Shui Jiang
Aspetto
Jiang è un Tiano di quarant'anni di altezza e statura media per quelli della sua gente. Occhi e capelli sono neri, anche se questi ultimi cominciano a mostrare alcune ciocche bianche, a testimoniare il numero di primavere vissute dal guaritore. Porta baffi e pizzetto alla moda Tiana, e ci tiene che siano sempre ben curati. Nonostante abbia abbandonato la sua terra natia da circa un decennio, continua a vestire in maniera tradizionale, rifornendosi da un sarto orientale suo amico.
Carattere
Jiang si vergogna tremendamente del suo passato e fa tutto il possibile per cercare di compensare il male che ha fatto da giovane. Jiang cerca di essere un esempio positivo per la comunità e fornisce medicamenti, erbe e cure a bassissimo prezzo, giusto quanto gli basta per pagare l'affitto del suo "studio". In quanto seguace di Qi Zhong, Jiang è anche promotore della cultura e della conoscenza: la sua casa è piena di libri e pergamene e ogni tanto si occupa di insegnare a leggere, scrivere e far di conto a chi glielo chieda, siano essi bambini o adulti illetterati. Una delle cose che più manca a Jiang della sua terra è il the: quello che si trova a Korvosa ,a suo dire, è pessimo mentre quello di importazione Tiana costa troppo per le sue tasche. In compenso, ha scoperto una particolare predilezione per il sidro.
Background
Nato in un piccolo villaggio del Lingshen, Jiang è sempre campato di espedienti. Accortosi di possedere un certo carisma e una parlantina abbastanza sciolta, decise di fare della truffa il suo pane quotidiano. Per esser certo di trovare gente disposta ad abboccare a tutto quello che diceva, il giovane si rivolgeva soprattutto ai disperati. In particolare agli ammalati: di quelli infatti non c'è mai penuria. Nacque così la leggenda di Jiang il guaritore. Il tiano iniziò dunque a viaggiare di villaggio in villaggio, spacciando erbe di campo e decotti inventati alla bell'e meglio come rimedi per i mali più gravi. Un po' di fumo negli occhi qui, qualche termine forbito là ed ecco che Jiang riusciva a trovare ospitalità e qualche moneta d'argento. Ovviamente i suoi rimedi erano tutt'altro che efficaci, ma Jiang riusciva sempre a farla franca grazie a due fattori. Il primo, è che non si fermava mai a lungo in uno stesso villaggio, ma fuggiva sempre prima che qualcuno potesse nutrire sospetti. Il secondo, è che sceglieva sempre di operare in villaggi isolati, in modo che una volta scoperto l'inganno, per i bifolchi non fosse facile avvisare gli altri insediamenti. La fortuna gli voltò le spalle quando, esibendosi in uno dei suoi monologhi attira creduloni, Jiang venne preso di peso da due soldati armati e condotto al castello del generale Shen, uno dei figli di re Huang. La moglie del generale era affetta da un male misterioso e finora nessuna cura aveva sortito effetto. I due soldati, sentito Jiang vantarsi delle sue doti da guaritore, decisero bene di portarlo dal loro padrone. Il truffatore non poteva certo ammettere davanti al generale di essere un disonesto che viveva gabbando i suoi sudditi, quindi non gli rimase che fare buon viso a cattivo gioco. I giorni passavano, la moglie del generale continuava a peggiorare, Shen diventava sempre più impaziente e Jiang temeva sempre di più per la sua testa. Un giorno, a palazzo, giunse un soldato malaticcio. Jiang sbiancò nel vederlo: si trattava dell'ultima persona che aveva truffato prima di venir portato di peso al cospetto di Sheng. Sentì il militare raccontare ai colleghi di come era stato truffato da un sedicente guaritore che corrispondeva alla descrizione di Jiang. Il tiano fece in fretta i bagagli e sgattaiolò via prima che le guardie facessero due più due. Nei giorni che seguirono, Jiang si sentì come un animale braccato: Shen era venuto a conoscenza dell'inganno e aveva indetto una caccia all'uomo in tutta la sua prefettura e anche in quelle governate dai suoi fratelli e sorelle. Manifesti col suo ritratto vennero appesi in ogni villaggio e questo obbligò Jiang a dormire dove capitava e cibarsi del poco che trovava per strada. Fuggì e si nascose per circa un mese, poi alla fine, crollò per la stanchezza. Quando riprese i sensi, Jiang scoprì di esser stato raccolto e curato da un eremita che viveva ai margini della Foresta Wu Kai. Il vecchio fedele di Qi Zhong si prese cura per diversi giorni di Jiang, che nel frattempo stava pensando a cosa fare della sua vita. Il vecchio capì che Jiang aveva paura di tornare fuori, quindi gli propose di rimanere con lui e diventare il suo assistente. Nei mesi che seguirono Jiang imparò a riconoscere le erbe e a fare decotti e tisane rigeneranti. Mentre imparava a fare quello che per una vita aveva solo finto di essere, qualcosa in lui iniziò a mutare. Diventava sempre più affascinato dai vari metodi per curare i mali e dalla filosofia di Qi Zhong. Il ragazzo non aveva assolutamente intenzione di consegnarsi alla giustizia, ma decise che avrebbe messo le sue nuove conoscenze mediche al servizio dei bisognosi, e questa volta i suoi rimedi avrebbero funzionato. Jiang passò ben 6 anni al servizio del vecchio guaritore, aiutando tutti quelli che si avventuravano fino a quella remota capanna in cerca di aiuto. Nel frattempo Jiang aveva anche sviluppato alcuni poteri clericali, segno che Qi Zhong guardava con benevolenza il suo cambiamento di vita. Il tiano sembrava aver ritrovato il suo equilibrio, fino a quando i soldati di Shen riuscirono a trovarlo. Probabimente una delle persone che veniva a chiedere aiuto doveva averlo riconosciuto e denunciato. Il vecchio eremita fece del suo meglio per tenere alla larga i soldati e per tutta risposta fu trafitto al cuore con un colpo di lancia. La capanna venne data alle fiamme, ma Jiang riuscì a scappare grazie ad un passaggio secondario e, grazie alla sua conoscenza della foresta dietro la casa, fece perdere le sue tracce. Ormai di nuovo in fuga, il chierico capì che per salvarsi doveva lasciare non solo la nazione, ma anche l'intero Tian Xia. Si unì dunque ad una carovana diretta verso l'Avistan e si rese utile prestando cure mediche durante i mesi di viaggio. La spedizione attraversò mezzo Tian Xia, la Corona del Mondo, le Terre dei Re Linnorm ed infine la Varisia, facendo capolino a Korvosa. Separatosi dai suoi compagni di viaggio, Jiang decise di mettere radici a Korvosa, dove acquistò un modesto casolare in cui curare chi ne aveva bisogno. Nel corso del tempo, il sacerdote fece amicizia con Zao, un sarto tiano che aveva scelto Korvosa come nuova sede del suo laboratorio tessile. Quando gli affari di Zao iniziarono a peggiorare, per combattere lo stress il sarto iniziò ad abusare dello shiver, tenendo nascosta a tutti questa sua dipendenza. Jiang la scoprì per caso, quando il sarto gli crollò davanti in preda alle convulsioni. Jiang riuscì a salvarlo per miracolo e si offrì di aiutarlo a smettere con quel vizio. Ma Zao non era l'unico ad essere caduto vittima dello shiver, e Jiang capì che il solo modo per aiutare veramente tutte le persona dipendenti da quella droga, era trovare chi la spacciava.