@Randal
@Sandrine & Fortunale
I degaburiani si comportano come i gatti selvatici: annusano, si avvicinano pian piano, diffidenti, ma non resistono alla curiosità e al cibo. Reginald si siede sulla tavolata imbandita alla meno peggio sul ponte, in mezzo ai suoi uomini, dando l'esempio; addentata la carne bianca e leggerissima dell'orata al cartoccio preparata da Randal, anche gli altri si sentono più al sicuro e si avvicinano timidamente ai propri posti.
Asvig non attende oltre: è il suo piatto preferito! E così, dopo poco, tutti stanno mangiando ciò che il cuoco capoventurese ha preparato senza rimorsi. E ovviamente, sono tutti incredibilmente soddisfatti!
Reginald vi traduce alcuni dei complimenti: "Mai assaggiato nulla del genere" merito del tocco barushano, forse? "Come fanno gli occidentali a non essere tutti grassi?" e ancora "Dovrebbero inventare la Kolon dei cuochi!" ...chissà, alla fine di questa avventura potrebbe anche succedere. Grazie al coraggio di Sandrine avete evitato di farvi affondare, ora è l'abilità di Randal che elimina ogni diffidenza dei marinai della Brongurnet. Ci voleva così poco per corrompere gli spiriti degli Aasimar?
Il viaggio della Brongurnet è quieto, come ci si aspetterebbe da qualsiasi traversata in acque placide di un mercantile nobiliare. Servono 116 giorni per arrivare da un capo all'altro dell'isola, complice il vento semicontrario la maggior parte del tempo. Le carte nautiche vi danno una distanza di 8230 chilometri, che la Speranza - già due volte e mezzo più veloce, che in più non tiene conto del vento - avrebbe compiuto in due giorni scarsi. Ma non è il tempo che vi manca, giusto? E' la fiducia.
Percorrere tre mesi abbondanti in mare insieme agli Aasimar vi dà la possibilità di conoscerli e conoscerne anche la lingua. Barbara, al solito, si rivela particolarmente efficace a insegnare i rudimenti di linguaggio una volta che ella stessa ha imparato a conoscerli.
In due occasioni vi ritrovate con una tempesta alle calcagna non prevista dai calcoli dei marinai di bordo, né dalle previsioni di Fortunale; ma quest'ultimo sa benissimo da dove provengono. Riuscite a fare porto per ventiquattro ore alla volta - prima a Shekosh, poi ad Hartishek, entrambe deliziose cittadine dall'architettura identica a quella di Renda - e poi ripartite alla volta della capitale.
Sfiorate l'isola dei Giganti, e passate al largo di Kebri, la città dei Saggi. Ci sarà tempo di visitare i due posti, se vorrete, in un secondo momento.
@Sandrine
Quando siete prossimi alla volta di Daron, è ormai sera. Due luci abbaglianti a trentacinque metri d'altezza indicano la posizione della città già chilometri e chilometri prima che vi accorgiate dei suoi contorni. "I Gemelli di Daron" li chiama Reginald "I Fari che tengono lontane le bestie che abitano il Golfo e indicano la via sicura alle navi. Si dice furono costruiti dagli ultimi Giganti che abitavano l'isola."
Vicini abbastanza da vederne i contorni, la città è protetta da una flotta pari a quella vagante incontrata presso Renda. Sono più di un centinaio di velieri di stazza impressionante, ancorati a gruppetti a un centinaio di metri dai moli, dove si scende soltanto tramite le scialuppe. Se vi foste affacciati fuori bordo per cercare di capire la profondità di quelle acque, sarebbe stato impossibile non chiedersi la Speranza sarebbe invece stata in grado di raggiungere gli ormeggi senza difficoltà, visto il suo pescaggio ridotto.
La risposta è sì. Peccato che si trovi dall'altra parte del micro-continente degaburiano, e che vi tocchi prendere le barchette di legno come ogni altra volta. Sono scomode. Chissà perché non infilano cuscini anche lì dove servono davvero...
Le scialuppe sono quasi pronte e i marinai scenderanno tutti a terra in licenza; la nave, ancorata come si deve, resterà deserta per qualche tempo. Reginald è ansioso di toccare terra, dopo mesi in mare.
"Daron è il luogo dove sono nato. Possiedo diverse taverne in città, ma sarei lieto di ospitarvi nella mia casa. Se vi portassi altrove, Sofia non me lo perdonerebbe mai! So già che morirebbe dalla voglia di conoscervi."
Sofia.
C'è un dipinto grande quanto il palmo di una mano incorniciato sulla scrivania di Reginald che raffigura il viso di una giovane donna, bella come la rugiada d'inverno, dicono gli uomini a bordo.
Reginald è sposato felicemente ormai da molti anni con lei, e ne parla con entusiasmo. Ah, l'amore, sopravvive secolare anche tra coloro che di vite umane ne vivono a dozzine. C'è qualcosa di più romantico? Chissà se qualcuno a Degah Bur ci ha già scritto una canzone sopra.
@Tutti