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TdG - Larta 'h Vekkdin - I - Sulla porta di casa


Pippomaster92

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CAPITOLO I - SULLA PORTA DI CASA

Le storie sui wandak vi avevano preparato male all'accoglienza di Kel Boldar. 
Molti tra voi pensavano di essere invitati subito tra i propri parenti, di essere festeggiati come figli tornati da un lungo viaggio. 

Solo i più realisti tra voi sapevano che non poteva essere così semplice. I maukk-dor sono cauti, formali e pragmatici. Niente fanfare, niente banchetti in vostro onore. 
Quel che è peggio, niente Kel Boldar. 

Quest'anno è il 2488 secondo l'Endag (l'unico calendario degno di questo nome). Un'annata importante per Kel Boldar, che ha richiamato a sé molti esuli. Sono arrivati alla spicciolata, due o tre per volta, e sono stati radunati e alloggiati in alcune locande di superficie, poste ad almeno un giorno dalla Montagna. 
Chi è arrivato tra i primi ha avuto modo di vedere come vivono i thrag varaak al servizio di Kel Boldar. Molti sono contadini e si occupano delle grandi coltivazioni che sfamano i trog. Altri sono allevatori, o anche artigiani... ma si occupano solo dei lavori più umili e funzionali. Lavorano il debole legno per creare attrezzi agricoli, fabbricare carretti o mobili per le loro case.
Questi nani vivono in abitazioni grandi e tristi, senza decorazioni, condividendole con molti dei propri simili. Tutto è ordinato e pulito, ma anche squallido. 

Ogni giorno passato qui amplifica il desiderio di entrare a Kel Boldar. Il paragone tra le due realtà è spietato e diversi dei wandak si trovano scossi da emozioni che non pensavano di provare. Nostalgia, invidia, odio. Anche coloro che sono giunti qui controvoglia ora si sentono spinti dal desiderio di entrare. Di far parte dei trog, della vera vita di un nano. Qui fuori non c'è nulla per cui valga davvero la pena vivere. 

thrag varaak sono stati cortesi ed ospitali con tutti voi, ma anche piuttosto freddi. Sanno perché siete qui e probabilmente vi detestano per ciò che voi potete fare, e loro no. Immaginate che vivere all'ombra della Montagna senza potervi mai entrare sia una tortura davvero crudele. 

Il clima è fresco, la primavera è ancora ai suoi primi giorni. I nani di Kel Boldar hanno deciso di aspettare qualche giorno in più del previsto per vedere se ci sono eventuali ritardatari. Sono giunte voci di bufere nel nord che hanno interrotto le strade e costretto carovane umane a lunghe deviazioni. 

Poi un giorno, all'alba, dei soldati di Kel Boldar vi svegliano bruscamente e vi radunano. Camminate in silenzio per diverse ore, fino a raggiungere un complesso di edifici quasi ai piedi della Montagna. Per la prima volta vi trovate tutti assieme. I wandak del 2488 sono quasi una ventina. Diciotto, per la precisione. Sei donne e dodici uomini, delle età più disparate. Lì c'è una bambina, spaventata e con i lacrimoni agli occhi. Poco distante un nano così vecchio che deve poggiarsi al manico di un'ascia per restare in piedi. Il nervosismo è palpabile, bassi mormorii cominciano a levarsi tra di voi. 
I soldati di Kel Boldar vi tengono sott'occhio, quasi temessero un assalto. Alcuni vi guardano come se foste orchi travestiti da nani, tanto è il disgusto sui loro volti. 

Ma tutti tacciono, i soldati si mettono sull'attenti, quando un nano esce da uno degli edifici. Scortato da due attendenti il nano porta vesti semplici ma ha mani e barba ingioiellate. Gli occhi sono molto chiari e gli conferiscono uno sguardo acuto ma tutto sommato amichevole, accentuato da un sorriso che turba i folti baffi. Uno degli assistenti gli porge una pergamena tesa su una tavoletta di pietra, e lui la legge spostando lo sguardo tra tutti voi. Annuisce con un cenno della mano, un gesto che vi riporta alla memoria i nani più vecchi che avete conosciuto: è una cosa tutta di Kel Boldar, che i nani di Eos non fanno. 

Vi aspettavate un discorso, o qualcosa del genere. Invece il nano se ne va lasciando dietro di sé l'assistente più anziano. Poche sue parole e i soldati vi radunano e vi scortano verso uno degli edifici più spogli, privo di finestre e costruito in pietra grigia. 
Venite condotti in un largo stanzone con un piccolo buco sul soffitto, per far entrare un po' di luce e aria. 
Ci sono panche di pietra lungo tre delle quattro pareti, un buco nel pavimento sotto a quello nel soffitto e un catino di legno con dell'acqua. E basta. Venite chiusi all'interno, e aspettate. 

Il tempo comincia a passare, e il nervosismo comincia a crescere. Cosa succederà adesso? Qualcuno si siede sulle panche, ma sono scomode: un po' troppo alte per un nano, e troppo strette. Qualcuno prova a smuovere la porta, ma non si sposta di un millimetro. Siete in trappola? Siete sotto osservazione? 

NOTE

Spoiler

Benvenuti, per così dire!
Solite regole di scrittura, ormai le conoscete tutti quanti. 
Un primo giro di post per presentare i vostri personaggi, magari qualche dialogo, e poi entriamo nel vivo dell'azione. 

 

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Moggo Din

7RiKXBe.jpgIl mondo è un posto duro. Che sia in superficie o in profondità nella montagna, cambia poco.

Ho trascorso i miei giorni mescolandomi agli altri come fossi uno di loro, riparandomi dalla frescura primaverile con la pelle di lupo che porto sulle spalle a mò di coperta, un trofeo che ho ottenuto venendo qui. Ne vado meno fiero di quanto sembri, ma mi sono affezionato all'odore di cane bagnato che emana da quando ha piovuto, giorni fa.

Mi fermo spesso ad osservare la montagna. La sua forma irregolare, i crinali misteriosi e vuoti, l'ombra immensa eppure così familiare. L'ignoto cela risposte alle domande di tutti, forse anche alle mie. Poi guardo questi nani della polvere: non ho mai visto così tanti miei simili tutti in una volta. Li osservo cauto, e accetto il loro disprezzo anche se per le cause sbagliate. Immagino che sia vero, molti qua fuori si spaccano la schiena come dei dannati per una speranza flebile e vana, mentre a noialtri - assassini, vagabondi, nullatenenti - viene data una possibilità dal nulla.

Il mondo non è solo duro, è anche ingiusto.

Ora queste pareti grigie non sono così diverse da casa mia. Più pulite e ordinate, magari. Lo squallore è qualcosa che accompagna le vite di tutti gli abitanti dei villaggi poveri e sperduti. Guardo gli altri mentre mi siedo a terra, con la testa schiacciata verso il muro, il collo leggermente piegato. Aspettiamo.

Schiaccio una mosca incastrata tra i nodi della barba grezza e la pesto sotto gli stivali logori e pieni di fango. Se anch'io percepisco il mio olezzo, significa che deve aver raggiunto livelli non indifferenti. Cerco di coprirlo espirando un po' di fumo dalla pipa che comprai al mercato qualche luna fa; il fumo prende corpo in un uccellaccio rapace che fa qualche giro sopra la mia testa e poi scompare icarico verso il buco nel soffitto.

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Snorri Laikarakkin

Descrizione

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Un nano dall'aspetto curato, ma semplice.

Dai lineamenti affilati e dai capelli e barba relativamente corti, sembrerebbe non essere abituato né al lavoro né allo stile di vita nanico: è facile intuire che deve essere stato allevato in una qualche grande città umana.

La mancanza di tatuaggi, decorazioni alla barba e mani callose, dimostrano che questo nano non ha avuto un'educazione nanica: non ha mai dovuto fare un qualche servizio militare né ha mai dovuto studiare un qualche tipo di artigianato durante la sua infanzia.

Per quanto ne potrebbe sapere un nano di Kel Boldar, Snorri potrebbe essere tranquillamente un umano molto basso.

Il viaggio è stato lungo e pieno di numerosi pensieri: ho abbandonato la mia casa, stavolta per sempre, rinunciando ad una vita di ricchezze per... Questo.

Il villaggio è un luogo grigio e triste, ma ho fatto buon viso a cattivo gioco, nell'attesa che arrivasse il momento di poter entrare.

Durante la mia permanenza nel villaggio, nell'attesa che ci accettassero, mi sono permesso di entrare nelle grazie di una piccola famiglia di allevatori. 

Sono gente rozza ed ignorante, ma ho bisogno di informazioni, amici e basi solide: mi sono comprato il loro affetto e stima, aiutandoli in svariate mansioni, offrendo da bere al capofamiglia e ai suoi figli maggiori, raccontando favole esotiche ai loro figli e storie del mondo fuori questo villaggio, spiegandoli di come una vita fuori sia possibile per gente come noi.

Tanti sforzi solo per poter avere l'opportunità di scoprire quante più voci o dicerie possibili ruotassero attorno a Kel Boldar, giusto per prepararmi a cosa potrei ritrovarmi di fronte.

Il giorno dell'arrivo a Kel Boldar, è arrivato e la famiglia che tanto mi ha preso a cuore in così pochi giorni, mi saluta con una malcelata malinconia. Gli prometto di tornare, ma entrambe le parti sanno che potrebbe non avverarsi mai.

Ci conducono in una stanza buia e scomoda, mi ritrovo circondato da numerosissimi Wandak, che come me si sono guadagnati il permesso di tornare... Non come me, che ho dovuto letteralmente lottare con i burocrati nanici per potermi comprare un così miserabile titolo.

Tuttavia ce l'ho fatta ed il bagaglio confezionato con tanta cura che mi sono portato appresso (e che custodisco così gelosamente) saranno la prova necessaria a farmi entrare qui dentro.

Tuttavia, al momento, c'è solo silenzio: siamo tutti in attesa che i nostri futuri compatrioti ci facciano entrare, eppure, invece di eccitazione percepisco... Una sorta di malumore. O forse è preoccupazione?

È snervante, decido quindi di provare ad alleggerire un pò l'atmosfera e di ammazzare un pò il tempo durante questa attesa.

Qualcuno vuole suonare qualcosa? Lo farei io, non fosse che così mi giocherei già la possibilità di entrare... Sorrido sotto i baffi, guardandomi quindi attorno: voglio vedere se la battuta sortirà un qualche effetto o se morirà nel silenzio di questa attesa... Tuttavia una battuta, per quanto piccola e semplice possa essere, ha un effetto potente, può permettermi di distinguermi tra questa massa di nani senza volto e cominciare a farmi già un nome tra alcuni Wandak.

Ho un grande bisogno di alleati e conoscenze.

Spoiler

Persuasion +5, nella speranza che questa battuta non sia un flop totale.

Inoltre, userei il mio Senso della Pietra per cercare di capire quale potrebbe essere lo scopo di una stanza come questa, giusto in caso. +6 Storia.

 

Modificato da Plettro
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Andr Ruhn

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Un ragazzone proveniente dalla taiga: è questa la prima frase che viene alla mente guardando Andr, un robusto nano vestito di pelli di animale. I suoi lineamenti sono duri e la sua carnagione è lievemente scurita dal sole, caratteristiche tipiche di chi è abituato a vivere all'aria aperta. La barba, intrecciata con cura e con qualche piccola decorazione, è l'unico segno di contrasto con il resto del suo aspetto più "rozzo". 

Porta sulla sua schiena un robusto arco composito, con degli innesti in osso, e tiene un'accetta sul fianco, ben agganciata alla cintura. 

Sono stato uno tra gli ultimi ad arrivare: il viaggio dal Nord non è stato facile, nonostante l'esperienza delle guide e le benedizioni degli anziani del clan. Ma neanche le bufere e le intemperie sono state in grado di evitarmi la tortura dei giorni passati davanti all'ombra della Casa Benedetta, in mezzo a quei nani che passano la vita a spaccarsi la schiena nella vaga speranza di ottenere un posto al tavolo del padrone. Le storie non raccontavano di questo lato della Montagna. 

Neanche l'arrivo degli emissari di Kel Boldar riesce a migliorare il mio primo contatto con le leggende dei miei padri: non mi aspettavo un'accoglienza così fredda. Non mi illudevo certo che mi avrebbero accolto trionfalmente, ma non pensavo che il primo contatto con la Casa Benedetta sarebbe stato una triste stanza buia e stretta. E il resto dei wandak non sembra essere di particolare compagnia: sono tutti chiusi in un mortale silenzio. Per questo non posso fare a meno di ridacchiare quando sento la battuta del più strano tra noi: sembra che almeno uno di noi sia ancora vivo. Un corno non è adatto ad uno spazio chiuso, purtroppo. Rispondo allegro dopo la battuta, fermandomi prima di intonare la prima strofa di una saga: non ci stiamo riparando attorno ad un fuoco dopo una lunga giornata di lavoro. Lancio quindi uno sguardo ammirato alla pipa del nano dall'aspetto più grezzo, un evidente prodigio magico. Un oggetto incantato o un dono di Vilos? Ma se qualcuno ha un flauto posso improvvisare qualcosa di più allegro: ne abbiamo tutti bisogno, a quanto vedo. 

Modificato da Ian Morgenvelt
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Snorri

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Ritieni che una stanza come questa possa essere una cella, né più né meno. Il buco nel soffitto è troppo piccolo (e troppo in alto) per un nano, ma fa entrare aria fresca. Il buco nel pavimento è probabilmente utilizzato per gli scarti, siano essi cibo o rifiuti naneschi. 
Le panche sono volutamente scomode, e dormirci sopra sarà molto difficile. 

Tutta la stanza è fatta per tenere le persone all'interno scomode, senza però torturarle davvero. 
NOTA: è assai probabile che un riposo esteso in questo luogo sia ben difficile, e dunque potrebbe essere una stanza creata per sfiancare i suoi ospiti. 

 

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Chazia Teas

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Senza trucco così profondo negli occhi e senza quella specie di melma che esce dalle dita

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Kel Boldar solo quel pensiero mi aveva permesso di resistere agli sguardi carichi di odio e di risentimento degli altri nani.

Eppure ora che eravamo così vicini era come se qualcosa non fosse giusto. Mi aspettavo onori e festeggiamenti, non una specie di cella e ordini secchi.  Penso mentre i soldati ci conducono all'interno della piccola stanza.

Resto a rimuginare su cosa ci aspetterà una volta usciti di li quando qualcuno propone di suonare qualcosa Io ho una specie di flauto dico mostrando lo strumento sai suonarlo?

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Naugrim Dhurak

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Naugrim è un giovane nano abbastanza in carne, dal volto giovale e rubicondo e dalla barba minuziosamente curata. Il naso a patata e le sopracciglia non proprio cespugliose sono, probabilmente, il punto meno attraente del viso e della cosa sembra, ahimè, avvedersene spesso. Gli abiti rinforzati che porta sembrano essere assai robusto e ben tenuti, oltre che profumare di buon olio per le riparazioni. Porta abiti abbastanza colorati e di buona fattura ed un curioso tatuaggio di un azzurro mare affiora dalla mano destra, ricoperta da un guanto di cuoio scuro. 

L’arrivo non era stato uno dei migliori e l’accoglienza si poteva ben dire…misera, per non utilizzare termini che potessero offendere i padroni di casa. Aveva la netta impressione che la stanza fosse stata pensata per non far sentire i benvenuti…gli “indesiderati desiderati”, come si considerava lui al momento. Si gratta un attimo il lato della testa, prima di sorridere alle parole riguardanti la musica…per perderlo un poco mentre cercava di mettersi comodo con l’ampio fondoschiena sulla scomoda panchina.

<<Se vi mettete a suonare, credo che un sorso di birra sarebbe obbligatorio!>> dico iniziando a cercare la brocca nel suo ampio zaino, dove quasi entrò alle interno, da quanto sembrava grande e profondo. 

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Moggo Din

L'atmosfera inizia a scaldarsi, finalmente. Musica e birra preannuciano festa: cos'altro potremmo fare d'altronde, chiusi in una casuccia all'oscuro di ciò che ci attende?

"Dobbiamo pur passare il tempo, no?" apostrofo tutti nella sala senza cura della risposta. Mi sembra il momento buono per tirare fuori dalla saccoccia quel mazzo di carte spiegazzato che mi sono portato da casa. Con la pipa ancora fumante in bocca mi alzo da terra e mi metto al centro della stanza, lasciando che le figure logore mi scorrano per le mani come se volessi contarle di nuovo, timoroso che un fante e una damigella siano fuggiti a mia insaputa durante la notte. Non è vero, è solo per far scena, come ho imparato da mio fratello.

"Chi ha qualche moneta d'argento si faccia avanti: giochiamo alla nanica, tre puntate sul re e mezzo seme per i cavalieri. Bussiamo al secondo giro. Forza, forza!"

Dò per scontato che tutti sappiano a cosa sto giocando, e perché mai non dovrei? È un vecchio passatempo da taverna che ha causato innumerevoli occhi neri e sottratto non meno braghe ai più maldestri. Lo dico per esperienza personale.

Si gioca da due a quattro persone: se di più, tocca fare i turni. In ogni caso le monete le tengo io, e su questo non si discute.

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Dopo qualche istante, alcuni degli altri nani si avvicinano al vostro gruppetto. Musica, giochi e un poco di birra potrebbero in effetti rilassare un po' la tensione. 

Un paio di nani, identici come gocce d'acqua e con la folta barba nera come la notte, si siedono ai due lati di Moggo "A noi piacerebbe giocare. Abbiamo un po' d'argento da parte, e molta noia in saccoccia" dice uno dei due, mentre l'altro apre i legacci di un sacchetto per mostrare una piccola somma in argento. Per giocare è più che sufficiente. 

Mentre si cominciava anche a parlare di musica e di strumenti la piccola bambina si avvicina al gruppetto, tenendo tra le mani un tamburello piuttosto vetusto. La pelle tesa era vecchia, ma l'intelaiatura in corno lo era decisamente di più. Fattura nanica, probabilmente di sei o sette secoli fa "Siddin può suonare con voi? Sarei io" aggiunge arrossendo un po' per l'imbarazzo di aver parlato in terza persona, come fanno i nani più piccoli. 

Ma tra tutti i presenti solo uno sembra del tutto estraneo all'idea di divertirsi. Si tratta del vecchissimo nano dalla barba bianca che ora si trova in piedi, vicino alla porta. Vi osserva con aria stanca e scuote il capo di tanto in tanto, borbottando tra sé e sé. 

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Moggo Din

Gemelli. Secondo una vecchia storia di mia madre possono parlare tra di loro mentalmente, e conoscere i reciproci pensieri. Devo stare attento oppure mi fregheranno al gioco.

Afferro la borsa col denaro strappandogliela praticamente di mano. "Da' un po' qua" ne estraggo alcune monete e le metto insieme alle mie accanto al quadrato immaginario per terra che farà da campo da gioco. Sto già iniziando a distribuire le carte quando vedo quella bambina arrivare: che cavolo ci fa qui? "Va' via, tu. Alcol e carte non sono per le mocciose. SCIO'!" le ringhio contro. Ignoro completamente il nano con la lunga barba: non ha molto da vivere davanti a lui, sento quasi l'odore marcio della sua carne nell'aria.

Dò il primo giro di carte. Li guardo sospettosi. "Potete chiamarmi Moggo. Voi siete...?"

Poi mi volto verso il tipo della fiaschetta: "Passa un po' qui"

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Andr Ruhn

L'atmosfera si fa meno tesa dopo che altri sembrano accogliere positivamente la mia offerta di suonare qualcosa, anche se il vecchio nano sembra essere contrario: si limita a guardarci con stanchezza, come a voler suggerire che non ci sia nulla da festeggiare. Tieni il tempo. Rispondo spiccio alla bambina dopo che viene rincuorata dalla nana che mi ha prestato il flauto, iniziando quindi a suonare una ballata dal ritmo rapido e allegro: non è il momento di suonare qualcosa di solenne. 

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Snorri Laikarakkin

Immediatamente, la mia proposta genera un effetto domino di allegria e spensieratezza.

Prendo nota dei musicisti e dei giocatori d'azzardo, il nano che conduce il gioco sembra un individuo capace di incutere parecchio timore e rispetto, finché si vede solo la sua stazza... Altri tre nani che hanno attirato la mia attenzione sono l'imponente musicista e l'altrettanto imponente birraio, per non parlare della nana che ha prestato a sua volta il flauto. Normalmente non darei troppo peso a quelli che, apparentemente sarebbero comuni buzzurri, ma qui siamo stati tutti convocati per un motivo: farò bene a non farmi ingannare dall'apparenza di nessuno.

Non sto ignorando il nano che con tanto scetticismo guarda questo momento spensierato, ma al momento il giocare a carte con gli altri suscita ben più attrattiva... Ma magari riuscirò a spingerlo ad unirsi a noi.

Signori, vorrei giocare anch'io. Datemi solo qualche secondo. dico sorridendo al gruppetto di scommettitori per poi avvicinarmi al vecchio nano in disparte Compare, siamo tutti stati accolti da Kel Boldar, eppure in te vedo tanto scetticismo e dubbio. Il giudizio di un nano di tanta esperienza è troppo importante per non venire condiviso con noi giovani, per quanto occasionalmente frivoli e distratti. Ti andrebbe di unirti ad una partita a carte, mentre condividi con noialtri cosa pensi di tutto questo? chiedo con un sorriso, ma anche con un tono forse eccessivamente ossequioso per quanto pieno di, più o meno sincero, rispetto.

La prima puntata la offro io. Concludo porgendogli qualche moneta d'argento, per invogliarlo a giocare e a raccontarci qualcosa.

Spoiler

+5 diplomazia, se possibile convinco il nano a giocare con noi e a raccontarci quello che può.

 

Modificato da Plettro
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La bambina sfugge a Moggo con un gridolino, ma dato che altri nani si comportano gentilmente con lei si riprende in fretta. Quando Andr comincia a suonare, Siddin tiene il tempo con il tamburello. Qualcuno riconosce il motivetto e batte le mani a tempo o fa un cenno di apprezzamento. Ma nessun altro prende uno strumento per accompagnare il flautista. 

Intanto i due gemelli si presentano, occhieggiando il loro argento "Bokk" "Nokk". Siedono e cominciano a guardare le carte. Un terzo nano, dalla barba corta e ben curata e abbigliato da mercante, prende posto tra loro "Ciltak" si presenta, allungando le monete d'argento per la puntata "Almeno passeremo un po' il tempo. Ho il sospetto che ci terranno qui a lungo. E che ci osservino. Perciò niente trucchetti, eh?" sorride e fa l'occhiolino ai presenti, prendendo anche le sue carte e facendo subito una smorfia. La nasconde in fretta, ma non abbastanza: Bokke e Nokk cominciano già a sogghignare e ad alzare la puntata. 

Nel frattempo il vecchio nano ha alzato una mano e ha gentilmente scostato il denaro offertogli da Snorri. Fa un cenno di diniego all'offerta di giocare, ma poi apre la bocca e con voce stanca e tremula risponde all'altra proposta di Snorri "Il mio giudizio non ha importanza. Non è da me che verrete pesati e misurati... lasciate solo che vi dia un consiglio dettato dall'esperienza... e ne ho tanta... non sprecate le vostre energie. Non ora"

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Moggo Din

"Sul serio?" Cos'è? Uno scherzo? Due gemelli che si chiamano quasi alla stessa maniera? Scuoto la testa, come per dire di lasciar perdere. Un terzo pollo bello grasso si siede a giocare. "Il tuo argento è benvenuto." siamo già in quattro e per me la partita può iniziare. "Mi dispiace signorinella, il tavolo è pieno. Se quando finiamo qualcuno ha le tasche vuote potrai unirti a noi. Sempre che il rudere non ti abbia già convertito alla sua religione." mi riferisco al nano che è andato a parlare con quel tizio vecchio e dall'aria altezzosa.

Nel frattempo lascio che sia Bokk a iniziare il giro, essendo io il mazziere e lui immediatamente alla mia destra. La mia mano è decente, ma non mi serve a molto senza capire che fanno gli altri. Piazzo altre monete per adeguarmi alla puntata dei gemelli, poi scruto gli sguardi altrui in cerca di qualcosa.

Magari mi stiracchio, allungandomi giusto un po' alla mia destra cercando di dare un'occhiata fuggiasca alle carte dell'altro gemello.

Spoiler
  • Insight +1 per capire che carte hanno gli altri
  • Perception +3 per guardare le carte di Nokk

 

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Naugrim Dhurak

Le maniere del nano che ha proposto di giocare a carte mi lasciano sempre più basito ogni secondo che passa e quindi…sarà l’ultimo a ricevere la birra. Ci mancherebbe altro, che la maleducazione venisse premiata! Passo quindi in giro a chiedere chi ne voglia una mezza pinta ( non di più, non ne ho tanta, ahimè…almeno secondo i miei standard) ed occhieggio a chi si è portato dietro un boccale da birra. Si capisce MOLTO da cosa uno usa per bere in santa pace. 
 

@master

Spoiler

+3 di perception per dettagli sugli altri nani!

 

Modificato da Zellos
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Andr Ruhn

Continuo a suonare per qualche minuto, in modo da arrivare fino al termine della ballata. Siddin riesce ad accompagnarmi fino alla fine e qualche nano si unisce battendo le mani. Sono lieto di essere riuscito a rallegrare l'ambiente, anche se il più vecchio tra i wandak sembra esserne immune. Sprecare le nostre energie? Sapevo che avremmo dovuto mostrare il nostro onore, ma è chiaro che si sta riferendo ad informazioni più accurate: sarà meglio fare la sua conoscenza. Terminata la canzone sorrido soddisfatto e porgo il flauto alla sua proprietaria. È un bello strumento, è tenuto molto bene. Ma non è l'unico a meritarsi dei complimenti: parte del successo è anche merito tuo, Siddin. Dico alla nana e alla bambina, presentandomi poi a mia volta. Andr Ruhn. Aggiungo facendo un rispettoso segno di saluto alle due, come mi è stato insegnato dagli anziani del mio clan. 

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Naugrim

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Ti guardi attorno. Molti dei presenti sono mezzi-straccioni che hanno condotto vite lontano dalla tradizione nanica. Si vede dai loro abiti, dai loro modi. E si capisce anche da come parlano. 
Tra quelli dall'aria più carica di giusta dignità ci sono appunto il vecchissimo nano, una donna pallida con i capelli dorati, e un tipo dall'aria fredda e altèra. 

Noti anche che il nano di come Ciltak sta fingendo di essere un cattivo giocatore, solo per alzare la puntata degli altri. 

La partita tra i quattro nani procede: i gemelli sono mediamente fortunati, ma non riescono ad avere una vincita decente; il nano ben vestito invece perde le prime tre mani. Prende le carte per distribuirle, con espressione dubbiosa, mentre fissa le poche monete che gli sono rimaste. 

L'accompagnamento musicale è finito, ma intanto qualche altro nano si è fatto avanti per accettare la birra offerta da Naugrim. Molti lo ringraziano con un certo calore, qualcuno aggiunge che "ripagherà la gentilezza" o "terrà a mente la generosità". 
Anche Siddin, tirando Andr per la manica, viene a prendersi una pinta di birra. 

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Moggo Din

"AH! MIE!" raccolgo le monete da terra spazzandole a me con tutto l'avambraccio mentre vinco la mia seconda puntata della giornata. La vincita mi fa venire sete... "Giovanotto, siamo rimasti a bocca asciutta. Questa birra arriva o no?" ma forse non ne ho poi così bisogno, visto che il gioco mi ha già ubriacato. "Flautista! Un'altra! Più allegra stavolta!"

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