A me piace: sa scrivere; i riferimenti sono non banali; le sue opere sono ragionate.
Lasciami iniziare con un po’ di Amarcord.
Il mio primo approccio fu inconsapevole: avevo 7 anni e all’oratorio ci reclutarono per mettere in scena Lo Hobbit; facevo il ragno. Ricordo e canticchio ancora le canzoni, di cui il racconto è pieno: “lassù, tra monti fumidi e gelati/in antri oscuri e desolati/…” Per me sono ricordi bellissimi della mia infanzia.
Anni dopo, ero in prima media, avevo da un annetto iniziato a giocare a D&D e lo hobbit fu il primo racconto fantasy che lessi, consigliatomi dalla libraia. Mi piacque moltissimo; il fatto di essere anche un racconto per bambini, per me era e rimane un pregio.
Scoprii che l’autore era lo stesso de Il cacciatore di draghi, altro bel libro per bambini che avevo letto quando ero più piccolo.
Qualche anno dopo, era l’89 perché ricordo che ascoltavo pump degli Aerosmith mentre lo leggevo, riuscii ad avere in prestito da mio cugggino 😁 Il signore degli anelli; negli anni l’ho riletto più e più volte; direi che solo i due poli della chiusura “non vi dirò non piangete, perché non tutte le lacrime sono un male” e “sono tornato”, valgono la lettura del libro.
Tra l’altro la traduzione della Alliata di Villafranca è un capolavoro; pensa che la fece che era ancora minorenne e che Tolkien stesso la lodò (nella primissima traduzione, prima che Principe la emendasse, c’erano perle di traduzione poetica, come Thorin Oakenshield -> Torinio Occhescudo; se penso ai rimaneggiamenti dell’ultima edizione mi viene male da quanto sono pedestri).
Poi arrivarono Il Silmarillion (che mi piacque moltissimo) e i vari racconti perduti, incompiuti, dimenticati, fino a quando non misi le mani su tutti i volumi della history of middle earth e sulle lettere.
Fine dei ricordi.
Tolkien sa scrivere, nel senso che padroneggia vari registri. Poi può piacere o no lo stile che ha scelto per il signore degli anelli, ma resta il fatto che è una scelta stilistica. Dire che è lento è una constatazione, non una critica: lo stesso, per citare un grandissimo, si può dire di Proust.
Dire che Tolkien è per bambini è sminuente: è anche per bambini e questo è un pregio.
Dire che è manicheo, vuol dire non averlo capito; in Tolkien il male non è un principio in sé, ma corruzione di ciò che è giusto. Se con questo invece si intende che i personaggi sono bidimensionali, in bianco e nero, niente di più sbagliato: Gollum, Turin, Bilbo, Elu Thingol e chi più ne ha più ne metta sono personaggi, non maschere, con un loro spessore.
Quando penso a Tolkien penso a un giovane uomo scaraventato nell’abisso delle trincee della prima guerra mondiale e al meraviglioso modo poetico che ha scovato per esorcizzare quell’esperienza.
Chiaramente tutto è senza intento polemico. Pace e bene.
-toni