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Dragons´ Lair

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Albedo

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti pubblicati da Albedo

  1. Il golem intanto ritorna indietro nel suo, apparentemente, infinito pattugliare il corridoio
  2. Guurgak Riesco a conquistare la fiducia di Maglio e mi segue fino all'accampamento. Sento che gli spiriti mi hanno accolto nuovamente fra di loro e Maglio ne è il messaggero. Accompagno il mio nuovo amico attraverso il campo fino a raggiungere il luogo dove sono gli altri animali. Immagino che abbia fame, e lì potrà trovare un po' di erbe racoclte anche per il nostro bestiame. Lo osservo. Per quanto possa avere la pelle dura, un dardo umano lo ha ferito, devo proteggerlo. Chiederò se qualcunos a come fargli un'armatura in cuoio per proteggerlo meglio.
  3. Albedo ha risposto a Albedo a un discussione Discussioni in Le 5 gemme
    Nel frattempo Eri si mette a cuocere sul fuoco alcuni pezzi di carne delle vostre razioni.
  4. Sonya Le carcasse mutano, o alimentano o richiamano, o... non ho tempo per queste cose! Esseri viscidi e amorfi emergono dalla putrefazione dei cavalli, e non sembrano avere intenzioni amichevoli. Winona e Arkady sono lontani e necessitano di aiuto, io e Harland ne abbiamo solo una di queste creature. Vai ad aiutare Winona, io penso a questa cosa qua! esclamo. Poi, richiamo nuovamente il potere delle ombre affinché mi aiutino anche in questo frangente. Che le ombre diventino solide, che le ossa del sottosuolo separino il mio nemico sigillandolo! master
  5. Albedo ha pubblicato una voce blog in Anime Erranti
    Gray
  6. Hakim master Il predone si dà alla fuga terrorizzato, ma la sua cavalcatura no, essendo uno stupido insetto non ha compreso che per lui sarebbe meglio andarsene. Attacco il centopiedi nuovamente con gli artigli
  7. Albedo ha risposto a Albedo a un discussione Discussioni in Le 5 gemme
    Rapidamente lasciate quel villaggio ai corvi e proseguite lungo la via. Camminate a lungo senza incontrare nessuno, lentamente il sole inizia a calare, lasciando il posto al cielo stellato. Proseguite ancora per un po', e infine decidete di fermarvi per la notte in una radura non distante dalla strada. In breve tempo montate le vostre tende e accendete un fuoco per scaldarvi dall'umidità della notte e cucinare qualcosa prima di andare a dormire.
  8. Sonya Non ne ho idea. E se qui hanno fatto questo, chissà in che situazione è la casa. Osservo l'uomo e le sue ferite, il sangue che gli cola sulla pelle... così rosso, caldo... istintivamente mi inumidisco le labbra. Immagino dico di non potergli bere un po' di sangue, vero? Comunque se volete, posso andare a controllare anche la casa.
  9. Seraphim Gentile, da parte sua preoccuparsi per noi. La colazione è pronta? A proposito, non ha sentito degli strani versi questa notte?
  10. Albedo ha commentato in Albedo's voce blog in Anime Erranti
    Capitolo 2. L’incontro in taverna. Il rombo del tuono fece vibrare i vetri della locanda, interrompendo, per un attimo, il ritmico tintinnare delle gocce d’acqua sulle finestre. La porta si aprì, nessuno degli avventori ci fece caso. Una ragazza con un grosso e, vistosamente, pesante zaino raggiunse il bancone, il viso e la testa erano nascosti sotto un cappuccio color ocra, ma il fisico era decisamente femminile. Il locandiere si avvicinò. - Cena, stanza o entrambe? – Chiese. - Entrambe – rispose la ragazza alzando la testa e scostando il cappuccio mettendo in mostra corti capelli argentei. - Fa una moneta d’oro. La camera è la terza del secondo piano, lì ci sono le scale. – Indicò l’uomo indicando un corridoio e trattenendo le chiavi nel proprio pungo finché non ricevette la moneta. Poco dopo giunse un’altra ragazza, era bagnata fradicia, ma sembrava non soffrire il freddo, tenendo il capo chino raggiunse il bancone, dove posò quattro monete d’argento. - Avete una camera? – Chiese. - Sono spiacente, ma per una camera, anche in comune, ce ne vogliono almeno sette, di monete d’argento. - Capisco. – Rispose la ragazza mestamente riprendendo le monete. Il locandiere la osservò attentamente, sorrise e la bloccò. - Ma, – disse – se lei non ha problemi e se l’altra ospite non ha problemi, puo condividere la camera con una cliente che giunta poco fa. Terza camera del secondo piano. provi a chiedere e mi faccia sapere. - Grazie. Chiederò. Il locandiere le indicò le scale e la guardò allontanarsi, poi volse il proprio sguardo verso alcuni suoi clienti e, con latesta, un gesto ad uno di essi. Maya era stanca. Depose il suo pesante zaino a terra, si tolse le vesti bagnate e si asciugò con un asciugamano. Qualcuno bussò alla porta. La ragazza vi si avvicinò. - Chi è? – Chiese. - Scusi se la disturbo – rispose una voce femminile – Mi chiamo Gray. Purtroppo non ho abbastanza denaro per pagare una camera, ma il locandiere mi ha suggerito di chiederle la disponibilità dividere la stanza con lei. Maya abbassò il capo. “Aiutare i bisognosi” pensò. - Quindi? – Domandò ancora la voce. - Va bene. Maya aprì di poco per permettere alla nuova venuta di entrare dentro, poi richiuse subito la porta. Osservò la figura che era appena entrata. Era completamente bagnata. - Io mi chiamo Maya. Ti consiglio di toglierti quelle vesti e di asciugarti, altrimenti prendi freddo. Hai detto di chiamarti Gray, giusto? – Continuò Maya mentre dall’armadio prendeva una coperta ed un altro asciugamano – Strano nom… Appena si girò vide che la sua ospite si era tolta il soprabito. Anche lei aveva dei capelli argentei come i suoi, non li teneva sciolti, ma in trecce legate sulla nuca. - Sì – rispose Gray – chi mi trovò e adottò non aveva una grande fantasia per i nomi. - Hai dei vestiti asciutti? – Domandò Maya notando che l’altra non si era tolta i guanti. - Sì, ne dovrei avere uno, forse non è pulito, ma è asciutto. Almeno spero. Gray posò l’asciugamano sul letto e si diresse verso la propria borsa, appena l’aprì ogni cosa si sparpagliò per il pavimento. - Simpatici come sempre! – Commentò la ragazza a bassa voce raccogliendo da terra le sue cose. Maya preferì non commentare, indossò anche lei qualcosa di asciutto e poi propose alla propria coinquilina di scendere per mangiare qualcosa di caldo, Gray accettò volentieri. Cambiatesi con vestiti asciutti le due ragazze scesero nella sala comune per cenare. Appena giunte, osservarono meglio il luogo e gli altri avventori. La sala era foderata in legno chiaro, alle pareti vi erano diversi quadri raffiguranti scene di caccia e paesaggi, in un angolo un grande camino acceso riscaldava l’ambiente. Alcune piante ornavano la sala in diversi punti. Una decina di tavoli rotondi erano disposti in vario modo nella sala, molti di questi erano occupati da gruppi di persone intente a mangiare, giocare a carte o fumare da lunghe pipe e chiacchierare fra loro. Due cameriere facevano la spola fra i tavoli per prendere gli ordini e portare via piatti e bicchieri. Le due ragazze si diressero verso un tavolo vuoto vicino ad una pianta, appena sedutesi vennero raggiunte da una cameriera. - Zuppa calda? – Domandò - Grazie, e dell’acqua. La cameriera pulì il tavolo con un panno umido e si diresse verso la cucina. - Come mai – chiese Maya – una ragazza sola vaga per questi posti desolati? Gray alzò lo sguardo. - Per me un posto vale l’altro, e poi mi sembra che anche tu sia sola. La cameriera fece ritorno e posò due ciotole di densa zuppa scura sul tavolo, due bicchieri e una brocca d’acqua. - Vero, solo che io… - Maya venne interrotta dal tintinnare delle posate di Gray che erano cadute a terra senza che nessuno le avesse toccate. - … e poi – continuò Gray chinandosi per raccogliere ciò che era caduto- non sono proprio sola. La cameriera tornò e posò una brocca di vino. - Da parte di quei signori – disse anticipando le domande ed indicando un tavolo poco più avanti. Sia Gray che Maya guardarono il tavolo indicato. Due uomini in armatura leggera e corti capelli neri le salutarono alzando i loro boccali ripieni di birra. Gray li osservo attentamente. Poi osservò il vino. Bevve la sua acqua e se ne versò due dita. Lo portò alla bocca e lo annusò. Percepì un odore pungente dietro a quello del vino. Socchiuse le labbra. - Spiriti che mi accompagnate e vegliate, mostratemi cosa vi è nascosto. - mormorò. Ai suoi occhi il vino mutò colore mostrando delle chiazze bluastre. La ragazza depose il bicchiere. - E’ avvelenato – mormorò alla propria compagna – forse sonnifero. - Immaginavo. Poi ti spiego. Facciamo finta di bere e versiamo sta roba nella pianta, poi andiamo in camera. L’altra annuì. Al termine della cena si diressero, sbadigliando, verso la propria camera. Appena dentro, Maya tolse dal proprio zaino un’armatura e la sistemò sotto le coperte in modo da dare l’impressione che ci fosse sotto qualcuno, poi fece altrettanto con delle coperte. Quindi indossò rapidamente un corpetto di cuoio borchiato. - In realtà – disse – sono venuta qui perché pare che siano scomparse diverse persone, tutte ragazze… tu non hai qualcosa con cui proteggerti nel caso si dovesse combattere? Gray sorrise. - In un certo senso ce l’ho. Non ti preoccupare… ma tu viaggi sempre con un’armatura nello zaino? Maya spostò il proprio sguardo sul letto. - E’ una lunga storia. Un rumore proveniente dal corridoio attirò la loro attenzione, Maya spense la lampada e si mise all’ombra di un angolo, Gray si spostò accanto alla porta. Un rumore giunse dalla serratura, la chiave cadde a terra, poi un secondo rumore e la maniglia iniziò ad abbassarsi piano. Una lama di luce filtrò nella stanza, subito seguita da due figure che le ragazze riconobbero essere i due che avevano offerto loro da bere. I due uomini avevano in mano delle corde e dei bavagli, lentamente si avvicinarono al letto, uno dei due con un rapido movimento del braccio buttò indietro la coperta rimanendo sorpreso nel vedervi sotto un’armatura e delle coperte. Maya scattò in avanti, afferrò il braccio dell'uomo a lei più vicino e portò la punta della propria spada corta al collo dell'intruso. - La Gilda ha messo una taglia su di voi. Arrendetevi. L’uomo rimase immobile, mentre il suo compagno lasciò cadere a terra corde e bavagli. Lentamente portò una mano all’elsa della spada che portava al fianco. Alle sue spalle apparve Gray. - Fermo dove sei – disse quest’ultima, Maya notò che la sua compagna si era sfilata un guanto. L’uomo si girò di scatto e afferrò la mano della ragazza che sorrise in modo ambiguo. - Bu! – Disse questa fissando i propri occhi verdi in quelli dell’uomo che improvvisamente iniziò a sudare freddo, impallidì ed iniziò a tremare fino ad accasciarsi a terra impaurito. La scena sorprese Maya distraendola, il suo prigioniero ne approfittò per darle una testata al volto e liberarsi della presa, si slanciò in avanti e afferrò la spada del compagno, continuando il movimento si protese verso Gray che lo fissò in modo freddo, alzò una mano e dalle sue dita scaturì un getto verdastro che colpì l’uomo alla spalla. Si udì uno sfrigolio, il tessuto colpito si sciolse e la pelle sottostante venne intaccata dall’acido. L’uomo non si fece forza e con una smorfia di dolore sul volto cercò di continuare il proprio attacco. Maya, ripresasi e con il sangue che le colava dal naso e da un labbro per il colpo ricevuto, strinse la propria arma e fece un rapido affondo contro l’uomo colpendolo ad una scapola. L’uomo cadde a terra rovesciando un tavolino. Gray e Maya ne approfittarono per legare i due uomini e imbavagliarli con le loro stesse corde e bavagli. Con calma Gray si rimise il guanto. Il trambusto del breve combattimento richiamò l’attenzione di altri ospiti e del locandiere che parve molto contrariato nel vedere due uomini legati e uno di questi ferito. - Signorine! – Esclamò – Spero che abbiate delle valide ragioni. Non tollero queste cose nella mia locanda. Maya non si scompose. Dalla propria giacca prese un foglio arrotolato e lo dispiegò innanzi all’oste. - Come può leggere su questo foglio, c’è una richiesta della gilda per la scomparsa di alcune ragazze nella sua locanda, e questi uomini hanno provato prima a drogarci e poi a rapirci. Ne sapeva qualcosa? Il locandiere guardò con disprezzo i due uomini. - No, come dissi a suo tempo alla milizia cittadina. Non ne so nulla, per quanto ne so, da qui non è mai stato rapito nessuno. Ma se questi uomini hanno provato a farlo, che paghino i loro errori. Detto ciò se ne andò. E così gli altri curiosi tranne un nano. - E lei? – Domandò Maya. - Piacere, mi chiamo Grumbo. Mi chiedevo come fareste voi due a trasportare questi due uomini. Se volete posso darvi una mano. Ho un carro. In cambio vi chiedo solo tre monete d’oro. Maya divenne pensierosa. Il nano non aveva tutti i torti, e oltretutto, a conti fatti lei era da sola. Si avvicinò a Gray. - Ascolta, ti andrebbe di metterti in società con me? Io sono sola e una mano mi farebbe comodo. Tu hai detto che non hai dove stare e dove andare. Ti va? Gray soppesò la proposta. - Ad una sola condizione – rispose arrossendo lievemente – che io possa essere tua amica. - Va bene! – Rispose sorridendo Maya, che poi si rivolse al nano. – Va bene signor Grumbo, accettiamo la sua offerta. Partiremo domani mattina. E nel frattempo, di questi due cosa ne facciamo? - Li possiamo portare nella stalla,e per altre cinque monete d’oro farò loro la guardia. Maya sospirò. Ed accettò. Aiutò il nano a portare i due nella stalla e si congedò potendosi quindi godere un po’ di meritato riposo. Maya dormì nel letto mentre Gray, su sua stessa insistenza, si riposò sul pavimento.
  11. Hakim I preodni hanno ferito Ilias e insistono nella loro sciocca azione. Mi concentro e richiamo a me ulteriormente lo spirito di colui che mi ha donato i poteri. Le mie braccia si ingrossano e si ricoprono di spesse scaglie del colore del mare, mentre le mani diventano affilati artigli. Con uno scatto attacco il cavaliere con i mieri artigli.
  12. Sonya stalla Esco dalla stalla, l'aria fresca e pulita è quasi un sollievo. Nessun pericolo qui! C'è un uomo ancor avivo, anche se non so per quanto lo sarà ancora, vi avverto che dentro la scena è abbastanza forte... sopratutto per chi ama gli animali.
  13. Albedo ha pubblicato una voce blog in Anime Erranti
    Premessa Personalmente quando creo un personaggio, o lo penso, ho poi il desiderio di "dargli vita", il desiderio di vederlo agire come vorrei e di attuare quelle caratteristiche che ho scelto o "programmato" per lui. Meccancihe o che situazioni che poi spesso non si concretizzano o, più spesso e banalmente, non hanno il tempo di verificarsi o, più mestamente ancora, il persoanggio non può prendere vita (alias entrare in un'avventura). Però lui, in un certo senso, esiste e merita di vivere la sua vita seppur pensata da altri. Ma, credo, un personaggio non è di verso da uno scritto e come disse Fritz Lang (autore di fantascienza): "ogni scritto è dotato di vita propria. Non sono io a decidere se sarà un racconto breve o un romanzo, è lo scritto stesso che lo decide" Per cui ho deciso di aprire questo blog solo a tale scopo: dare vita ai miei personaggi, farli uscire dalla mia mente e farli vivere nel racconto che qui posterò. E, come si dice in Giappone: yoroshiku onegai shimasu, tradotto: vi prego di aver cura di loro. Capitolo 1. Gray e Maya Il vecchio becchino chiuse i cancelli del cimitero e si avviò verso l’ultima tomba che aveva scavato per sistemare la pala. Spingendo la cariola, udì uno strano rumore provenire da un ampio cespuglio di rododendri. Si fermò e rimase ad ascoltare e ad osservare. Dei rami si mossero. “Gatto, cane o corvo?” pensò l’uomo. Rimase quindi molto sorpreso nel veder sbucare una bambina di circa due anni che si reggeva appena sulle sue gambe. Indossava solo una tunica, aveva corti capelli argentei e due vispi occhi del colore dei germogli. - E tu da dove spunti, piccola? – Domandò l’uomo – Immagino che i tuoi genitori non siano qui in giro… a meno che non siano sotto qualche lapide. Vieni – disse allungando una mano – Non puoi stare fuori, per stanotte starai da me, poi cercheremo qualche tuo parente. Ma né il giorno seguente, né le settimane o i mesi seguenti il vecchio becchino riuscì a sapere nulla della bambina che, per via del colore dei suoi capelli, decise di chiamare Gray. Così il vecchio becchino decise di tenere con sé Gray e di crescerla. Quando l’uomo morì per l’avanzata età, la ragazza lo sostituì nel suo lavoro. La ragazza, dal cimitero, osservava i giovani passare e divertirsi. Un paio di volte aveva provato a uscire dal cimitero, ad andare in città, nelle locande per fare amicizia e divertirsi. Ma ogni volta veniva derisa per il suo lavoro, così la ragazza iniziò a trovare rifugio e tranquillità solo fra le lapidi, iniziando a sfogarsi, a liberarsi del peso che aveva nel animo e nel cuore parlando ai morti… aggravando la sua reputazione. Un giorno, tuttavia, i morti le risposero. Strani eventi iniziarono ad accadere attorno a Gray. Nulla di particolare, ma forse inquietanti per molti. La ragazza iniziò a non ritrovare gli oggetti dove li aveva posti, spesso si trovava la casa sottosopra, appena apriva una borsa è un armadio il contenuto ne usciva sparpagliandosi per tutta la stanza, dovendo quindi poi perdendo tempo, ogni sera, per rimettere tutto in ordine. Ma ormai a lei andava bene così, ci si era abituata, e a volte quei fenomeni le strappavano un sorriso. Aveva rinunciato ad avere rapporti con i vivi, si era rassegnata che il cimitero sarebbe stato il suo mondo, e i morti i suoi amici. Almeno nel loro silenzio erano sinceri. Ma in cuor suo ancora invidiava gli altri ragazzi della sua età. Un giorno si accorse di essere osservata da un ragazzo. La cosa le fece sussultare il cuore. Quella sera, in casa, si guardò allo specchio. Non sapeva come definirsi, non ci aveva mai pensato. Si osservò i capelli argentei, gli occhi verdi come i prati estivi, i lineamenti. “Chi vuoi che si interessi a me?” pensò. Un improvviso rumore proveniente dall’esterno la fece sussultare. “Un ladro? Un profanatore di tombe?” Pensò uscendo dal bagno. Preso un bastone uscì dalla casa. Appena aprì la porta si trovò innanzi una figura. Riconobbe subito il ragazzo che la fissava. La ragazza arrossì. Il ragazzo le sorrise, mentre con gli occhi ne osservava il corpo. Gray sentì il cuore iniziare ad accelerare il ritmo, quasi volesse uscirle dal petto, il viso farsi più caldo, la sua presa sul bastone si allentò. Con uno scatto lo sconosciuto le fu addossò, le afferrò il bastone e lo scagliò via, con le mani, atterrò Gray che tentò di liberarsi della presa ma senza successo. Sentì le mani di lui correrle sul corpo, stringerla in più parti, le sue labbra sul collo. Gray urlò, ma nessuno l’udì, o forse l’udirono ma preferirono non fare nulla. La ragazza si dibatté, cercò di liberarsi, delle lacrime le rigarono il viso mentre sentiva i bottoni della camicia venire slacciati. Poi qualcosa accadde. Ebbe l’impressione di non sentire più il proprio calore, di non avere più sangue nelle vene, non sentiva più il calore del sangue che le usciva dai graffi e dai tagli. Solo freddo. Fredde divennero le sue mani. Un freddo particolare, diverso da quello del ghiaccio, ma identico a quello delle lapidi, il freddo della morte stessa. Con una mano toccò il suo aggressore e questi sbiancò, strabuzzò gli occhi, un’espressione di terrore ne deformò i lineamenti, si alzò tremando di paura, una chiazza di bagnato apparve sui suoi pantaloni, indietreggiò, si voltò e scappò via terrorizzato. Gray lo osservò scappare, tirò un sospiro di sollievo e si osservò la mano per un tempo indefinito. Ne osservò i lineamenti, osservò come il colore delle sue dita fosse così simile a quello delle stelle che brillavano fra di essi, ma infinitamente più freddo. Si alzò e, zoppicando, rientrò in casa. Nei giorni seguenti riprese il suo lavoro indossando un paio di guanti. Non sapeva cosa fosse accaduto esattamente, ma aveva timore che potesse accadere di nuovo. Passarono giorni e notti tranquille, fatta eccezione per i dispetti degli spiriti che ormai si era abituata ad avere attorno. Poi il suo aggressore tornò, e non da solo. Con incredibile coraggio il ragazzo, con alcuni amici, entrò nel cimitero, dall’esterno presero vanghe e badili e insieme fecero irruzione nella casupola di Gray. La ragazza stava cenando quando in cinque sfondarono la porta e le furono subito addosso colpendola con i badili senza dire nulla e senza darle il tempo di alcuna reazione. Il primo colpo che la ragazza subì fu violento e diretto sul costato, Gray sentì una costola rompersi, tentò di difendersi da un secondo colpo rompendosi così il braccio, giunse un terzo colpo. Ma questi si frantumò contro un’armatura fatta di ossa. Un’armatura apparsa all’improvviso e che ricopriva completamente Gray. Gli occhi della ragazza divennero furenti, mutarono colore dal verde al viola, la ragazza allungò una mano verso i suoi aggressori e un raggio gelido scaturì dalle sue dita colpendoli al petto, poi allungò entrambe le mani e su quegli uomini iniziarono ad aprirsi delle ferite che iniziarono a sanguinare copiosamente. Gli aggressori feriti e terrorizzati scapparono via. L’armatura scomparve, Gray si accasciò al suolo esausta e ansimante, si passò una mano sulle ferite, sentì un tiepido calore e il dolore scomparve, lasciandola comunque spossata e provata. La giovane becchina sapeva che non sarebbe potuta restare. Se non l’indomani, il giorno dopo ancora sarebbero tornati, e per ucciderla. La ragazza decise di andarsene quella sera stessa. Avrebbe trovato un’altra casa, e soprattutto avrebbe cercato di comprendere e nascondere i suoi poteri. Caldo. Maya alzò lo sguardo verso il cielo. Con una mano si scostò un ciuffo di capelli argentei dagli occhi, poi, proteggendosi con una mano, osservò il cielo limpido color turchese. Nessuna nuvola chiazzava di bianco quell’infinito azzurro. E non un filo d’ombra. Lo zaino era pesante, e in corrispondenza degli spallacci si erano formate ampie chiazze di sudore. La sacerdotessa si fermò sul bordo della strada, prese la propria boraccia e bevve un lungo sorso d’acqua ormai divenuta calda e simile ad un insipido brodo. Un rumore attirò l’attenzione di Maya verso le proprie spalle: un carro si stava avvicinando. Quando le giunse accanto, la ragazza alzò un braccio per richiamare l’attenzione del cocchiere che tirò le redini per fermare cavalli e carro. - Buongiorno, e che la benedizione di Shelyn ricada su di lei – salutò Maya. - Buongiorno a lei. Ha bisogno di qualcosa? - Se fosse possibile, gradirei un passaggio fino al villaggio di Innova, dove dovrei prendere servizio presso il tempio locale. - Mmmm. Mi spiace ma non vado in quella direzione, però le posso dare un passaggio per un po’, poi dovrà camminare ancora per un paio d’ore. - La ringrazio! – Esclamò Maya aggiungendo un sorriso. Salita a bordo il carro riprese il suo viaggio, durante il quale la giovane aasimar raccontò al cocchiere del suo noviziato al tempio, e di come fosse felice di andare in un piccolo villaggio, in quanto se fosse rimasta in città quasi sicuramente sarebbe stata adibita a compiti da archivista o bibliotecaria, compiti che non facevano per lei. Nel tardo pomeriggio giunsero ad un incrocio e alla loro separazione. La sacerdotessa diede alcune monete d’argento all’uomo per il disturbo e lo osservo allontanarsi mentre lo salutava con la mano. La notte iniziò a scendere alleviando il caldo e donando una piacevole brezza. La sacerdotessa aveva innanzi ancora due ore di cammino. Poteva farlo ora, giungendo però di notte al villaggio, oppure accamparsi, dormire e riprendere l’indomani. Fece alcuni passi lungo la via, poi ne uscì e si addentrò per una ventina di metri nella campagna. Mise giù lo zaino, lo aprì e iniziò a preparare la tenda. A lavoro ultimato levò alcune preghiere alla sua dea e si preparò per dormire. Complice la stanchezza del viaggio, quando Maya si svegliò, era mattina inoltrata. La sacerdotessa si vestì, levò le preghiere mattutine a Shelyn e riprese il viaggio per il suo ultimo tratto. Non aveva un’idea precisa di come sarebbe stata accolta al villaggio. Certo non sia spettava festeggiamenti o bambini che le venivano incontro… ma nemmeno l’opposto. Nel camminare per le strade vide finestre venire chiuse e madri afferrare e portare via i figli. Triste e dispiaciuta per tale accoglienza raggiunse il tempio di Shelyn e vi entrò. Un vecchio chierico le venne incontro. - Posso esserle utile? – domandò con voce impastata dalla vecchiaia e sibilante per la mancanza di denti. - Buongiorno padre. Sono sorella Maya Meilin, inviata dal tempio di Guyan per aiutarla qui. - Oh… che piacere! Vieni, io sono padre Ghilbertus. L’anziano chierico accompagnò Maya nell’ala residenziale del piccolo tempio e le mostrò la sua cella. Poi la accompagnò al giardino del tempio. Un piccolo spicchio ricavato fra le mura del tempio, dove una fontana finemente decorata era contornata da aiuole ricche di colori e fiori. - Cosa ti turba, sorella? - Vede… non ho potuto fare a meno di notare di non essere ben vista qui, e… - Non ti preoccupare. Sono solo diffidenti nei riguardi degli estranei, e di chi non è umano. I tuoi lineamenti, il colore della tua pelle e dei tuoi capelli… hai sangue celestiale, vero? - Sì, – arrossì Maya- sono un’aasimar di origini umane. - Non ti preoccupare, vedrai che si abitueranno a te. Da loro solo un po’ di tempo. Qui non accade mai nulla, e anche il minimo cambiamento alla loro quotidianità li sconvolge e li impaurisce. E così fu. Dopo le prime cerimonie officiate insieme all’anziano chierico, la gente del villaggio iniziò ad avere un po’ di fiducia e confidenza con Maya Maya era stata inviata a Innova non solo con il compito di affiancare Ghilbertus, ma anche con il compito di difendere il tempio e il villaggio da ogni minaccia. Ma per mesi nulla minacciò la quiete di quel villaggio lontano da ogni flusso commerciale e dalle grandi vie. Finché un giorno qualcosa non turbò quella quiete: un grosso lupo selvatico aveva deciso che era più facile assalire il bestiame del villaggio, piuttosto che cacciare la selvaggina. Ed anche gli umani per lui erano facili prede. Quando il lupo attaccò, fortunatamente senza gravi conseguenze, un bambino, Maya corse nella sua cella, prese l’armatura che non indossava dai tempi del noviziato e l’indossò. Una splendida armatura decorata con motivi di ali. Afferrò la propria spada e si recò nel bosco a cacciare il lupo. Il suo successo conquistò ampiamente e definitivamente le simpatie dei suoi compaesani, e del figlio del fabbro in particolare. Il giovane, Ash, era presente ad ogni cerimonia officiata da Maya, e al termine di ognuna aveva sempre qualcosa da chiederle. Era un giovane di bell’aspetto, dai modi gentili e leggermente timidi. Modi che lentamente iniziarono ad insinuarsi nel cuore della sacerdotessa. Maya, nel rispetto dei dettami di Shelyn, covò quell’amore mantenendolo però al solo livello di sentimento. Ma per quanto si sforzasse di mantenerlo tale, lentamente se ne innamorò sempre di più. Una sera, poiché erano stati avvistati diversi lupi nei giorni scorsi, Maya decise di rimanere alzata per vegliare sul villaggio. Era seduta sui gradini antistanti il tempio, lo sguardo a scrutare le stelle. Udì un rumore provenire dalla piazza. Ash la stava guardando. Una lieve brezza carica del profumo dei fiori notturni prese a soffiare smuovendo piano gli argentei capelli di Maya. Lui iniziò a salire i gradini, lei iniziò a sentire il proprio cuore battere sempre più rapidamente, lo stomaco stringersi… I suoi occhi si fissarono in quelli di Ash, e poco dopo le loro labbra si sfiorarono. Lei si alzò e i due, mano nella mano, uscirono dal villaggio per dirigersi verso un capanno di cacciatori nel bosco, e lì lasciarono che i sentimenti mutassero divenendo passione. Dopo un tempo che non poterono quantificare uscirono felici da quel capanno avviandosi verso il villaggio. I loro occhi erano fissi in quelli dell’altro e non videro i bagliori rossastri che salivano al cielo, l’alta colonna di scintille e tizzoni che correvano verso le stelle… ma appena usciti dal bosco l’immagine del villaggio in fiamme li devastò. Istintivamente Maya sguainò la spada e si lanciò di corsa verso il villaggio. Quando lo raggiunse non poté fare altro che constatare quanto era accaduto in sua assenza: il villaggio era stato attaccato, depredato e dato alle fiamme. Vide i corpi dei suoi amici riversi in pozze di sangue o bruciare in ciò che restava delle case. Trovò i corpi di alcune ragazze spogliati e privi di vita. Con gli occhi spalancati, la mente vuota, le braccia prive di forza iniziò a vagare per le fiamme trascinandosi dietro la spada. Raggiunse i resti del tempio anch’esso in fiamme. Padre Ghilbertus era riverso sulla scalinata in una pozza di sangue, in mano reggeva ancora una vecchia spada. Un rumore. Si girò. Ash era vicino a lei, sconvolto nel viso. -… mia… è tutta colpa mia… - continuava a ripetere. Poi, senza che Maya potesse fare nulla si lanciò fra le fiamme uccidendosi. Maya cadde a terra, disperata, in lacrime per quanto era accaduto… avrebbe voluto porre fine alla sua disperazione alla sua vita, ma si rese conto di non averne il coraggio. Fra le fiamme e il fumo vide una figura venirle incontro. Maya impiegò del tempo per rendersi conto di trovarsi al cospetto della sua dea. Due lacrime rigavano il viso di Shelyn, i suoi occhi erano tristi, ma ne trasparivano collera e delusione. - Avevo fiducia in te – disse la dea – ti ho benedetta concedendoti poteri che sono preclusi ai comuni mortali. E tu hai tradito la mia fiducia. Hai tradito il tuo villaggio. Non hai più la mia benedizione, non avrai più i tuoi poteri, ma avrai la mia collera finché il tuo cuore non avrà espiato le sue colpe. La dea gettò un pendaglio in grembo a Maya. - Quando il tuo cuore sarà sinceramente pentito, usa questo talismano per invocare nuovamente la mia benedizione. E se ai miei occhi sarai nuovamente pura, l’avrai. L’immagine della dea svanì e Maya perse i sensi accasciandosi a terra e stringendo fra le dita il talismano. Quando si riprese si ritrovò in un carro, in mano stringeva ancora il dono di Shelyn. Una donna con dei bambini era con lei sul carro. - Ti sei ripresa? – Domandò questa con tono gentile – Menomale, quando ti abbiamo trovata abbiamo temuto per te. Cosa è successo? Maya non volle raccontare nulla e l’altra non insistette. Giunti ad un villaggio, Maya ringraziò e si diresse verso la locanda più vicina dove prese una camera. Salita e chiusasi dentro si accasciò sul letto dove pianse per tutto il giorno e la notte finché non si addormentò. L’indomani si spogliò dell’armatura e dei simboli sacri di Shelyn. Con una lama si tagliò i lunghi capelli ed uscì dalla locanda. Si fece indicare dove avrebbe potuto comprare uno zaino e un corpetto di cuoio. Tornata in camera mise la sua armatura sacra e la spada nello zaino, indossò il suo nuovo equipaggiamento e, pagata la stanza, si avviò per espiare le proprie colpe.
  14. sonya Sta a vedere che siamo arrivati fin qui al freddo per nulla... Scendo da cavallo, prendo scudo e mazza e guardo gli edifici. Winona mi fa un incantesimo per rendere la mia pelle più resistente. Forse ai suoi occhi devo sembrare fragile. grazie... Va bene vado a vedere nella stalla. Mi concentro e lascio che il mio corpo e le ombre diventino tutt'uno. Master
  15. io dovrei rientrare al campo se il mio nuovo amico mi segue
  16. Sonya Charon E' da parecchio che stiamo cavalcando nella neve. Ancora non riesco a capire come abbiamo fatto a cedere subito a questa richiesta, va bene i soldi... ma anche riposare non farebbe male... come al solito... schifosi umani FInalmente arriviamo in prossimità del luogo indicatoci, nessuno in giro, qualche finestra illuminata e i cavalli nella stanza che nitriscono in un modo strano. Secondo voi, ci daranno almeno qualcosa di caldo da mangiare, o ci faranno ripartire subito? Domando ai miei compagni
  17. Hakim Il viaggio, canti religiosi a parte, procede bene e tranquillo, almeno finché i primi predoni non si fanno vedere ci attaccano. Un essere minuscolo su un centopiedi. Non sono abituato a combattere a dorso di dromedario. Io chiudo la fila, meglio. Vediamo se hanno rispetto per i signori del tutto! Voi altri non guardate! intimo ai miei compagni, mi concentro e lascio che l'aurea di colui che mi da il potere fuoriesca dal mio corpo. Nel frattempo estraggo la mia arma @master
  18. Idem: https://www.myth-weavers.com/sheet.html#id=1738684
  19. Eccomi! In serata dovrei poter avere la scheda con i dati principali (aka senza equipaggiamento o quasi)
  20. I Sereniti continuano il loro canto per incitare i propri compagni e inspirare loro il coraggio per la battaglia, fra loro PG, stringe la propria arma e attend ail momento propizio per essere di supporto ai propri compagni. Più avanti i cavalleggeri interrompono il loro fuoco e spronano i cavalli in una strana rititirata riuscendo ad attirare su di sè un nutrito gruppo di orchi che, urlanti e facendo roteare le proprie asce, si lancia al loro inseguimento. Gheppio, invece si stacca dal proprio contingente andando rapidamente a trovare un piccolo avvallamento dove si occulta, col proprio cannocchiale inizia ad osservare gli avversari: letteralmente brutti e grossi. Ne individua uno che non indossa alcuna armatura e invece di armi ha un lungo bastone nodoso, porta un teschio animale come pendaglio e sembra stia effettuando degli incanti sui propri compagni. Ulfeni, non morti e nani stanno assaportando l'imminente scontro, c'è chi sputa a terra, chi smuove la terra col piede. Thormun e fra questi in sella alla sua cavalcatura si assicura le redini in una mano e stringe con vigore l'arma nell'altra mano. L'artiglieria continuano a sparare, nubi di denso fumo grigio si levano dalle retrovie e colonne di terra e sangue esplodono fra le fila nemiche. Nubi di frecce oprovenienti da entrambi gli schieramenti oscurano il cielo stellato colpendo su entrambi i fronti. Dagli ulfeni si leva un coro sommesso che richiama le forze della natura, l'erba del terrneo inizia a crescere, le rocce si muovono e rotolano, molti orchi sono obbligati a rallentare la loro carica, ma alla fine giungono a contatto Il fragore delle armature, delle lame e degli scudi che cozzano fra di loro è tale da soffocare, in un istantaneo boato, la voce dei cannoni, urla e sangue si mescolano fra di loro.
  21. Rapidamente venite raggiunti da una parte delle guardie cittadine e da alcuni chierici che, letteralmente, spazzano via i non morti rimasti. Credo dice uno dei chierici che il responsabile sia quell'uomo laggiù. E vi indica, circa trecentometri più avanti rispetto a voi, un uomo con le bracci asollevate ed evidentement eignorato dai non morti che continuano a sciamare dalle catacombe. nota
  22. I chierici avanzano raggiungendovi Guardate che non abbiamo finito, le tombe si aprono ancora! E credo che il responsabile sia quell'uomo laggiù! Detto ciò il chierico vi indica una figura in lontananza con le braccia rivolte verso l'alto e avvolto in un mantello. Da voi disterà circa 200 metri. #wolfen @Kross
  23. Il golem continua a muoversi, ma pare sia più intento a sorvegliare il corridoio che a cercarvi. Ne avete la certezza quando vi passa davanti senza degnarvi di uno sgauardo. nota
  24. Seraphim La notte passa tesa, ma tutto sommato tranquilla. Al mattino scendiamo nella sala comune per la colazione. Mi avvicino all'oste che si lamenta di un furto subito. Buongiorno, ho sentito che le hanno rubato qualcosa, spero non fosse un oggetto di valore economico o sentimentale.

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