Capitolo Zero – Una tranquilla giornata all'Istituto Von Gebsatell
Nella regione di Glantria, nel Continente Occidentale, si trovava un villaggio che sorge a circa due giorni di viaggio dalla capitale Firedrakes. Il nome di questo villaggio era Covo del Tarrasque, nome scelto dalla pro-loco per attirare quanti più avventurieri possibile. Ironia della sorte però, quando sedici anni prima i futuri Eroi dell'Occidente partirono per la loro prima impresa, il villaggio era stato in grado di attirare unicamente un'epidemia di congiuntivite che costrinse gli avventurieri di allora ad avventurarsi nei perigliosi Clivi Lunari.
Il termine della guerra portò però grandi novità, in quanto il principe Derbel Von Gebsatell, sovrano di Firedrakes e della regione, finanziò la costruzione di una scuola per avventurieri, che avrebbe accolto e cresciuto al suo interno tutti coloro che fossero stati pronti a lottare per il loro futuro e il bene del paese. Covo del Tarrasque si sviluppò, crescendo fino al punto che il villaggio arrivò a una popolazione di più di cinquecento abitanti, quasi il doppio rispetto a prima. Calzolai, artigiani, fabbri, arrotini, stagnini, allevatori, sarti e bottegai prosperavano nel lavoro per rifornire di beni di prima necessità l'Istituto che sorgeva in un ampio spazio recintato nella prima periferia, a pochi passi del centro. Ivi viaggiatori e studenti avrebbero trovato anche taverne, sale da gioco e un bordello noto come “La tiefling ubriaca”.
All'interno dei confini dell'Istituto Von Gebsatell per Giovani Avventurieri Dotati sorgevano diversi complessi di cui il principale era una elegante struttura simile a una villa, al cui interno sorgevano eleganti corridoi tenuti puliti da Alfred, il bidello tramutatosi in orsogufo nel corso di un tragico esperimento di magia, che sorvegliava il posto armato di scopone e beccando (letteralmente) gli stuendi che correvano nei corridoi vicino alle ampie sale di studio con le lezioni aperte per gli studenti. In una di esse si stava svolgendo lezione da parte di uno dei docenti, un ex avventuriero e istruttore militare noto come Papà di Celeste, padre della celebre avventuriera girovaga Celeste Borealis, che stava illustrando la propria lezione su uno dei nemici più pericolosi che si potessero incontrare I mufaforma! sottolineò il Papà di Celeste Nel nostro mondo esistono diverse testimonianze di persone, demoni e fattucchieri, che sfruttano incantesimi per cambiare artificiosamente il proprio aspetto ed approfittare biecamente delle vittime, ingannandole sulla loro vera natura e passando con loro momenti di vile passione carnale Papà fece una faccia disgustata Non vi mentirò, anche io sono stato ingannato dalle succubi quando ero più giovane, ma posso almeno vantare che con i miei insegnamenti, che ho tramandato con successo a mia figlia, non vi troverete in situazioni di sodomia o con gravidanze indesiderate.
Ma pure Alfred e il Papà di Celeste non sarebbero riusciti a fermare l'ondata di frenesia dei giovani frequentatori dell'Istituto, che dai Fiordi fino ad Acquastrino (e con perfino alcuni rappresentanti della Savana) vivevano gli anni migliori della loro vita tra lezioni e passioni, fossero romantiche storie d'amore o passioni più carnali, che spesso venivano sfogate nei bagni, in cui il concetto di sessi divisi era molto relativo come la presenza di sospetti fori tra i vari cubicoli, o all'interno dei dormitori che sorgevano nei pressi del campus in una struttura più fatiscente, in cui le stanze erano doppie con letti a castello. Una giostra per le lezioni di equitazione, un piccolo teatro in cui si alternavano attività bardiche o extra-curricolari, una serra, una libreria e un campo da orcbowl dove si sfidavano le varie squadre delle classi formavano parte dei numerosi intrattenimenti che era possibile trovare.
Con notevole tempo a disposizione in quella ripresa di corsi di fine settembre, buona parte degli studenti se la prendeva comoda, saltando spesso le lezioni e bigiando in tutta tranquillità, chi seduto sotto un albero a leggere le ultime notizie dal mondo esterno, chi a tentare esperimenti di magia o chi ad affiggere nella bacheca degli annunci richieste di aiuto per piccoli compiti. L'estate, quell'anno, era terminata in anticipo e già diversi studenti avevano appesantito il proprio vestiario mentre i colori principali che governavano la natura in quel periodo erano grigio e marrone. Data l'assenza di una guardia attiva, non era inusuale trovare studenti che uscissero direttamente dall'Istituto per fare un salto in città, a cercare di comprare articoli o servizi percorrendo l'accittolato delle stradine sotto il cielo plumbeo ma che ancora non aveva scaricato pioggia su Covo del Tarrasque.
Benchè il meteo non sembrasse dei migliori, comunque, quella giornata sembrava come tutte le altre.
X tutti