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Il palazzo di cenere


Persychan

Messaggio consigliato

@Jeremiah:

Spoiler:  
A dividerti da dove iniziano le case ci sono almeno duecentro, trecento metri, se non di più, quindi non ne sei certo, ma ti pare di vedere un certo movimento e delle persone, o almeno qualcosa di umanoide e con delle caratteristiche fisiche simili visto che per la distanza sono poco più che ombre o macchie di colore, passare.

@Loria

Spoiler:  
Dopo un po' ti sovviene un dettaglio della conversazione che fino ad ora avevi preso troppo alla lettera, forse spaventata dalla prima sensazione provata alla vista dell'intaglio: quello che lo studioso ha citato quando gli hai chiesto dei fiori è in pratica il loro significato nei linguaggio dei fiorii e sono tutti fiori dal significato decisamente triste, cioè guerra, amore non corrisposto/disperato/suicida, conoscenza o ricordo doloroso, cosa non comune per dei fiori. (Nobiltà 17) Inoltre sono fiori usati in alcune varianti di incantesimi come componenti materiali, anche se non te ne viene in mente nessuno e nessuna possibile sostituzione che usi tutte e tre le piante contemporaneamente. (Arcane 23).

Non ti viene in mente nulla di nuovo, ma ti pare strano che lo studioso non conoscesse il Piano Materiale dal momento che viene spesso usato come punto centrale o di partenza della cosmologia. E non sei del tutto convinta del fatto che possano esserr "umani", più che altro per quell'enorme magia che hai percepito con l'Individuazione. Altri metodi che ti vengono in mente sono ovviamente il più potente Viaggiare tra i piani o l'uso di un Portale Dimensionale sempre che esistano se questo è un Semipiano creato artificialmente. (Piani 26)

Spoiler:  
La prossima volta ricorda di specificare nello spoiler cosa stai cercando invece di costrigermi a inseguirti in chat XD
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Loria

Dopo una breve pausa riprese fiato e continuo' a spiegare.

le pergamene saranno dura da trovare, non sono mica comuni.

Quedi tre fiori sono tra i pochi dal significato molto triste, cosa non comune visto che sono anche componenti per incanti....anche se ammetto di non ricordare l'incanto che usa tutti e tre i fiori insieme: ho preferito studiare per non usare le componenti.

E poi lo studioso...e' troppo strano che non conosca il piano Materiale...

Prese il respiro, guardando le case sotto.

Qualcuno ci voleva qui, serviti e riveriti a capo di una cittadina. Non e' certo malaccio...ed e'questo il problema. Chi rapisce persone a caso solo per metterle a capo di qualcosa in un altro piano? Non sono tanto famosa da attirare attenzioni.

Dopo un paio di passi sorrise ai compagni. Andiamo ad indagare?

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Loria mi prende e mi conduce fuori da quella casa

Finalmente siamo usciti, non ne potevo più di quel posto

Poi ascolto il suo discorso sui piani, ammetto di non capirci molto, ma avendo studiato la magia arcana per vari anni qualcosa mi torna.

<< Si hai ragione, dobbiamo trovare queste pergamene, o magari, chi lo sa', possiamo trovare un mago molto potente qui in giro che, in cambio di qualche moneta, ci rimandi proprio lui nel nostro piano.

Io, almeno, spero bene...

Comunque, questo giro per fuori, preferite farlo a piedi o in carrozza? >>

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Benforst

Il paladino annuisce alle parole di Loria. "Abbandoniamo questa casa. Andiamo al villaggio, laggiù, e vediamo se possiamo trovare qualcuno di più utile. Ma certamente occorre lasciare questa strana prigione. Prendete tutta la vostra roba.".

Quindi si volge a rispondere a Lady Nellaser: "Milady, se lei ha detto di avere una carrozza, andiamo a prenderla. Forse ci lasceranno andare, o forse scatterà la trappola che ci hanno teso. Chiediamo a quei tre... "esseri" là dentro di condurci alla carrozza e di prepararla per il viaggio. Mi raccomando, non prendete quel the che stanno preparando, nè altre pietanze che vorranno offrirvi... non sappiamo cosa potrebbero contenere! Potrebbero essere avvelenate... venite, vado a ordinargli di condurci alla carrozza"

Quindi, il paladino si avvia dentro la casa, tornando in cucina. Nel tragitto, pensa: "Anche Lady Nellaser si è fatta convincere dalle stranezze di Loria. Quella ragazza fantasiosa inizia ad essere un problema... se quelle follie che va dicendo riescono a convincerli tutti, poi ci crederanno davvero. Questo posto li sta intrappolando molto più a fondo di quanto non sembri... nessuna sbarra, nessun cancello... eppure la prigione si forma nella loro testa! Sono convinti di esser giunti in un luogo arcano, diverso dal nostro mondo! Che follia!".

quando raggiunge la cucina, ancor prima di varcare la soglia, pronuncia in tono imperioso: "Ascoltatemi bene. I padroni adesso se ne andranno a fare una lunga escursione. Preparateci tutto il necessario per un lungo viaggio. In particolare, olio per le lanterne, cordami, teli e coperte. Anche due otri per l'acqua e qualche sacco per il cibo... ma non preparatelo. Se l'avete, un arco e delle frecce. Andremo a caccia. Avete detto che la Padrona ha lasciato la carrozza nelle scuderie... bene, andate a prenderla e preparatela. Se ci sono dei cavalli, sellateli e preparateli. Il più alla svelta possibile, i Padroni hanno fretta!". E ciò detto, rimane sulla soglia della cucina, sorvegliando da lì sia l'ingresso dove ci sono le due donne, sia la cucina con quegli strani servitori. Ancora non ha riposto l'arma, che tiene salda in pugno.

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La ragazza, Liria, si alza subito dalla sedia alla ricomparsa di un suo padrone sull'uscio abbandonando il discorso con l'altro servitore, lo studioso, e annuisce, con un mezzo inchino, per poi voltarsi pronta a mettersi al lavoro, peccato che si fermi subito girandosi nuovamente verso il paladino e chiedere perplessa: "Quest'umile serva vorrebbe fare quanto ordinato, ma la carozza della padrona Nellaser è già assai colma e non vi è più possibile caricarvi altro o ben poco, quantomeno non se desiderate viaggiarvi all'interno. - tace un attimo come a lasciare il tempo affinchè il padrone comprenda quanto da lei detto, poi aggiunge: "Se desiderate mia sorella può accompagnarvi con un carretto con quant'altro necessario, padrone. Scegliete pure con calma, io nel frattempo andrò a occuparmi dei cavalli e farò uscire la carrozza sul vialetto, se non avete bisogno di altro."

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Benforst

Rivolgendosi alla ragazza-cadavere: "Porta fuori la carrozza con tutto quello che c'è dentro e con i suoi cavalli, e altri destrieri, abbastanza per tutti e quattro noi... noi... "padroni". E non dimenticare la roba che ti ho detto. Lascia... lascia... "Dormire" tua sorella, non ci serve il suo aiuto. Tu piuttosto... non rammento il tuo nome, uomo savio... vieni, vieni lesto fuori con me che dobbiamo parlarti!".

Detto questo, l'uomo si volta, tornando verso le donne lasciate presso l'ingresso della casa e aspettandosi che l'uomo saccente lo segua.

"Ho dato ordine di portare qua tutta la nostra roba... compresa la sua carrozza, Lady Nellaser..." dice a Loria e Alwel, in tono perentorio "...dal momento che è un rimedio che stiamo andando a cercare, è meglio darsi da fare il prima possibile." conclude risoluto. Il tono saldo e imperioso lasciano intendere abbastanza chiaramente che Benforst è pronto a mettersi alla guida del gruppo, in ogni senso. Dopo aver detto questo, lasciando intuire che non alcuna replica, passa oltre le due donne, guardandosi attorno e scrutando l'orizzonte.

E' ora che guidi questi naufraghi all'isola della salvezza, prendendo il timone di questa barca impazzita..... pensa tra sè.

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Attese con pazienza il ritorno del compagno, guardandolo un po' sorpresa al suo ritorno.

Roba? Quale altra nostra roba? Spazzo via dalla sua mente la domanda, certa che avrebbe avuto la risposta a breve per parlare di cose piu' urgenti.

Uh, Benfrost...''Rimedio'' non è il termine corretto, sembra che sia una malattia. Stiamo cercando delle pergamene per il viaggio planare, anche se ho la quasi certezza che non le troveremo vista la loro rarità in questa piccola cittadina.

Proporrei di fare un giro ed indagare sulla cittadina. Visto che me la cavo bene nelle discussioni e nei rapporti inter-personali potremmo andare con la carrozza alcuni oppure io a piedi per vedere le reazioni al passaggio della carrozza e poter parlare direttamente con eventualmente i passanti.

Si volto' verso l'anziano. Potrebbe dirci in che rapporti è la cittadinanza nei nostri confronti? Siamo odiati o amati?

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Alle parole del paladino la ragazza sembra voler aggiungere qualcosa, ma poi tace e velocemente esce dalla portafinestra sul retro, scomparendo alla vostra vista. Pochi secondi dopo - probabilmente il tempo di finire la sua tazza di the - e anche lo studioso abbandona la cucina questa volta seguendo i passi del paladino e raggiungedovi con un passo lento e rilassato, quasi meditativo.

Si avvicina, poi per un attimo vi fissa con sguardo limpido vivace che pur chiaro sembra bruciare di un fuoco vivo che mal si adegua ai modi tranquilli dell'uomo. "Per prima cosa, vi prego di ricordarvi il mio nome, messer Benforst, la prossima volta, sebbene io sia un servitore, non sono uno schiavo, quindi mi aspetto di essere trattato come tale soprattutto da qualcuno come voi. O forse con i pezzi di memoria che avete perduto, avete scordato anche le buone maniere? - sorride - Detto questo, madonna Liria, ammetto di essere molto preoccupato per la vostra salute, il fatto che abbiate dimenticato questa citta è la vostra città, città da voi amata, protetta e guidata, non è certamente buon segno..."

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Chiedo venia in sua vece. E' parecchio nervoso ed in questi casi è fin troppo diretto. Attacco' alla fine Loria, alzando le spallee le braccia come a dire ''è cosi''.

Sistemandosi i capelli corti e sorridendo all'anziano con grazia pacata.

Come puo' immaginare noi siamo i primi ad essere decisamente allarmati dalla cosa. E' nostro desiderio appunto visitarla per cercare di riaccendere ricordi e recperare frammenti perduti di memoria. Se non la allarmo o le sembro troppo strana vorrei porle un paio di domande apparentemente fin troppo ovvie ma che possono esserci assai utili a ricostruire i buchi.

Si ricorda da quanto siamo qua in questa città? Se abbiamo dei rapporti, relazioni o accordi con qualche abitante in città? Abili maghi?

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Jeremiah

Il chierico ascolta tutto con sempre piu' impazienza, poi quasi sbotta: Si portate fuori questa carrozza piena... Piena di che? Potrebbe rivelare indizi utili... Noi penseremo a fare posto per utilizzarla. Se questa e' una trappola, e' la trappola meglio congeniata di cui io abbia mai saputo! Il mago responsabile di tutto questo deve essere molto potente...dobbiamo stare attenti. Padroni o no, sento che siamo costantemente in pericolo...

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Ogni parola che sento pronunciare da quei due "servitori" mi lascia sempre più di stucco, al punto da non riuscire nemmeno a seguirli nei loro discorsi.

Hanno detto che noi siamo tornati prima del previsto..., ma io non ho mai ordinato a delle persone di impiccarsi!

decido dunque di rivolgermi al servo

<< Mi scusi Messer Benforst, ma che intendeva dire prima la sua "compagna" per: "siamo tornati prima del previsto"? Intendete dire che noi vi abbiamo detto: " Noi padroni di casa ci stiamo per allontanare, nel frattempo voi impiccatevi e aspettate il nostro ritorno?" Mi sembra così insensato. >>

Ritorno a guardare i miei compagni

<< La carrozza è un po' piena perché ci tengo dentro parecchie cose, ma credo che se aggiungiamo un carro potremo viaggiare senza problemi.

Il problema è: chi fa' il cocchiere per la carrozza? ​>>

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Benforst

Il paladino si volta, lentamente, a fronteggiare lo sguardo dell'uomo, di cui onestamente non rammenta il nome. Ma il suo sguardo non è gentile. Quello non è un uomo. E' una qualche strana creatura che si spaccia per tale, ma non lo è. Non so neppure se sia una cosa via... o morta..

Benforst poi muove qualche passo verso le due donne e l'uomo, e rivolge la parola all'elfa:

"Milady, questo incresciosa situazione nella quale siamo precipitati dovrà avere una risposta... io non ho nessuna delle risposte che mi chiedete, ma forse... quest'uomo..." dice indicando con un cenno della testa il vecchio.

Poi, è su di lui che fissa lo sguardo, imperioso, marziale.

"Io non so il tuo nome, nè ti ho mai visto prima di stamattina. La nostra memoria funziona benissimo, e mai siamo stati Padroni di un luogo come questo, in questa Contea strana e distante. Non so quale sia l'incantesimo che tiene in piedi questo inganno, ma noi NON siamo chi TU dici che siamo. Questo inganno è durato fin troppo a lungo. Vedi questo simbolo?" dice battendosi il pugno sul petto, dove con una sottile lamina d'oro è inciso il sacro simbolo di Iomedae, la spada cinta dall'aureola "Lo riconosci? Io sono un Servo, non un Padrone. Sono un Servo della Dea del Valore e della Giustizia, e sono qui per scoprire la Verità. Le tue storie ed i tuoi racconti... "uomo" di cui non conosco nè ho mai conosciuto il nome, sono il frutto di un sortilegio. Non so se hai anima e cuore come gli esseri umani cui somigli, ma mai avevo visto in natura creature dormire a quel modo, come addormentati da un incantesimo maligno. No, non mi fido affatto né di te, né delle due ragazze là dentro. E finché non avrò la CERTEZZA che non sei un qualche strano scherzo della magia, per me TU sarai solamente una strana, sinistra minaccia in questo panorama assurdo e bizzarro, in cui siamo stati rapiti contro la nostra volontà. Ti è ben chiaro, adesso? Se vuoi veramente darci una mano, indicaci la via per tornare a Carpendem."

Quindi tace, fissando l'uomo con sguardo saldo e inquisitorio, di chi non ha più voglia di sentire storie assurde e vuole la Verità.

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"Siete qui dal giorno della Seconda Grande Luce, messeri, e rispondendo alla vostre altre domande, madonna Loria, loro sono i vostri sudditi e si tratta di una cittadina, c'è quindi qualche conoscitore dell'arte arcana, ma non definirei nessuno di loro un abile mago..." Risponde in modo pacato alla maga, mentre tira fuori da una tasca un pipa e un piccolo tizzone che non pare bruciargli le mani, ma che con facilità accende il tabacco, per poi iniziare ad aspirare fumo tra una frase e l'altra. "E no, madonna Nellaser, non ci avete comandato di "impiccarci", se così la volete mettere, ma abbiamo dovuto aspettare e le nostre energie non sono infinite quindi abbiano fatto ciò che dovevamo per risparmiare le forze e risposarci, aspettandovi."

Alle parole del paladino, invece, sembra quasi non percepirle o comunque non farsene toccare: l'espressione rimane la stessa e una dopo l'altra boccate di fumo escono dalle sue labbra. Soltanto quando il paladino ha ormai finito e dopo qualche secondo di silenzio, in cui il saggio Camer non fa che aspirare dalla sua pipa, finalmente gli risponde: "Infatti non lo conoscente. Io invece so bene chi servite, messere, ed è per questo che ho accettato di essere servo vostro e dei vostri compagni." Poi c'è un attimo, un silenzio generale, un silenzio assoluto e l'anziano guarda negli occhi Benforst e lui può vederne il fuoco vivo che arde sotto e quasi l'anima, di cui ha tanto parlato, viva e pulsante come il cuore di una noce sotto il guscio morto. "Permettetemi quindi due consigli: imparate a fare le domande giuste prima di cercare la Verità o non la troverete affatto, e secondo che se avrete paura od orrore di tutto ciò che considerate diverso, beh, non rimarrete sano per molto."

L'uomo sembra voler aggiungere qualcosa, ma lo sferragliare di ruote e il rumore degli zoccoli interrompe il suo discorso, mentre sopraggiunge lungo un bel viale sterrato dal retro della casa la giovane Lirin con quanto promesso: la carrozza di Dama Nellaser e tre cavalli.

"Ecco qui padroni.." Dice scendendo dalla cassetta con qualche difficoltà visto il lungo abito per poi porgere le briglie al resto del gruppo.

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Jeremiah sale iñ carrozza e cerca di raccapezzarsi iñ quello straño e ñuovo moñdo. Si era stañcato di arrabbiarsi coñ quegli essere. La soluzioñe ñoñ era quella evideñtemeñte. Doveva peñsare a qualcos'altro! Prima che la carrozza parta, si rivolge alla ragazza che l'ha portata: C'e' qui uñ qualche Tempio? Che dio si veñera qui?

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Benforst

Il paladino sente un fuoco iniziare ad avvampare dentro di lui, come se l'ira stesse per scoppiargli dentro. Poi però sopraggiunge come un tocco di grazia, e sente quella passione ardente affievolirsi. Respira profondamente, e sente le membra rilassarsi come da un gran peso. E' di nuovo calmo.

"Camer... Camer... dunque è Camer il suo nome... sembra così... così reale! Così vivo! Devo calmarmi. Rimanere concentrato. Non ho idea di cosa sia questa creatura. Potrebbe non essere un uomo, è vero, ma finora non ci ha fatto del male. Magari serve lo stregone responsabile del nostra rapimento senza saperlo. Magari era come noi... un tempo. E poi ha iniziato a far parte di questo incubo... si... potrebbe anche essere così... povera creatura...! Non devo cedere alle provocazioni. Chiunque stia troppo a lungo dentro questo maleficio potrebbe perdere il senno... un'intera contea! Oh! avevo sentito di stregoni potenti, ma questo... questo è veramente incredibile! ".

Il paladino continua a fissare pensieroso il vecchio Camer mentre questi sbuffa dalla pipa, e non volge lo sguardo neppure al rumore della carrozza e dei cavalli in arrivo. Ma il suo sguardo muta a poco a poco in un sorriso benevolo, quasi compassionevole, di chi sa che sta parlando con un pazzo ormai troppo addentro nell'illusione in cui è stato catturato.

"Ne riparleremo, messer Camer..." dice poi, respirando di nuovo a fondo, drizzandosi per rilassarsi e poi volgendo lo sguardo alla carrozza.

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Ci troviamo in un altro piano, in un altro luogo..., diverso dal nostro.

Siamo stati portati qui da uno stregone..., ma perché? Perché proprio noi? Non mi sembra di aver mai fatto un torto a nessun stregone.

Nemmeno la mia famiglia.

Tuttavia non devo preoccuparmi, ben presto mio padre provvederà a cercarmi, magari, forse, potrebbe anche chiedere aiuto alla regina, chi lo sa'.

Guardo la carrozza arrivare

<<Purtroppo i cavalli non si muovono senza che qualcuno li guidi, qualcuno se ne intende? Non credo ci voglia molto, basta prendere le redini e tirarle quando i cavalli si devono fermare.>>

Detto questo, se qualcuno si offre, mi accomodo nella carrozza

@DM

Spoiler:  
non attivo il sistema di allarme non essendo in pericolo adesso

Tuttavia, se siamo stati catturati proprio noi, sicuramente abbiamo qualcosa in comune. Chissà a cosa serviremo?

Forse quella casa andrebbe esplorata con maggior attenzione, o forse è meglio non tornarci mai più.

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Benforst

"Sono abile sia a cassetta che in arcione, ma preferirei seguire la carrozza a dorso di un cavallo, per potervi sorvegliare meglio... Madamigella Loria, lei sa cavalcare? E voi, messer Jeremiah?". Chiede il guerriero, scrutando i cavalli alla ricerca di uno abbastanza robusto che possa sorreggere il suo peso. Quindi chiede alla ragazza-serva:

"avete portato anche le cose che vi avevo chiesto... l'arco, i cordami e tutto il resto?"

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Loria si giro' a guardare Benfrost rimanendo letteralmente allibita dalla sua uscita con l'anziano. La mandibola quasi pronta ad aprirsi per lo stupore.

...MA CHE DIAVOLO!? Che gli frulla in testa?! cosa gli ho appena detto?!?! Decisamente alterata cerco' di mantenere la rabbia, deglutendo pesantemente per sorridere nervosa al vecchio. Sbuffo' nervosa, riprendendo la parola.

Non so' come scusarmi per il suo comportamento...sembra decisamente spaventato da questo improvviso vuoto di memoria... sbuffo' ancora. Dovro' badarci seriamente al morale dei miei compagni. Me ne scuso e badero' che si comportino con educazione nonostante forti timori. Concluse con un profondo inchino. La prego ancora di scusarlo.

Si allontano' andando verso la carrozza fermandosi davanti a Benfrost, guardandolo con materna rabbia.

Per strada dobbiamo parlare sul tuo concetto di ''Discrezione'' e ''Sicurezza. E ho già detto che non sono mai salita su un cavallo in vita mia.'' disse fredda, andandosi poi a sedere sul posto del passeggero del cocchiere.

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Lo studioso accetta le scuse di Loria con un sorriso paterno, quasi da nonno, e riprende a fumare la sua pipa senza dare molta attenzione alle azioni del gruppo, dandogli le spalle ancora intento a fissare il panorama.

Il che è un vero peccato perchè forse la sua presenza avrebbe evitato quanto sarebbe successo pochi istanti dopo.

Tutto succede estremamente di fretta, un attimo prima la ragazza scese dalla cassetta e tutta sorridente ne consegna le briglie, un attimo dopo c'è la domanda di Jeremiah, seguita a neppure la distanza di un respiro da quella di Benfrost ed infine c'è l'evento. Non siete certi di cosa, di preciso, l'abbia provocato ma di certo ne vedete gli effetti: Liria spalanca gli occhi, la bocca le si piega in una smorfia sofferente, le sopracciglia si stringono e la pelle già di un biancore niveo si fa ancora più pallida, mentre il suo piccolo corpo viene scosso dai tremori. Si accascia in ginocchio, le mani portate al viso dove le unghie si infilano nella pelle lasciando solchi sulle guancie che vengono subito colorate dal rosso rubino del sangue, la schiena che si piega per farsi sempre più piccola e le sue labbra a mormorare un'unica parola come una litania, come una ninnananna, come se fosse la parola fondamento della sua esistenza: "Perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi, perd-.."

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