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  • Qual è il rapporto tra le caratteristiche mentali del PG e la sua interpretazione? Ecco un'altra questione oggetto di grandi discussioni e forti pregiudizi.

    Articolo di Bille Boo del 10 Maggio 2021

Un gruppo di PG di D&D è alle prese con un enigma: una combinazione di leve da tirare, non riguarda la storia precedente. Il giocatore Pino interpreta l’orco Glog, con Int 6 e Sag 9. Ma Pino ha capito la soluzione dell’enigma. Cosa dovrebbe fare?

Ripartiamo da qui per questa mia serie sull’interpretazione del personaggio. Da qui, e da un rudimentale sondaggio che ho fatto su questo argomento.

Il sondaggio

Essendo stato fatto tra i tre gatti che mi seguono su Instagram, questo sondaggio lascia ovviamente il tempo che trova e non rappresenta nient’altro se non uno spunto di discussione.

Dopo aver esposto la situazione di Pino con il suo PG Glog (vedi sopra) ho presentato una serie di possibili approcci da parte sua, chiedendo alla community, per ciascuno, se avrebbe ruolato bene o male. Ecco i risultati.

#

Approccio

"Sta ruolando bene"

"Sta ruolando male"

1

Pino sta zitto e tiene la soluzione per sé. Pensa che Glog sia stupido e che trovare la soluzione non si attagli al personaggio.

78%

22%

2

Pino, fuori dal personaggio, comunica agli altri giocatori la soluzione. In gioco potranno fingere che a trovarla sia stato un PG più intelligente di Glog.

46%

54%

3

Pino dice la soluzione per bocca di Glog, come se l’avesse trovata Glog.

42%

58%

4

Pino fa fare a Glog la mossa giusta, ma con un pretesto narrativo che gli sembra divertente, es. fa che si appoggia distrattamente alla leva giusta mentre si stiracchia perplesso.

92%

8%

5

Pino fa dire la soluzione a Glog ma inventa sul momento una storia per giustificare che la sappia; ad esempio dicendo che un’anziana della sua tribù gli raccontava sempre una storia simile.

89%

11%

6

Pino non fa trovare la soluzione a Glog né la dice fuori dal personaggio, ma cerca di dare indizi ai compagni facendolo comportare in un certo modo (stupido ma allusivo).

91%

9%

Approcci variegati, come vedete. Una maggioranza schiacciante approva l’uso di qualche escamotage per salvare capra e cavoli. La maggior parte dei rispondenti sembra pensare che far dire la soluzione a Glog, o comunicarla agli altri off-game, siano un “cattivo” ruolare: sembra che stare zitto del tutto sia giudicato comunque preferibile rispetto a fare ciò.

Di cosa parliamo veramente

Facciamo un attimo mente locale. Stiamo parlando di giochi di ruolo come D&D, in cui c’è questo meccanismo di base:

  • Il Diemme descrive una situazione.

  • Il giocatore decide cosa vuole fare il suo personaggio.

  • In base alle regole si stabilisce se ce la fa.

  • Il Diemme narra le conseguenze e così via.

Lo abbiamo detto anche nell’articolo Psicosofia del ruolare, sempre di questa serie. Se ve lo ricordate, ricorderete questa immagine:

psicosofia_ruolare_02.png

Ora, è chiaro a tutti che i punteggi di caratteristica (fisici e mentali) fanno parte delle meccaniche di gioco (secondo blocco dello schema), quindi si usano nella parte di risoluzione, secondo le regole, per stabilire se il personaggio riesce a fare quello che il giocatore ha deciso che faccia.

Se parliamo di interpretazione delle caratteristiche mentali, però, ci stiamo chiedendo un’altra cosa: ci stiamo chiedendo se, quanto e come quei punteggi dovrebbero incidere sulla decisione stessa del giocatore (cioè sul primo blocco dello schema).

Succede a tutti… ma non dovrebbe

Le caratteristiche mentali sono particolarmente soggette al mito (sbagliato) per cui se il personaggio ha determinati punteggi devi farlo scegliere, agire, parlare, pensare necessariamente in un dato modo.

Ci sono passato: è capitato anche a me, molti anni fa, quando iniziavo a masterare, di dire ai giocatori cose come “il tuo personaggio non può avere quell’idea, ha Int troppo bassa”, o “il tuo personaggio non parlerebbe in questo modo, ha il Car troppo basso”, o “stai facendo un personaggio troppo imprudente per quella Sag alta che ti ritrovi!”, eccetera. Ho capito dopo che era una sciocchezza.

Purtroppo tuttora mi imbatto in post o video che spiegano “come ruolare” le caratteristiche mentali, e arrivano al punto di consigliare: “studiati questo / preparati quello se vuoi fare un personaggio di alta Int!”, “se il tuo personaggio ha basso Car fallo parlare / atteggiare così”, eccetera.

Chiariamo bene: non è che sia sbagliato da parte di uno specifico giocatore declinare così la propria interpretazione del personaggio: è solo un modo come un altro. Quello che è sbagliato è ritenerlo necessario e quindi, indirettamente, ritenere che chi non lo fa sta giocando male. Lo riconoscete? È il nostro vecchio nemico, il recitazionismo.

Come funziona

Il compito del giocatore, abbiamo detto, è prendere decisioni per il personaggio. Nel farlo non è tenuto a vincolarsi in alcun modo ai punteggi di caratteristica. Solo, sarà informato di quei punteggi (ricordate quest’altra immagine?) e terrà conto dell’effetto numerico che potrebbero avere su eventuali prove: questa è l’unica incidenza, indiretta, che i punteggi devono avere sulla sua interpretazione.

psicosofia_ruolare_05.png

Quindi, nel prendere decisioni per il mio PG con Int 8, devo semplicemente tenere presente che, se ciò che farò comporterà una prova di Int, avrò una forte penalità rispetto a un personaggio con Int 20.

A parte questo, non sono tenuto a fare o dire niente di diverso da quello che farei o direi se avesse Int 20.

Ma allora le caratteristiche non significano nulla?

Certo che significano qualcosa, e di molto forte, anche: stabiliscono infatti, in base alle regole, quello che il personaggio può riuscire a fare, o almeno la sua probabilità di riuscire a farlo, nei loro rispettivi ambiti.

Ricordiamoci che il compito del giocatore non è descrivere cosa il personaggio fa, bensì che cosa vuole fare o cerca di fare. Poi saranno le regole (coinvolgendo i punteggi) a stabilire se ci riesce.

Finché rimaniamo nell’ambito oggettivo di quello che il personaggio può fare (di come, cioè, può agire influenzando concretamente il mondo intorno a lui) le caratteristiche contano tantissimo: se un personaggio con For 8 non può sollevare 100 kg, non può farlo e basta.

Ma avere 8 in Intelligenza non mi impedisce di tentare di fare cose che la richiedono, esattamente come avere 8 in Forza non mi impedisce di provare a buttar giù una porta.

Tra l’altro (diceva giustamente bobon123 qui su Dragons’ Lair) se ho un personaggio con poco Carisma e a causa di questo, quando interagisco con PNG, lo faccio comportare apposta in modo inappropriato e scortese è come se stessi “contando la stessa penalità due volte”: la difficoltà di interazione del PG sarà già incorporata nel malus alla prova, non è necessario aggravarla approcciando la prova in modo volutamente negativo.

Per il mio PG con Int bassissima posso prendere le decisioni che voglio. Anche decisioni intelligenti, e ci mancherebbe! Le conseguenze di tali decisioni saranno poi arbitrate dal DM in base alle regole, il che potrebbe coinvolgere delle prove di Int. Se i ripetuti fallimenti in quelle prove mi indurranno, in futuro, a prendere decisioni diverse che non coinvolgono l’Int… ecco il miracolo: il sistema avrà ripristinato da solo la propria coerenza. Perché la coerenza dei PG è una loro proprietà emergente: ormai lo sappiamo, no?

E Pino? E Glog?

Credo che sia chiaro, a questo punto, che in tutte e sei le domande del sondaggio la mia risposta è sempre che Pino sta ruolando bene.

Ogni volta che il Diemme costruisce una situazione che può essere risolta attraverso decisioni intraprese, senza richiedere tiri di dado, quella situazione è una sfida al giocatore e non al personaggio. Proprio perché prendere le decisioni è il compito del giocatore. È il caso della maggior parte degli enigmi e indovinelli che si vedono in giro.

Se tu, Diemme, vuoi creare un enigma la cui soluzione sia legata all’Intelligenza dei personaggi, non hai che una strada: fare in modo che richieda un tiro di dado basato su Int (o, al limite, un punteggio passivo basato su Int). Se così non è, significa che la Int del personaggio non c’entra e non puoi lamentarti se il giocatore dell’orco Glog risolve tutto.

Sia chiaro che se Pino, per qualunque ragione (legata o meno all’Int), vuole interpretare Glog in un certo modo e prende una decisione volontariamente sub-ottimale, può farlo e nessuno glielo vieta. Infatti non ho detto che è giusto solo l’approccio 3 della tabella. Sono giusti tutti gli approcci. Pino può fare assolutamente come vuole. Quello che è sbagliato è proprio considerare che ci sia un approccio sbagliato.

Nel prossimo articolo, conclusione di questa serie, parlerò di incontri interpersonali.


Approfondimenti

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Recommended Comments

Edmund

Circolo degli Antichi
comment_1914474

Salve a tutti,
ho smesso di giocare a D&D 3.5 nel 2010, ma a settembre ho in programma di acquistare la nuova edizione 5E 2024 e tornare a giocare.

Con gli altri GDR tradizionali, tendo a essere un po’ più rigoroso sull’interpretazione, soprattutto perché nei giochi in cui la creazione del personaggio è interamente nelle mani del giocatore, mi aspetto che le scelte fatte in scheda vengano poi rispettate in gioco.

Con D&D, invece, sono un po’ più flessibile nell’applicazione di questa regola: essendo una creazione del personaggio in parte casuale, non mi sembra del tutto corretto essere troppo esigente con l’interpretazione.

Detto questo, in passato ho visto giocatori che — ne sono certo — agivano in modo provocatorio, forse per "trollare", visto che con altri gruppi e altri master si comportavano in modo molto diverso. Alcuni massimizzavano le caratteristiche fisiche e riducevano al minimo quelle mentali, salvo poi far agire i personaggi in modo brillante, saggio, convincente… insomma, in palese contrasto con ciò che era scritto sulla scheda.
Sottolineo che non si trattava di inesperienza: quando narravano loro, comportamenti simili non li accettavano affatto, anzi li criticavano apertamente.

In passato lasciavo correre o, al massimo, aprivo qualche discussione off-game per chiarire. Oggi, con l’esperienza maturata, semplicemente evito di giocare (e di frequentare) persone che si comportano così.

Quando progetto uno scenario investigativo, mi piace curare molto la backstory. Questo perché in giochi come D&D, grazie agli incantesimi di divinazione, i PG possono ottenere molte informazioni: quindi trovo utile scrivere bene la psicologia e il passato dei PNG rilevanti, così da offrire un quadro coerente e sensato quando i giocatori usano lettura del pensiero, parlare con i morti e simili.
Non voglio che l’indagine si trasformi in un quiz astruso, quanto piuttosto in una questione di gestione delle risorse: il tempo non è infinito, gli slot di incantesimi nemmeno, e spesso basta scegliere quando usare cosa e collegare un paio di elementi. Dopotutto, i tiri per investigare li fa il personaggio più competente del gruppo, e molti incantesimi garantiscono un successo automatico. Quindi ha poco senso inserire ostacoli eccessivamente cervellotici.

Quanto al rispetto della scheda: nei giochi diversi da D&D, tra il 2004 e il 2013 ho avuto esperienze spiacevoli, sia come narratore sia come giocatore, con persone che ignoravano sistematicamente ciò che avevano scritto o facevano l’opposto.
Dal 2013, perciò, ho iniziato a chiarire bene in sessione zero che la scheda descrive ciò che il giocatore, e non il personaggio, può dire e quando — e che va costruita con attenzione.

Devo ammettere che, con i due gruppi con cui gioco attualmente, mi fido abbastanza da non dover più applicare questa regola in modo rigido. Tuttavia, siccome potrei presto inserire nuovi giocatori e sto preparando un terzo gruppo entro l’anno, preferisco per ora mantenerla come prassi generale, per prudenza.

Percio

Circolo degli Antichi
comment_1914503
2 ore fa, Bille Boo ha detto:

C'erano degli esempi?

Macché! L'edizione originale è a tratti incomprensibile, a tratti interpretabile in mille modi diversi. C'è scritto solo quanto sopra, stop. A te la scelta tra ignorare la cosa o darci un senso.

Trovo comunque interessante che gli autori del primo gioco di ruolo abbiano sottolineato questo aspetto. Evidentemente la questione è controversa dal 1974! Ovviamente buona parte dei primi giochi di ruolo sono nati in contrasto con D&D, specialmente se fantasy...

4 ore fa, Lord Danarc ha detto:

Perchè non è un libro e dal fallimento possono essere generate situazioni interessanti. Da quelle banali (azz hai missato la stanza del tesoro) a quelle meno (il nascondiglio dei ladri non era qua, dovremo leggere meglio la mappa. Magari quando ci tornano la trovano e è tardi e dovranno inseguire i ladri altrove…).

Vero. Ti dirò, forse mi trovo bene a giocare senza abilità perché masterando un mega dungeon essere certi che la parte esplorata sia effettivamente senza passaggi segreti aiuta molto, per quanto sono d'accordissimo che il perdere una porta segreta possa essere divertente. Sulle trappole non so, forse l'OD&D è già abbastanza letale; non serve aggiungere un tiro che i giocatori possono fallire e quindi morire.

Ripeto: la mia preferenza è, per l'appunto, una mia preferenza. Non nego che sia possibile divertirsi usando le abilità o interpretando accuratamente la scheda. Semplicemente, dopo anni di 3.X, scoprire la vecchia scuola mi ha aperto un mondo. E vedere i miei giocatori interagire con l'ambiente senza tirare un dado o guardare la scheda mi diverte un sacco.

Fandango16

Utenti
comment_1914842

Se l'enigma è inserito per far scervellare i giocatori e non i PG, a me piace anche la soluzione 2, perché alla fine permette di giocarsi l'enigma come se fosse un gioco a sé e permette comunque alla storia di mantenere la sua credibilità dando ad un altro PG "l'onere" di ruolare la soluzione...magari inserendo nella scena anche Glog!

"Il mago Antalius sembrava in trance mentre si concentrava per trovare la soluzione. D'un tratto un insetto gli si posò sul naso e scosse la testa come se fosse stato risvegliato, si girò verso Glog come calamitato da una strana forza ed esclamò: <Ma certo! Come ho fatto a non pensarci subito?!>"

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