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Capitolo V: Barusha
Le chiavi vi portano su per le scale; vi sentite tutti un po' stolti ad andare in giro con una chiave in mano come se fosse un paio di bacchette da rabdomante, ma dopo un po' ci fate l'abitudine. Senza quegli oggetti, i corridoi infiniti che attraversate chissà dove vi porterebbero. E' tutto un susseguirsi di finestrone decorate, tende color acquamarina e affreschi mastodontici di scene mitologiche a voi ignote. @Sandrine @Fortunale
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Tirarlo fuori da lì, stordirlo e legarlo non è affatto un problema. Trascini lui con una mano e il sacco con l'altra fino ad arrivare da Arrigo, che si spaventa: "Randàl! Mannacc a muort c'ha fatt?!" vederti immerso in sangue di goblin non è il massimo, eh! Nel frattempo ti aiuta a caricare sui cavalli ciò che hai racimolato dalla villa, ma i pugnali sono ancora caldi; qualcuno vuole che tu faccia giustizia ora e subito. Mentre caricate tutto e ti dai una sciacquata, il goblin si riprende e re-inizia a urlare, ma Arrigo decide di mettersi a urlare più forte del goblin e questi, a metà tra il confuso e lo spaventato, si ammutolisce. "Appost." commenta Verdini. Nell'interrogatorio che segue, il goblin non parla granché; se la fa addosso - letteralmente - ma lui, così come i suoi compagni, sono stati tenuti all'oscuro dei piani del loro capofamiglia, un certo Zeez l'Adulatore, che manca dalla villa da molto tempo, ormai. Hanno ricevuto ordini recentemente di prepararsi a ricevere nei prossimi giorni una gran quantità di bestiame, cibo e oggetti attraverso un messaggero - uno dei goblin che bivaccavano nella sala del trono, ora ridotto a un colabrodo. La notte è calata ormai, di andare verso Fort Adigrat se ne parlerà il giorno successivo, anche se sai che la carovana del lord cammina a metà della vostra attuale velocità; significa che vi basta tornare a due giorni a sud verso Ibnat e dovreste incontrarli. Arrigo resta comunque un po' confuso. "Scus Randàl ma ij unn'agg capit. Si chill ca truvat tu era lord Iskander...muort e stramuort, allor chill ca avissim purtat nuj a Ibnat...cu è? E po 'a storia di bottoni non l'ho capita, e pecché l'impostor aggia fatt tutt o'bordell e 'sta storia da guerra po'?"
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Troppe voci, troppi sussurri nella mente e i più piccoli dettagli ti possono sfuggire quando osservi qualcuno o qualcosa. Raggiungi la sala a nord, e vi trovi solo pezzi di legno ed un tavolo vuoto, l'unica cosa che riesci a saccheggiare è una piccola cote da affilatura. Nell'ala a sud-est invece trovi una grossa trappola per orsi fuori uso da chissà quanto tempo, e un'altra stanza dove un goblin sta canticchiando mentre affetta il cadavere di una vacca morta per farne tranci di carne che mette in un secchio; la sala era forse una biblioteca molto tempo prima, poiché a terra ci sono quantità immense di libri e fogli di carta ora però immersi in un lago di sangue d'animale. Dal soffitto e dalle pareti cadono dei ganci arrugginiti dove chissà quanti animali sono stati appesi. Il goblin appena ti vede lascia andare il coltello e urla. All'inizio non capisci il perché, ma poi ti rendi conto; hai ucciso così tanti mostriciattoli, con così tanta foga, che sei completamente sporco di sangue. L'esserino non ha via di fuga e terrorizzato lascia andare il coltello che ha in mano e si nasconde dentro il cadavere dell'animale che stava disossando. Non che gli serva a granché come nascondiglio.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
La tua esplorazione inizia con un omicidio. Cogli alla sprovvista il goblin nella stanza adiacente ficcandogli il pugnale in gola e lasciando triboli dietro di te ogniqualvolta che attraversi una stanza. Raccogli in borsa una lampada e alcuni attrezzi da scavatore, e prosegui a nord entrando nella stanza dell'erba: il goblin fattissimo che hai incontrato dieci giorni or sono è ancora lì, sempre fatto, e non si preoccupa di te che gli svaligi l'intera piantagione salutandoti con un "Ehi grande boss! Sei tornato!" per poi collassare senza che tu debba alzare un dito. Nella stanza successiva, quella dal quale sei entrato la prima volta che hai messo piede nell'edificio, un goblin fa la guardia; riesce a scagliarti una pietra prima di essere pugnalato a morte. Gli trovi addosso una fiala che ad un esame preliminare sembra un rimedio contro i veleni, e pare che in una delle casse ci sia ancora qualche oggetto integro, tra cui una caraffa di ceramica che prendi con te. Ciò che non avevi notato la prima volta che sei entrato lì dentro è che, dietro quello che ti sembra un tappeto arrotolato - e che invece è un arazzo elfico appartenente con tutta probabilità ai precedenti inquilini della villa - c'è una scorciatoia formata da un cunicolo scavato recentemente, una sorta di passaggio segreto che porta nella stanza dall'altra parte del muro, in cima alle scale dove sorge il trono dei goblinoidi nella sala centrale. Quando sbuchi da lì, i due goblin che giocavano sulle scale ti notano subito, attaccandoti a loro rischio e pericolo; non fanno nemmeno in tempo ad alzare le le loro lame arrugginite che cadono a terra sotto i rapidissimi fendenti dei tuoi pugnali. Altri due goblin, uno dei quali proveniente da una stanza laterale in seguito alle urla, accorrono in soccorso dei caduti incontrando anch'essi la morte per tua mano. Stai massacrando un'intera colonia. Prosegui nella stanza laterale dal quale il goblin era uscito; casse su casse sono ammucchiate le une sulle altre, e una puzza di cadavere invade l'aria. Un goblin ti ferisce a sorpresa spuntando da dietro al muro, ma quella lieve ferita è la sua ultima impresa. Cade anch'egli sotto i tuoi colpi. Osservi una cosa interessante: i goblin stanno scavando una galleria sotto la villa, probabilmente con l'intenzione di espanderne i livelli sotterranei; ma non è da lì che viene l'odore di cadavere. Ti avventuri nella stanza accanto, la dispensa, e carichi tutto ciò che riesci in un sacco. Ma l'odore si fa meno forte, perciò il cadavere non è lì. Torni nella stanza precedente, cerchi un po' in giro e ti accorgi che c'è una cassa più grande delle altre, di almeno due metri e mezzo di lato, seminascosta da altri contenitori sovrapposti. Usi gli ultimi triboli che ti rimangono per coprire la porta dietro di te, e i pugnali nel frattempo si fanno sempre più caldi ad ogni sforzo che fai per togliere i barili e gli scatoli più piccoli che ostruiscono l'apertura della cassa; infine la apri. C'è un corpo morto rannicchiato all'interno, dalle fattezze elfiche e dai vestiti a te familiari; porta una casacca a cui mancano tutti i bottoni. Riesci a prendere il libro che stringe tra le mani, uno scritto in lingua elfica di cui riesci a tradurre il titolo, "Eratish'an" come "Il sogno di pace"; sopra vi è inciso il simbolo di Rao, dio della Pace. Fai due più due e capisci che Kara era stata incredibilmente precisa quando aveva usato, in via del tutto metaforica, l'espressione "Quello lì non è mio padre!". Già, perché hai davanti il corpo putrefatto di Lord Iskander Yedilov. I pugnali emanano calore come non mai. Qualcosa - o qualcuno - ti lascia percepire ancora una presenza all'interno della villa, nella sala opposta a questa, dall'altra parte dell'atrio.
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Capitolo V: Barusha
"La Vedova" commenta Tamara alla decisione di Sandrine ; "Il Gigante" quando Fortunale prende l'elmo cornuto, "Gli Antenati" a Tondley, con la croce celtica e "Mithral" a Ventura con il lingotto. "Sono i nomi delle stanze che avete scelto. Spero saranno di vostro gradimento." Tamara fa un breve cenno del capo per congedarsi, mentre le chiavi splendenti che avete preso, tutte d'argento purissimo, brillano di magia. Come attratte da un debole ma percepibile campo magnetico invisibile, ognuna punta in una direzione diversa, verso rampe di scale ai quattro lati dell'anticamera nel quale vi trovate. Tondley parla tra sé e sé: "Sono come bussole..." ma Ventura lo corregge: "Ma la mia non punta a nord." per essere precisi, nessuna punta a nord. Ma forse era quello che vi diceva Tamara, che saranno le chiavi a guidarvi nel palazzo. Certo, se gli elfi fossero meno criptici o allegassero un manuale d'istruzioni agli oggetti magici il mondo sarebbe un posto migliore, ma l'aura di mistero evidentemente è congenita.
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Capitolo V: Barusha
"Importano davvero le parole, in una così squisita litania?" Tamara apostrofa il capitano con dolcezza, quindi si rivolge ai suoi ospiti: "Gradirei la vostra presenza a cena questa sera, nella speranza di porvi domande sulla vostra terra natìa e delle intenzioni che vi hanno condotto qui a Lalibela." la sua mano destra si illumina, materializzando quattro chiavi che sembrano identiche tra loro. "Le vostre camere. Prego, prendete, rinfrescatevi pure e raggiungetemi nella Sala Piccola. Le chiavi vi guideranno nel castello." Ventura e Tondley attendono che siate voi i primi a prendere le chiavi, ognuna delle quali, ad una più attenta analisi, possiede un simbolo diverso sull'impugnatura: un'elfa col capo coperto da un velo, un elmo cornuto, una croce celtica e un lingotto.
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Ad Ve Or - Topic di Servizio
@Fezza
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
La finestra più accessibile è sul lato est della casa, ma ci sono due goblin a sorvegliarla; ti cali dal tetto e attacchi come un'ombra assassina entrambi i mostriciattoli, che cadono a terra con la gola sgozzata nel silenzio più assoluto. La stanza davanti a te è praticamente vuota, se escludiamo gli escrementi e la sporcizia che la popolano. I tuoi pugnali iniziano lentamente ad emanare un lieve tepore...
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Capitolo V: Barusha
L'elfa alza un sopracciglio alla goffa gentilezza del capitano, annuendo alle sue parole. Ma come al solito il monopolio dell'attenzione è della contessa di Zefiro, che intona canti elfici nella sua lingua natìa. La performance attrae le guardie di tutto il palazzo, che lentamente abbandonano i propri posti e vi circondano; un pubblico uniforme di casacche verdi forma un cerchio perfetto attorno a voi, ed applaude alla fine dell'esecuzione. "...sublime." commenta Tamara, osservandola. Ventura alita sulle unghie e poi se le strofina ironicamente sulla sua spalla: "E' solo un assaggio, niente di che." Tondley dà una gomitata al capitano, intimandolo a battere le mani e facendogli l'occhiolino molesto. Forse ha saputo del quasi-bacio durante l'ubriachezza molesta di Sandrine di qualche giorno addietro.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Ci vorrebbero in teoria 5 giorni per andare da Ibnat a Negash, ma perdete un giorno intero complessivamente per rifornirvi cacciando. Potreste in teoria perfino vendere la quantità di carne che avete ricavato uccidendo alcuni cervi, per quanta ne avete. Arrivate nei pressi della città di Negash che ormai sta calando la sera; indossate entrambi gli occhiali di Arrigo, e come preannunciato ti trasformi in un Avariel destando lo stupore del tuo compagno, che ti vede svolazzare ed atterrare sul tetto della villa Dastanev con siffatta leggiadria. Sotto di te, alcune torce accese dai goblin, la maggior parte dei quali è bivaccata sulle scale principali della residenza o sta giocando a strani giochi di dadi con ossa chiaramente di elfo. Raccapricciante.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Kara non può fare molto di fronte alla tua determinazione; ascolta, annuisce, e c'est la vie. Tu e Arrigo lasciate Ibnat con l'amaro in bocca, dirigendovi a nord verso Negash. "Randàl, nun esse' trist! M'aggia pijat nu poc e' ricompensa pur ij, guà!" annuncia Arrigo quando siete a qualche decina di metri fuori dal centro città; nelle sacche da sella del suo cavallo ci sono formaggio, pane e salsicce insieme ad una grossa otre d'acqua ed una mappa dell'isola. In qualche modo l'avernusiano deve averle sottratte al lord senza che se ne accorgesse. La strada da compiere è pressoché dritta: dovete andare a nord, evitare come la peste i piccoli villaggi di goblin lungo il litorale settentrionale dell'isola e giungere fino alla città di Debark; dopodiché prendere la strada a sud che si inoltra nella foresta e raggiungere il tempio di Selam, dove avete sentito dire si trovi il mistico di nome Ardager. La tua capacità di leggere la mappa denota anche un altro paio di informazioni: innanzitutto le distanze tra una città e l'altra. Cinque giorni tra Ibnat e Negash Cinque giorni tra Negash e Wikro Sette giorni tra Wirko e Agula Sedici giorni e mezzo tra Agula e Debark Tre giorni fino all'inizio della foresta Otto giorni nella foresta per il tempio di Selam, premettendo che non vi perdiate all'interno. Ed avete cibo solo per tre giorni.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Una delle verità più tristi, per me, è che a volte anche le brave persone rimangono così intrappolate dai loro dogmi che alla fine compiono scelte sbagliate, o in questo caso, catastrofiche. Arsak conosce bene la differenza tra fare ciò che devi e fare ciò che è giusto. Ma il suo senso del dovere, maturato in diversi secoli di completa accondiscendenza ai lord di Ibnat, non riesce ad essere smossa nemmeno di fronte al pensiero che lui, insieme a tutti coloro che lo seguono, verranno probabilmente uccisi ancor prima di arrivare alle mura di Lalibela. Perché Arsak, in fondo, è solo un soldato. Non un eroe. ...torni a Ibnat che la tua magia è bella che dissolta, dove ad aspettarti c'è Arrigo che sta facendo pratica col gioco delle tre carte. "Mbé?"
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Per la prima volta vedi Arsak davvero arrabbiato. "NO!" ti urla, cercando di darsi un contegno quando si accorge di aver alzato troppo la voce "No. Randal, io voglio salvare la città, ma l'onore...è la cosa più importante. Un giuramento non può essere infranto, nemmeno di fronte alla fine dei tempi! Se avessi deciso di disobbedire, sarei rimasto a Ibnat e non avrei chiesto il tuo aiuto per risolvere la situazione!" Il capitano è chiaramente sofferente, ma inamovibile nelle sue posizioni. "Ti sto dando più tempo che posso. Ma io non voglio...non posso mentire, né andare contro la volontà del lord, per quanto impazzito che sia!"
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Capitolo V: Barusha
Ventura accarezza la schiena di Sandrine cercando di curare con un gesto tutta la sua malinconia. La sacerdotessa le risponde: "Non ho mai sentito di questi luoghi." e poi volge lo sguardo al capitano. "La vostra curiosità è lecita, capitano. Siete ospiti di Tarumbar Azamatar e la sua sposa Elentari Jazira, signori incontrastati di Barusha ed emissari del dio Chronepsis. Io sono misero strumento della loro salomonica volontà. Regole? Molte, ma ora abbiate a cuore solo la più importante: nessuno chiede udienza presso i nostri signori, la sala del trono è accessibile solo quando si viene convocati. Allora nessuno può rifiutarsi." Una pausa di cinque minuti è sufficiente per Tamara - ma non per Ventura, che si fa coraggio battendosi i palmi delle mani sulle ginocchia - e la scalinata ricomincia. Salite rasentando alberi che crescono su ogni terrazzata tra un livello della scalinata e l'altro, ed incontrate oramai solo guardie armate e nessun civile a parte voi. L'ingresso del palazzo non è un portone, ma una grande arcata a tutto sesto completamente aperta che dà su un giardino interno, che voi non attraversate; invece svoltate a sinistra subito dopo, prendendo una rampa di scale che vi porta al primo piano di un corridoio aperto da una balaustra su tutto il lato destro, che affaccia sul chiostro lungo tutto il suo perimetro. Da qui in poi, sempre dritto, alcune scale, uno spiazzo sotto un enorme candelabro, affreschi, piccole aree verdi al chiuso, statue mastodontiche, infinito silenzio tutto ben illuminato dalla magia che permea le pareti. Il palazzo è un labirinto per chi non è abituato a frequentarlo.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Arrigo non fa nemmeno in tempo a capire che sta succedendo che come un fulmine parti a cavallo verso nord, lasciando la città. Il tuo compagno di avventure rimane con le briglie in mano ad aspettarti esattamente dove l'avevi lasciato, cosciente che quando c'è lui di mezzo, i tuoi piani non vanno mai a buon fine. Dopo venti minuti di trotto vedi la coda della carovana e decidi di usare la tua magia per prendere le sembianze di lord Iskander; ti avvicini poi alla testa, dove Arsak guida la comitiva. Questi dapprima è stupito di vederti, poi aguzza gli occhi. "...Randal? Come diavolo ti sei vestito? E che ci fai qui?"
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Capitolo V: Barusha
"Prego, seguitemi." Tamara fa evaporare la spada che porta in uno stormo di farfalle argentate che si perdono nella sera, poi si volta verso la città e inizia a camminare con tutta calma sulla banchina; solo ora notate che non porta alcun tipo di calzature. Qualcuno dalla nave urla: "Prudenza, capitano!" Uscite dal molo, raggiungete la banchina, e presto gli edifici costieri - principalmente banchi dei pegni, taverne, magazzini e carene - scompaiono in favore di edifici piuttosto alti, di anche due o tre piani, tutti costruiti in candida muratura. E' stupefacente la pulizia della città; i mattoni su cui camminate sono lucidi, il terreno ben compatto e senza polvere tanto che potreste camminare un giorno intero per la città e non sporcarvi gli stivali. L'odore è di salsedine sì, poi lievemente d'olio di lanterna bruciato, ma mai di cadavere o di pesce avariato, o di urina o peggio (Capo Ventura non poteva vantare la stessa igiene). Gli edifici sono costruiti con strutture architettoniche più dettagliate, curate nei minimi particolari. I pochi elfi che si ritirano a casa quest'ora della sera sono altresì vestiti come cortigiani, nonostante abitino ben distanti dal palazzo reale. Mentre all'inizio credete di aver beccato il quartiere più facoltoso, proseguendo per la strada che sale verso il palazzo capite che la città è veramente tutta così; possiedono tutti un tenore di vita varie spanne superiore a quello di qualsiasi città abbiate mai visto. "Capitano" commenta Tondley "Vi ricordate Quirilia? Quando dicevo che sarei andato a stabilirmi lì da vecchio? Beh, ho cambiato idea." Svoltate l'angolo e vi trovate in una grandissima piazza, immensa per proporzioni, grande forse quando mezza Capo Ventura. All'interno, un grandissimo giardino reale circondato da palazzi, con vie alberate, fontane, panchine ed illuminazione nelle ore serali. Sul perimetro del giardino, a piano terra di alcuni palazzi sorgono delle taverne - anche se non sono proprio tali; vi sembra appartengano ad una categoria ibrida tra osterie e salotti d'alta società, e sulle insegne riportano la dicitura "Caffè" anche se dai tavolini all'esterno notate che non è l'unica bevanda che offrono. Nonostante il tardo orario, molti elfi sono fermi a discutere di fronte a tazze calde di infusi o a bicchieri di vetro contenenti alcolici dal colorito limpidissimo; l'ordine e la compostezza regnano sovrani ovunque vi troviate. Ventura vorrebbe fermarsi a fare uno schizzo con il carboncino di alcuni dettagli dello scorcio, ma Tamara, seppur quieta, non si ferma. Coloro che la incontrano per strada si rivolgono a lei con l'epiteto di "Lucente Signora" - Sandrine c'era andata vicina - e poi volgono occhiate confuse e bisbigli su di voi, probabilmente a causa della forma delle vostre orecchie. La strada è assai lunga fino al palazzo, proseguite mantenendovi su una delle strade più larghe. Notate ogni tanto delle guglie sullo sfondo della città e ipotizzate quindi che questa abbia delle mura, da qualche parte oltre i palazzi. Quando finalmente raggiungete la città alta, ad attendervi c'è il resto dello spettacolo. La reggia è immensa, elegante, e quasi totalmente priva di fortificazioni. Non c'è un filo di vento eppure i pennacchi si agitano fierissimi, impregnati di magia. Sul picco più alto domina la città una statua immensa, raffigurante la dea elfica della luna Sehanine Moonbow, con una spada in pugno rivolta verso il terreno, un mantello sulle spalle e una corona di stelle. Tamara si ferma alla base della scalinata, ergendosi sopra il primo gradino. Non potete fare a meno di notare la somiglianza tra l'elfa che avete di fronte e quella raffigurata dalla statua. "Siamo quasi arrivati." proclama, dopodiché allunga le mani verso il palazzo e soffia una polvere d'argento che muta in piccoli usignoli lucenti che svolazzano rapidi su in direzione del palazzo. "Annuncio la vostra presenza." Si spiega con voi, ma Ventura ha bisogno di un attimo di riposo. E' stata tutta in salita finora, e quella scala non promette bene per una lady come lei. Alla faccia della gioventù.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Kara non è abituata a farsi trattare come una pari da gente che non fa parte dell'élite elfica di Barusha, ma ingoia il malcoltento e cerca di essere meno acida possibile. Uno sforzo titanico, per lei. "Tu sei...un incantatore!" ne parla come se avesse davanti Mordenkainen in persona. "Sì, ti prego! Raggiungi Arsak e...digli di portare tutti a Fort Adigrat. Non è sicuro riportare gli esuli qui in città. Quando tornerai, voglio che mi racconti con esattezza ciò che è successo a Negash."
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Capitolo V: Barusha
"Parlerò la vostra lingua fin quando la magia me lo permetterà, mastro Aghendor. Ed inaspettata, invero, è dir poco. Il solo aver messo piede sulla nostra amata isola potrebbe sconvolgere la coscienza delle nostre esistenze, immutate da millenni. Perciò vi prego di scegliere con cura i vostri gesti, di dosare le vostre parole. Gli occhi della regina delle stelle e del re del mondo vi osservano e giudicano." quella che inizialmente sembra una minaccia, forse pensandoci bene è più un avvertimento del tipo "patti chiari amicizia lunga". Tamara vi ha avvisato che siete sotto una lente d'ingrandimento, in quanto prove ambulanti della presenza di vita fuori da Barusha; e mai come ora siete così contenti che Nero sia ancora incosciente. "Permettetemi di dimostrarvi ospitalità offrendovi riparo presso le stanze di corte, questa sera."
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Va bene." Kara non sembra molto sicura che tu possa fare la differenza - non ti ha mai visto all'opera, dopotutto - ma ha poca scelta; è da sola, e tutte le persone che la circondano obbediscono ciecamente all'ombra dell'uomo che considera suo padre. Solo tu e lei (ed Arrigo, ma teniamolo fuori dall'equazione per ora) siete fuori da questo circolo vizioso, perciò la lista di alleati si limita in verità solo a te. "Non so come, ma quando arriverà il momento, ti aiuterò." conclude lady Kara.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Le leggi di Ibnat sono semplici, siamo poco più di un villaggio! Non c'è nessuna scappatoia, le cose stanno così ed io...non posso farci nulla. Arsak è già partito, se avesse voluto opporsi a mio padre l'avrebbe già fatto." Kara ti guarda "Tu vuoi aiutarmi? Mi hanno detto che sei un tipo sveglio..."
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Kara fa un profondo respiro e gli oggetti che vi circondano smettono di tremare. "Magari da dove vieni tu è così, ma qui a Ibnat non basta un discorsetto per sistemare tutto." dice, asciugandosi le lacrime "I cavalieri ascoltano il reggente, cioè mio padre. Non tradirebbero mai un giuramento fatto. Ed il popolo...dove potrei condurlo, io?! Ibnat è la città di mio padre, io potrei diventarlo solo dopo che passerà a miglior vita." Punta il dito verso di te "E non pensarci nemmeno! Sarà anche impazzito, ma sappi che non ucciderò mai mio padre!"
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Capitolo V: Barusha
La donna rimane in guardia per qualche altro secondo, osservandovi da capo a piedi. Poi: "Salute a voi, esploratori della Speranza dell'Est." la voce soave dell'elfa parla un perfetto capoventurese. Fa cenno alle guardie di tornare alle proprie postazioni, e queste si inchinano più e più volte prima di andar via. "Io sono l'Alta Sacerdotessa Tamara, devota di Sehanine, Prima Incantatrice di corte di Lalibela. Convengo la sincerità delle vostre parole, nostromo Sandrine. La vostra presenza qui è...inaspettata." La maschera di impassibilità crolla in piccoli dettagli. La donna stringe nervosamente l'elsa della spada - se per voi lei è solo un'elfa con uno strano tatuaggio ad adornarle il viso, voi per lei siete probabilmente alieni, per farla breve.
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Mark of Nessus
Devi prendere un altro talento, "Brand of the Nine Hells" (con asservimento ad Asmodeus) come prerequisito, ma necessiti dell'approvazione del Master, poiché in teoria sono talenti per PNG e non per PG.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Mio padre è impazzito! Ecco cosa sta succedendo! Ha mandato a morire i suoi uomini, ha svuotato Fort Adigrat e condannato tutta la città!" fai bene a starle lontano, visto che la sua magia sta letteralmente impazzendo! I bicchieri tremano mentre lei urla, le fiamme delle torce guizzano in improvvise vampate di calore. Ancora una volta ti sembra di rivedere Barbara quando è su di giri. "Per gli dei, cosa dovrei fare?!"
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Capitolo V: Barusha
Le guardie aspettano che posiate i vostri armamenti, poi pronunciano qualche parola per la vostra interprete. @Sandrine Quello dei tre che finora ha parlato estrae da sotto le vesti l'estremità di una collana, una boccetta ripiena di liquido azzurrognolo brillante che una volta aperta evapora in una coltre di fumo azzurro lasciando nell'aria un vago odore di malva e rosmarino. La nebbia pare avere vita propria: guizza nell'aria serale, volteggia attorno a voi, sale in cielo di qualche metro e poi cade per terra, dissolvendosi in un lampo. Di fronte a voi è apparsa una splendida elfa con un lungo, elegante vestito bianco ricamato d'argento, trecce dorate, una spada di Mithril nella mano destra ed un bastone magico di faggio nella sinistra. "Ooooh..." Tondley si innamora all'istante della visione che ha di fronte, con Ventura che gli dà una gomitata per riprendersi. Nel frattempo, le guardie si inginocchiano al suo arrivo. @Sandrine L'elfa vi osserva impassibile e silenziosa.