi dell’essere leggendario rimbombarono sul suolo, anticipando la fuga di quella creatura che si lanciò contro il Muro di Grand Iora. Le titaniche mura, alte più di trenta metri, furono raggiunti in breve tempo dalla creatura più rapida che mai, mentre le guardie sulla cima si allontavano terrorizzate da quella presenza così prossima. Fu difficile in seguito capire quale stupido istinto bestiale avesse portato la bestia a quel gesto, talmente presa dalla propria foga da non fermarsi nemmeno sotto il tiro delle frecce di Gan Scarrow e da non rendersi conto di come la sua mole di oltre cento ottanta tonnellate fosse ben oltre la capacità di sopportazione del confine stabilito con i selvaggi territori oltre esso. La bestia spiccò un breve balzo prima di franare contro il Muro di Grand Iora con un boato, un tonfo, uno schianto e un gran fracasso. Una ondata di polvere simile a una tempesta si sollevò al crollo di una grande porzione di muro, al punto che i campioni giunti per affrontare la creatura dovettero schermarsi gli occhi per non rimanerne accecati.
Quando infine essa si diradò abbastanza da permettere nuovamente l’uso della vista, il tarrasque si ergeva ancora sulle sue zampe, inferocito e forse leggermente confuso mentre attorno a sé svettava la distruzione su ciò che un tempo era la migliore linea di difesa di Jasmal. Detriti e calcinacci invadevano il terreno nella zona immediatamente vicina, ma non abbastanza significativi da rallentare la creatura più famigerata di quella regione, ormai resa folle dal dolore inflittogli.
Non tutti erano però scontenti da quella piega che avevano preso gli eventi. Un rumore di corni e tamburi raggiunse i membri della compagnia, che videro emergere dalla spropositata breccia l’avanguardia di quello che sembrava un grosso esercito, costituito da almeno un migliaio di elementi. Gli orchi dei Domini di Sepsis, dai ceffi patibolari e vestiti con raffazzonate armature color sabbia, vestiti di abiti vaporosi e impugnanti falchion lanciarono grida di trionfo, mentre i loro comandanti hobgoblin facevano schioccare le proprie fruste per tenerli in riga, specie in quel momento tanto atteso. Pur impressionati dalla eccessiva vicinanza con il tarrasque, la prospettiva di poter finalmente attraversare le mura e invadere la ricca Kahoor, così bella e ricca rispetto al triste deserto, sembrava aver infuso coraggio alle grette creature. Tra di essi spiccava quello che sembrava essere il meglio armato tra di loro, un hobgoblin armato di piccone gigante e calzante una corazza di piastre sfavillante, intento a consultarsi con un grosso orco dalla mascella deviata e ricoperto di cicatrici, il quale spronava gli indecisi minacciandoli con la sua ascia da battaglia dalla lama nera come la notte più oscura. Un ettin, dal lato opposto, si fece strada imprecando con entrambe le sue teste, calpestando o schiacciando sotto le sue morning star chiunque lo intralciasse.
X Sophia e Osymannoch
La situazione aveva preso una piega leggermente imprevista Ma è sempre così dalle vostre parti? domandò Gan Scarrow.
Riepilogo
X tutti