@Ghal Maraz Nathan Clark La tua risposta lascia un retrogusto amaro sulle labbra di Kathlyn. Non lo mostra subito, ma lo cogli — quel minuscolo fremito sul suo viso, il lieve abbassarsi dello sguardo, come se qualcosa dentro di lei avesse vacillato per un attimo. Poi però rinasce il sorriso: non quello dolce di prima, ma uno diverso. Più affilato, quasi da sfida. Un sorriso che ti schiaffeggia il cuore e ti fa desiderare, per un secondo, di non aver detto niente. Di tornare indietro. Di baciarla ancora, e basta. “Scrivo a una mia amica.” ti dice, sollevando il telefono e accennando una smorfia da complice. “Non che io abbia tutta ‘sta voglia di essere trovata subito, ma... diciamo che preferisco scegliere chi mi trova.” La vedi muoversi rapida sulla tastiera, i pollici che scorrono con sicurezza. Poi ti lancia uno sguardo rapido da sotto le ciglia, mentre ancora digita. “Comunque,” aggiunge, con tono fintamente offeso, “il tuo numero lo voglio. E se non me lo lasci, non esco da qui. Giuro. Bloccherò la porta e ti toccherà sopportarmi ancora, tipo... ore.” Ride, ma c’è qualcosa di vero in quella risata. Un filo di tensione che sa di gioco — e di desiderio. Stai per risponderle, forse per cedere, forse per rilanciare, ma non ne hai il tempo. CLICK. Un rumore secco spezza l’attimo. La serratura della porta scatta con un suono metallico e netto, poi la luce esplode nella penombra dello sgabuzzino mentre la porta scorrevole si apre improvvisamente. La prima luce — quella fredda del neon del corridoio — vi colpisce agli occhi, accecante. La seconda — un lampo improvviso, breve ma intenso — vi trafigge da un’angolazione più bassa, troppo rapida per essere evitata. Un flash. Non vedi subito chi c'è, ma il brivido che ti corre sulla schiena non ha bisogno di spiegazioni. Kathlyn sbatte le palpebre e tu, ancora vicinissimo a lei, sei perfettamente consapevole della scena che chiunque, là fuori, potrebbe aver appena immortalato. Quando finalmente metti a fuoco vedi Orion col telefono puntato verso di voi. @Theraimbownerd Orion Kykero Il cuore ti sobbalza nel petto, e non solo per l’adrenalina: hai trovato Nathan. O meglio, l’hai beccato. Il tuo dito scivola sul display del telefono, già pronto: la fotocamera è attiva, l’upload automatico al cloud impostato. Nessun margine di errore. Afferri con sicurezza la levetta della maniglia a incasso, sentendo il metallo freddo sotto le dita. La ruoti lentamente, fino a sentire lo scatto secco che libera il meccanismo. Poi, con un movimento fluido e deciso, tiri la porta scorrevole, spalancandola in un lampo. Non ti prendi nemmeno il tempo di processare la scena. La fotocamera cattura l’istante, più d’uno: click, click, click. Non serve nemmeno inquadrare con attenzione: quel che conta è il contenuto. E quel contenuto c’è. Eccome se c’è. Un ghigno ti si stampa in faccia quando finalmente i tuoi occhi mettono a fuoco: Nathan, chiuso in uno sgabuzzino, e non da solo. Con lui, praticamente incollata, c’è Kathlyn Rodriguez. Proprio lei — la Rodriguez del secondo anno, libero della squadra di pallavolo, quella che, gira voce, sia una abbastanza facile. I due sono troppo vicini. Non serve essere geni per capire che stavano facendo qualcosa di più di una chiacchierata amichevole. I volti sono ancora caldi, rossi. Il respiro di entrambi — lo percepisci — è corto. L’atmosfera sa di intimità. Di qualcosa appena successo. O appena interrotto.