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[Narrativo Saky] - Soccorso alle locande


Selvaggio Saky

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Entiana-Vellola

Il vento fresco e frizzante proveniente da ovest si faceva strada per la pianura giungendo a riempire le strade della città di Vellola.

I tetti delle case, così come le palizzate di massiccio legno rivolte in quella direzione, erano ricoperti della polvere di alghe verdi, polvere che rendeva gli originari dello stato entianese riconoscibili a tutti.

Vellola era la città di passaggio per i metalli e le gemme che venivano estratte incessantemente dai laboriosi nani nelle gallerie situate nei Monti Ricchi, era un punto di sosta per i commercianti, i lavoratori che si recavano da nord a sud e viceversa e, ovviamente, per le guardie imperiali dell’Entiana.

All’interno della città, all’ora dello zenit, le carovane erano in sosta presso le diverse locande e ristoranti, vero punto di sostentamento della cittadina.

La locanda dei Tre Passi era una costruzione di pietra giallastra grigia di tre piani, alta abbastanza da presentare le sfumature color smeraldo sopra le finestre dell’ultimo piano.

L’insegna gialla, rappresentante un uomo a piedi che entra in un portone, dondolava leggermente al vento senza emettere alcun suono e la porta, anch’essa dipinta di giallo era semiaperta.

Al di sotto delle grandi finestre della sala comune, grandi vasi di fiori lilla e blu abbellivano l’angolo della piazza principale.

Dall’interno il vociare degli avventori e la musica di mandolino rallegravano la strada lastricata con pietre consumate e le stalle con il parcheggio per le carrozze e le carovane.

L’interno della locanda era fresco e ben areato tavoli tondi da otto dieci posti costellavano il pavimento di legno pulito, la pittura bianca era immacolata ed il palchetto, da dove si esibiva il menestrello con il mandolino, era sopraelevato con una ringhiera ai lati intarsiata.

Era pieno di gente di medio alto ceto sociale, a quanto sembrava, gli uomini erano quasi tutti mercanti, vestiti con ricchi abiti e di etnie diverse, vi erano pochi entianesi fra loro. In altri tavoli erano seduti i nani delle miniere, barbe corte e ben curate dai colori marroni e rossicci o neri con poche sfumature di verde, comunque presenti.

Anche alcuni ufficiali delle guardie erano mescolati tra gli astanti, il giallo oro delle casacche, recanti l’albero imperiale e la gemma a otto punte verde dell’Entiana, avevano diverse catenelle argentate e dorate tra la spalla destra e la cintura, simbolo dei ranghi ricoperti.

Grant Il’Vazier era il proprietario della locanda, a prima vista si notavano i grandi baffi bianchi dalle sfumature verdi ed i capelli, anch’essi bianchi e verde.

Decisamente era originario dello stato entianese , gli occhi, piccoli e affossati dietro alle lenti da vista, avevano lo stesso colore dei tetti della città, il naso aquilino stonava nelle gote tonde del viso rovinando l’aria giocosa che trasmetteva.

Non era alto, ma robusto, le maniche della camicia a quadri beige e bianchi erano arrotolati fin sopra al gomito mostrando avambracci solidi e le grandi mani dalle corte e larghe dita erano impegnate a pulire il bancone della locanda con uno straccio lindo.

Il grembiule giallo era legato attorno al prominente ventre e dietro al collo, portava al centro il simbolo di una botte di birra che versava il contenuto su un cuscino in un gagliardetto blu.

Un tavolo era lasciato libero, il più vicino al bancone, ed il pezzo di legno appoggiato su di esso illustrava la dicitura “Riservato ad avventurieri, rivolgersi a Grant”.

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Nel frattempo un giovanotto, alto all'incirca 1,85 cm e con i capelli biondi, era entrato nella locanda, si potevano facilmente notare il liuto che portava legato dietro la schiena e una spada corta infoderata e appesa alla cintura.

"Credo che questa possa andare bene, vedo che c'è anche un bravo menestrello... ah, la musica... e chissà se si può trovare una dolce giovincella che ha bisogno di compagnia", pensò mentre il suo sguardo si spostava da un gruppo di ricchi mercanti a un altro gruppo i simpatici nani che stavano ridendo dopo aver sentito la barzelletta di un compagno. Il ragazzo si sistemò i lunghi capelli dietro le spalle e finalmente intravide l'oste indaffarato al suo bancone, poi si avvicinò.

"Salve buonuomo" si rivolse all'oste con un sorriso "molto piacere, mi chiamo Dyk, e sono arrivato appena adesso in questa simpatica città dopo cinque giorni di viaggio... vi sarei davvero grato se mi riservaste una stanza per poter riposare questa notte"

Poi si passò di nuovo una mano tra i capelli.

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Lì dentro nessuno gli faceva troppa attenzione: c'era troppa confusione perché potessero notarlo. I mercanti, con borselli ben pasciuti, non si curavano troppo di essere particolarmente appariscenti. Ed avevano ragione: la locanda pullulava di guardie. I simboli dell'Entiana che scintillavano sulle cotte dorate.

Rockalor sorseggiava la sua birra, badando che il cappuccio gli coprisse in parte la testa. A volte nelle locande potevano accadere dei guai quando si rendevano conto di chi fosse veramente. Gli uomini in questo erano sempre particolarmente bravi e stupidi.

Peccato che anche Rockalor fosse un uomo, almeno in parte. Ma non aveva ancora mai capito quale fosse la sua componente umana nella faccenda. Forse quel viaggio l'avrebbe aiutato prima o dopo a scoprirla.

Nel frattempo si godeva il buon boccale di birra fresca al bancone ed ascoltava di sottecchi le conversazioni serrate che si tenevano nella locanda. Il posto gli piaceva, dopotutto: nessuno gli aveva fatto troppe domande. L'oste lo aveva servito quando aveva visto i soldi sul bancone e si era mostrato allegro e gioviale.

E soprattutto non troppo curioso.

Decise che avrebbe aspettato l'occasione o la conversazione giusta e continuò a sorseggiare.

Sotto il cappuccio nascondeva i tratti di un giovane elfo.

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Davanti alla locanda dei Tre Passi Newak si fermò: era sempre a disagio nell'entrare in luoghi pubblici, a maggior ragione un luogo estraneo come quello, pieno di gente dai capelli verdi.

Fece due passi oltre la soglia e subito si trovò suo malgrado al centro dell'attenzione: voltandosi goffamente, aveva urtato un tavolo con l'enorme manico della lancia, rischiando di rovesciare la birra di un nano.

«Guarda dove vai, razza di orso maldestro!» gli urlò il nano.

Newak si strinse nelle larghe spalle e mormorò una scusa.

Non aveva il coraggio di sedersi ad un tavolo con degli sconosciuti: si issò su uno degli sgabelli al bancone, che sembrava assurdamente piccolo al confronto della mole possente del ragazzone, e fece accucciare Fiamma ai suoi piedi.

«Una-una birra scura, per favore» disse all'oste quando questo si rivolse ai lui. L'oste lo servì in fretta e tornò a dedicare la sua attenzione ad altri clienti.

Newak non trovava il coraggio di interromperlo per comunicargli la raccomanadazione ricevuta dai soldati dell'Impero.

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Xankas arrivò in città cavalcando Turba, in città attirò subito l'attenzione, vestito con una tunica bianca e un turbante non passava certo inosservato, le due scimitarre di diversa lunghezza ai fianchi, e il piccolo cavallo che montava non lasciavano dubbi, era un cavaliere del Follon.

Avvicinatosi alla locanda legò Turba a una staccionata, entrò e si guardò intorno, un paio di avventori posarono lo sguardo sulla sua pelle abbronzata, Xankas li ignorò e si diresse rapidamente al bancone dove e rivolgendosi all'oste disse: "Il signor Grant presumo. Sono Xankas Dryson, mi hanno detto che avete del lavoro per me."

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Arrivato in città osservò, come faceva sempre,l'accalcarsi delle strutture "Civili" che rendevano le città cieche e sorde, di certo preferiva gli spazi aperti dove Labolus poteva sentirsi in tutto il suo splendore.... cammino attento verso la locanda dei tre passi e varcatane la soglia osservò attentamente tutti i gruppi degli astanti per poi avvicinarsi al bancone, Brus di certo era più alto dei suoi simili ma manteneva la corporatura tipica delle genti del nord, i lunghi capelli castani erano legati semplicemente in una coda alta, gli occhi invece riflettevano il freddo della sua terra natia, accostatosi al bancone si rivolse all'oste

<Buon uomo una birra ed un pasto veloce...>

Guardandosi attorno cerco un posto libero e notando solo il tavolo vicino al bancone chiese

<E' possibile sedere a quel tavolo per desinare?>

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Grant smise di servire gli astanti e, sorridendo con denti un po' ingialliti e storti, disse.

"Solo se voi siete venuto a rispondere al dispaccio che ho lasciato nell'Impero" Poi verso il ragazzo del deserto "Anche per voi vale lo stesso. Altre persone valorose potrebbero arrivare in nostro soccorso o potrebbero già essere qui" Lo sguardo cadde sul grosso ragazzo che i nani tenevano sott'occhio ed il giovane rampante.

"Voi non siete di qui, non siete mercanti a quanto sembra e nemmeno nani HAHAHAHAH" La risata si interruppe bruscamente.

"Mi aspettavo qualcosa di meglio però. Accomodatevi al tavolo che vi ho riservato, vi raggiungo in um momento"

Sparì così nel retro per alcuni minuti.

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Xankas era infastidito dal comportamento dell'oste, lui non era certo li per perder tempo... comunque decise di acconsentire alla sua richiesta, si avvicinò al tavolo e mentre si sedeva si rivolse agli altri chiamati in causa da Grant: "Qualcuno di voi sa di che lavoro si tratta?"

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Il giovanotto si rivolse a colui che gli aveva parlato con un sorriso che metteva in risalto tutta la sua puerile bellezza, si passò per l'ennesima volta la mano sinistra sui suoi lunghi capelli biondi e porse la destra a Xankas: "Oh no che non lo so, so solo che sono giunto fino a qui per ordine del mio maestro, e che ho viaggiato per giorni; tutto il resto spero che sia chiarito al più presto... comunque molto piacere, io sono Dyk"

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Rockalor assorbiva per così dire le conversazioni che stavano avvenendo attorno a lui in quel momento. Nulla di interessante, tranne le allusioni dell'oste. Forse, finita la birra avrebbe dovuto alzarsi ed andare via da lì. Non era un posto così interessante dopotutto.

Se non fosse stato per i strani discorsi dell'oste.

Aspettò di averlo davanti mentre serviva al bancone ed allungandogli il prezzo in monete della birra appena bevuta lo guardò da sotto il cappuccio:

Mi deve scusare, io vengo da un lungo viaggio ed ovviamente non sono originario di questi posti. Anche non volendo non ho potuto fare a meno di sentire. Cos'è questa storia di avventurieri? E' successo qualcosa di grave?

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Il giovanotto si rivolse a colui che gli aveva parlato con un sorriso che metteva in risalto tutta la sua puerile bellezza, si passò per l'ennesima volta la mano sinistra sui suoi lunghi capelli biondi e porse la destra a Xankas: "Oh no che non lo so, so solo che sono giunto fino a qui per ordine del mio maestro, e che ho viaggiato per giorni; tutto il resto spero che sia chiarito al più presto... comunque molto piacere, io sono Dyk"

"Il mio nome è Xankas Dryson - disse al ragazzo poco più alto di lui - spero che quest'uomo si sbrighi, vorrei chiudere in fretta questa faccenda... " concluse senza guardare in faccia il suo interlocutore, il suo sguardo era rivolto verso il bancone, aspettava il ritorno dell'oste con espressione seria e sguardo cupo, accarezzando periodicamente l'impugnatura delle sue scimitarre, entrambe avevano per manico la testa di un cavallo.

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Obbedendo all'invito dell'oste, per quanto si avvicinasse controvoglia a degli sconosciuti, Newak lasciò il bancone e si avviciniò timido al tavolo. Era decisamente il più grosso tra quei giovani, eppure era intimidito. Tenendo sempre bassi gli occhi, grossi, marroni e liquidi come quelli di un bovino, si portò presso il gruppetto, ma si accorse di non potersi accomodare su una sedia con lo schienale con la lancia imbragata alla schiena.

Rimase ciondolante in piedi, a proiettare una grossa ombra timida sul tavolo.

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Grant prese la moneta dello sconosciuto, la guardò un attimo come per esaminarla, con aria curiosa.

La porse di nuovo all'incappucciato individuo e sorrise dicendo "Dovrei essere io quello che paga per il servizio che mi darete" ammiccò dietro gli occhiali fini.

Si avvicinò quindi al tavolo dove era posizionato lo strano gruppo e prese una sedia.

Gli occhi della locanda erano tutti puntati in quella direzione.

"Signori, il mio nome è Grant Il'Vazier. Sono il capogilda dei locandieri e ristoratori di Vellola e vi porgo il benvenuto nella nostra città." Debuttò.

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"Molto piacere, io sono Dyk e vengo dalle terre del nord" disse il bel giovane al locandiere rivolgendogli il suo solito sorriso amichevole "a giudicare dall'attenzione che ci è stata rivolta da tutta la locanda presumo che si tratti di una faccenda di non poco conto... potremmo sapere altro da voi?"

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Avvicinandosi lentamente al tavolo già accupato dallo strano gruppo ascoltò le prime conversazioni cercando di intuire le varie personalità dei componenti, al debutto dello sconosciuto si apprestò al tavolo per udire meglio in cosa consisteva il problema e l'ingaggio che offriva Grant Il'Vazier...

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Xankas rimase ad ascoltare, allungo una rapida occhiata all'uomo in piedi quindi si alzo e si avvicinò a lui con aria truce, gli slaccio la lancia mentre quello restava immobile come terrorizzato, la appoggio al muro e allontano una sedia dal tavolo per permettere all'omone di sedersi, in questi istanti rimase serio e impassibile come se indossasse una maschera di pietra.

Quindi si sedette di nuovo e si rivolse a Grant "Il mio nome lo conoscete, io conosco il vostro: ora parlatemi di questo lavoro, il mio tempo non è illimitato."

GdR OFF: mi sono preso un po' di libertà con il pg di Airon17, Newak, se ho esagerato basta un mp ed edito ;-)

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Il locandiere fissò l'uomo del deserto con aria seria "Questo è lo spirito che serve, ma ricorda che l'irruenza non convive con gli altri e la solitudine non porta al successo, di qualsiasi successo voi andate in cerca" lo sguardo fece il giro della tavola incrociando quello del gruppo.

"Ora. Da qualche tempo a questa parte i locandieri e ristoratori di Vellola vengono minacciati da una gilda di malviventi. Si fanno chiamare "l'Ago Avvelenato" e chiedono pagamenti mensili a tutti noi." Grant scosse la testa tristemente e poi continuò "già due cari amici sono spariti, rifiutandosi di cedere alle minacce. Io credo sarò il prossimo perchè non ho intenzione di dare il frutto dei miei sforzi a gente del genere. Pensare che Vellola era un posto così pacifico." Quasi sul punto di versare delle lacrime, Il'Vazier si alza e chiede scusa, ma il lavoro lo attende, fa un cenno ad una bella cameriera che arriva subito con vettovaglie per tutti.

"Questa sera, dopo la chiusura vi dirò di più, forse è meglio tenere certe cose riservate. Intanto godetevi l'alloggio che vi ho preparato e non parlate con nessuno o farò una brutta fine" preoccupato aggiunse "e potreste fare una brutta fine anche voi" se ne andò nelle cucine.

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Rockalor sollevò il sopracciglio da sotto il cappuccio, quella gente doveva essere proprio disperata per arrivare a reclutare dei perfetti sconosciuti. Aveva pensato di alleggerire le tasche di qualche ricco mercante là dentro, ma così facendo l'avrebbero preso per un componente di quelli della banda. Per il momento era meglio guardarsi attorno e capire con chi avesse a che fare. Fingendo di dedicarsi solitariamente alle proprie vettovaglie e giocherellando con la moneta in una mano guardò con attenzione gli "altri" avventurieri.

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Dyk rimase senza parole dopo aver sentito il discorso dell'oste, aveva sempre sognato di andare all'avventura, ma ora che si prospettava questa nuova e pericolosa missione una misteriosa paura gli aveva raffreddato il cuore.

Prese un attimo fiato e poi cercò nei volti dei compagni qualche rassicurazione, ma tutto senza esito... allora si abbandonò sulla sua sedia e prese in mano il liuto che accarezzò dolcemente

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Newak si riappropriò della lancia in un baleno, poggiandola al proprio fianco, trattenendosi dal colpire colui che l'aveva toccata. La mancanza di controllo nei confronti delle offese lo aveva fatto quasi scappare dal suo villaggio, non voleva essere cacciato anche da questa locanda. Ingoiò il boccone amaro e si sedette, sempre tenendo d'occhio colui che si era presentato come Xankas. Quando la cameriera portò il cibo, si riempì il piatto in maniera esagerata ed iniziò a mangiare, gettando di tanto in tanto dei bocconi a Fiamma.

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