Metto piede a bordo e subito mi sento meglio. Gran parte dei dubbi scompaiono portati via dal vento, e il dondolio trasmesso dalle onde è un conforto per il mio senso dell'equilibrio, anziché una tortura. Inizio subito a darmi da fare con la vela, prendendo quel poco di brezza che c'è così sotto costa, guardando con un misto di invidia e desiderio le fluide movenze dell'elfo in acqua. Non posso lamentarmi di Incubo, una barca così piccola non può navigare meglio di così, ma i movimenti sciolti e così naturali dell'elfo, tanto simile a un pesce, sono qualcosa che nessun natante che solca le onde potrà mai riprodurre: nessun impedimento dalle onde, nessuna dipendenza dal vento e, almeno in apparenza, nessun problema di deriva o corrente. Non ultimo, il fatto che se anche va a fondo, problemi non né avrà. E sul fondo come sotto il pelo dell'acqua, un nuovo, immenso mondo, accessibile solo a chi, come l'elfo, è di casa. Penso melanconica agli incantatori incontrati sulla Folgore, alla magia che incatenavano alla loro volontà, trasformandola in vento per vele flosce, in aria per viaggiare sott'acqua e tante altre strane cose: trucchi, penso arrabbiandomi un poco, un modo per non competere, per barare quasi; trucchi, si, eppure indispensabili quando si affrontano pericoli sconosciuti. La melanconia riprende il sopravvento, mentre i ricordi portano a galla dalla massa tutte le scene a cui, in anni sul mare, ho dovuto abituarmi: uomini sbalzati via da un pennone sul mare in tempesta; altri trascinati sul fondo da balene inferocite, incapaci di districarsi dalle cime attaccate alle fiocine; il freddo, il gelido assassino; lo scorbuto, il triste compagno della fine delle traversate. Ripenso alla vita severa che ho appena abbandonato, con i suoi pericoli noti e i suoi sudati guadagni, tanto effimeri durante il viaggio da non crederli reali, da preferire l'appagamento dei baci e delle carezze strappati al buio delle coperte in una cuccetta ai quattrini contati sul cabestano all'arrivo in porto. Lo sguardo mi corre ad est e a nord, in direzione di Capo Ventura, il futuro. Un brivido mi corre lungo la schiena, di paura ed eccitazione. Sorrido appena, scacciando il malumore e guardando le evoluzioni senza peso dell'elfo. Il sorriso si allarga ancora, mentre il pensiero delle braccia dell'elfo che corrono lungo la mia schiena mi fa battere il cuore un pò più forte.