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TdG - La maledizione di Sar Ubhar


Pippomaster92

Messaggio consigliato

Shihab e-Ravaan

Faccio un cenno d'assenso ai due stranieri, ringraziandoli per la comprensione. Se mi è permesso, penso che dovremmo evitare di alzare un polverone. Dobbiamo provare ad entrare a Bdadh senza alzare sospetti: potremmo presentarci come uomini degli e-Ravaan in cerca di occasioni per aprire nuove rotte commerciali. Propongo dopo le parole di Jalrai, aggiungendo Nessuno avrebbe modo di sospettare della nostra copertura e questa ci fornirebbe modo di girare liberamente per il villaggio. Concludo, osservando quindi mia madre in attesa della sua approvazione. 

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Adela e-Ravaan si fa avanti srotolando una mappa sul tavolo. Rappresenta in modo non eccessivamente dettagliato le città della costa dove vi trovate, e invece entra nel dettaglio per quanto riguarda le comunità e le strade dell'entroterra. 
Con il dito decorato con l'henné segue le zone più occidentali, che si perdono nei territori dei nomadi wasi. Infine si ferma "Il posto dovrebbe essere questo, ma apparentemente questa Bdadh pare una piccola cittadina. Chissà..." consulta un piccolo taccuino e poi due volumetti di pelle che ha posati su un tavolo. Sono raccolte di informazioni e segreti gelosamente custoditi dal casato "...infatti, non c'è praticamente nulla su questo luogo. Un centro di scambi con alcune delle tribù wasi, e poco altro. In effetti è un buon luogo dove nascondersi"

Si rivolge al figlio "La cosa più sensata è procedere come avete già concordato. Il casato vi fornirà il necessario per il viaggio e una copertura. Però con il fatto che nessuno si reca attivamente a Bdadh, probabilmente la vostra storia non reggerà a lungo"

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Jalrai e-Ziin

Mi sembra un ottimo piano. Annuisco soddisfatto. In caso di problemi correggeremo la rotta in corso d'opera. Come al solito. Penso trattenendo un sorriso. Per quanto ci riguarda indico me e Ivellios, conscio di non aver nemmeno bisogno di chiederglielo quando volete, siamo pronti a partire. 

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Shihab e-Ravaan

Guardo la mappa mostrata da mia madre con attenzione, senza però trovare nulla: come ha detto anche lei, questa Bdadh non ha nulla che la renda interessante ad occhi esterni. Magari riusciremo anche a trovare degli alleati in città. Forse non sono ancora tutti sotto al giogo di Sar Ubhar. Dico, annuendo alle parole di Jalrai. Anch'io son pronto a partire. E non penso che dovremmo attendere troppo. 

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16 donoe, 2498 dell'Endag

Adela, e più in generale il casato, mostrano ancora una volta la loro efficienza. Due giorni dopo la carovana è pronta. Non attira molto l'attenzione: un destriero per ciascuno di voi, tre muli per trasportare vettovaglie e alcune merci da vendere o scambiare durante il viaggio [200mo di valore di scambio]. 

Secondo la mappa che avete consultato dovrete impiegare qualche esamana per raggiungere Bdadh, ma potrete fare tappa lungo il viaggio per rifornirvi di acqua e razioni, se necessario. E dunque senza indugio ulteriore, partite. 

 

17 donoe - 33 donoe, 2498 dell'Endag

Il viaggio inizialmente non presenta né difficoltà né pericoli. Abbandonate presto la fascia fertile vicino alla costa dove le città sono ricche, le persone affabili ma facili al furto e all'inganno. Superate le terre dei contadini e dei grandi possidenti terrieri, dove il grano matura in fretta ma l'acqua non basta mai. Raggiungete le colline dolci nella pendenza ma aspre e secche, le superate approfittando della silenziosa ospitalità di pastori e cacciatori. 

Poi vi avventurate nelle zone meno note, dove le strade sono vecchie e malandate e le persone schive. A circa metà del viaggio entrate nelle regioni infestate dalle bande di scellerati wasi, ma per vostra fortuna non ne incontrate... non direttamente, almeno. Ad un piccolo tempietto di roccia costruito tra due massi antichi gli wasi hanno lasciato come monito il corpo martoriato di un viaggiatore. Legato con rovi irti di lunghe spine, è stato lasciato sul tetto del tempio, al sole, finché non è morto di stenti, dissanguato e assetato. I suoi averi sono stati sottratti e anche una volta tirato giù dall'empia esposizione non riuscite a capire chi potesse essere. 

All'alba del 30 di donoe comincia il cattivo tempo. Il vento solleva la sabbia in sferzate taglienti che vi costringono a legare dei panni sui volti dei destrieri per proteggerne gli occhi; e voi dovete fare lo stesso. Il vento non accenna a calare per tutto il giorno, e anzi nella notte del 31 si fa tanto forte da sradicare una delle tende, sollevarla in aria e stracciarla in tre parti. Il mattino dopo il paesaggio è irriconoscibile: da una zona brulla e arida cosparsa di cespugli vi siete trovati nel deserto, tanta è la polvere e tanta è la sabbia che il vento vi ha soffiato contro!

Perdete ore preziose ad orientarvi, e sebbene riusciate a trovare la via per proseguire, perdete quella dalla quale siete arrivati: alle spalle vi lasciate una zona che conoscete meno di quando l'avete attraversata. 

La fine del viaggio avviene bruscamente: Bdadh appare all'improvviso dinanzi a voi. Il vento cessa quasi di colpo e vi ritrovate già vicini ad alcune case. Sono malfatte, in rovina, ma chiaramente abitate. Vedete qualcuno aggirarsi per le strade, di fretta, persone ansiose di non avere nulla a che fare con voi. E da un'abitazione vicina provengono singhiozzi e gemiti di disperazione...

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Shihab e-Ravaan

Il viaggio è un duro tuffo nella realtà, almeno per quanto mi riguarda. Fino ad ora avevo visto solamente ciò che già mi ero immaginato: il grande pericolo legato alla profezia, la mia grande occasione con il casato e l'impresa epica che avrei dovuto affrontare. Non avevo avuto modo di vedere da vicino tutte le difficoltà della traversata nel deserto. 

Accolgo l'arrivo a Bdadh con un sospiro di sollievo: questi ultimi giorni di viaggio sono stati certamente i più difficili e anche il covo di una mostruosità è preferibile al vento e alla sabbia. L'atmosfera, però, non mi aiuta a dimenticare le sabbie del deserto: Bdadh sembrerebbe quasi un villaggio morto, se non fosse per le occasionali ombre che corrono in casa. Le premesse non sono propriamente le migliori. Dico ai miei compagni, evitando di alzare troppo la voce. Dovremmo cercare un luogo dove stare. E, magari, cercare di capire cosa siano questi singhiozzi.

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Jalrai e-Ziin

Ci lasciamo gli agi e le comodità alle spalle per inoltrarci in luoghi ben poco ospitali. Non che mi aspettassi nulla di meno. Tra persone lasciate a morire, tempeste di sabbia e bestemmie a denti stretti, arriviamo infine a destinazione.

Già... commento in risposta a Shihab ...sarà decisamente difficile mantenere la copertura qui.

Giro la testa verso i singhiozzi. Sinceramente eviterei per ora. Dico in maniera forse un po' cinica, ma facendo uscire la mia parte più pragmatica. Troviamo una locanda, o quello che ci si avvicina di più, e cerchiamo di orientarci un attimo. Avremo tempo dopo per "immischiarci" in faccende altrui. Forse.

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Uwais

L'arrivo alla città rende chiaro che non sarà facile portare avanti il nostro piano chi viene qui sussurro agli altri non viene per commerciare. A meno che non sia pazzo o disperato lancio una veloce occhiata dalla direzione da cui provengono i singhiozzi anche io sarei per non immischiarci nella disperazione di questa gente.

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Ivellos, elfo ranger

Non mi esprimo sull'immischiarmi negli affari altrui. Se stabilirò che sia necessario, lo farò.

"Non sono pratico di queste zone. Potrebbe essere una tappa di passaggio per altrove?"

Chiedo a Uwais, quando palesa che quello non è un buon posto per commerciare, cercando di pensare a qualche storia di copertura per la nostra presenza qui.

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  • Supermoderatore

Darhum e-Ravaan

Gli anni passati tra i rituali e gli studi si fanno sentire quando il viaggio si dimostra più impegnativo e pericoloso del previsto. Ho timore di lasciarci la pelle almeno un paio di volte, ma la fortuna pare sorriderci quando riusciamo a ritrovare la via.

Ma il luogo in cui arriviamo finalmente appare tutto fuorché accogliente: l'odore della disperazione è forte nell'aria. Che sia per l'influenza di Sar Ubhar o meno ancora non è chiaro, ma credo che lo scopriremo presto.

Cerco di capire da dove provengono le urla disperate che sentiamo e cosa le causa.

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Le urla si quietano presto in una serie di singulti, e provengono da una casa piccola e dimessa. 
Guardandovi attorno invece trovate altri luoghi relativamente interessanti: una casa lunga e bassa con un'insegna che dice "Bi'dal, mercante" e una casa da té talmente dimessa da parere abbandonata... ma invero vedete un uomo uscire pisciare contro il muro della casa a fianco, e tornare dentro. C'è un insegna anche qui, ma non è possibile leggerla da quando la sabbia l'ha levigata e il sole l'ha deformata. 

Decidete comunque di avvicinarvi ed entrare, se non altro per valutare il da farsi e capire che tipo di gente abita qui. 
La casa da té è tanto squallida dentro quanto lo è all'esterno. Buia, dal soffitto basso, puzza di chiuso e odori umani. 
Al banco c'è un uomo la cui fronte alta sovrasta un occhio freddo e addormentato, e uno con la cataratta. Un giovane dall'aria guardinga siede lì vicino; gli abiti che indossa sono buoni ma usurati. 
In un angolo ci sono tre bizzarre creature villose... ma dopo qualche istante vi acclimatate alla semioscurità del luogo e capite che si tratta di tre donne di mezza età abbigliate con delle cappe sgualcite e con i capelli raccolti in modo che le ciocche sparino in tutte le direzioni, unte di grasso per tenerle in piedi. Vi guardano con aria predatrice e incuriosita. 

Ma nessuno proferisce parola...

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Shihab e-Ravaan

Le urla finiscono prima della nostra discussione, lasciando solamente un tetro sottofondo. Non penso: i mercanti non si inoltrano nel deserto. Dico a Ivellos, aggiungendo Potremmo provare a dire di essere interessati ad aprire una rotta con le tribù Wasi, ma non penso che funzionerà a lungo. Concludo, sostenendo quanto già detto da Jalrai e Uwais.
Entro quindi assieme agli altri nella sala da tè, che non rende propriamente fede al suo nome. Cerco di evitare di mostrare il mio disgusto per l'ambiente, nettamente diverso da quelli a cui sono abituato. Mi avvicino al bancone, evitando di scambiare gli sguardi degli avventori, che non sembrano propriamente felici di vederci. Buongiorno. Io e i miei compagni di viaggio siamo appena arrivati in questo villaggio: vorremmo qualcosa per rinfrescarci, se possibile. Le tempeste degli ultimi giorni ci hanno fiaccati nello spirito. Dico all'uomo dietro al bancone, che potrebbe essere la nostra prima fonte di informazione su questo posto. 

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Jalrai e-Ziin

La casa da té mi riporta un po' indietro ai giorni passati, quando mi aggiravo nei bassifondi della mia città...ma all'ennesima potenza. Davvero un posto dimenticato dagli dèi...

Affianco quindi Shihab al bancone. Faccio un cenno di saluto al proprietario e butto un paio di occhiate al giovane (cercando di non farmi notare troppo). Ignoro invece le tre donne.

@DM

Spoiler

Farei un Perception o Investigation sul giovane al bancone per vedere se noto particolari interessanti su di lui. Il bonus è comunque +6.

In caso qualcuno ci dia informazioni, tengo sempre pronto in canna un Insight +6. Ricordo che con Ear for Deceit del mio Archetipo: "Whenever you make a Wisdom (Insight) check to determine whether a creature is lying, treat a roll of 7 or lower on the d20 as an 8."

 

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L'uomo al bancone vi fissa senza entusiasmo. "Qualcosa di fresco" ripete con una punta di scetticismo. Poi il suo sguardo va fuori fuoco e ricade nel mutismo.

Il giovane al banco sembra imbarazzato, e gli dà un colpetto "Ci sono clienti..." gli dice quasi premuroso. Il locandiere si riprende "Già, certo. Ho del tè, e del succo di bacche. Non molto freschi ma ripuliscono la gola dalla polvere" ora sembra quasi normale.

Le tre donne continuano a fissarvi fin troppo apertamente.

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