Se volete, visto che studio Storia, vi posso elencare come nel medioevo effettivamente punivano i colpevoli (in effetti in quel periodo non si aveva una concezione della prigione come l'abbiamo noi oggi e, spesso, i criminali venivano puniti con pene diverse dalla prigione). Questo, come spiegherò più avanti, può aiutare a saltare a piè pari il problema del più anni o anni uguali per tutti.
Esilio: il modo più semplice (e più comunemente usato) per togliersi dalle scatole i criminali era cacciarli via dalla comunità, che nel medioevo significava perdere tutto. I beni venivano confiscati e tutta la comunità riceveva l'ordine di ripudiare l'esiliato, il che significava perdere amici, alleati, contatti e magari anche l'assistenza della propria famiglia. Questa pena era inflitta in genere ai criminali comuni e agli oppositori politici, mentre a coloro che commettevano atti più gravi capitava ben di peggio. Nel caso dei crimini minori, comunque, le autorità locali potevano decidere anche di infliggere pene diverse dall'esilio.
Prigionia: più raramente i criminali venivano tenuti in prigione come risultato di una condanna, come succede invece al nostro tempo. Nella maggioranza dei casi i prigionieri erano tenuti in carcere semplicemente nell'attesa che fosse concluso il processo a loro carico. Non bisogna mai dimenticare che tenere un prigioniero in carcere è costoso, perchè è necessario mantenerlo. Nel medioevo non c'era il minimo interesse a tenere in vita i prigionieri, nemmeno se ancora in attesa di giudizio, proprio perchè erano costosi (e non si avevano ai tempi i soldi che si hanno oggi) e perchè li si considerava una feccia di cui si faceva volentieri a meno. Per questo motivo, era comune che le condizioni dei prigionieri fossero pessime e che essere portato in prigione fosse di fatto una condanna a morte. Non raramente, infatti, i prigionieri morivano per fame, sete, malattia o a causa dei carcerieri stessi (che, non di rado, li picchiavano), prima ancora che la loro condanna o liberazione fosse stata decisa. Caso particolare di prigionia era quello dei nobili, in genere prigionieri di guerra. A meno che disprezzati e/o condannati per qualche crimine nefando, i nobili erano tenuti prigionieri in stanze di castelli o torri, tenuti in condizioni minimamente decenti, confacenti al loro status, ed erano spesso ridati indietro alla loro famiglia o alla loro fazione in cambio di un riscatto. Altre volte, i nobili - in genere i figli di questi ultimi - erano tenuti prigionieri presso la corte nemica, cresciuti da quest'ultima e usati come ricatto per tenere a bada gli oppositori politici (o questi ultimi ubbidivano, o gli ostaggi morivano). Tuttavia, non poche volte è accaduto che anche i più grandi re siano morti di stenti in prigione, dopo essere stati catturati dai nemici.
Ordalia: letteralmente "giudizio di dio" era un'antica pratica secondo la quale il sospetto criminale era sottoposto direttamente al giudizio divino. Il giudice, in accordo con il clero locale, poteva decidere di lasciare a dio la sentenza, esponendo il colpevole a una prova: se egli l'avesse superata, ciò avrebbe implicato che dio era dalla sua parte, dunque, che egli era innocente; al contrario, se la persona avesse fallito la prova, ciò avrebbe implicato che dio era contro di lui e, quindi, che egli era effettivamente colpevole. Le ordalie più tipiche nel medioevo erano quelle dell'acqua (acqua bollente gettata sulla vittima) e del fuoco (una parte della vittima esposta alle fiamme o alle braci), anche se ce n'erano di ogni tipo. Di norma, com'è ovvio, la persona risultava colpevole.
Duello di Dio: era simile a un'Ordalia, ma riguardava un combattimento e la classe nobiliare. Per via delle pressioni della chiesa e della rinascita dello stato, verso la fine del medioevo questo tipo di pratica scomparve. In ogni caso, quando un nobile era accusato di qualche crimine, poteva invocare il giudizio divino e combattere per difendere il proprio onore (oppure nominare un campione che combattesse al proprio posto). Il vincitore sarebbe stato colui che dio aveva ritenuto nel giusto, quindi da tutti poi ritenuto innocente dall'accusa.
Punizione pubblica: alle autorità pubbliche non interessava tanto il determinare un'equa giustizia, quanto il poter usare le sentenze come strumento esemplare per consolidare il proprio potere. Le sentenze, insomma, erano un modo per dimostrare a tutti chi era il capo e cosa succedeva a chi violava l'ordine sociale voluto da quel capo. Per questo motivo, nel medioevo era comune che le punizioni venissero inflitte pubblicamente, in piazza, così che tutti potessero trarne esempio e sentirsi avvertiti. Inoltre, le punizioni pubbliche erano anche un mezzo per far sentire la comunità sicura, in quanto si mostrava a tutti che l'autorità c'era, era forte ed era pronta a punire che minacciava la pace. Proprio perchè dovevano essere esemplari, le punizioni pubbliche erano spesso violente, cruente e atroci. Alcune, come la messa alla berlina (il condannato era messo ai ceppi in piazza, dove tutti potevano vederlo e deriderlo), erano punizioni relativamente lievi, anche se significa rimanere esposti alle intemperie, dunque alle malattie, e a eventuali maltrattamenti di qualche malintenzionato. Altre, invece, erano vere e proprie torture pubbliche, come il taglio di parti del corpo, lo spellamento, la fustigazione o l'utilizzo di macchine da tortura come la ruota. A praticare questo tipo di punizioni, ovviamente, era un aguzzino professionista stipendiato dall'autorità locale, il Boia.
Condanna a morte: per i crimini più gravi (tra cui il tradimento politico e l'eresia), il criminale veniva spesso e volentieri condannato a morte. La sentenza di morte era pubblica, come le altre punizioni, proprio perchè doveva essere di esempio. Tra i metodi di uccisione più diffusi c'erano l'impiccagione, il rogo (tipicamente usato per punire gli eretici), la tortura fino alla morte e lo squartamento (la vittima era legata a dei cavalli, che venivano fatti correre fino a che la persona veniva fatta a pezzi).
Faida: tipica delle popolazioni germaniche dell'alto medioevo, poi scomparsa perchè tendeva a provocare più caos che risoluzioni (i parenti della vittima iniziavano a covare vendetta e, presto, avrebbero iniziano una faida contro la famiglia che per prima l'aveva praticata, istingando quest'ultima a volerne eseguire un'altra ancora, ecc.). La Faida si basava sul Diritto di Soddisfazione: l'antica legge delle popolazioni germaniche riteneva giusto che ogni persona potesse pretendere soddisfazione per un torto subito dalla persona che aveva commesso quel torto o dalla sua famiglia. La comunità stessa era, in genere, giudice che avvalorava la legittimità della faida, anche se l'ultima parola spettava al signore locale. Se la faida era considerata legittima, chi aveva subito il torto o la sua famiglia potevano vendicarsi contro il colpevole o contro la famiglia di quest'ultimo, imponendo loro di pagare lo stesso prezzo del torto subito. Proprio perchè potevano coinvolgere famiglie intere, le faide potevano tramutarsi in veri e propri bagni di sangue portati avanti per generazioni.
Se interessa seguire questo tipo di sistema giudiziario, anche se magari stemperandolo dai toni più crudi e violenti, si può notare come il poroblema posto in questo topic viene automaticamente meno. Si può decidere, infatti, che la prigionia sia la punizione più raramente inflitta ai colpevoli, motivo per cui diventa meno importante determinare se alle creature più longeve sia necessario attribuire più anni. Alla maggioranza dei colpevoli, siano essi umani, elfi o nani, i processi potrebbero infliggere pene come l'esilio, l'ordalia e la punizione pubblica. Anzi, introdurre un sistema giudiziario molto punitivo come quello medievale, potrebbe anche scoraggiare i PG dal commettere alla leggera azioni di cui potrebbero pentirsi.