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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Quello non è mio padre!" ti urla, lanciando il bicchiere contro il fuoco e alzandosi in piedi di scatto. "Non so che diavolo gli abbiano fatto i goblin, ma..." Kara scoppia a piangere, crollando nuovamente sulla sua poltrona.
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Capitolo V: Barusha
@Sandrine
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Capitolo V: Barusha
Gli elfi di fronte a voi, a guardarli meglio, hanno tutti un tratto fondamentale: dei tatuaggi sottili sul volto, tutti diversi nella forma ma uguali nello stile. @Sandrine
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
In verità cercare Kara non ti occupa molto tempo; basta andare in cucina e parlare con Nik, lo sguattero, che ti dice che lei e suo padre hanno avuto una violenta discussione e la ragazza è uscita urlando dal palazzo dirigendosi verso la taverna dall'altra parte della piazza. Ti dirigi lì, dove trovi il luogo praticamente deserto, eccetto per una poltrona di fronte al camino dove l'elfa si è accovacciata. Ha un bicchiere di vetro vuoto accanto ad una bottiglia di vino stappata accanto a sé, e gli occhi gonfi di rossore. Evidentemente non ti sente entrare, perché ha lo sguardo fisso sul camino di fronte a sé.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Essì Randàl, megl star qua invec, daccussì a città è salva e tu si stramuort. Ij avissa già vutat a Molo Zefiro!" l'opinione di Arrigo è una e una soltanto: lasciare che gli autoctoni se la sbrighino da soli, tornare a Molo Zefiro - o eventualmente provare a raggiungere il luogo descritto dal capitano da soli - e provare a chiedere aiuto. Ma sai anche che Arrigo non andrebbe da nessuna parte senza di te, e che perciò la scelta resta sempre e soltanto tua.
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Capitolo V: Barusha
"Agli ordini." dice Asvig, tirandosi dietro una sommessa Barbara delusa dal non poter scendere immediatamente a terra. I restanti membri dell'equipaggio vengono scelti a sorte come comandato da Fortunale, ed i favoriti sono Ventura e Tondley, che si uniscono a Sandrine e Bensik nell'esplorazione. Preso tutto ciò che c'è da prendere, la rampa viene tirata giù e mettete finalmente piede sulla banchina. Il pavimento è listellato da grosse pietre levigate incastonate perfettamente le une nelle altre. Lampioni ad olio illuminano i moli perfettamente paralleli, la maggior parte dei quali deserti; in quello immediatamente a destra del vostro, una corvetta sta scaricando alcune casse di legno pronte per essere trasportate su un carro tirato da grandi e maestosi cavalli. Alla fine della lunga striscia di candidi mattoni, una sorta di chioschetto - una guardiola, si potrebbe dire - ospita alcuni elfi in armatura leggera, alcuni dei quali si avvicinano a voi con intenzioni non ostili. "Jalpı aqparat beriñiz" pronunciano, con gli occhi fissi su un grosso rotolo di pergamena. Vista l'esitazione, la guardia che vi ha parlato alza gli occhi e rimane quasi sconvolta guardandovi. "Sizdiñ qulağıñızğa ne boldı?" vi chiede; il goblin che è con voi risponde: "Olar zerttewşiler. Olar muxïttan keledi." per poi farvi cenno di parlare con le mani. Tondley e Ventura si guardano, molto poco convinti.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Mentre già ti stai avviando verso il palazzo di Ibnat, Arrigo ti prende per un braccio, fermandoti. "Ennò però, a mia nun va buòn. Tien 'no cancaru 'ncuollu e ti mette pur a far l'eroe? A mia mi dispiac po' capitan, daver, pecché m'par pur nu bravo cristian, ma tu vuò perder tiemp ccà quand si' sbalincu? Tenimm chi far! Amm'a truvà na soluzion ppi' a' malatia e spirdu!" la velocità con cui recita il vernacolo e l'uso di parole troppo distanti dal comune di Capo Ventura ti fanno capire poco del discorso, ma riassumeresti tutto con "Vuoi davvero aiutare gente che conosci da un paio di settimane quando l'urgenza è di riuscire a trovare una cura per il tuo malanno?" Arrigo non è altrettanto altruista. Ibnat per lui potrebbe anche bruciare, se ne andasse della sua, di vita.
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Una pessima situazione, non c'è che dire. La cosa ti puzza come uno stufato di verza, e la tua curiosità, la stessa che più volte ti ha messo nei guai, spinge per vedere cosa sta accadendo a discapito delle tue condizioni. Arrigo annuisce pensieroso, raccontando una serie di vecchi proverbi avernusiani senza senso su coloro che perdono la testa. Giunti alle stalle trovate Arsak e i suoi uomini raccolti intorno a lui, in procinto di partire. "...e so che è un'impresa assurda e disperata, ma siamo qui per servire la volontà del nostro signore! Che razza di giuramento è uno che si spezza quando la volontà viene meno? Ora, vacillando, dobbiamo avere fede nel nostro dovere, o non ci chiameremmo soldati! Alalà, cavalieri di Fort Adigrat!" anche se è un bel discorso, il capitano è in seria difficoltà. Gli uomini decidono di seguirlo ancora un'ultima volta, ma il loro umore è sotto i piedi. "Randal..." quando ti vede, ti prende per un braccio e ti allontana dalle stalle. "Vabbuò, ce pens ij ai cavalli!" dice Arrigo, sbuffando di noia. "Ascoltami bene: sta succedendo qualcosa, ma non so cosa. Il mio giuramento è di eseguire gli ordini senza discutere e non posso violarlo, nemmeno di fronte alla mia fede. Tu... " sospira "Lo so che ti chiedo troppo, ma non ho nessun altro che possa aiutarmi. La mia vita, quella dei miei uomini e forse l'intera Ibnat dipendono da questo. Scopri cosa è successo a lord Iskander. Fagli cambiare idea, fallo tornare come prima. Partiremo tra poco verso Fort Adigrat, ci vogliono undici giorni a cavallo ma la mia carovana ce ne metterà il doppio per via dei civili. Una volta raggiunto il forte dovrò mandare un messaggio magico alla capitale per informarli della dichiarazione di guerra. Quando lo farò, sarà la fine per Ibnat." Gli uomini lo reclamano, ma Arsak si trattiene un altro poco ancora. "Cerca lady Kara, unite le forze, e salvate la città. Se riuscirete nell'intento, Fort Adigrat ti sarà debitore." nemmeno il tempo di fargli una domanda che l'uomo salta in groppa al suo bianco destriero e inizia a condurre la massa di esodati fuori dalla città, in direzione nord-est. Il tuo ultimo sguardo è per te. "Allòra, Randàl? I cavall so' pronti, ni' putimm ijr quand vo'."
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Capitolo V: Barusha
La nave è finalmente pronta; a Sigbjorn dispiace lasciare Molo Zefiro dopo tutto il lavoro speso per poterlo rendere vivibile, ma gli ordini del capitano sono indiscutibili e la Speranza lascia gli ormeggi nel tardo pomeriggio. A bordo avete un'ospite: il goblin di nome Ikup vi indica la direzione est con la raccomandazione di rimanere vicini alla costa per non perdere l'orientamento. Ventura traccia la rotta in base alle rudimentali cartine da lei preparate in questi ultimi due giorni, e proseguite senza troppi intoppi verso la destinazione scelta; il tempo è clemente con voi. La nebbia si dissolve alla fine del primo giorno, ed il cielo torna sereno. C'è qualcosa di diverso a bordo, però...la mancanza di Randal e Arrigo si fa sentire. La Speranza è silenziosa, fin troppo, e questo mette tutti a disagio. Ventura commenta: "E se Randal se ne fosse andato dopo le frustate del capitano?" Due giorni passano in mare, ed è sera quando le luci di un faro vi indicano che siete finalmente giunti a destinazione. Una città, una grossa città, grande forse più di Capo Ventura, si para dinnanzi a voi. Non ha nulla di elfico, ma sembra piuttosto un piccolo presepe con architetture a tratti avernusiane, uno stile che non avete mai visto prima. Il goblin continua a ripetere: "Lalibela! Lalibela!" L'intera baia cittadina è racchiusa tra due enormi fari, ed il porto è davvero immenso; attraccate ci sono almeno una cinquantina di navi diverse, quasi tutte di piccola stazza. La Speranza sembra un gigante affusolato in mezzo a così tante golette e brigantini. Ventura, al timone, esita un po' prima di condurre la nave verso una delle banchine libere; i mozzi lanciano gli ormeggi, e la nave si ferma perfettamente in ordine. La ragazza tira un sospiro di sollievo, ricevendo scompigliata di capelli da Tondley, che la osserva compiaciuto. "E'...bellissima!" commenta Barbara, estasiata; la città cresce in altezza, con al culmine un palazzo enorme senza alcuna fortificazione che domina la città.
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Capitolo V: Barusha
Vi radunate tutti attorno alla cassa di legno rinforzata, chiusa da una serratura visibilmente robusta; Ventura con foglio e calamaio in mano, Barbara più curiosa che mai e la ciurma che si avvicina pian piano attorno al contenitore. Fortunale mette la punta della sua lancia nella fessura del lucchetto e poi dà un forte strattone che fa saltare la serratura di ferro. Il forziere si apre, ed al suo interno brillano grossi pezzi d'argento che provocano un "Ooooh" generale tra l'equipaggio. "Valgono duecento monete d'oro l'uno." mormora Ventura, attirando gli sguardi degli altri; "Che c'è? La Loggia me ne ha fatto trasportare alcuni una volta!" si giustifica la ragazza, agli sguardi impudenti di chi la crede più ricca di quella che è in realtà.
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Capitolo V: Barusha
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Capitolo V: Barusha
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Capitolo V: Barusha
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Capitolo V: Barusha
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Due cavalli. E sia!" Iskander ti dà la mano, e poi ti fa sciò sciò per invitarti ad andar via di lì. Che modi nobiliari, eh?
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Capitolo V: Barusha
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Capitolo V: Barusha
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Puoi prendere un cavallo ed una cartina, sono il mio dono per te. Un ragazzo sveglio come te saprà orientarsi sicuramente. Addio."
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Ibnat non ha guaritori, ma se provi nella capitale, Lalibela, qualcosa troverai sicuramente."
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Bevete e gozzovigliate tutta la serata, tu sempre mantenendo un po' di considerazione per l'indomani, mentre Arrigo si dà alla pazza gioia; ne risulta che il giorno successivo, quando è ora di andare, l'avernusiano risponda alle tue chiamante con "Lassatem 'stà, ancora cinque minuti!" che sai che saranno più di cinque. Decidi di andare a trovare lord Iskander da solo. Attraversi piazza dei mercanti e trovi Arsak alle porte del palazzo; "Buongiorno." ti saluta, e ti fa strada all'interno del palazzo. Salite le scale al piano superiore e vi dirigete nella stessa stanza dentro il quale ti aveva portato il capitano, lo studio del lord, luogo nel quale hai anche fatto conoscenza con lady Kara. La stanza è identica a come l'avevi lasciata undici giorni or sono; solo che lady Kara non occupa più la poltrona principale, dove invece Iskander è seduto, ed alcuni membri della servitù sono in piedi alle porte della stanza. Il lord vi intravede alle porte e fa cenno di entrare: "Capitano, ben arrivato. Tu sei...Randal, giusto? Era questo il tuo nome? Benvenuti entrambi, stavo giusto discutendo il da farsi con mia figlia. Ho sentito che la presenza del cuoco forestiero ha destato gli animi della rivolta, qui a Ibnat." Arsak interviene, molto più sicuro di sé rispetto a quando Kara aveva il comando. "Mio Lord, capisco quanto assurda vi può sembrare questa idea, ma vi assicuro che lady Kara desiderava solo una vita migliore per il popolo. Non intendeva affatto violare intenzionalmente i dogmi del dio Rao-" "Assurda? E' la cosa più sensata che mia figlia abbia detto da quando è nata!" Arsak resta sbigottito: "Come...come sarebbe a dire?" Iskander Yedilov si alza dalla sedia, fa il giro del tavolo e vi si appoggia col nobile deretano. Poi continua: "Combatteremo il potere!" lady Kara esulta. "Ordino a te, capitano, di radunare tutti i tuoi uomini immediatamente e marciare verso la capitale con l'intento di conquistarla. Prendi anche la servitù con te. Altre braccia che potranno esserti utili." Kara smette di esultare. "Mio lord, ma...che razza di scherzo è questo?!" "Nessuno scherzo. E' un ordine diretto, Arsak. Non puoi disobbedire. Ora va'." il gelo cala nella stanza. "HO DETTO DI ANDARE, ORA, BRUTTO IDIOTA!" il capitano fa un breve inchino ed esce dalla stanza senza dire una parola. La servitù fa altrettanto. Rimanete solo tu, il lord e sua figlia, quest'ultima piuttosto sconvolta. "Ora passiamo a te, cuoco. Mi hai salvato, meriti una ricompensa. Cosa desideri?"
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Arrigo annuisce, ma ha bisogno di un altro paio di boccali e di un sorso del liquore della casa - tutto sul conto di Arsak, ovviamente - perché la sua performance abbia inizio. L'Avernusiano sale su un tavolo e inizia: "Io tengo, 'a che só nato, nu vizio gruosso assaje... nun ll'aggio perzo maje... va' trova lu ppecché! Mm'è sempe piaciuto di stare in allegria io, la malinconia, nun saccio che rrobb'è! De tutto rido…e che nce pòzzo fá!? Ah – ah – ah – ah….. Nun mme ne ‘mporta si stóngo a sbaglià... Ah – ah – ah – ah.... Io rido si uno chiagne, si stóngo disperato, si nun aggio magnato, rido senza penzá... Mme pare che redenno, ogne turmiento passa... nce se recréa e spassa... cchiù allero se pò stá... Sarrá difetto gruosso chistu ccá... Ah – ah – ah – ah... Ma ‘o tengo e nun mm”o pòzzo cchiù levá... Ah – ah – ah – ah... Lu nonno mio diceva ca tutte li ffacenne faceva isso redenno... E accussí i' voglio fá... Chist'è ‘o difetto mio, vuje giá mo lu ssapite... ‘nzieme cu me redite ca bene ve farrá! Redite e ghiammo ja': Ah – ah – ah – ah Ca bene ve farrá: Ah – ah – ah – ah Ah – ah – ah – ah" Tu e il capitano battete le mani a tempo mentre l'intera osteria inizia a danzare e ballare; in un attimo di lucidità, tra una strofa e l'altra, mentre ti fai riempire il bicchiere per l'ennesima volta, ti rendi davvero conto di come gli elfi che abitano Barusha - o Ibnat, perlomeno - siano totalmente diversi da quelli dell'Ovest. Già, perché se è vero che hanno le orecchie a punta e che ci vedono bene al buio, è altresì ovvio che non sembrano affrontare la loro esistenza con la seriosità, la solennità, degli elfi come Naesala, Tiberius o perfino quelli di Nuova Minos. Per qualche ragione a te ignota, la gente è gioviale e sempliciotta, si lascia coinvolgere facilmente, e non dimostra affatto quel senso di superiorità e contegno che ti aspetteresti dai preferiti di Corellon. Nobiltà a parte, s'intende. Cosa insolita, non trovi? Gli unici elfi che si comportano come tali sono coloro che occupano le alte sfere sociali. Il resto sono popolani qualunque, perfino Arsak. Paese che vai...sì, insomma, cultura che trovi. Ma basta ragionamenti in proposito: Arrigo è davvero uno spasso, stonato, eppure così allegro! Per una serata intera dimentichi la Eurus ed i chilometri che hai fatto per arrivare fin lì a Barusha, e tutto ti è così familiare da farti sentire di nuovo a casa. "Siete miei ospiti stasera" ti dice Arsak, nel frastuono generale "Avete entrambi una camera al piano superiore della locanda, offro io, e non vi preoccupate." e dopodiché ti offre un altro boccale. Com'è che dove vai vai, riesci a farti subito così tanti amici?
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Niente vi trattiene qui a Ibnat, ma sento di avere un debito con voi. Venite con me a Fort Adigrat domani, vi farò accompagnare dai miei uomini fin dove desiderate." poi Arsak alza il bicchiere in cielo "Intanto, stasera rilassiamoci!" Arrigo coglie la palla al balzo "Amoniiiiinne!"
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Arsak vi lascia sedere senza obiettare, ordinando un'altra caraffa per te e per Arrigo, che lo saluta: "We marescià" ed il capitano risponde, sussurrandoti: "Il tuo amico ha ancora uno strano accento." già, perché riesce a mantenere l'accento anche in una nuova lingua come il Barushano. Incredibile. "Comunque io sono finalmente fuori servizio, quindi anche volendo non ho l'autorità di rimetterlo al suo posto..." ti ammicca l'elfo. Il brodo di pollo vi arriva dopo pochissimo, fumante e gustoso. "Sai Randal, questo anello che porto, può permettermi di non avere mai né fame né sete. Significa questa zuppa...non è necessaria. Ma sai cosa? Mi mancava il suo sapore. Mesi e mesi in giro per il continente, ho incontrato non-morti, un drago, un paio di esploratori venuti da oltre l'orizzonte. E cosa scopro, infine? Che il lord era tenuto a due passi da casa! E' stata dura, non puoi immaginare quanto. Non vedo l'ora di tornare a Fort Adigrat e restarci il più a lungo possibile. E pensare che mi annoiavo a gestirne le economie..." Il capitano ridacchia, bevendo un sorso di vino dal bicchiere di legno. "Iskander è tornato, quindi Kara non ha più autorità qui. Io andrò a nord con i miei soldati sperando di essere richiamato il più tardi possibile per qualche nuova, stupida emergenza per il quale si debba agitare la spada. Sono davvero stanco di questa vita da militare. Mi dispiace per il tuo compagno, comunque. Non so quanto vi possa essere utile, mentre scendevamo a sud abbiamo raggiunto il tempio di Rao, dio della Pace. Il suo custode è fratello Ardager, mi pare si chiami così, ma non sono sicuro sia un incantatore. Se volete avventurarvi fin lì state attenti però: il tempio si trova in una foresta abitata da elfi selvaggi e non-morti. Non vi conviene andare da soli."
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Capitolo V: Barusha
@Sandrine @Fortunale
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Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Mmm..." Arrigo ci pensa quanto basta per farti pentire di averglielo chiesto. "Tiberius fa tutt'o spiert e tutt cos ma sta co' no piede 'nta fossa, quindi tanto spiert unn'è. Però qua ce stann gent ca a confront io par 'nu genio, quindi forse forse avissa di trovar nu mod per abbiviscirlo daccussì poi te po' dar lui na sistemata, no?" Quindi anche se Tiberius non gode della sua stima, resta comunque meno peggio delle persone che avete incontrato ad Ibnat, secondo Arrigo. Ma la sua soluzione è solo una domanda in risposta ad un'altra domanda; già, perché se anche Tiberius potesse curarti, chi curerebbe lui? Ma Arrigo questo non lo sa, e non lo sai nemmeno tu. Entrate nella locanda, che in questi minuti inizia a riempirsi dei primi elfi che giungono a rifocillarsi. Arsak ha tolto il cappotto e ha lasciato le armi, e sembra godersi una discussione non molto accesa col barista. Sul bancone c'è un piatto di zuppa di pollo calda ed una caraffa con del vino.